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Il Signore aveva detto di loro: Certo moriranno nel deserto! E non ne rimase neppure uno, salvo Caleb, figlio di Gefunne, e Giosuè, figlio di Nun.

(Num 26,64-65, NRV)

Dopo la morte di Giuseppe, quando gli Israeliti vivevano come schiavi in Egitto, nasce Mosè (Es 2). Egli diventa il nuovo traghettatore della storia di Israele, da un luogo all'altro (dall'Egitto alle soglie della terra promessa) e da un'epoca all'altra (dalla schiavitù egiziana alle premesse del possesso in Canaan).

Egli prende sotto la sua guida un popolo divenuto numerosissimo e temibile già in Egitto, dopo la morte di Giuseppe e "di tutta quella dôr" (Es 1,7.9). Dopo l'uscita dall'Egitto lo censisce (Num 1) e, nonostante il duro trascorrere degli anni nel deserto, lo mantiene quasi inalterato nel numero. Ma non nei componenti. Nel deserto infatti avviene un fatto emblematico per la storia di Israele: un totale ricambio di generazione, che si realizza lungo un arco di 40 anni.

Nel libro dei Numeri due censimenti40 documentano questo radicale rinnovamento demografico. Al cap. 1, sono 603.550 gli Israeliti atti alle armi (ossia i maschi dai vent'anni in su); usciti da poco dalla schiavitù in Egitto, vengono divisi e organizzati per tribù al Sinai per affrontare le battaglie e la conquista della terra promessa. Al cap. 26 un nuovo censimento, questa volta tenuto nei pressi del Giordano, enumera a distanza di 40 anni ancora 601.730 Israeliti. Il loro numero è di poco diminuito (all'incirca 2.000 unità in meno), ma un dato di eccezionale importanza è riportato al termine del censimento:

Fra questi non vi era alcuno di quei figli d'Israele dei quali Mosè e il sacerdote Aaronne avevano fatto il censimento nel deserto del Sinai. Poiché il Signore aveva detto di loro: Certo moriranno nel deserto! E non ne rimase neppure uno, salvo Caleb, figlio di Gefunne, e Giosuè, figlio di Nun. (Num 26,64-65, NRV)

Al momento del secondo censimento la dôr di Israeliti protagonista dell'uscita dall'Egitto si è interamente estinta, con l'eccezione di due suoi esponenti: Caleb e Giosuè. Anche il sacerdote Aronne, appartenente a quella dôr, è morto (Num 20,23-29), sostituito dal figlio Eleazaro; ad

40 Il tema del doppio censimento in relazione alla doppia generazione è particolarmente

Aronne si unirà presto lo stesso Mosè, anch'egli destinato a morire insieme alla vecchia dôr nel deserto (Dt 34,5-8).

Il racconto biblico ambientato nel deserto ha come tragico protagonista proprio questo gruppo di Israeliti che, sulla base di una maledizione divina, va incontro all'estinzione. Più volte che per ogni altro racconto nella storia di Israele, il termine dôr viene impiegato per indicare questo gruppo di persone. La parola che lo accompagna e lo caratterizza sopra tutte le altre è "male", הער/ער41: in due testi infatti essi sono ricordati come "la dôr che fece il male agli occhi di Yhwh" e come "questa dôr malvagia" (Num 32,13; Dt 1,35). In un altro riferimento, che analizzerò per ultimo, essi sono invece definiti la "dôr degli uomini della guerra" (Dt 2,14; cfr. anche Gs 5,6).

Il "male", di cui notoriamente questa generazione di Israeliti si macchia, è quello narrato ai capp. 13-14 di Numeri, nel famoso "racconto delle spie". Essi, giunti velocemente attraverso il deserto fino ai confini della terra promessa e mandati dodici rappresentati ad esplorare la regione da conquistare, si fanno condizionare dal giudizio negativo di dieci di loro al loro ritorno: "Noi non siamo capaci di salire contro questo popolo, perché è più forte di noi" (Num 13,31, NRV). Adirato con le dieci spie disfattiste e con il popolo non fiducioso nella sua promessa, Yhwh maledice quella malvagia comunità (in Num 14,27 si incontra l'espressione תאֹ֔זּ ַה ֙ה ָﬠ ָרָֽה הָ֤ד ֵﬠ, parallela a quella di Dt 1,35 ה ֶ֑זּ ַה עָ֖ר ָה רוֹ ֥דּ ַה ), condannando gli uomini adulti, dai vent'anni in su, a "non vedere" la terra promessa (האר אל ricorre spesso nel racconto del destino di queste persone). Questo è il momento ufficiale in cui ha inizio, per punizione, il lungo vagare degli Israeliti nel deserto (40 anni, come 40 furono i giorni dell'ispezione della terra da parte delle spie; cfr. Num 14,34) e in cui viene preannunciato il ricambio totale di persone all'interno di Israele - con la nota eccezione di Caleb e Giosuè.

