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La morte di Giosuè segna un altro punto di svolta nella storia di Israele. Giosuè è l'erede di Mosè66, l'unico scampato assieme a Caleb alla maledizione inflitta alla dôr "malvagia" del deserto (cfr. paragrafo Nel deserto). Come guida delle nuova generazione di Israeliti valica il Giordano e conquista la terra di Canaan, come narrato nel libro che porta il suo nome. Come Giuseppe (cfr. paragrafo Morì Giuseppe), Giosuè è un personaggio "epocale": con lui avviene il passaggio dal deserto alla terra promessa attraverso un completo ricambio demografico, dalla generazione "malvagia" a quella della conquista. Con la sua morte si conclude nuovamente un'epoca ed ha inizio un'ulteriore stagione per Israele: l'età dei Giudici.

Il passaggio dalla sua dôr a quella successiva è raccontato attraverso motivi già incontrati nei racconti precedenti. Compaiono infatti la notizia della morte del capo-dôr, l'estinzione di tutta una fascia di popolazione, il sorgere di una nuova generazione e l'ignoranza di quest'ultima sotto alcuni punti di vista; inoltre è particolarmente accentuato il contrasto tra la dôr che muore e la nuova dôr che nasce.

La morte di Giosuè è descritta in termini simili a quella di Giuseppe. Oltre al dato dei 110 anni di vita per entrambi (Gen 50,26; Gs 24,29 = Gdc 2,8), compare anche per Giosuè la doppia notizia della morte (Gs 24,28-31 e Gdc 2,6-10), con l'inserimento di una novità nella seconda; la terminologia relativa a dôr della seconda notizia della morte di Giosuè è la stessa della seconda notizia della morte di Giuseppe (אוהה רודה לכ, Gdc 2,10 = Es 1,6); in più, in maniera piuttosto inaspettata, insieme alla sepolura di Giosuè (Gs 24,30) viene raccontata anche quella delle "ossa di Giuseppe" (Gs 24,32), che soltanto dopo la conquista della terra promessa trovano requie a Sichem, nella terra destinata ai suoi discendenti.

Queste sono le due notizie della morte di Giosuè, la prima (Gs 24,28- 31) a conclusione della conquista della terra di Canaan, la seconda (Gdc 2,6-10) in apertura della nuova epoca di Israele:

28 פ ׃וֹ ֽתָל ֲחַנְל שׁיִ֖א ם ָ֔ﬠ ָה־ת ֶא ַ֙ע ֻ֙שׁוֹהְי חַ֤לּ ַשְׁיַו 29 ַעֻ֥שׁוֹהְי ת ָמָ֛יַּו הֶלּ ֵ֔א ָה םי ִ֣ר ָב ְדּ ַה ֙י ֵר ֲח ַֽא י ִ֗הְיַו ׃םיִֽנ ָשׁ ר ֶשֶׂ֖ﬠָו הָ֥א ֵמ־ן ֶבּ הָ֑והְי ד ֶב֣ ֶﬠ ןוּ֖נ־ן ִבּ

66 Giosuè, come Mosè, è definito"servo di Yhwh" (הָ֑והְי דֶבֶ֣ﬠ ןוּ֖נ־ןִבּ ַעֻ֥שׁוֹהְי, Gdc 2,8).

Questo titolo "istituzionale" nasce con Mosè (Gs 1,1) e passa poi a Giosuè. All'epoca dei Giudici, solo Caleb è designato come "servo", in una comunicazione confidenziale con Mosè (Num 14,24). Nel libro dei Giudici Sansone prende il titolo in 15,18. In epoca monarchica e post-monarchica i "servi" saranno Davide, Ezechia e Zorobabele; il titolo verrà applicato ad honorem anche ai patriarchi Abramo, Isacco e Giacobbe.

