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Diagnosi: Tecniche di immagini

Nel documento CARCINOMA DELLA PROSTATA (pagine 50-55)

5.3.1. Ecografia transrettale

Importanti limiti dell’ecografia transrettale (TransRectal UltraSound, TRUS) sono legati al fatto che,

sebbene la maggior parte dei carcinomi prostatici si configuri come lesioni ipoecogene, non si può trascurare

la possibile iperecogenicità di alcune forme di carcinoma della prostata e che un’elevata percentuale di

carcinomi sono di aspetto isoecogeno, anche se localizzati nella parte periferica (circa il 40%)

1,2

.

È importante sottolineare che negli studi dove l’ecografia transrettale viene utilizzata in sinergia con

l’esplorazione rettale, con la valutazione del PSA o con entrambe, essa si comporta come un significativo

fattore di amplificazione diagnostica. Attualmente l’ecografia transrettale gioca un ruolo fondamentale

ed indispensabile nella guida della biopsia prostatica; nei pazienti biopsiati sotto guida digitale si

riscontra, infatti, la presenza di tumore nel 9.1% dei casi che sale al 39,3% se si ripete la biopsia sotto guida

ecografica

3-5

.

L’ecografia transrettale, inoltre, trova le seguenti indicazioni:

• Nel caso di un importante interessamento extra-capsulare è in grado di dimostrarne la sede e

l’estensione, anche se la sensibilità è minore rispetto alla risonanza magnetica, mentre il valore

predittivo positivo è simile, ove quest’ultima non sia disponibile

6

;

• Nel calcolo del volume prostatico finalizzato alla determinazione della PSA density (PSAD);

• Nel controllo dei pazienti sottoposti a prostatectomia radicale per la visualizzazione di

un’eventuale lesione solida (recidiva) in loggia prostatica o in sede perianastomotica.

• Nella fusione di immagini a Risonanza Magnetica (RM) e immagini ecografiche per una

migliore localizzazione e campionamento bioptico della lesione identificata alla RM

(MR-TRUS guided fusion biopsy)

7-9

, con un significativo miglioramento della performance

diagnostica sia nei pazienti sottoposti a campionamento bioptico per la prima volta, sia nel

campionamento mirato di aree sospette alla risonanza in pazienti con pregresse biopsie

5.3.2. Tomografia computerizzata (TC)

La TC non è una tecnica adeguata per la diagnosi di carcinoma prostatico, poiché, per la ridotta

risoluzione di contrasto per quest’organo, l’anatomia zonale della ghiandola non è riconoscibile, né vi è

differenza fra tessuto neoplastico e tessuto normale in termini di densità radiologica

10

.

5.3.3. Risonanza magnetica (RM)

In ragione delle più recenti evidenze scientifiche, la RM multiparametrica (mp-RM) ricopre un ruolo

fondamentale nell’individuazione del cancro della prostata in pazienti con sospetto clinico: l’ormai

consolidato protocollo multiparametrico, che prevede sequenze anatomiche T2-pesate, T1-pesate in

perfusione (Dynamic Contrast Enhanced Magnetic Resonance Imaging, DCE-MRI) e pesate in diffusione

(Diffusion Weighted Imaging, DWI) è in grado di fornire una combinazione di informazioni anatomiche,

biologiche e funzionali

11

necessarie per una più precisa definizione delle lesioni sospette

11

. Attualmente, il

più acceso dibattito verte su quale debba essere il timing per l’esecuzione della RM. In uno studio

recentemente pubblicato da Rosenkrantz e colleghi

12

, si conferma quanto già evidenziato da Schoots e

collaboratori

13

, e cioè come la RM trovi chiara indicazione per la guida del campionamento bioptico in

pazienti con precedenti biopsie negative e persistente sospetto clinico di cancro della prostata

14,15

.

Tali studi evidenziano come la biopsia prostatica dovrebbe essere, quindi, condotta con:

• Biopsia eseguita in Risonanza Magnetica (in-bore);

• Biopsia eseguita con fusione di immagini TRUS-MR (fusion imaging biopsy);

Ad oggi, con la diffusione di strumenti sempre più sofisticati e precisi per l’esecuzione di biopsie con fusione

di immagini tra RM multiparametrica ed ecografia real-time transrettale, la biopsia cognitiva eseguita sotto

guida ecografica sulla base delle immagini RM (senza fusione digitale di immagini) risulta un

approccio ragionevole, permettendo comunque di passare da una biopsia ‘alla cieca’ ad una biopsia

mirata (Targeted Biopsy)

16-20

ma che risulta comunque gravata da limiti in termini di accuratezza

diagnostica

21

.