Il "male" commesso nell'episodio delle spie, come nota Olson, non è che l'ultimo e più grave di una serie di apostasie o ribellioni di cui questo gruppo si è macchiato sin dopo l'uscita dall'Egitto: il vitello d'oro (in cui si sfiorò uno sterminio di Israeliti da parte di Yhwh, scongiurato dall'intervento di Mosè; Es 32,10) e "altre tre ribellioni: una che aveva toccato solo i margini dell'accampamento (11,1-3), un'altra in cui il popolo si lamentava della manna (11,4-35) e una terza che vedeva coinvolti per la prima volta alcuni leader, nelle persone di Maria e Aronne (12,1-16)"42. Con Num 13-14 si giunge al culmine del male, soprattutto quando gli

41 Cosa che lo accomuna alla dôr pre-diluviana (cfr. paragrafo Il diluvio). 42 Olson (2006), 96.

Israeliti esprimono il desiderio di darsi un capo e tornarsene in Egitto: nelle parole di 14,4 "diamoci un capo e ritorniamo in Egitto!" ( ה ָבוּ ֥שָׁנְו שׁא ֹ֖ר הָ֥נ ְתִּנ ה ָמְי ָֽר ְצ ִמ) c'è il completo capovolgimento dell'esperienza dell'esodo e la dichiarata negazione della sovranità di Yhwh. Per questa grave colpa la dôr del deserto sarà nel resto della tradizione additata come "la dôr malvagia", "che fece il male agli occhi di Yhwh", senza nemmeno più il bisogno di ricordarne espressamente la famigerata colpa.

Così avviene al cap. 32 di Numeri, in cui la dôr malvagia del deserto viene ricordata come termine di paragone negativo e come esempio storico da non ripetere. Al capitolo 32, infatti, la nuova generazione, quella dei figli, è sul punto di attraversare il Giordano per entrare a conquistare la terra promessa. Giunti sul confine, due tribù, Ruben e Gad (all'inizio non c'è cenno alla metà tribù di Manasse, menzionata successivamente ai vv. 39-42), si avvicinano a Mosè per richiedergli di prendere possesso delle terre appena conquistate al di là del Giordano, ideali per il gran numero di bestiame che essi possiedono. La richiesta di Ruben e Gad in 32,5b, "non farci passare il Giordano!" ( ןֵֽדּ ְרַיּ ַה־ת ֶא וּנֵ֖רִבֲﬠ ַתּ־ל ַא), "risveglia in Mosè il ricordo di una richiesta simile, da lui ascoltata quando la prima generazione si trovava al confine della terra promessa"43, in occasione del drammatico episodio delle spie e della riluttanza del popolo ad oltrepassare il fiume (Num 13-14).