30 ֶ֣שׁ ֲא ח ַרֶ֖ס־תַנ ְמ ִת ְבּ וֹ ֔תָל ֲחַנ לוּ ֣בְג ִבּ ֙וֹתֹא וּ ֤ר ְבּ ְקִיַּו ׃שׁ ַﬠָֽגּ־ר ַהְל ןוֹ ֖פ ְצּ ִמ םִיָ֑ר ְפ ֶא־ר ַה ְבּ ר 31 י֣ ֵר ֲח ַא ֙םי ִמָי וּכי ִ֤ר ֱא ֶה ר ֶ֙שׁ ֲא םיִ֗נ ֵקְזּ ַה י֣ ֵמְי ׀לֹ֣כְו ַע֑ ֻשׁוֹהְי י֣ ֵמְי לֹ֖כּ הָ֔והְי־ת ֶא ֙ל ֵא ָר ְשִׂי ד ֹ֤ב ֲﬠַיַּו ִיְל הָ֖שׂ ָﬠ ר ֶ֥שׁ ֲא הָ֔והְי ה֣ ֵשׂ ֲﬠ ַמ־לָכּ ת ֵ֚א וּ ֗ע ְדָי ר֣ ֶשׁ ֲאַו ַע ֻ֔שׁוֹהְי ׃לֵֽא ָר ְשׂ

28 Poi Giosuè rimandò il popolo, ognuno alla sua eredità.

29 Dopo queste cose, Giosuè, figlio di Nun, servo del Signore, morì all'età di centodieci

anni,

30 e lo seppellirono nel territorio di sua proprietà a Timnat-Sera, che è nella regione

montuosa di Efraim, a nord della montagna di Gaas.

31 Israele servì il Signore durante tutta la vita di Giosuè e durante tutta la vita degli

anziani che sopravvissero a Giosuè, i quali avevano conoscenza di tutte le opere che il Signore aveva fatte per Israele.

(Trad. NRV) 6 ׃ץ ֶר ָֽא ָה־ת ֶא ת ֶשֶׁ֥רָל וֹ ֖תָל ֲחַנְל שׁי ִ֥א לֵ֛א ָר ְשִׂי־יֵֽנ ְב וּ ֧כְלֵיַּו םָ֑ﬠ ָה־ת ֶא ַעֻ֖שׁוֹהְי חַ֥לּ ַשְׁיַו 7 י֣ ֵר ֲח ַא ֙םי ִמָי וּכי ִ֤ר ֱא ֶה ר ֶ֙שׁ ֲא םיִ֗נ ֵקְזּ ַה י֣ ֵמְי ׀לֹ֣כְו ַע֑ ֻשׁוֹהְי י֣ ֵמְי לֹ֖כּ הָ֔והְי־ת ֶא ֙ם ָﬠ ָה וּ ֤ד ְב ַﬠַיַּו ֶ֣שׁ ֲא ַעוּ ֔שׁוֹהְי ׃לֵֽא ָר ְשִׂיְל הָ֖שׂ ָﬠ ר ֶ֥שׁ ֲא לוֹ ֔דָגּ ַה ֙הָוהְי הֵ֤שׂ ֲﬠ ַמ־לָכּ ת֣ ֵא וּ ֗א ָר ר 8 ׃םיִֽנ ָשׁ ר ֶשֶׂ֖ﬠָו הָ֥א ֵמ־ן ֶבּ הָ֑והְי ד ֶב֣ ֶﬠ ןוּ֖נ־ן ִבּ ַעֻ֥שׁוֹהְי ת ָמָ֛יַּו 9 וֹ ֖פ ְצּ ִמ םִיָ֑ר ְפ ֶא רַ֣ה ְבּ ס ֶרֶ֖ח־תַנ ְמ ִת ְבּ וֹ ֔תָל ֲחַנ לוּ ֣בְג ִבּ ֙וֹתוֹא וּ ֤ר ְבּ ְקִיַּו ׃שׁ ַﬠָֽגּ־ר ַהְל ן 10 ֙וּע ְד ָֽי־אֹל רֶ֤שׁ ֲא ם ֶ֗הי ֵר ֲח ַא ר ֵ֜ח ַא רוֹ ֙דּ ֩ם ָקָיַּו ויָ֑תוֹב ֲא־ל ֶא וּ ֖פ ְס ֶאֶנ אוּ ֔ה ַה רוֹ ֣דּ ַה־לָכּ ֙םַגְו ס ׃לֵֽא ָר ְשִׂיְל הָ֖שׂ ָﬠ ר ֶ֥שׁ ֲא ה ֶ֔שׂ ֲﬠ ַמַּֽה־ת ֶא ֙םַגְו הָ֔והְי־ת ֶא

