NEMO 21 st Annual Conference Documentation, 2013: 30 «Mentre le attività base dei musei non cambieranno sostanzialmente, cambierà invece profondamente con chi, per
1.2.1 Nuove mission e rapporto con i pubblici: l’approccio normativo del Mibact
Sebbene il panorama europeo sia rassicurante e porti alla considerazione che lo sviluppo delle mission museali e il rinnovamento del loro rapporto con i pubblici siano stati recepiti anche al livello normativo, altrettanto non si può dire per il panorama italiano.
Se da un lato è innegabile il recente sforzo operato dalla Riforma Franceschini nel dare rilievo ai musei in quanto valorizzatori e promotori del patrimonio artistico-culturale italiano,54 dall’altro, parlare di “valorizzazione”, “comunicazione” e “servizi al pubblico” non è abbastanza e relega i musei ad un ruolo di meri “pubblicitari” dei prodotti offerti.
Le carenze normative, tuttavia, non devono far pensare ad una assoluta incapacità dei musei italiani di adeguarsi alle spinte concettuali provenienti dal contesto internazionale, specialmente quello europeo: come si vedrà in avanti, ciascun museo, attraverso le proprie risorse e forme gestionali e organizzative emergenti, ha trovato la propria strada verso il raggiungimento degli alti obiettivi fissati dall’Unione Europea.
Come appena detto, dunque, le norme italiane in materia di musei e loro sviluppo non sembrano essere aggiornate, tanto nel contenuto quanto nella terminologia utilizzata; tuttavia, è bene citare alcune importanti disposizioni emanate dagli anni novanta in poi, le quali gettano nuova luce sul ruolo dei musei italiani e sul loro rapporto con i pubblici.
Tra le prime disposizioni degne di considerazione, vi è l’Atto di indirizzo sui criteri tecnico-
scientifici e sugli standard di funzionamento e sviluppo dei musei del 2001.55 Nell’introduzione all’atto, si legge infatti:
«La partecipazione progressivamente più vivace dell'Italia al dibattito internazionale sul ruolo dei musei, e l'ampia bibliografia specifica prodotta sui temi relativi negli ultimi anni, hanno agevolato il formarsi di una più chiara visione del museo in termini di servizio destinato a
54 Della Riforma si parlerà ampiamente nel capitolo terzo, quando verrà introdotto il caso studio.
55 Mibact, D.M. 10 maggio 2001, Atto di indirizzo sui criteri tecnico- scientifici e sugli standard di funzionamento
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un'utenza, ossia la variegata gamma dei visitatori di ogni età, provenienza e formazione; e ciò anche in ragione di una più vasta e diffusa sensibilità etica nei confronti dell'utenza stessa, che ha ispirato e ispira la creazione di strumenti quali le «carte dei servizi» e le «carte dei diritti». In sintesi estrema, si è profilata l'esigenza di una precisazione della mission dei musei, riorientandola verso il visitatore, così da affinare ulteriormente quell'interpretazione del museo come pubblico servizio […]».
La norma contenuta alla voce Ambito VII – Rapporti del museo con il pubblico e relativi servizi prevede che:
«Ogni museo è tenuto, anche nel rispetto della normativa vigente, a dedicare impegno e risorse affinché l'accesso al museo sia garantito a tutte le categorie di visitatori/utenti dei servizi, rimuovendo barriere architettoniche e ostacoli di ogni genere che possano impedirne o limitarne la fruizione a tutti i livelli […] Per tutti gli aspetti comunicativi e informativi è da tenere presente la rilevanza progressivamente assunta dalla comunicazione remota, specialmente tramite Internet, atta a rendere disponibili informazioni scientifiche e pratiche di ogni genere in anticipo e successivamente rispetto alla visita effettiva».
Sebbene, all’epoca, si pensasse ancora al visitatore come un utente di servizi e non come attivo partecipante alla vita del museo, si prospetta tuttavia un ripensamento della mission orientata al pubblico e, precorrendo i tempi, una rilevanza della tecnologia, in particola modo di Internet, nell’instaurare una comunicazione più efficace con i propri visitatori.
Nel testo elaborato dal gruppo di esperti che ha lavorato alla realizzazione dell’Atto, 56 oltre a ribadire il ruolo educativo del museo,57 si legge inoltre che:
«Un ambito d’indagine relativamente nuovo, ma di grande interesse, è quello del pubblico giovanile o adulto che non viene al museo: la grande maggioranza della società, che dalle rilevazioni sul campo appositamente svolte risulta scarsamente interessata o a rinnovare la visita al museo dopo quella ‘forzata’ dell’età scolastica, o addirittura a recarvisi per la prima volta. Questo pubblico potenziale deve entrare nella considerazione del museo come obiettivo da raggiungere, attraverso diversificate strategie di comunicazione e coinvolgimento».
56 Elaborati del Gruppo di lavoro (D.M. 25.7.2000).
57 Con riferimento ai servizi educativi, si legge: «Essi pertanto si rivolgono in modo generale alla popolazione
scolastica, ma anche a persone interessate e competenti e in generale alla comunità di riferimento del museo, nell’ottica di fare del museo un luogo di eccellenza per l’approccio al passato locale e nazionale, integrativo della formazione scolastica e universitaria nonché dei percorsi culturali individuali».
