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Tecniche d’immagine

Nel documento CARCINOMA DELLA PROSTATA (pagine 62-68)

6.5.1. Ecografia transrettale

L’impiego dell’ecografia prostatica transrettale (TRUS) nella stadiazione del carcinoma prostatico è

discutibile, nonostante i notevoli miglioramenti tecnici delle indagini ultrasonografiche e l’introduzione nella

pratica clinica, seppure a livello ancora sperimentale, di mezzi di contrasto ecografici

1

.

6.5.2. TC e RM

La TC non ha un ruolo significativo nella valutazione dell’estensione locale di malattia, ma consente di

identificare, benché con i limiti di una stima esclusivamente dimensionale, l’eventuale interessamento

linfonodale loco regionale. Essa, inoltre, ha elevate sensibilità e specificità nella diagnosi delle localizzazioni

ossee di malattia (M-staging), che aumentano se effettuata in associazione all’esame scintigrafico.

Come già accennato nel paragrafo dedicato alla diagnosi (vedi), la RM è la metodica migliore oggi

disponibile per definire l’estensione locale del tumore. La pesatura in T2 risulta indispensabile ai fini

stadiativi in quanto, data la sua elevata risoluzione spaziale, consente di valutare l’interessamento delle

vescichette seminali, della capsula, dei peduncoli neurovascolari e dell’apice prostatico

2

. In accordo con le

Linee Guida ESUR

3

, il protocollo stadiativo specifico per la valutazione dell’estensione locale (T-satging)

deve includere, oltre alla pesatura in T2, sequenze pesate in Diffusione (DWI) e perfusione (DCE-MRI). La

valutazione dell’esetensione extracapsulare si basa principalmente su immagini T2-pesate per l’elevata

definizione anatomica, ma è strettamente dipendente all’entità dell’invasione/infiltrazione. L’invasione nel

tessuto adiposo periprostatico o la rottura capsulare sono altamente predittivi per estensione extracapsulare

basso valore predittivo. L’accuratezza diagnostica migliora se alle sequenze T2-pesate vengono affiancate

sequenze DWI o DCE-MRI

4,5

, non tanto per la risoluzione spaziale, che in queste sequenze risulta inferiore,

quanto per la miglior valutazione dimensionale e localizzazione della lesione indice, aiutando nella

predizione di una possibile estensione extracapsulare. Inoltre, bisogna tenere conto anche di fattori legati

all’hardware delle apparecchiature RM che possono influire sulla qualità e definizione dell’immagine: per

esempio, l’uso di macchine RM a 3T permette di ottenere immagini con una migliore risoluzione spaziale e

di conseguenza una migliore qualità dell’indagine

6

permettendo una valutazione diretta del fascio nervoso

periprostatico con sequenze specifiche dedicate (Diffusion Tensor Imaging – DTI). L’uso della bobina

endorettale su macchine RM a 1,5T può migliorare la risoluzione spaziale e la qualità dell’immagine, ma

recenti meta-analisi non ne hanno dimostrato un vantaggio nella valutazione dell’estensione extraprostatica

7

.

Analogamente alla TC, la RM consente lo studio del coinvolgimento dei linfonodi locoregionali

(N-staging)

8,9

. Il drenaggio linfatico della prostata è diretto ai linfonodi iliaci comuni (primari), otturatori

(secondari), iliaci esterni (terziari) e presacrali (quaternari). Le metastasi linfonodali pelviche sono nella

maggioranza dei casi asintomatiche e, contrariamente a quelle ossee, sono raramente individuate anche dalle

più sofisticate tecniche diagnostiche per immagini. Ciò è dovuto in parte al fatto che le metastasi linfonodali

sono spesso microscopiche e non rilevabili neppure con le più moderne tecniche di imaging e che l’aumento

di dimensioni dei linfonodi avviene solo negli stadi avanzati della malattia.

Le indicazioni all’uso della RM a fini stadiativi cambiano in funzione dello stadio clinico di malattia e della

conseguente categoria di rischio: se forse essa non trova una indicazione elettiva nei pazienti a basso rischio

(per quanto vadano segnalate alcune eccezioni nella programmazione della chirurgia nerve-sparing), nei

pazienti a rischio intermedio ed elevato appare invece consolidato il suo ruolo, anzitutto nell’individuazione

di minimi sconfinamenti extracapsulari di malattia

10

, ma anche nell’identificazione della malattia linfonodale

11

. Le linee guida EAU 2019 suggeriscono, per quanto con grado di raccomandazione debole, l’utilizzo della

RMmp, qualora eseguita prima della biopsia, nella stadiazione locale in pazienti appartenenti a qualunque

classe di rischio, come ausilio nella pianificazione del trattamento

12,13

.

Inoltre, nel carcinoma prostatico in stadio avanzato, la RM trova indicazione per la valutazione diretta della

malattia a livello scheletrico. Sequenze dedicate sono sensibili alle diverse componenti del midollo osseo,

come:

- Sequenze pesate in T1, T2, Densità Protonica (PD), STIR (Short t Inversion Recovery) e Dixon® per

la valutazione del rapporto acqua/componente adiposa;

- Sequenze in DWI per la valutazione della cellularità;

- Sequenze DCE-MRI per la vascolarizzazione delle lesioni;

- Sequenze a SWI (Susceptibility Weighted Imaging) e UTE (Ultrashort Time Echo) per la

valutazuione dell’osso trabecolare.

Tali sequenze sono in grado di fornire informazioni morfologiche e funzionali, permettendo una valutazione

quantitativa ripetibile nel tempo ai fini del follow-up e presentano il principale vantaggio di poter definire

meglio la valutazione della risposta alla terapia (farmacologica e radiante).

Vantaggi non trascurabili derivano dal fatto che la valutazione Whole-Body su apparecchiature a 3T permette

una migliore definizione dell’estensione di malattia a fini stadiativi e un miglior follow-up nella valutazione

della risposta al trattamento in tempi ragionevoli (< 1 ora)

14

.

Bibliografia Stadiazione: Ecografia transrettale, TC e RM

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6.5.3. Scintigrafia ossea con radiofarmaci osteotropi

Nei pazienti con carcinoma prostatico esiste un’elevata incidenza di metastasi scheletriche anche all’esordio

della malattia, le quali sono frequentemente asintomatiche. La scintigrafia ossea total-body con

99m

Tc-fosfonati ha una elevata sensibilità diagnostica (>90- 95%), con una specificità relativamente moderata

(60-80% a seconda delle casistiche), nel rilevare le metastasi scheletriche. La sua sensibilità è superiore a

quella della radiografia convenzionale (circa 70%) e del dosaggio delle fosfatasi alcalina e acida (50-60%),

anticipando di circa 6 mesi la comparsa della malattia scheletrica. L’elevata accuratezza di questa metodica

consente di includere le affidabili informazioni da essa fornite negli algoritmi di cura dei pazienti

1

. I dubbi

interpretativi di questa metodica possono essere approfonditi ricorrendo all’esame tomografico dei segmenti

ossei, impiegando la strumentazione ibrida (SPECT/CT) che ha dimostrato di ridurre la quota dei falsi

positivi

2

. Una ulteriore valutazione delle aree sospette può essere effettuate con esami radiologici mirati,

quali la TC o la risonanza magnetica.

Poiché la probabilità di sviluppare metastasi ossee negli stadi iniziali e nei pazienti a basso rischio è

estremamente bassa, l’esecuzione della scintigrafia ossea dovrebbe essere evitata nei pazienti con

PSA< 10 ng/ml e/o Gleason score ≤6 e/o neoplasia intracapsulare, in assenza di sintomi o segni

biochimici (per es. incremento della fosfatasi alcalina).

In generale, in corso di stadiazione, l’esecuzione della scintigrafia ossea è indicata nelle seguenti situazioni:

- T1 e PSA > 20 ng/ml

- T2 e PSA > 10 ng/ml, oppure Gleason score ≥ 8

- T3 o T4

6.5.4. Tomografia ad emissione di positroni (PET)

La Tomografia ad emissione di positroni (PET) si avvale oggi giorno di strumenti ibridi (PET/CT) che

permettono di ottenere immagini a contenuto prevalentemente metabolico fuse con immagini anatomiche

(TC). La PET/CT con 18F-Fluoruro rappresenta una valida alternativa alla scintigrafia ossea con

difosfonati per la ricerca della malattia scheletrica. Ha una sensibilità diagnostica superiore, pur mantenendo

limitazioni nella specificità

3

.

