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La risposta Basilea III tra innovazioni e critiche:gli indicatori di liquidità

1. IL RISCHIO DI LIQUIDITA’ ALLA LUCE DELLA CRISI

2.1 La risposta Basilea III tra innovazioni e critiche:gli indicatori di liquidità

La profonda crisi scoppiata nell’estate del 2007, complice una debole e poco tempestiva normativa di vigilanza prudenziale (Basilea II), ha reso imprescindibile la necessità di una completa e attenta revisione del sistema di regolamentazione inerente l’attività bancaria e la gestione dei rischi.

Per questa ragione, il Comitato per la vigilanza bancaria, preso atto della drammatica situazione e muovendo da un’attenta analisi dei moventi della crisi e dei rispettivi meccanismi operativi adottati dalle banche che avevano subito le perdite più ingenti durante la stessa, decise di intervenire nel modo più veloce e prescrittivo possibile. Il 16 Dicembre 2010 emana i due documenti simbolo del nuovo framework regolamentare Basilea III , “Basel III: A global regulatory framework for more resilient

banks and banking systems”- “Basel III: International framework for liquidity risk measurement, standards and monitoring”, prevedendone un’entrata in vigore il 1

Gennaio 2013; da questa data sino alla data di applicazione completa ed effettiva, 1 Gennaio 2019, si è aperto un periodo di armonizzazione volto ad un’assimilazione graduale delle nuove disposizioni a favore degli intermediari coinvolti preservandone la continuità operativa.

Il percorso di recepimento europeo è stato scandito dalla pubblicazione il 27 Giugno 2013 delle due “anime” di Basilea III: la direttiva CRD IV n°36/2013 (necessitava di un recepimento da parte degli ordinamenti nazionali) e il regolamento CRR n°575/2013 (immediatamente e direttamente efficace negli Stati membri contenente l’essenza della normativa). L’Italia, previo processo intervallato da documenti di consultazione, ha recepito il complesso di norme con la Circolare n°285 di Banca d’Italia del 17/12/2013 in vigore dal 1 Gennaio 2014.

Pur mantenendo la precedente articolazione in tre pilastri, il nuovo framework agisce sulla portata e sulla forza degli strumenti inseriti all’interno degli stessi prevedendo molteplici norme di intervento agenti sia ad un livello micro che macro prudenziale, con l’obiettivo di rafforzare nettamente la capacità delle banche di assorbire gli schock derivanti da tensioni di ordine economico-finanziario, migliorare la gestione del rischio

e la governance, rafforzare la trasparenza e l’informativa da rendere al mercato. Sviluppare un sistema finanziario più prudente e solido capace di affrontare le crisi. Il primo pilastro è stato rafforzato attraverso una definizione maggiormente armonizzata del capitale e più elevati requisiti di patrimonio. Si è provveduto ad accrescere sia la qualità, per mezzo della nozione di common equity tier 1 corrispondente alle azioni ordinarie e alle riserve provenienti da utili, sia il livello minimo regolamentare del patrimonio di vigilanza; inoltre sono state previste riserve addizionali in funzione di conservazione del capitale, in funzione anticiclica e per le istituzioni a rilevanza sistemica con l’obiettivo di dotare le banche di mezzi patrimoniali di elevata qualità da utilizzare nei momenti di tensione del mercato per prevenire disfunzioni del sistema bancario ed evitare interruzioni nel processo di erogazione del credito nonché per far fronte ai rischi derivanti dalla rilevanza sistemica a livello globale o domestico di talune banche. Infine è stata prevista l’introduzione di un limite alla leva finanziaria per contenerne la crescita29.

Per quanto riguarda il secondo pilastro , il quale richiede alle banche di dotarsi di un processo di controllo dell’adeguatezza patrimoniale, rimettendo all’autorità di vigilanza il compito di verificarne l’affidabilità, sono stati rafforzati i requisiti regolamentari concernenti il ruolo, la qualificazione e la composizione degli organi di vertice, la consapevolezza da parte di tali organi e dell’alta direzione circa l’assetto organizzativo e i rischi della banca e del gruppo bancario, le funzioni aziendali di controllo, con particolare riferimento all’indipendenza dei responsabili della funzione, alla rilevazione dei rischi delle attività fuori bilancio e delle cartolarizzazioni, alla valutazione delle attività e alle prove di stress; i sistemi di remunerazione e di incentivazione.

Infine il terzo pilastro, concernente gli obblighi di informativa al pubblico sull’adeguatezza patrimoniale, sull’esposizione ai rischi e sulle caratteristiche generali dei relativi sistemi di gestione e controllo è stato rivisto per introdurre, fra l’altro, requisiti di trasparenza concernenti le esposizioni verso cartolarizzazioni, maggiori informazioni sulla composizione del capitale regolamentare e sulle modalità con cui la banca calcola i ratios patrimoniali oltre che obblighi di disclosure, con frequenza annuale, con riferimento alle informazioni relative all’utile/perdita prima delle imposte, all’ammontare delle imposte stesse, ai contributi pubblici ricevuti, al grado di leva finanziaria30.

29 C.Brescia Morra, G. Mele, “Le nuovi fonti della vigilanza prudenziale”, Maggio 2014. 30 A.Resti, A.Sironi, “Rischio e valore nelle banche”, EGEA, 2008.

Ma una tra le più importanti novità previste da Basilea III riguarda il presidio del rischio di liquidità per mezzo di due strumenti, due indicatori, non più qualitativi ma di ordine quantitativo, inseriti imprescindibilmente nel primo pilastro, agenti su orizzonti temporali diversi ed applicabili a tutte le banche internazionali concordemente al rispetto dei “Principles for sound liquidity risk management and supervision” del Settembre 2008: un requisito di liquidità a breve termine il Liquidity coverage ratio ed una regola di equilibrio strutturale a più lungo termine il Net stable funding ratio. Basilea III dunque, sin dai suoi documenti iniziali, riserva particolare attenzione al rischio di liquidità, identificato come una delle maggiori cause della condizione di stress finanziario e con l’obiettivo di innalzare la capacità delle banche di assorbire le perdite e a conferma dell’importanza assunta dalla liquidità nello svolgimento dell’attività operativa delle stesse, contempla due requisiti minimi, uno dinamico e relativo ad un orizzonte temporale breve ed uno strutturale relativo ad un orizzonte medio lungo. Il Liquidity coverage ratio, entrato in vigore il 1 Gennaio 2015, fissa vincoli di composizione delle riserve di liquidità a breve ed attiene al market liquidity risk. Costituisce un valido strumento di verifica della resilienza del profilo di rischio di liquidità delle istituzioni durante una fase di stress acuto di durata mensile per garantire una copertura effettuata per mezzo di attività liquide di qualità elevata.

Il Net stable funding ratio, entrerà in vigore il 1 Gennaio 2018, stabilisce limiti alla trasformazione delle scadenze e attiene al funding liquidity risk. Esso fornisce informazioni riguardo alla capacità della banca di far fronte a tensioni di liquidità più durature e riflette sulla necessaria ricerca della stabilità della sua struttura finanziaria attenzionando la qualità e stabilità delle raccolta31.

In generale l’applicazione e il recepimento di Basilea III hanno suscitato non pochi dubbi e perplessità in merito all’effettiva capacità risolutiva della nuova regolamentazione rispetto alle problematiche emerse dalla crisi.

Le istituzioni bancarie consideravano eccessivamente severi i nuovi requisiti e penalizzanti dal punto di vista reddituale e ritenevano troppo lunghi i tempi previsti per la loro entrata in vigore. In ambito internazionale, una testimonianza critica di spicco può essere rintracciata nel parere autorevole di Andrew Haldane, responsabile della vigilanza della Bank of England, che nel suo discorso del 2012 tenuto presso il simposio di fine Agosto dei banchieri centrali a Jackson Hole, accusa pesantemente le tante,

troppe norme di Basilea III, nate con l’intento di proporre una regola chiara che però non trova realizzazione a causa della crescente complessità dei testi e dei modelli applicativi proposti, che di fatto incrementano le fragilità intrinseche del sistema finanziario. La soluzione sarebbe dovuta invece essere estremamente semplice e sarebbe dovuta provenire direttamente dai consumatori finali dei servizi finanziari.

La letteratura economica ha avuto modo di esprimersi, nello specifico, riguardo ai due innovativi indicatori di liquidità previsti. Secondo Blundell-Wignall e Atkinson (2010)32, queste proposte sulla liquidità elaborate dal Comitato presentano parecchie caratteristiche enigmatiche; essi credono che, muovendo dalla definizione chiara del ruolo della banca centrale, un buon livello di capitale e di solvibilità abilitano una banca ad una gestione discrezionale della sua liquidità. Howell (2011) alternativamente scorge nell’introduzione dei due standard di liquidità espliciti il contributo più innovativo, più forte dell’intero complesso di norme di vigilanza prudenziale Basilea III. Oliveira,

Santos e Douglas 33 (2012) credono che gli indicatori di liquidità possano evitare

potenziali problemi per l’operatività dei sistemi bancari e finanziari mostrando tutta la loro forza nel caso di un “prosciugamento” della liquidità. Altri studiosi come Walter (2011), contrariamente al parare di molti, ritengono che i nuovi standard spronino le banche a diversificare le proprie fonti di finanziamento34.

Ciò che è indubbio è che i nuovi due indicatori di liquidità proposti da Basilea III vogliono ricreare a favore delle banche gli opportuni incentivi per eliminare tutte le gravi distorsioni che si erano sviluppate nei loro modelli di business, responsabili dei molteplici squilibri che hanno condotto e contribuito all’aggravamento della crisi. Entrambi, aumentando il tempo a disposizione delle autorità di predisporre adeguati interventi che minimizzino l’esborso di risorse pubbliche e portino ad un’uscita ordinata dal mercato delle istituzioni in crisi, spingono verso modelli meno dipendenti dalla raccolta all’ingrosso, un migliore bilanciamento delle poste attive e passive, un contenimento della leva finanziaria (deleveraging di qualità) e ad un rapporto tra depositi ed impieghi più bilanciato ed adeguato; il tutto minimizzando le implicazioni negative per l’economia reale.

32

Blundell-Wignall, P. Atkinson, “Thinking beyond Basel III: necessary solutions for capital and

liquidity”, OECD Journal: Financial Market Trends, 2010.

33 Oliveira, Santos, Douglas, “Estimating the Costs of Financial Regulation”, International Monetarz Found, 2012.

34 A. Apatachioae, “The new Basel III regulations on liquidity and its possible effects”, Journal of Public

Occorre dunque entrare necessariamente nel merito di ciascun indicatore nei successivi paragrafi per una trattazione maggiormente dettagliata che ne approfondisca la loro finalità e la loro composizione agevolando in tal modo la comprensione delle loro molteplici e simultanee implicazioni per gli intermediari a cui si riferiscono.