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Purtroppo, invece, nella sezione Rapporti con il territorio, non si fa menzione della responsabilità sociale che un museo pubblico dovrebbe avere nei confronti della popolazione del proprio territorio di riferimento, incentivandone la crescita e lo sviluppo attraverso la partecipazione alla vita e alle attività del museo. Si legge infatti soltanto che “nell’ambito delle funzioni di responsabilità territoriale di un museo possono essere comprese attività di studio e ricerca, di documentazione, d’informazione, di salvaguardia diretta e indiretta; di gestione e
di valorizzazione del patrimonio storico e artistico del territorio di riferimento”.
E’ stato nel 2014, tuttavia, che, attraverso il Decreto del 23 Dicembre 2014, meglio noto come
Riforma Franceschini, si è acceso un barlume di speranza circa la capacità dei policy maker di
recepire i cambiamenti in atto.
Sebbene della riforma si parlerà ampiamente più avanti, mettendone in luce anche gli aspetti critici, vanno qui menzionati i suoi due principali meriti: l’aver riconosciuto il Museo come istituzione dotata di una propria identità, non più semplice ufficio della Sovrintendenza e l’aver istituito una Direzione Generale Musei, incaricata, fra gli altri compiti, di promuovere e gestire progetti di sensibilizzazione e favorire la partecipazione attiva della comunità.
Proseguendo nel tempo, vale la pena ricordare anche l’Accordo di collaborazione tra il Mibact
e l’ICOM, siglato nel 2015. L’accordo contiene alcune importanti disposizioni in materia di
risorse umane, principali responsabili dello sviluppo delle attività dei musei. Si legge infatti: «[…] ICOM Italia, d’intesa con la Direzione Generale Musei, potrà […] assicurare eventuali docenze in corsi e seminari su temi relativi alla museologia e altri settori in cui ha sviluppato competenze ed esperienze significative. ICOM Italia è in grado e disponibile anche a organizzare direttamente corsi di formazione relativi alle materie di propria competenza sulla base di specifici accordi con il Mibact».
Di recente emanazione è invece il Decreto ministeriale relativo all’ Adozione dei livelli minimi
uniformi di qualità per i musei e i luoghi della cultura di appartenenza pubblica e attivazione del Sistema museale nazionale.58 Sebbene il decreto abbia il merito di fissare degli standard qualitativi comuni a tutti musei, ancora non viene menzionata la partecipazione attiva di tutte
58 Mibact, Decreto ministeriale del 21 Febbraio 2018, n. 113, Adozione dei livelli minimi uniformi di qualità per i
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le fasce di pubblico come obiettivo a cui tutti i musei dovrebbero aspirare. All’articolo 2, si legge infatti che “il sistema museale nazionale è finalizzato a potenziale la fruizione del patrimonio culturale, con particolare riguardo alla sua capillare diffusione sull’intero territorio nazionale”.
Inoltre, nella sezione Ambito III: comunicazione e rapporti con il territorio dell’allegato, si legge che:
«I musei hanno come finalità istituzionale quella di offrire alla collettività un servizio culturale fondato sulla conservazione e valorizzazione delle loro collezioni. Strumenti fondamentali per adempiere a tale mandato sono la comunicazione e la promozione del patrimonio».
Se un’analisi dei contenuti normativi nazionali in tema di musei può soddisfare in maniera sommaria, sembrano essere invece più al passo con i tempi gli studi promossi dalla DG Musei e contenuti nella serie iniziata nel 2016 chiamata Quaderni della valorizzazione, consultabili sul sito della Direzione generale. Al momento ne sono stati pubblicati cinque, ma, i più rilevanti ai fini di questa trattazione sono:
• Il monitoraggio e la valutazione dei pubblici dei musei. Gli osservatori dei musei
nell’esperienza internazionale:59 lo studio di Alessandro Bollo riflette sull’importanza
delle indagini quantitative e qualitative in ambito museale al fine di una maggiore conoscenza del proprio pubblico. Lo studio muove i propri passi da un’analisi comparata delle principali esperienze internazionali;
• Il patrimonio culturale per tutti: fruibilità, riconoscibilità, accessibilità:60 lo studio in questione, invece, si sofferma sul tema dell’accessibilità museale, mettendone in luce le necessità strategiche e comunicative da mettere in atto. Oltre a trattare ampiamente delle nuove forme di accessibilità per persone affette da disabilità, la ricerca si sofferma anche su altre fasce di pubblico come le famiglie e gli anziani.
59 A. Bollo, Il monitoraggio e la valutazione dei pubblici dei musei. Gli osservatori dei musei nell’esperienza
internazionale, in Quaderni della valorizzazione- ns 2, 2016.
60 G. Cetorelli, M. R. Guido, Il patrimonio culturale per tutti: fruibilità, riconoscibilità, accessibilità, in Quaderni
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