PET/CT con isotopi ad elevato tropismo per il tessuto prostatico. Al momento i più importanti

radiofarmaci capaci di accumularsi nel tessuto prostatico, e dunque disponibili per la diagnostica del

carcinoma prostatico, sono la colina radiomarcata con

11

C- o

18

F- e il fluorodeossiglucosio (FDG)

marcato con

18

F-. Per le caratteristiche fisiche del radioisotopo

11

C- (breve emivita) la

11

C-Colina può

essere utilizzata solo nei centri che dispongono di un ciclotrone in loco, mentre gli altri Centri si

approvvigionano di 18F-Colina dall’esterno. Rispetto alla 18F-Colina, la 11C-Colina mostra una ridotta

eliminazione urinaria, consentendo una migliore valutazione della pelvi.

Nella fase di stadiazione, al momento attuale, non esistono evidenze scientifiche che giustifichino

l’utilizzo della PET/CT con Colina radiomarcata nella stadiazione iniziale della malattia linfonodale e

a distanza nei pazienti con cancro della prostata. Due meta-analisi hanno mostrato una sensibilità globale

ed una specificità globale della

11

C/

18

F-Colina PET/CT, per la valutazione della malattia linfonodale pari a

49.5% e 95% in 441 pazienti e 62% e 92% in 609 pazienti

4,5

. La PET/CT con Colina radiomarcata potrebbe

essere indicata per il completamento della stadiazione di pazienti a rischio alto o molto alto, per il vantaggio

dell’acquisizione total-body che consente la valutazione locale e a distanza, con impatto sul trattamento

pianificato. In tale scenario, la PET/CT con Colina radiomarcata sembrerebbe più sensibile e specifica della

scintigrafia ossea e della TC, ma ad oggi le limitate evidenze scientifiche non ne consentono l’uso

sistematico.

Nella fase di ristadiazione, le evidenze scientifiche dimostrano che la

11

C/

18

F-Colina PET/CT è indicata

nel cancro della prostata dopo prostatectomia radicale (+/- linfoadenectomia) o dopo radioterapia con

intento radicale, in caso di elevazione del PSA. La capacità della PET/CT con Colina marcata di

identificare la sede di ripresa di malattia, dipende da alcune caratteristiche cliniche del tumore (es. Gleason

Score

6

) e biochimiche della malattia (es. livelli e cinetica del PSA

7

). Sulla base di quanto riportato, la

PET/CT con Colina marcata deve ritenersi indicata in ristadiazione, in presenza di:

a. PSA ≥1 ng/ml,

b. PSA doubling time (PSAdt) < 6 mesi

c. PSA velocity (PSAvel) > 1 ng/ml/anno.

Il metabolismo glucidico è poco esaltato nel cancro della prostata, per via delle caratteristiche istologiche

della malattia, che spesso è ben differenziato. Tuttavia, alcuni studi hanno dimostrato una elevata captazione

di 18F-FDG

8

nei pazienti con malattia resistente alla castrazione, refrattaria alla ormonoterapia e

scarsamente differenziata. Inoltre, la presenza di un’elevata captazione di 18F-FDG nel tumore prostatico è

indicativo di una prognosi sfavorevole. Sebbene non sia una metodica raccomandata nella stadiazione e

ristadiazione del paziente con tumore della prostata, la 18F-FDG PET/CT, potrebbe essere impiegata

nei pazienti con cancro della prostata scarsamente differenziato (Gleason Score ≥8) e con malattia

resistente alla castrazione

9

.

La PET/CT con

68

Ga/18F-PSMA (Prostate Specific Membrane Antigen) è attualmente considerata una

indagine sperimentale. Il radiofarmaco ha un tropismo recettoriale, essendo in grado di legare una proteina

solo minimamente espressa sull’epitelio duttale prostatico sano, alternativamente overespressa nel tessuto

patologico. Numerose evidenze scientifiche hanno mostrato la superiorità diagnostica del PSMA

radiomarcato rispetto alla

11

C/18F-Colina PET/CT nella identificazione della ripresa biochimica di

malattia. In particolare, una recente meta-analisi ha dimostrato una maggiore detection rate del PSMA

marcato, rispetto alla colina marcata in pazienti con ripresa biochimica di PSA per valori inferiori a 1

ng/mL

10

. Va segnalato che fino al 10% delle neoplasie prostatiche non iperesprime il PSMA