6 Giosuè rimandò il popolo, e i figli d'Israele andarono ciascuno nel suo territorio a

prendere possesso del paese.

7 Il popolo servì il Signore durante tutta la vita di Giosuè e durante tutta la vita degli

anziani che sopravvissero a Giosuè, che avevano visto tutte le grandi opere che il Signore aveva fatte in favore d'Israele.

8 Poi Giosuè, figlio di Nun e servo del Signore, morì all'età di centodieci anni

9 e fu sepolto nel territorio che gli era toccato a Timnat-Cheres, nella regione montuosa

di Efraim, a nord della montagna di Gaas.

10 Anche tutta quella generazione fu riunita ai suoi padri; poi, dopo quella, vi fu un'altra

generazione che non conosceva il Signore, né le opere che egli aveva compiute in favore d'Israele.

(Trad. NRV)

Dal confronto si nota che la notizia di Gdc riprende in gran parte quella di Gs, ma con alcune significative differenze. In Gs 24 abbiamo tre informazioni: a) Giosuè licenzia il popolo (28); b) morte e sepoltura di Giosuè (29-30); c) fedeltà del popolo ai tempi di Giosuè e dei suoi coetanei (31). In Gdc 2 ne abbiamo invece quattro: a) Giosuè licenzia al popolo (6); b) fedeltà del popolo ai tempi di Giosuè e di suoi coetanei (7); c) morte e sepoltura di Giosuè (8-9); d) morte della generazione antica e comparsa di una nuova (10).

In Gs viene prima citata la morte del capo e poi la fedeltà del popolo ai suoi tempi, mentre in Gdc la morte del capo viene posposta. Questa inversione d'ordine permette al narratore di Gdc 2 di riutilizzare in senso propulsivo le informazioni di Gs 24, agganciandovi l'elemento che porta avanti la storia (d: la morte della generazione antica e la comparsa di una nuova)67. Viene impiegato pertanto lo stesso materiale sia in Gs 24,28-31 sia in Gdc 2,6-10, la prima volta come conclusione di un'epoca e la seconda come introduzione alla successiva; procedimento che si è osservato anche nella doppia notizia della morte di Giuseppe (Gen 50,26 = Es 1,6-8).

Il versetto 2,10, che contiene la novità informativa essenziale per il rilancio del racconto, impiega due volte il termine dôr:

E anche tutta quella dôr fu riunita ai suoi padri68, e sorse una dôr nuova dopo di loro che non conosceva Yhwh e nemmeno l'opera che aveva fatto per Israele.

L'impiego, all'interno dello stesso versetto, di dôr riferito sia alla vecchia sia alla nuova generazione è unico nell'Antico Testamento; tale ripetizione da un lato crea analogia e continuità tra le generazioni, dall'altro ne mette in risalto gli aspetti contrastanti.

La nuova dôr, quella che segue a Giosuè, è definita in termini negativi rispetto a quella appena estinta, a partire dall'attributo che la accompagna: רחא ("altra"); esso assume infatti senso ironico se visto in relazione al seguito della narrazione. רחא ritorna nella descrizione della continua apostasia di questa "nuova/altra" dôr al v. 17 ("essi si prostituivano dietro ad altri dèi", םי ִ֔ר ֵח ֲא םיִ֣הלֹ ֱא ֙י ֵר ֲח ַֽא וּ֗נָז ), una volta come espressione tipica dell'idolatria (ירחא הנז "andare dietro, idolatrare"), ed una volta come attributo degli dèi "stranieri, altri" da loro seguiti (םירחא םיהלא).

