DISPOSIZIONE
-BIBLIOTECA VILA FRANCA DE XIRA, MIGUEL ARRUDA
-FUNDAçÃO CHAMPALIMAUD, CHARLES CORREA-PROAP RECINZIONE
-SEDE DEL CONSIGLIO DI CASTIGLIA E LEóN, ALBERTO CAMPO BAEZA
-PLAZA ECOPOLIS, ECOSISTEMA URBANO POROSITà
-JOANNEUMSVIERTEL, NIETO E SOBEJANO -HISTORY MUSEUM, LUGO, NIETO E SOBEJANO -CENTRO DO BOM SUCCESSO, MIGUEL ARRUDA
principali della composizione architettonica e urbana»2.
A livello urbano, architettonico e soprattutto artistico si possono rintracciare differenti modalità di relazione tra pieno e vuoto che definiscono diversi modi di intendere lo spazio e la sua forma.
Leggendo ad esempio la distinzione tra spazio-limite e spazio-ambiente proposta da Focillon in “Vita delle forme”3, si può riscontrare una prima distinzione formale tra la prima categoria, lo spazio-limite, che vede nel vuoto una forma bloccata attraverso un netto e definito confine pieno, la seconda, lo spazio-ambiente, che invece rappresenta una forma libera e aperta che istaura con il pieno un sistema dinamico.
Questa generale distinzione ricorda quella di Collin Rowe in “Collage City”4 in cui definisce le due categorie di vuoto-figura e di vuoto-sfondo.
La prima categoria si riferisce allo spazio-limite di Focillon e caratterizza lo spazio urbano definito da limiti chiari e chiusi da cui emerge la figura urbana dello spazio aperto. A questa categoria, secondo lo stesso Rowe, corrisponde il modello del Foro romano, spazio archetipo della città occidentale, che trova la sua caratteristica principale proprio nell’essere chiaramente definito nella forma dalla regolarità e chiusura dei pieni che lo confinano e che lo contengono, definendo così un vuoto contenuto. La seconda categoria individuata, ovvero il vuoto-sfondo, è vicina allo spazio-ambiente di Focillon e si configura attraverso una superficie continua che fa da supporto-sfondo all’accostamento discontinuo e isolato delle singole architetture. A questa si fa corrispondere il modello dell’Agorà greca, uno spazio concettualmente opposto a quello del Foro, in cui il grande vuoto libero ed aperto diviene supporto a volumi indipendenti che in maniera discontinua ne definiscono il limite. Si può quindi dire che in questo caso il vuoto da contenuto diviene contenitore.
La distinzione fra i differenti modi con cui pieno e vuoto si relazionano, porta a definire, nell’ambito dell’analisi dei casi studio, dei dispositivi che in maniera strumentale portano al loro interno queste sostali differenze spaziali.
Si individuano quindi nei tre dispositivi di Disposizione, Recinzione e Porosità i tre modi diversi con cui è possibile leggere le relazioni tra pieno e vuoto negli esempi indagati.
La Disposizione rappresenta il dispositivo che interpreta il vuoto contenitore dello spazio-ambiente di Focillon e quindi il vuoto-sfondo di Rowe, definendo così nell’azione di collocazione e posizionamento dei volumi indipendenti sul supporto vuoto la chiave formante lo spazio aperto.
Il secondo dispositivo, la Recinzione, si riferisce invece alle categorie di spazio-limite e vuoto-figura individuate dai due autori, configurando così il vuoto contenuto e delimitato dal pieno.
La Porosità, infine, rappresenta invece una forma ibrida di relazione tra pieno e vuoto, quasi una condizione di sovrapposizione e compenetrazione delle categorie precedenti, in cui le relazioni e distinzioni elementari tra interno/esterno, sopra/sotto e pieno/vuoto non sono evidenti e determinano così un’unica figura cava e spugnosa.
Disposizione
La Disposizione corrisponde ad una configurazione del vuoto relativa alla forma aperta dello spazio derivante da un accostamento libero degli elementi pieni, che secondo le loro posizioni istaurano relazioni a distanza mettendo in tensione lo spazio che li divide e caricandolo così di significati. L’esempio classico di questa specifica categoria spaziale è sicuramente l’Agorà di Atene, uno dei capisaldi tipologici più rilevanti nella storia dello spazio aperto, che si configura come un grande vuoto definito dall’accumulazione e disposizione libera di edifici con differenti ruoli e dimensioni che apre lo spazio a prospettive e relazioni spaziali inedite. Consideriamo qui la disposizione come la struttura formale che definisce i rapporti di posizione tra gli elementi che sono messi in relazione. La posizione topologica diviene quindi attributo determinante per un manufatto architettonico in relazione agli altri, rappresentando una condizione strutturante un sistema di relazioni nello spazio urbano. “La posizione è ad un tempo attributo degli elementi urbani e condizione strutturante un sistema di relazioni nello spazio urbano. Gli elementi che costruiscono il territorio hanno un valore di posizione “intrinseco”, legato cioè alle ragioni orografiche e storiche che hanno determinato non solo il loro posizionamento originario ma anche i loro caratteri, e un valore di posizione “estrinseco” che è quello che ciascun elemento ha rispetto alla configurazione attuale del territorio e alla sue possibili trasformazioni”5.
I casi studio che si accostano per quanto riguarda questo primo dispositivo sono due progetti contemporanei nell’area di Lisbona, la Biblioteca di Vila Franca de Xira di Miguel Arruda da un lato e la Fundação Champalimaud di Charles Correa e Proap dall’altro, due declinazioni morfologicamente e spazialmente differenti dello stesso dispositivo e che trovano nel lavoro di diposizione dei pieni la regola generativa per lo spazio aperto.
Miguel Arruda, Lisbona 2014
La nuova Biblioteca di Vila Franca de Xira, comune a pochi chilometri da Lisbona, è una delle opere più recenti di Miguel Arruda e probabilmente il più mediatico tra i progetti dell›architetto portoghese.
L›edificio, denominato «Fabbrica delle Parole», sostituisce un vecchio mulino e si colloca, riqualificandola, in un›area nevralgica della città, tra il fiume e la ferrovia, imponendosi nello spazio come grande oggetto urbano isolato, un volume puro ed elemento dinamico di mediazione tra l›ambiente esterno e interno, capace di configurare lo spazio pubblico. Il ruolo connettivo è difatti la componente principale di questo edificio che, attraverso il ponte in acciaio che scavalca i binari, connette il centro della città con l›area sul fiume in cui trovano spazio luoghi pubblici pedonali e la pista ciclabile.
Il volume bianco disegna la piazza attraverso la sua disposizione lungo il limite sinistro del lotto in modo da lasciare un vuoto tra esso e gli edifici preesistenti. Tale vuoto definito da due fronti pieni paralleli e aperto sul fiume acquista un valore scenico-visuale attraverso il grande taglio lungo lo spigolo del volume della Biblioteca che, oltre a conferire una profondità verticale all›edificio, distorce la prospettiva della piazza aprendola al paesaggio fluviale e allo storico ponte sul Tago.
Il lavoro sul suolo è segnato da una variazione altimetrica e cromatica di pavimentazione che definisce un›area di pertinenza dell’edificio costruita geometricamente sulle relazioni con l’intorno e che penetra al disotto del volume sollevato da terra attraverso un arretramento dell›ingresso, definendo così un›ulteriore spazialità aperta e coperta, un vuoto compresso.