NEMO 21 st Annual Conference Documentation, 2013: 30 «Mentre le attività base dei musei non cambieranno sostanzialmente, cambierà invece profondamente con chi, per
71 FONDAZIONE FITZCARRALDO 2009 72 BOLLO 2014.
2.1.4 Il design della partecipazione
E’ necessario ora precisare cosa significhino concretamente, in ambito museale, “partecipazione” e “progetto partecipativo”. Gli approcci adottati da studiosi e professionisti al riguardo differiscono principalmente circa la natura, l’oggetto e il grado di partecipazione. Non esistono infatti approcci giusti o sbagliati: a seconda del contesto geografico e culturale di riferimento e dell’analisi di casi studio differenti, i vari studiosi sono giunti a conclusioni diverse, tutte estremamente valide, ma non universalizzabili.
Nel suo libro “The participatory museum”, Nina Simon sostiene che, alla base di qualsiasi modello e categorizzazione di progetti partecipativi, vi sia la necessità di ideare, in generale,
96 ANBERREE E ALTRI, 2015, pp. 32-33.
97 Ibid., p. 41: «Our results show that, while participatory projects allow cultural organizations to build bridges
with their publics and transform their relationship with the worlds of art, the transformation is not necessarily mutual, and public participation does not activate the organization. Observation of organizational changes over a period of several years applying longitudinal methodology would make possible a closer analysis of the reciprocal links and iterative loops between participatory approaches and organizational transformation».
Si veda anche, THE WALLACE FOUNDATION 2012, p. 11: «For organizations to build and sustain audience
participation successfully, they must also foster what organizational management gurus like to call “a culture of learning” – an atmosphere that encourages employees to assess their work, use disagreement effectively, innovate at the boundaries of departments and take risks».
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esperienze che incoraggino le persone a interagire e socializzare, seguendo tuttavia un processo chiamato “me-to-we design”.98 Per poter spingere il pubblico a partecipare ad esperienze collettive, è necessario coinvolgerlo prima individualmente e far sì che la necessità di un coinvolgimento maggiore, di tipo sociale, venga da sé.
nel chiedersi come descrivere i vari modi in cui il pubblico interagisce in maniera partecipativa con un’istituzione museale, individua quattro modelli di partecipazione, partendo da elaborazioni precedenti:99
• Contribution: i visitatori sono sollecitati a partecipare in processi controllati dall’istituzione, contribuendo ad essi attraverso la condivisione di oggetti, azioni o idee;
• Collaboration: si tratta di un grado di partecipazione maggiore, in cui i visitatori diventano partner attivi dell’istituzione nella realizzazione di progetti, ideati e controllati dall’istituzione;
• Co-creation: questa forma di partecipazione prevede che i membri della comunità lavorino insieme allo staff del museo fin dall’inizio, ovvero dal momento di definizione degli obiettivi del progetto fino alla generazione di un programma;
• Hosting: questo livello estremo di partecipazione prevede invece che l’istituzione metta a disposizione i propri spazi e/o le proprie risorse per ospitare un progetto sviluppato dai membri della comunità o azioni compiute da visitatori di passaggio. Diverso è invece l’approccio adottato dal gruppo di professionisti impegnato nel progetto della Commissione europea “Creative Museum”, di cui si è parlato nel primo capitolo.
Con uno sguardo orientato verso la pratica, gli studiosi hanno individuato cinque “tipi” o modelli in cui inquadrare le esperienze di partecipazione analizzate nel corso del progetto:100
• Workshop/ project/ one-off event: progetti e attività di breve durata in occasione dei quali i visitatori possono creare qualcosa ed interagire in maniera creativa con la collezione, grazie alla mediazione dello staff del museo;
• Dedicated spaces: spazi del museo dedicati ai visitatori e in cui questi ultimi possono cimentarsi con processi creativi. Possono essere “autogestiti” e privi di staff o includere la presenza di educatori o strumenti tecnologici;
98 SIMON 2010, pp. 85- 120. 99 Ibid., cap. 5.
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• Co-curated exhibitions, partnerships and collaborations: si tratta di una delle forme più estreme di partecipazione, in cui i visitatori collaborano attivamente con lo staff del museo alla realizzazione di progetti, mostre o eventi;
• Re: mixing the museum: i visitatori hanno la possibilità di “remixare” il museo, entrando nel vivo del processo interpretativo insieme ai curatori e allo staff del museo; • “Permission-free”: una forma di partecipazione che può tradursi concretamente
secondo le forme più varie, ma che, in generale, consiste nella possibilità per i visitatori di vivere il museo senza costrizioni.
Ultimo approccio metodologico analizzato è quello emerso da un recente articolo scientifico:101 sebbene lo studio si concentri esclusivamente sul ruolo dei progetti partecipativi nel processo di cambiamento organizzativo e sebbene si faccia riferimento ad un grado di partecipazione particolarmente alto (ovvero nel processo di decision- making), parte dell’articolo riflette sulle possibili forme di partecipazione, individuandone tre:
• Deliberative and argumentative: è il massimo grado di partecipazione del pubblico alla vita del museo. Essa consiste nel coinvolgere diverse fasce di pubblico in discussioni e dibattiti circa le scelte di policy e la linea d’azione che il museo dovrebbe seguire, inclusi i futuri progetti da realizzare;
• Dialogical: i visitatori vengono coinvolti in dibattiti e discussioni con artisti ed esperti, ma in maniera maggiormente passiva rispetto al caso precedente;
• Aesthetic: questa categoria è stata pensata per il settore teatrale e, pertanto, si riferisce alla partecipazione attiva da parte del pubblico in spettacoli teatrali. Se trasportata al mondo museale, tuttavia, potrebbe essere paragonata alla realizzazione da parte del pubblico di prodotti artistici, poi esposti o utilizzati dal museo sotto altre forme.
101 ANBERREE e altri, 2015, p. 31.
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2.1.5 Alcune best practice europee
Come anticipato in precedenza, un cospicuo numero di buone pratiche in tema di engagement partecipativo è stato già selezionato e raccolto dagli esperti coinvolti nei progetti Adeste, Creative Museum ed Engage Audieces.
Tuttavia, considerata la natura del caso studio che si tratterà, le best practice selezionate non possono essere prese in considerazione per un motivo fondamentale: le esperienze selezionate dai tre progetti appartengono ad organizzazioni troppo differenti fra loro per offerta culturale, dimensioni, governance e contesto geografico di riferimento (includendo quindi musei, gallerie, centri culturali, fondazioni, siti archeologici, teatri e festival). Alcune esperienze, inoltre, consistono in casi virtuosi di processi di audience development, non del tutto pertinenti quindi con l’argomento trattato.
Il case study presentato nei capitoli successivi porta, invece, a restringere automaticamente il campo alle sole istituzioni pubbliche nazionali europee. Sebbene collocate in un contesto estremamente eterogeneo come quello europeo, le istituzioni museali nazionali selezionate possono considerarsi accomunate dai seguenti fattori:
1. Istituzionalità 2. Identità nazionale
3. Responsabilità nei confronti della comunità 4. Governance
Le più importanti best practice individuate sono così ripartite fra i diversi Paesi europei: