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Il denominatore: required stable funding

1. IL RISCHIO DI LIQUIDITA’ ALLA LUCE DELLA CRISI

2.3 Il Net stable funding ratio

2.3.2 Il denominatore: required stable funding

L’aggregato posto al denominatore individua il fabbisogno di risorse stabili nel medio lungo termine. Esso corrisponde alla somma dei valori delle attività detenute e finanziate dalla banca cui si applica un fattore RSF, “required stable funding factor”, stabilito dal regulator e correlato, sulla base di un rapporto inverso, al loro grado di liquidità. Il grado di liquidità di un elemento è funzione della sua vita residua o del suo grado di liquidabilità, problema di fatto ignorato prima della crisi grazie alla grande capacità del mercato di assorbire qualsiasi posta attiva smobilizzata dagli intermediari finanziari.

La somma degli importi ponderati, ottenuti classificando il valore contabile delle attività e degli impegni fuori bilancio in una delle categorie predefinite dal regulator e applicando loro il rispettivo fattore di ponderazione, determina l’ammontare obbligatorio di provvista stabile.

Al fine di determinare gli importi appropriati di provvista stabile obbligatoria a fronte delle varie attività il Comitato ha considerato una serie di criteri fissati:

a) la resilienza della creazione del credito: il Net Stable Funding Ratio richiede che una parte del credito all’economia reale sia finanziata da fonti di provvista stabile al fine di assicurare la continuità di questo tipo di intermediazione;

b) il comportamento delle banche: l’indicatore è calibrato in base all’ipotesi che le banche cerchino di rinnovare una quota significativa dei prestiti in scadenza al fine di mantenere il rapporto con la clientela;

c) la scadenza delle attività: il NSFR si basa sull’ipotesi che alcune attività a breve termine (scadenza entro un anno) richiedano una quota inferiore di provvista stabile poiché le banche dovrebbero essere in grado di lasciare che una parte di tali attività giunga a scadenza, anziché essere rinnovata;

d) la qualità e grado di liquidità delle attività: l’indicatore ipotizza che le attività di elevata qualità non vincolate cartolarizzabili o negoziabili, non debbano essere necessariamente finanziate integralmente mediante fonti di provvista stabile. Anche in questo caso alle categorie di impieghi predefinite si applicano fattori di ponderazione altrettanto prestabiliti, inversamente proporzionali al loro grado di liquidabilità, che presentano però una maggiore differenziazione rispetto a quanto previsto per il numeratore.

Rimandando alla specifica tabella il dettaglio tecnico, sono meritevoli di attenzione le attività associate a un fattore RSF dello 0% in quanto le più facilmente liquidabili e smobilizzabili. Queste sono innanzitutto le monete e le banconote prontamente disponibili per soddisfare le obbligazioni, le riserve detenute presso la banca centrale e tutti i prestiti non vincolati a favore di banche sottoposte a vigilanza prudenziale con vita residua inferiore ai sei mesi. I fattori RSF oscillano poi con grande variabilità, in funzione inversa del grado di permanenza nel tempo delle poste attive: dal 5% e 15% previsto per le attività non vincolate di primo e secondo livello A, al 50% che spetta tra gli altri alle attività non vincolate 2B e ai depositi detenuti presso altre istituzioni finanziarie a fini operativi, sino al 65% dei mutui residenziali non vincolati con vita residua pari o superiore a un anno e all’85 % previsto tra gli altri per i titoli non vincolati e non in stato di default che non siano classificabili come high quality liquidity

asset e per le merci negoziate.

Le attività invece meno liquidabili e quindi con un maggior grado di permanenza presso un intermediario bancario cui si associa un RSF pari al 100% sono:

a) tutte le attività vincolate per un periodo pari o superiore a un anno;

b) i derivati attivi al netto dei derivati passivi, laddove i primi siano maggiori dei secondi;

c) tutte le altre attività non rientranti nelle precedenti categorie, inclusi prestiti deteriorati, azioni non quotate, immobilizzazioni, titoli i Stato in default.

Le novità introdotte dal Comitato col documento di ricalibrazione dell’Ottobre 2014 riguardanti il denominatore del NSFR sono una maggiore coerenza con le definizioni di HQLA contenute nell’LCR, la riduzione dei fattori RSF per i prestiti non vincolati a favore della clientela al dettaglio e di piccole imprese, un aumento dei fattori RSF per i prestiti a favore di istituzioni finanziarie non bancarie e per i titoli diversi dai HQLA, la classificazione più dettagliata e la riduzione dei fattori RSF per alcune attività diverse dai HQLA, un aumento del fattore RSF per gli HQLA vincolati per un periodo compreso fra sei mesi e meno di un anno e infine un aumento del fattore RSF per i prestiti interbancari con vita residua compresa fra sei mesi e meno di un anno41.

Nel dettaglio:

Tabella 4 Fattore RSF

Componenti della categoria Required Stable Funding 0% • Cassa

• Riserve presso la banca centrale

• Prestiti non vincolati con vita residua inferiore ai sei mesi a favore di banche sottoposte a vigilanza prudenziale

5% • Attività di primo livello non vincolate, escluse monete, banconote e riserve presso la banca centrale

15% • Attività non vincolate di secondo livello A 50% • Attività non vincolate di secondo livello B

• HQLA vincolate per un periodo compreso fra sei mesi e meno di un anno • Prestiti con vita residua compresa fra sei mesi e meno di un anno a favore di banche sottoposte a vigilanza prudenziale

• Depositi detenuti presso altre istituzioni finanziarie a fini operativi

• Tutte le attività non rientranti nelle categorie precedenti con vita residua inferiore a un anno, inclusi i prestiti a favore di istituzioni finanziarie non bancarie, imprese non finanziarie, clientela al dettaglio e di piccole imprese, nonché prestiti a favore di soggetti sovrani, banche centrali ed ESP

65% • Mutui residenziali non vincolati con vita residua pari o superiore a un anno e ponderazione di rischio pari o inferiore al 35%

• Altri prestiti non vincolati non rientranti nelle precedenti categorie, a esclusione di quelli a favore di istituzioni finanziarie, con vita residua pari o superiore a un anno e ponderazione di rischio pari o inferiore al 35% in base all’approccio standardizzato

85% • Altri prestiti non vincolati in bonis, a esclusione di quelli a favore di istituzioni finanziarie, con vita residua pari o superiore a un anno e

ponderazioni di rischio superiori al 35% in base all’approccio standardizzato • Titoli non vincolati e non in stato di default che non siano classificabili come HQLA, comprese le azioni quotate in borsa

• Merci negoziate, compreso l’oro

100% Tutte le attività vincolate per un periodo pari o superiore a un anno

• Derivati attivi al netto dei derivati passivi, laddove i primi siano maggiori dei secondi

• Tutte le altre attività non comprese nelle precedenti categorie, inclusi prestiti deteriorati, prestiti con vita residua pari o superiore a un anno a favore di istituzioni finanziarie, azioni non quotate in borsa, immobilizzazioni, attività dei fondi pensione, attività immateriali, attività fiscali differite, interessi capitalizzati, attività assicurative, partecipazioni in controllate e titoli in stato di default

La modalità di costruzione di entrambi gli aggregati è coerente con il focus e il senso del Net stable funding ratio orientato, come il Liquidity coverage ratio, ad una maggiore tensione e attenzione rivolta in maniera particolare verso il passivo affinché questo sia il più possibile coerente rispetto alle attività realizzate dall’intermediario.