67 L.R. Klein (1988), 31 interpreta in questo modo l'inversione degli elementi e

l'inserimento della "novità": "by ending with the death of Joshua and the generation that followed, the Judges version of this passage re-focuses the conclusion of the tale of Joshua to serve as an introduction to the sequence of judges".

68 La formula "riunirsi coi genitori", con cui viene descritto l'estinguersi della vecchia

dôr, compare anche in 2Re 22,20, e ricorda le formule simili "andare dai genitori" (cfr. Gen 15,15, paragrafo Il seme di Abramo), "coricarsi coi genitori" (Dt 31,16), e il molto più frequente "riunirsi col suo popolo" (Gen 25,8.17; 35,29; 49,29.33; Nm 27,13; 31,2; Dt 32,50). Tutte queste formule non sono soltanto eufemismi per indicare la morte, ma riflettono l'abitudine degli Israeliti di seppellire il defunto nella tomba degli antenati, come sostiene in un articolo E.M. Meyers (1970), 2-29.

Un'altra parola è abilmente ripetuta per segnalare il capovolgimento di situazione che avviene al passaggio generazionale. Della vecchia generazione infatti è detto al v. 7: "servirono Yhwh"; mentre della nuova, pochi versetti dopo (11): "servirono i Ba’alim", ossia gli dèi stranieri. Lo stesso verbo (דבע), riproposto per di più nella stessa forma (wayyiqṭol 3 m. pl., sia in concordanza a senso con il singolare collettivo םעה in 2,7, sia con לארשׂי ינב in 2,11), esprime con efficacia il contrasto tra gli atteggiamenti religiosi delle due dôr.

Si nota inoltre che non soltanto nel lessico, ma anche nella sintassi viene rappresentato il contrasto tra le due generazioni, attraverso la costruzione a chiasmo della prima metà di 2,10 in cui esse vengono introdotte (dôr1 - verbo1 - verbo2 - dôr2):

לָכּ ֙םַגְו ם ֶ֗הי ֵר ֲח ַא ר ֵ֜ח ַא רוֹ ֙דּ ֩ם ָקָיַּו ויָ֑תוֹב ֲא־ל ֶא וּ ֖פ ְס ֶאֶנ אוּ ֔ה ַה רוֹ ֣דּ ַה־

Un forte elemento di caratterizzazione della nuova dôr compare in 2,10b, dove si legge che essa "non conosceva Yhwh e nemmeno l'opera che aveva fatto per Israele" ( הָ֖שׂ ָﬠ ר ֶ֥שׁ ֲא ה ֶ֔שׂ ֲﬠ ַמַּֽה־ת ֶא ֙םַגְו הָ֔והְי־ת ֶא ֙וּע ְד ָֽי־א ֹל רֶ֤שׁ ֲא ׃לֵֽא ָר ְשִׂיְל). La parola chiave è indubbiamente עדי (אל) "(non) sapere/conoscere", che come abbiamo visto ricorre spesso nei racconti di dôr. Boling scrive al riguardo: "the verb to know is here used as in Exod 1:8 (a king who knew not Joseph). The statement marks the turn of an era, not merely the passage of time but also a basic change in situation and relationships"69.

Il passaggio dalla vecchia alla nuova generazione viene descritto in questo testo anche come un passaggio dalla conoscenza all'ignoranza. Della vecchia dôr dei tempi di Giosuè si dice, nella duplice notizia della morte, che conosceva (Gs 24,31) e che aveva visto (Gdc 2,7) le opere di Yhwh70:

Gs 24,31: Israele servì il Signore durante tutta la vita di Giosuè e durante tutta la vita degli anziani che sopravvissero a Giosuè, i quali avevano conoscenza (ועדי) di tutte le opere che il Signore aveva fatte per Israele.

Gdc 2,7: Il popolo servì il Signore durante tutta la vita di Giosuè e durante tutta la vita degli anziani che sopravvissero a Giosuè, i quali avevano visto (ואר) tutte le grandi opere che il Signore aveva fatte per d'Israele.

69 Boling, Wright (1982), 72.

70 La variazione nel verbo tra questi due passi (האר/עדי) non è commentata da Boling,

mentre può essere ritenuta significativa dal momento che si può riconoscere, nella versione con "vedere" di Gdc 2,7, un chiaro riferimento a Dt 11,7 (si veda anche la presenza in entrambi dell'attributo "grande" riferito all'opera di Yhwh, assente in Gs 24,31: ל ֹ֑דָגּ ַה הָ֖והְי הֵ֥שֲׂﬠ ַמ־לָכּ־ת ֶא, Dt 7,11; Gdc 2,7). Questa suggestione viene da L.J. Sicre, appunti e dispense private.

Mentre della nuova dôr viene detto l'esatto opposto in Gdc 2,10. Con una piccola variazione nella formulazione (l'aggiunta della negazione אל), il testo biblico mette in opposizione la nuova con la vecchia generazione; gli elementi della formula comune compaiono infatti nella stessa sequenza: 1) concetto di "dopo", רחא; 2) pronome רשׁא; 3) verbo di conoscenza/esperienza עדי (אל), o האר; 4) oggetto diretto השׂעמ; 5) relativa לארשׂיל השׂע רשׁא. Lo schema di seguito esemplifica le somiglianze e le differenze tra le due formule:

elementi vecchia dôr (Gs 24,31; Gdc 2,7) nuova dôr (Gdc 2,10) confronto חאר י֣ ֵר ֲח ַא ֙םי ִמָי וּכי ִ֤ר ֱא ֶה ַעוּ ֔שׁוֹהְי ר ֵ֜ח ַא רוֹ ֙דּ ֩ם ָקָיַּו ם ֶ֗הי ֵר ֲח ַא

l'uso della radice רחא è vario (come verbo, avverbio e aggettivo) רשׁא ר֣ ֶשׁ ֲא ר֣ ֶשׁ ֲא identico עדי (אל), o האר וּ ֗א ָר / וּ ֗ע ְדָי ֙וּע ְד ָֽי־אֹל alternanza tra - עדי/האר per la vecchia generazione; negazione (אל) per la nuova השׂעמ הָ֔והְי ה֣ ֵשׂ ֲﬠ ַמ־לָכּ ת ֵ֚א -- הֵ֤שׂ ֲﬠ ַמ־לָכּ ת֣ ֵא / לוֹ ֔דָגּ ַה ֙הָוהְי ה ֶ֔שׂ ֲﬠ ַמַּֽה־ת ֶא diverso wording (cfr. anche Dt 11,7) לארשׂיל השׂע רשׁא לֵֽא ָר ְשִׂיְל הָ֖שׂ ָﬠ ר ֶ֥שׁ ֲא ל ֵֽא ָר ְשִׂיְל הָ֖שׂ ָﬠ ר ֶ֥שׁ ֲא identico

In più in 2,10, sempre in relazione alla nuova dôr, si dice che essa non conosceva Yhwh. Questa espressione può essere vista, come sembra suggerire Boling nel suo commento, alla luce del linguaggio diplomatico del Vicino Oriente Antico, secondo la lettura data da H.B. Huffmon nel suo articolo "The treaty background of Hebrew jāda‘".