A questo punto Mosè, "in quanto memoria storica ed interprete della tradizione"44, richiama alla mente quanto accadde ai loro padri (32,8-13) e ragguaglia con forza i figli, in procinto di commettere un simile errore; li mette in guardia a non prolungare con la loro colpa il periodo di permamenza di Israele nel deserto, che si concluderebbe con la distruzione di "tutto quanto questo popolo" (32,14-15). Quello che Mosè sta cercando di scongiurare è una punizione ulteriore, che porrebbe fine anche alla generazione dei figli, causando lo sterminio del popolo in termini "universali" (il verbo תחשׁ Pi. di 32,15b è lo stesso che nel racconto del diluvio annuncia la fine dell'umanità). Ecco le parole di Mosè (Num 32,6- 15): 6 ׃ה ֹֽפ וּב ְשֵׁ֥תּ םֶ֖תּ ַאְו ה ָ֔מ ָחְל ִמַּל ֙וּא ֹ֙בָי ם ֶ֗כי ֵח ַֽא ַה ןֵ֑בוּא ְר יֵ֣נ ְבִלְו דָ֖ג־יֵנ ְבִל ה ֶ֔שֹׁמ ר ֶמאֹ֣יַּו 7 ה ָמָּ֣לְו ) ןוּאוּנ ְת ] ( ןוּ ֔איִנ ְת [ ׃הָֽוהְי םֶ֖הָל ןַ֥תָנ־ר ֶשׁ ֲא ץ ֶר ָ֔א ָה־ל ֶא ֙רֹב ֲﬠֵֽמ לֵ֑א ָר ְשִׂי יֵ֣נ ְבּ בֵ֖ל־ת ֶא 8 ֖שׂ ָﬠ ה ֹ֥כּ ׃ץ ֶר ָֽא ָה־ת ֶא תוֹ ֥א ְרִל ַעֵ֖נ ְר ַבּ שֵׁ֥ד ָקּ ִמ םָ֛תֹא י ִ֥חְל ָשׁ ְבּ םֶ֑כי ֵתֹב ֲא וּ 9 ֙אֹב־י ִתְּל ִבְל לֵ֑א ָר ְשִׂי יֵ֣נ ְבּ בֵ֖ל־ת ֶא וּאיִ֕נָיַּו ץ ֶר ָ֔א ָה־ת ֶא ֙וּא ְרִיַּו לוֹ ֗כּ ְשׁ ֶא ל ַחַ֣נ־ד ַﬠ וּ ֞ל ֲﬠַיּ ַֽו 43 Ibi, 196. 44 Ibidem.

׃הָֽוהְי םֶ֖הָל ןַ֥תָנ־ר ֶשׁ ֲא ץ ֶר ָ֔א ָה־ל ֶא 10 ִֽיַּו ׃ר ֹֽמאֵל עַ֖ב ָשִּׁיַּו אוּ ֑ה ַה םוֹ֣יּ ַבּ הָ֖והְי ףַ֥א־ר ַח 11 ר ֶ֥שׁ ֲא ה ָ֔מ ָד ֲא ָה ת ֵ֚א הָל ְﬠ ַ֔מָו ֙הָנ ָשׁ םי ִ֤ר ְשׂ ֶﬠ ן ֶ֙בּ ִמ םִי ַ֗ר ְצ ִמּ ִמ םיִ֣לֹע ָה םי ִ֜שָׁנ ֲא ָה וּ ֙א ְרִי־ם ִא י ָֽר ֲח ַא וּ ֖אְל ִמ־אֹל יִ֥כּ ב ֹ֑ק ֲﬠַיְלֽוּ קָ֖ח ְצִיְל םָ֥ה ָר ְב ַאְל י ִתּ ְﬠַ֛בּ ְשִׁנ ׃ 12 ׃הָֽוהְי יֵ֥ר ֲח ַא וּ ֖אְל ִמ יִ֥כּ ןוּ֑נ־ן ִבּ ַעֻ֖שׁוֹהיִו יִ֔זִּנ ְקּ ַה ֙הֶנּ ֻפְי־ן ֶבּ בֵ֤לָכּ י ִ֞תְּל ִבּ 13 עַ֖ר ָה ה ֶ֥שֹׂע ָה רוֹ ֔דּ ַה־לָכּ ֙םֹתּ־ד ַﬠ הָ֑נ ָשׁ םיִ֖ﬠ ָבּ ְר ַא ר ָ֔בּ ְד ִמּ ַבּ ֙ם ֵﬠִנְיַו ל ֵ֔א ָר ְשִׂי ְבּ ֙הָוהְי ףַ֤א־ר ַחִֽיַּו ָֽוהְי יֵ֥ני ֵﬠ ְבּ ׃ה 14 הָ֖והְי־ף ַא ןוֹ ֥ר ֲח לַ֛ﬠ דוֹ ֗ע תוֹ ֣פּ ְסִל םיִ֑א ָטּ ַח םי ִ֣שָׁנ ֲא תוּ ֖בּ ְר ַתּ ם ֶ֔כי ֵת ֹ֣ב ֲא ת ַח ַ֚תּ ם ֶ֗תּ ְמ ַק ה֣ ֵנּ ִהְו ׃לֵֽא ָר ְשִׂי־ל ֶא 15 ׃הֶֽזּ ַה םָ֥ﬠ ָה־לָכְל םֶ֖תּ ַח ִֽשְׁו רָ֑בּ ְד ִמּ ַבּ וֹ ֖חיִנּ ַהְל דוֹ ֔ע ףַ֣סָיְו וי ָ֔ר ֲח ַאֵֽמ ֙ן ֻבוּשׁ ְת יִ֤כּ