Le evidenze scientifiche a favore dell’esecuzione della RM in pazienti con precedente biopsia negativa e

persistente sospetto clinico, hanno spinto ad indagare la performance diagnostica della RM anche in pazienti

con sospetto clinico di cancro della prostata, ma non precedentemente sottoposti a biopsia. A tale riguardo,

alcuni studi hanno dimostrato come il campionamento bioptico mirato, in aggiunta all’approccio sistematico,

sia meglio correlato al Gleason Score chirurgico/patologico (pGS)

22,23

, mentre altri hanno evidenziato una

migliore performance in termini di sensibilità e specificità della biopsia mirata rispetto all’esecuzione di

biopsie con approccio sistematico, riducendo significativamente la detection rate di tumori clinicamente non

rilevanti

24,25

. Di conseguenza, alcuni autori suggeriscono l’esecuzione della biopsia dopo la RM, al fine di

guidarne il campionamento

26

.

Studi monocentrici condotti per la valutazione della performance diagnostica del protocollo

multiparametrico, hanno evidenziato un’elevata sensibilità e specificità della metodica, con un Valore

Predittivo Negativo (VPN) compreso tra il 63% ed il 91% per i tumori prostatici di qualsiasi grado e tra il

92% ed il 100% per i soli tumori clinicamente significativi

11

. In uno studio retrospettivo condotto da Itatani e

coll. su un campione di 193 pazienti, viene riportato un VPN del 89,6% per l’identificazione dei tumori

clinicamente significativi

19

, mentre in un altro studio condotto da Filson e coll. viene riportato un VPN del

56% e dell’85%, rispettivamente per i tumori di qualsiasi grado e per i soli tumori clinicamente significativi

7

.

Tuttavia, va ricordato come il VPN sia strettamente correlato alla prevalenza di malattia campione in esame,

e di conseguenza, come la selezione dello stesso possa influire notevolmente sul risultato finale degli studi in

questo ambito. La RM intesa come uno strumento addizionale che, unitamente ai valori di PSA, all’ER,

all’età del paziente, alle comorbidità e all’anamnesi familiare, possa essere dirimente nella selezione dei

pazienti da sottoporre a biopsia

27,28

, trova conferma nel più recente studio PROMIS (multicentrico su larga

scala), che dimostra come tale metodica di imaging possa svolgere il ruolo di triage test prima della biopsia

con duplici vantaggi in termini clinico-epidemiologici: da una parte riducendo del 25% biopsie non

necessarie, e, di conseguenza, prevenendo sovradiagnosi e sovratrattamento di tumori clinicamente indolenti;

dall’altra, incrementando del 18% la diagnosi dei tumori clinicamente significativi, altrimenti diagnosticati

con la sola biopsia random eco-guidata

29

.

Le conclusioni di questo studio suggeriscono di spostare il momento dell’esecuzione della risonanza

magnetica prima dell’esecuzione della biopsia prostatica, e su tale posizione vi è un progressivo

allineamento di tutti i maggiori centri radio-urologici. In aggiunta, il successivo studio PRECISION

(studio di non inferiorità randomizzato e multicentrico) ha dimostrato come la RM seguita da

campionamento bioptico mirato abbia identificato un maggior numero di cancri clinicamente significativi

rispetto alla sola biopsia standard (38% vs. 26%), riducendo la detection dei cancri clinicamente indolenti

9

.

In aggiunta ai precedenti, lo studio di Van der Leest e coll.

30

ha dimostrato ancora una volta che la biopsia

potrebbe essere evitata nella metà dei pazienti precedentemente sottoposti a RM, con una conseguente

riduzione della diagnosi di cancri prostatici indolenti ed evidenziando come si possa fare diagnosi di cancri

clinicamente significativi con un minore numero di core bioptici.

Inoltre, in un recente studio condotto da Bjurlin e coll., si è dimostrato come la RM, eseguita in pazienti con

biopsia sistematica negativa, rappresenti un utile strumento unitamente ad altri parametri clinici (età, PSA,

Volume prostatico) per identificare i pazienti che non necessitano di un nuovo campionamento bioptico

31

.

Infine, tra gli studi che devono essere citati in merito, va annoverato lo studio MRI-FIRST

32

che è lo studio

controtendenza che ha evidenziato come biopsia in fusione di immagini (Biopsia Target) e Biopsia a sestanti

(Biopsia Standard) abbiano capacità diagnostica sovrapponibile nella detection dei cancri prostatici

clinicamente significativi, e come, piuttosto, l’esecuzione della Biopsia Target in aggiunta alla Biopsia

Standard migliori la detection rate, pur restando la seconda indispensabile ed ineliminabile.

Ciò che si evince da questi studi e che viene confermato anche nelle recenti Linee Guida della Società

Europea di Urologia (European Association of Urology -EAU) è, quindi, così riassumibile:

• la RMmp trova forte indicazione nei pazienti con biopsia a sestanti negativa e sospetto clinico

persistente

• la RMmp eseguita prima della biopsia in pazienti naive con sospetto clinico di cancro della

prostata ha indicazione debole-intermedia, anche in relazione al fatto che nel caso di RMmp

negativa e sospetto clinico elevato, la biospia a sestanti è comunque indicata

33

.