Huffmon afferma che nei trattati internazionali ittiti ed accadici71 il verbo "conoscere" aveva spesso un senso tecnico di "riconoscimento del potere" tra regnante e vassallo; allo stesso modo "the technical usage of know to indicate mutual legal recognition on the part of suzerain and vassal, i.e. Yhwh and his servant(s), also seems to appear in the Bible". Applicata tale accezione di jāda‘ a Gdc 2,10 risulterebbe pertanto che la nuova dôr "non riconosceva Yhwh come suo sovrano". Huffmon non cita in particolare il nostro testo, ma la sua ipotesi vi risulta confacente, dal momento che in Gdc 2,10 si parla di un passaggio non solo storico ma anche politico, con la nascita della nuova istituzione dei Giudici in Israele.

Il tema della conoscenza è di nuovo legato a questa dôr nel prosieguo del testo, seppure si segnalino alcune importanti differenze. Al cap. 3, ai versetti 1-6, viene ripreso il tema dei popoli stranieri rimasti in terra di Canaan dopo la conquista, con particolare enfasi sulla loro funzione. La loro presenza, descritta come potenzialmente pericolosa per Israele ("un laccio", "una trappola" si dice al v. 2,3), porta gli Israeliti a commettere apostasia (si veda 2,11) e ad unirsi alle loro donne (3,6). Questi popoli vengono lasciati volontariamente da Yhwh in mezzo a Israele per metterlo alla prova. Essi sono destinati ad essere un trait d'union con il passato per le nuove generazioni di Israele, per metterli alla prova sulla loro fede, sui comandamenti dati ai padri e per insegnare loro la guerra. La loro funzione transgenerazionale è analoga, per quanto differente, all'altare di Gs 22, che fungeva da testimone (dunque da insegnamento e prova) per le future dôrôt di Israele.

L'insegnamento/prova delle nazioni straniere diventa qui un Leitmotiv. La formulazione di questo concetto ricorre infatti come un ritornello (לארשׂי תא םב הסנ, "mettere alla prova attraverso di loro Israele") in 2,22; 3,1; 3,4. La prima volta viene detto che i popoli stranieri saggeranno "se Israele osserverà e camminerà sulla via di Yhwh, come i padri l'avevano osservata, oppure no" (2,22); la seconda che "metteranno alla prova Israele, tutti coloro che non avevano conosciuto tutte le guerre di Canaan" (3,1); la terza che "metteranno alla prova Israele per sapere se essi ascolteranno i comandamenti che Yhwh aveva comandato ai loro padri per

71 H.B. Huffmon (1966), 32-33. Lo studioso cita, fra gli altri, un trattato tra il re ittita

Shuppiluliuma e Huqqana dell'Asia Minore orientale (J. Friedrich, Staatsverträge des Hatti-Reiches in hethitischer Sprache, vol. II, MVAG 34 [1930], 106-111); un altro trattato ittita tra Muwatalli e Alaksandu dell'Asia Minore occidentale (Ibi., 58-59); e un caso simile presente in un testo assiro, in cui un vassallo di Assurbanipal, notando che le richieste del re vengono puntualmente accordate dagli dèi, dice al sovrano: "tu sei il re che gli dèi (ri-)conoscono" - accezione "politica" del verbo jāda‘ (cfr. M. Streck, Assurbanipal und die letzten assyrischen Konige bis zum Untergange Niniveh's [Leipzig, 1916], 22, riga 123).

mano di Mosè" (3,4). La prima e l'ultima prova sono di natura teologica, simili tra loro; si differenzia invece nella sintassi (manca l'interrogativa indiretta -ה) e nel tema la seconda prova, che è di natura bellica.