6 Ma Mosè rispose ai figli di Gad e ai figli di Ruben: «I vostri fratelli andranno dunque

a combattere, e voi ve ne starete qui?

7 Perché volete scoraggiare i figli d'Israele dal passare nel paese che il Signore ha loro

dato?

8 Così fecero i vostri padri, quando li mandai da Cades-Barnea per esplorare il paese. 9 Salirono fino alla valle d'Escol; e, dopo aver esplorato il paese, scoraggiarono i figli

d'Israele dall'entrare nel paese che il Signore aveva dato loro.

10 L'ira del Signore si accese in quel giorno, ed egli giurò:

11 "Gli uomini che sono saliti dall'Egitto, dall'età di vent'anni in su non vedranno mai il

paese che promisi con giuramento ad Abraamo, a Isacco e a Giacobbe, perché non mi hanno seguito fedelmente,

12 salvo Caleb, figlio di Gefunne, il Chenizeo, e Giosuè, figlio di Nun, che hanno

seguito il Signore fedelmente".

13 L'ira del Signore si accese contro Israele; ed egli lo fece andare vagando per il

deserto durante quarant'anni, finché tutta la generazione che aveva fatto ciò che è male agli occhi del Signore fu consumata.

14 Ed ecco che voi prendete il posto dei vostri padri, razza di uomini peccatori, per

rendere l'ira del Signore ancora più ardente contro Israele.

15 Perché se voi vi sviate da lui, egli continuerà a lasciare Israele nel deserto e voi farete

perire tutto questo popolo». (Trad. NRV)

Il ragionamento di Mosè si muove per associazione di idee dal presente (vv. 6-7), al passato (8-13), e nuovamente al presente (14-15)45. Ruben e Gad stanno facendo, agli occhi di Mosè, come "avevano fatto i loro padri" (םֶ֑כי ֵתֹב ֲא וּ ֖שָׂﬠ הֹ֥כּ, 32,8) - più precisamente le spie; ossia stanno "annullando la decisione" dei figli di Israele.

45 R.P. Knierim, G.W. Coats (2005), 298 strutturano il contenuto delle parole di Mosè in

termini di "accusation" (6-7), "precedent" (8-13), "accusation" (14) e "judgement anticipated" (15).

L'espressione בֵל אונ Hif. compare solo in questo testo, ai versetti 7 e 9, una volta attribuita alla nuova ed una volta alla vecchia generazione. Il verbo אונ significa "annullare, rettificare", quando è riferito all'annullamento dei voti (come in Num 30,6); in questo passaggio significa "far cambiare pensiero", oppure "astenersi".

Ruben e Gad, inoltre, condividono con il gruppo di spie della passata generazione l'azione di "avere visto la terra". I primi, al v. 1, "vedono la terra" ( ץ ֶרֶ֤א־ת ֶא וּ ֞א ְרִיַּו) di Yazer e di Galaad e la reputano idonea per essere posseduta; dei secondi viene ricordato, al v. 8, che furono mandati da Yhwh "a vedere la terra" promessa ( ץ ֶרָֽא ָה־ת ֶא תוֹ ֥א ְרִל), ma non la reputarono idonea (cfr. Num 13,31). In entrambe le vicende "vedere la terra" porta a preferire la regione al di là del Giordano, a discapito della terra promessa da Yhwh; il peccato è lo stesso e la seconda generazione rischia di scatenare, allo stesso modo della prima, l'ira divina (anche l'ira di Yhwh rischia di procrastinarsi dalla vecchia alla nuova generazione, come si legge in 32,10.13 e 32,14).