11

; pertanto, per

ridurre il numero di risultati falsamente negativi, la PET/CT con PSMA marcato è indicata solo nei pazienti

con neoplasia PSMA positiva. Inoltre, alcune evidenze suggeriscono il ruolo aggiuntivo della PET/CT con

PSMA radiomarcato nella stadiazione iniziale di malattia, rispetto all’imaging convenzionale (es. TC e

scintigrafia ossea), nei pazienti a rischio alto e molto alto

12

. In considerazione del potenziale impiego

terapeutico del PSMA (mediante marcatura con radioisotopi beta o alfa emittenti), tale radiofarmaco è

considerato il più promettente nella gestione del paziente con neoplasia prostatica.

La PET/CT con 18F-FACBC utilizza un tracciante amminoacidico con tropismo per il tumore prostatico.

Recentemente introdotto in Italia, il radiofarmaco 18F-FACBC PET/CT è indicato in caso di ripresa

biochimica dopo trattamento primario. Studi comparativi hanno dimostrato una maggiore detection rate della

18F-FACBC PET/CT rispetto alla 11C-Colina PET/CT

13

, ed una simile detection rate della 18F-FACBC

rispetto alla 68Ga-PSMA PET/CT per le metastasi a distanza, sebbene superiore per quelle in fossa

prostatica

14

.

Bibliografia Stadiazione: Scintigrafia ossea con radiofarmaci osteotropi e Tomografia ad emissione di

positroni (PET)

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6.5.5 Ruolo del PSA

L’associazione fra livelli di PSA circolante ed estensione della neoplasia prostatica è ben nota e la relazione

diretta fra PSA e rischio di estensione extracapsulare, di invasione delle vescichette seminali e di malattia

metastatica linfonodale o a distanza e stata ampiamente descritta

1-3

. Tuttavia il PSA non presenta sufficiente

attendibilità ai fini della stadiazione a causa dell’ampia sovrapposizione dei valori fra pazienti con condizioni

cliniche e patologiche diverse

1-3

. Per migliorare la predittività per lo stadio di malattia, il PSA è stato

integrato in algoritmi che includono altri fattori di rischio noti (es. stadio clinico, Gleason score) e

permettono l’elaborazione di nomogrammi di rischio. Complessivamente, sono stati pubblicati più di 30 tipi

diversi di algoritmo per predire l’aggressività e/o l’estensione della malattia in fase di stadiazione. I diversi

algoritmi, che includono il PSA o un suo derivato, hanno utilizzato oltre 40 diverse differenti variabili

(demografiche, cliniche, patologiche, biochimiche), variamente combinate

4

. Nei diversi studi esaminati sono

stati complessivamente valutati 54.010 pazienti, esaminando 12 diversi esiti; gli esiti più frequentemente

studiati sono l’invasione delle vescicole seminali (5 studi, 11.666 pazienti) e l’invasione dei linfonodi (5

studi, 14.760 pazienti)

4

. Non è facilmente identificabile un algoritmo ottimale, ma esiste consenso sulla

necessità che un algoritmo debba essere stato sottoposto a validazione esterna prima di essere

considerato generalizzabile e applicabile in contesti diversi da quello dallo studio nel quale è stato

sviluppato

4

.

Dalla consultazione delle diverse linee guida che trattano l’argomento stadiazione

5-14

, si possono trarre le

seguenti conclusioni relativamente all’uso del PSA:

• il PSA come singolo test non è affidabile per predire l'estensione locale;

• nei pazienti con PSA basso (<20 oppure < 10 ng/ml), in assenza di sintomi e/o di fattori di

rischio, la probabilità di metastasi ossee occulte è inferiore al 1%;

• il PSA può essere usato, in associazione con altri parametri, per stratificare il rischio di

ricaduta e per pianificare le diverse opzioni terapeutiche;

• i nomogrammi possono aiutare a identificare i casi con maggior probabilità di estensione

extracapsulare, di invasione delle vescichette seminali e di invasione linfonodale; ma i limiti

predittivi dei nomogrammi devono essere noti al medico e comunicati al paziente;

• le isoforme di PSA e il PCA3 non sono indicate nella stadiazione.

Bibliografia Stadiazione: ruolo del PSA

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7.0 Terapia del carcinoma prostatico

Nel documento CARCINOMA DELLA PROSTATA (pagine 62-68)