Tuttavia, la mancanza di standardizzazione della tecnica di fusione delle immagini e della biopsia mirata

(fusione elastica vs. fusione rigida; approccio transrettale vs. transperineale) nonchè la presenza di falsi

positivi (noduli ectopici di ipertrofia prostatica benigna, prostatite granulomatosa cronica, precedente

brachiterapia, deprivazione androgenica, ecc.) e falsi negativi (co-registrazione di immagini errata per

deficit tecnico di appaiamento, eccessiva pressione della sonda transrettale con deformazione del profilo

prostatico, ecc.) rendono la metodica non scevra da errori di campionamento. Pertanto, nello scenario di una

biopsia mirata negativa, è necessaria dapprima la revisione del responso anatomo-patologico, e

successivamente la verifica della corretta interpretazione delle immagini di RM e del corretto

campionamento

34

.

In tale scenario, importanti limitazioni possono derivare dalla differente esperienza dei radiologi

nell’interpretazione del protocollo multiparametrico: la variabilità inter-osservazionale e l’eterogeneità nella

definizione di esame positivo e negativo rimangono punti cruciali ed ampiamente dibattuti ancora oggi. La

seconda versione del ‘Prostate Imaging Reporting and Data System’ (PI-RADS v2)

35

e con il recente

aggiornamento alla versione 2.1

36

ad opera dell’American College of Radiology, tenta di porre rimedio a tali

limiti, con l’intento di:

• Stabilire i minimi requisiti tecnici per l’esecuzione del protocollo multiparametrico;

• Semplificare e standardizzare la terminologia ed il contenuto dei referti radiologici, rendendo

univoca e riproducibile l’interpretazione del protocollo multiparametrico;

• Introdurre una schematica suddivisione anatomica in aree, aggiornando la Classificazione secondo

Roethke

37

a 16 o a 27 aree, per facilitare l’esecuzione di biopsie mirate;

Pertanto le recenti linee guida EAU hanno inserito una raccomandazione forte all’impiego delle linee guida

PI-RADS sia nell’esecuzione che nell’interpretazione della RMmp

33

.

Una importante limitazione è inoltre costituita dalla relativamente scarsa disponibilità di tempo- macchina, in

competizione con altre indicazioni cliniche. A tal proposito, con l’aggiornamento al PIRADS v2.1 si

incentiva anche lo sviluppo di protocolli più rapidi (ad es. Protocollo Biparametrico), che possano meglio

adattarsi ad uno scenario epidemiologico gravato da elevati tassi di incidenza e prevalenza di malattia.

Tuttavia, tali protocolli costituiscono, allo stato attuale, oggetto di studio che necessita conferme con studi su

larga scala e, pertanto, non raccomandabili a linee guida.

A differenza della TC, la notevole risoluzione spaziale e di contrasto dell’immagine garantita dalla RM,

consente di dimostrare l’anatomia zonale della ghiandola e di distinguere il tessuto della ghiandola periferica

da quello neoplastico, che presenta un segnale intrinseco differente. Inoltre, per le stesse ragioni, la RM è in

grado di definire la presenza o l’assenza di tumore nell’area del peduncolo neurovascolare e di rappresentare

meglio anche tutte le restanti strutture pelviche, con una notevole precisazione dei loro rapporti (vescica,

retto, strutture muscolari, scheletriche, vasi). Queste caratteristiche rendono ormai indispensabile l’impiego

della RM multiparametrica anche ai fini della stadiazione

38-40

. Inoltre, eseguendo la RM prima delle biopsie,

nel caso di reperti di risonanza sospetti per presenza di neoplasia, è possibile con una sola metodica di

imaging porre sospetto di malignità ed eseguire una stadiazione locale in un unico tempo.

E’ ormai accertato che, su apparecchiature ad 1,5T, l’uso della bobina endorettale (Endo Rectal Coil, ERC)

in associazione alla bobina di superficie (phased array) sia in grado di offrire una migliore qualità di

immagine, rispetto all’uso della sola bobina di superficie

39,41

. Tuttavia, il più elevato rapporto segnale-rumore

(Signal-to-Noise Ratio, SNR) su apparecchiature a 3T rende non necessario l’uso della bobina endorettale,

ovviando in questo modo alla scarsa compliance del paziente all’introduzione della bobina endorettale, pur

garantendo una migliore uniformità del segnale con una più elevata risoluzione spaziale e temporale

35,40,42

.

Inoltre, come indicato nel PIRADS v2 e v2.1, il non indispensabile impiego della bobina endorettale su

apparcchiature a 3T riduce sensibilmente costi e tempi di acquisizione, con minore compressione e

deformazione della ghiandola prostatica. Dal punto di vista tecnico, l’impiego della ERC introduce

inevitabilmente una disomogeneità di campo magnetico locale, e costituisce di per sé fonte di artefatti, specie

da suscettibilità (suceptiblity artifact), per l’interfaccia aria-tessuto che si viene a creare gonfiando con aria il

palloncino di fissaggio della ERC. Tale artefatto risulta fonte di distorsione di immagine più evidente nelle

sequenze DWI. Infine, il più elevato SNR a 3T rispetto ad 1,5T permette l’utilizzo di larghezze di banda

maggiore e tecniche di imaging parallelo che riducono ulteriormente il tempo di acquisizione a parità di

qualità di immagine

35

.

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