Nelle parole di Mosè il confine tra presente e passato viene continuamente valicato: la dôr malvagia "che fece il male agli occhi di Yhwh" (32,8.13) è quella dei "vostri padri", ricorda Mosè; "ed ecco voi sorgete al posto dei vostri padri, razza di uomini peccatori ( ת ַחַ֚תּ ם ֶ֗תּ ְמ ַק הֵ֣נּ ִהְו םיִ֑א ָטּ ַח םי ִ֣שָׁנ ֲא תוּ ֖בּ ְר ַתּ ם ֶ֔כי ֵת ֹ֣ב ֲא 8,14)". L'espressione ricorrente "i vostri padri" (םכיתבא, 32,8.14), che segna per due volte il salto temporale dal passato al presente (32,7-8) e viceversa (32,13-14), è una scelta lessicale adoperata per indicare la passata generazione. Rispetto a "dôr", però, "i vostri padri" è più pregnante per quanto riguarda il punto di vista46. Mosè infatti, rivolgendosi alla nuova generazione, sceglie il termine םכיתבא per rievocare in loro un passato emotivamente forte: il ricordo dei padri, per Ruben e Gad, non è solamente un eufemismo per il ricordo del passato; esso riporta alla mente un peccato che costò la morte dei loro stessi genitori.

Ruben e Gad sono chiamati in 32,14 תוּ ֖בּ ְר ַתּ, un hapax di difficile interpretazione, ma di chiara accezione spregiativa (il contesto lo prova). Per Levine47 molto probabilmente si intravede in esso il senso del Piel di הבר, che significa "allevare, crescere, tirare su figli", e che per implicazione

46 La scelta di םכיתבא è una strategia che opera efficacemente sul punto di vista:

l'ammonimento e il paragone con il passato sono recepiti attraverso gli occhi e le orecchie di chi riceve il messaggio, ossia attraverso i sentimenti dei "figli" Ruben e Gad.

connota procreazione. Gray48 vi individua anche il senso di "moltiplicare" espresso da הרפ e הבר nei racconti di (ri)popolamento della terra di Gen 1,22.28; 9,7 e Es 1,7 (cfr. paragrafo Morì Giuseppe). Questa "razza" o "progenie" di nuovi peccatori è detta "sorgere" (םוק), un verbo-chiave del paradigma di dôr: dopo la morte di Giuseppe (1,6) e di Giosuè (2,10) e delle loro rispettive dôr si dice che "sorse" (םוק) un successore; nel racconto del seme di Abramo, è la stessa quarta dôr soggetto del verbo קםו. La "dôr malvagia", la cui colpa principale è narrata estesamente in Num 13-14, non ricompare soltanto in Num 32 in qualità di termine di paragone. Un'altra volta viene rievocato per intero il fatto delle spie, della fedeltà di Caleb e Giosuè, dell'ira di Yhwh e della punizione contro quegli uomini, costretti a vagare nel deserto e ad estinguersi prima che i discendenti potessero finalmente entrare nella terra promessa. Questo nuovo racconto, trasmesso interamente attraverso le parole di Mosè, avviene 40 anni e 11 mesi dopo, quando per la seconda volta Mosè raggiunge il confine del Giordano alla guida, questa volta, della nuova generazione (Dt 1,1-5).

La rievocazione del fatto delle spie di Dt 1,19-46 è molto più estesa di quella appena vista in Num 32,8-13; come Num 32, Dt 1 impiega la parola dôr per ricordare quella generazione "malvagia" ( הֶ֑זּ ַה עָ֖ר ָה רוֹ ֥דּ ַה, 1,35). Essa mostra, rispetto alla versione di Num 13-14, più di una incongruenza, oltre alle molte similitudini. Le principali differenze sono: in Num 13-14 è Mosè che, su ordine di Yhwh, manda le spie ad esplorare/spiare la terra promessa, mentre in Dt 1 è il popolo che lo richiede a Mosè, ottenendo il suo consenso (e non quello di Yhwh!); in Num 13-14 la spedizione delle spie ha due funzioni: vedere com'è la terra e vedere come sono i popoli dal punto di vista militare, mentre in Dt 1 è solo quella strategica di trovare la via migliore di avvicinarsi per un attacco.

Per quanto riguarda i punti in comune, Weinfeld49 nota che il discorso di Mosè sul peccato delle spie di Dt 1,29-46 è strettamente ispirato a Num 14,7-19. Infatti, come Caleb e Giosuè in Num 14:7-9 spronano il popolo a non temere, così fa Mosè in Dt 1:29-3; come Yhwh rimprovera il popolo per la sua mancanza di fiducia (Num 14,11), così fa Mose (Dt 1,32); infine, sia Num 14:14 sia Dt 1:33 ricordano la grazia di Dio: nel primo caso Mosè la ricorda a Dio stesso, nel secondo Mosè la ricorda al suo popolo.

48 G.B. Gray (1903), 430. 49 M. Weinfeld (1991), 153.

Più delle similitudini, sollevano questioni i differenti fatti e le diverse valutazioni sui fatti che emergono dal confronto tra le due versioni di Numeri e Deuteronomio. Autori come Levine interpretano tali incoerenze in senso diacronico: il testo di Num 13-14 come ora si presenta sarebbe una versione Sacerdotale, riportante "a fusion of materials drawn from JE, from P, and perhaps even from other independent sources"; questa "priestly version" sarebbe stata sconosciuta all'autore che ha composto parti di Dt 1, come ad esempio i vv. 22-25 che offrono un racconto alternativo della spedizione. Weinfeld50 riconosce che la "historical survey" che Mosè offre nei primi capitoli di Dt (1,6-3,29) è basata principalmente sulle tradizioni storiografiche di Esodo e Numeri, ma che, a riguardo di certi elementi anche non secondari, essa devìa da quelle tradizioni ed aggiunge materiali.

Cruzer, in un suo recente articolo, offre invece un'interpretazione sincronica delle discrepanze tra il racconto delle spie che troviamo in Numeri e quello che troviamo in Deuteronomio. Per lui non si tratta di un problema di fonti, bensì di "voci narranti"; per di più, tale fenomeno si osserverebbe costantemente nel rapporto tra Deuteronomio e il resto della Torah. Per leggere le differenze - suggerisce Cruzer - occorre prendere in considerazione il punto di vista di chi narra: "most of the Torah is presented by a third person, omniscent narrator, but Deuteronomy purports to be a set of speeches delivered by Moses to the Israelites: These are the words that Moses addressed to all Israel on the other side of the Jordan (Deut 1.1). Now Moses is great, but he is no omniscient narrator"51. I fatti e persino le parole di Yhwh, rivelate solamente a Mosè, vengono dallo stesso riportate al suo popolo come interpretazione ed insegnamento; scrive Polzin sullo stesso punto: "The principal role of Moses, as seen in the Book of Deuteronomy, is hermeneutic: he is the book's primary declarer (maggîd) and teacher (melammed) of God's word"52.

In quest'ottica, la serie di differenze tra il racconto di Num 13-14 e Dt 1,19-46 rappresenta lo scarto interpretativo che avviene attraverso la nuova voce narrante di Deuteronomio, Mosè. Considerando il momento drammatico che Dt 1 racconta, ossia il secondo tentativo da parte di Israele di oltrepassare il Giordano dopo il fallimento ancora vivo nella memoria della passata generazione, si capisce allora meglio perché nella versione di Mosè vi siano alcune "manipolazioni", che tendono soprattutto ad enfatizzare la paura e la mancanza di fede dei "padri": l'interpretazione di Mosè dell'episodio delle spie "is designed to banish fear from the minds of his audience". Per Cruzer "the discrepancies show that Moses is a leader,

50 Ibi, 130.

51 H.J. Cruzer (2010), 193. 52 R. Polzin (1980), 10.

not a historian. Truth is not his first priority. Discrepancies arise not only because Moses makes mistakes, but also because he is willing to spin and even distort the facts when necessary"53.

Passo ora a scorrere brevemente il testo di Dt 1,34-40, in cui Mosè rievoca (interpreta, secondo Cruzer) il momento dell'ira di Yhwh e la maledizione su tutta quella generazione di uomini.