I versetti che ne parlano sono due, 3,1-2:

תֵ֖א וּ ֔ע ְדָי־אֹֽל ר֣ ֶשׁ ֲא־לָכּ ת ֵ֚א לֵ֑א ָר ְשִׂי־ת ֶא םָ֖בּ תוֹ ֥סַּנְל הָ֔והְי ַחיִ֣נּ ִה ר֣ ֶשׁ ֲא ֙םִיוֹגּ ַה הֶלֵּ֤אְו ׃ן ַﬠָֽנ ְכּ תוֹ ֥מ ֲחְל ִמ־לָכּ

2

ַ֗ר ׃םוּ ֽﬠ ָדְי אֹ֥ל םיִ֖נ ָפְל־ר ֶשׁ ֲא קַ֥ר הָ֑מ ָחְל ִמ םָ֖ד ְמַּלְל ל ֵ֔א ָר ְשִׂי־יֵֽנ ְבּ תוֹ ֣רֹדּ ת ַﬠ ַ֚דּ ֙ן ַﬠ ַ֙מְל ק

1 Questi sono i popoli che il Signore lasciò stare per mettere alla prova, per mezzo di

essi, Israele, cioè tutti quelli che non avevano conosciuto le guerre di Canaan.

2 Egli voleva soltanto che le nuove generazioni dei figli d'Israele conoscessero e

imparassero la guerra: quelli, per lo meno, che non l'avevano mai conosciuta prima.

Il v. 1 si apre con la formula "questi sono i popoli" ( ֙םִיוֹגּ ַה ה ֶלֵּ֤אְו), che riprende ed aggiorna la situazione politica nota da Gs 23 (vv. 4, 7 e 12)72. Segue il Leitmotiv del mettere alla prova Israele (לֵ֑א ָר ְשִׂי־ת ֶא םָ֖בּ תוֹ ֥סַּנְל), questa volta limitato a tutti coloro che non avevano conosciuto le guerre cananee. Il verbo chiave è ancora una volta jāda‘, che in pochi versetti ritorna più volte: a 3,1; 3,2 (due volte) e 3,473; il verbo "conoscere" è infatti il Leitwort di tutta quanta la cosiddetta "seconda introduzione" del libro dei Giudici (2,6-3,6), di volta in volta applicato ad un oggetto di conoscenza diverso: Yhwh, la sua opera, la/e guerra/e, l'obbedienza degli Israeliti.

Il v. 2 specifica quanto detto al v. 1b, ripetendo la finalità ( ֙ןַﬠ ַ֙מְל) e i destinatari dell'insegnamento/prova, definiti, con più precisione di 3,1, "le dôrôt dei figli di Israele, per lo meno (קַ֥ר) quelle che prima non avevano conosciuto la guerra". La precisazione del v. 2 dilata di molto il periodo principale (3,1a: "queste sono le nazioni"..., 3,3: "i cinque principi dei Filistei, tutti i Cananei" etc.), creando una parentesi piuttosto articolata, che già in antichità presentava problemi di interpretazione e traduzione74.

Fino ad ora non avevamo ancora incontrato nessuna dôr descritta esplicitamente come "ignorante sulla guerra"; questa introduzione al libro e all'epoca dei Giudici ce ne presenta più di una (si veda l'uso al plurale di dôr in 3,2). Nella serie di motivazioni per cui alcune nazioni straniere

72 Boling, Wright (1982), 77 su questa apertura di capitolo scrive: "policy was being

updated".

73 Idem, 78, definisce il v. 2 "a parenthetical play on the verbal root yd', connoting to

know by experience (cfr. 8,16)".

74 Si nota come quasi tutti i traduttori cerchino soluzioni alternative. Cfr. la sinossi delle

restano in Canaan, la seconda, quella bellica, sembra fuori luogo. Essa invece anticipa un elemento ricorrente del periodo dei Giudici ed esplicita a chiare parole il tema del cap. 20: apprendere la disciplina divina attraverso l'esperienza della guerra.

Questa nuova generazione, contrapposta fortemente alla precedente generazione di Giosuè, è fondamentalmente ignorante: non conosce Yhwh (o non ne riconosce l'autorità, secondo la lettura di Huffmon), non conosce le sue opere e non conosce la guerra. Nella presentazione dei protagonisti si trova tutta l'essenza della stagione storico-politica che sta per cominciare...

              CAPITOLO 3