34 ׃ר ֹֽמאֵל עַ֥ב ָשִּׁיַּו ף ֹ֖צ ְקִיַּו םֶ֑כי ֵר ְב ִדּ לוֹ ֣ק־ת ֶא הָ֖והְי עַ֥מ ְשִׁיַּו 35 הֶלּ ֵ֔א ָה םי ִ֣שָׁנ ֲא ָבּ ֙שׁי ִא הֶ֥א ְרִי־ם ִא ׃םֶֽכי ֵתֹב ֲאַל תֵ֖תָל י ִתּ ְﬠ ַ֔בּ ְשִׁנ ר֣ ֶשׁ ֲא ה ָ֔בוֹטּ ַה ץ ֶרָ֣א ָה ת ֵ֚א הֶ֑זּ ַה עָ֖ר ָה רוֹ ֥דּ ַה 36 ְי־ן ֶבּ בֵ֤לָכּ י ִ֞תָלוּֽז ר ֶ֥שׁ ֲא ן ַﬠַ֕י ויָ֑נ ָבְלוּ הָּ֖בּ־ךְ ַרָֽדּ ר ֶ֥שׁ ֲא ץ ֶרָ֛א ָה־ת ֶא ןֵ֧תּ ֶא־וֹֽלְו הָנּ ֶ֔א ְרִי אוּ ֣ה ֙הֶנּ ֻפ ׃הָֽוהְי יֵ֥ר ֲח ַא אֵ֖לּ ִמ 37 ׃ם ָֽשׁ א ֹ֥ב ָת־אֹל הָ֖תּ ַא־םַגּ ר ֹ֑מאֵל םֶ֖כְלַלְג ִבּ הָ֔והְי ף ַ֣נּ ַא ְת ִה ֙י ִבּ־םַגּ 38 ְל ד֣ ֵמֹע ָה ֙ןוּנ־ן ִבּ ַע֤ ֻשׁוֹהְי ׃לֵֽא ָר ְשִׂי־ת ֶא הָנֶּ֥ל ִחְנַי אוּ ֖ה־יִכּ קֵ֔זּ ַח וֹ ֣תֹא ה ָמָּ֑שׁ אֹבָ֣י אוּ ֖ה ךָיֶ֔נ ָפ 39 וּא ֹ֣בָי ה ָמֵּ֖ה עָ֔רָו בוֹ ֣ט ֙םוֹיּ ַה וּ ֤ﬠ ְדָי־אֹל ר ֶ֙שׁ ֲא םֶכיֵנ ְב֠וּ הֶ֗י ְהִי זַ֣בָל ם ֶ֜תּ ְר ַמ ֲא ר ֶ֙שׁ ֲא ֩םֶכ ְפּ ַטְו ָריִי םֵ֖הְו הָנֶּ֔נ ְתּ ֶא ם֣ ֶהָלְו ה ָמָּ֑שׁ ׃ ָהוּ ֽשׁ 40 ׃ףוּ ֽס־םַי ךְ ֶרֶ֥דּ ה ָרָ֖בּ ְד ִמּ ַה וּ ֥ﬠ ְסוּ םֶ֑כָל וּ֣נ ְפּ םֶ֖תּ ַאְו

34 Il Signore udì le vostre parole, si adirò gravemente e giurò dicendo:

35 «Certo, nessuno degli uomini di questa malvagia generazione vedrà il buon paese che

ho giurato di dare ai vostri padri,

36 salvo Caleb, figlio di Gefunne. Egli lo vedrà. A lui e ai suoi figli darò la terra sulla

quale egli ha camminato, perché ha pienamente seguito il Signore».

37 Anche contro di me il Signore si adirò per causa vostra, e disse: «Neanche tu vi

entrerai.

38 Giosuè, figlio di Nun, che ti serve, vi entrerà; fortificalo, perché egli metterà Israele

in possesso di questo paese.

39 I vostri bambini, dei quali avete detto: "Diventeranno una preda!" I vostri figli, che

oggi non conoscono né il bene né il male, sono quelli che vi entreranno; a loro darò il paese e saranno essi che lo possederanno.

40 Ma voi, tornate indietro e avviatevi verso il deserto, in direzione del mar Rosso».

(Trad. NRV)

Seppur pronunciate di fronte alla nuova generazione, queste parole fanno tornare l'audience indietro nel tempo, all'epoca di quella passata (e "malvagia"). Yhwh pronuncia la punizione "nessuno di quegli uomini di questa dôr malvagia vedrà la terra buona che ho giurato di dare ai vostri/loro54 padri" (1,35). In essa compare l'espressione הֶ֑זּ ַה עָ֖ר ָה רוֹ ֥דּ ַה, che

53 Cruzer (2010), 193-194.

54 Sia nella tradizione testuale ebraica sia nelle traduzioni antiche (LXX, TG e P) c'è

incertezza sul pronome riferito ai padri. Un altro segnale del difficile gioco di punti di vista: Mosè si trova a parlare di fronte alla nuova generazione e riporta un editto riferito

nel wording richiama indubbiamente la תאֹ֔זּ ַה ֙הָﬠ ָרָֽה הָ֤דֵﬠ di Num 14,27, pur adottando il lessema dôr in luogo di ‘ēdâ (questa discrepanza tra i racconti di Numeri e Deuteronomio, non segnalata dagli altri autori ma di un certo interesse per il mio studio, va a sommarsi alle molte sopra citate).

Una certa difficoltà nell'accogliere questa espressione si rileva nella LXX: soltanto alcuni testimoni (tra cui la versione Siro-Esaplare) seguono il TM traducendo η   γενεα   η   πονηρα   αυτη, mentre prevale una tradizione che omette la traduzione di הזה ערה רודה55. Ciò potrebbe essere dovuto ad una diversa Vorlage (quale delle due, se quella di TM o di LXX sia l'originale dev'essere indagato in altra sede); certo è che, da un punto di vista letterario, la traduzione greca di questo versetto è depauperata di un effetto retorico ben espresso dall'ebraico: nel testo ebraico infatti la dôr "del male" (ער) è messa fortemente in contraddizione con la terra "buona" (הבוט) nella frase "nessuno di quegli uomini di questa dôr malvagia vedrà la terra buona"; non traducendo הֶ֑זּ ַה עָ֖ר ָה רוֹ ֥דּ ַה la LXX smarrisce questo efficace dettaglio ("nessuno di questi uomini vedrà la terra buona", εἰ   ὄψεταίί  τις  τῶν  ἀνδρῶν  τούύτων  τὴν  ἀγαθὴν  ταύύτην  γῆν).

Per concludere, un'ultima volta il termine dôr viene impiegato per indicare la generazione che perì nel deserto, nella brevissima notizia storiografica di Dt 2,14:

ָﬠ־ר ֶשׁ ֲא דַ֤ﬠ ַעֵ֗נ ְר ַבּ שׁ֣ ֵד ָקּ ִמ ׀וּנ ְכַ֣ל ָה־ר ֶשׁ ֲא םי ִ֞מָיּ ַהְו הָ֑נ ָשׁ הֶ֖נֹמ ְשׁוּ םי ִ֥שׁלֹ ְשׁ ד ֶרֶ֔ז ל ַחַ֣נ־ת ֶא ֙וּנ ְר ַ֙ב

םֶֽהָל הָ֖והְי עַ֥בּ ְשִׁנ רֶ֛שׁ ֲא ַכּ הֶ֔נ ֲח ַמּ ַֽה ב ֶר ֣ ֶקּ ִמ ֙ה ָמ ָחְל ִמּ ַה יֵ֤שְׁנ ַא רוֹ ֜דּ ַה־לָכּ ם ֹ֙תּ־ד ַﬠ

Il tempo delle nostre marce, da Cades-Barnea al passaggio del torrente di Zered, fu di trentotto anni, finché tutta quella generazione degli uomini d'arme scomparve interamente dall'accampamento, come il Signore aveva loro giurato.

(Trad. NRV)

Per quanto riguarda gli avvenimenti narrati in Dt 2, si notano ancora significative differenze tra il racconto di Numeri e quello di Deuteronomio. Un primo problema riguarda la durata del viaggio da Kadesh alla Transgiordania: per Dt 2,14 ci sarebbero voluti 38 anni, mentre in Numeri

a quella passata; i "padri" a cui Dio giurò la terra sono i patriarchi, ossia la generazione ancora precedente a quella passata. Il pronome dunque dipende da quale punto di vista