• Non ci sono risultati.

UNO SPAZIO URBANO INEDITO: LA RIBEIRA DAS NAUS

Miguel Arruda

UNO SPAZIO URBANO INEDITO: LA RIBEIRA DAS NAUS

G.Z.: Uno dei vostri progetti che maggiormente ha attirato la mia attenzione è sicuramente quello della riqualificazione della Ribeira das Naus a Lisbona. Uno spazio urbano inedito che si dispone lungo il Tago tra la centralissima Praca do Comercio e l’area di Cais do Sodré, e che si articola in differenti parti in relazione con gli elementi di confine.

Il progetto si basa sulla relazione tra lo spazio urbano e il fiume attraverso un lavoro semplice e pulito sul suolo nelle tre dimensioni. Mi interessa capire per questo gli input progettuali alla base di questa forma spaziale.

I.Z.: La condizione storica del luogo è chiara già dal suo nome nove Ribera das Naus, un cantiere navale, dove nei tempi addietro si costruivano e riparavano barche, un luogo in cui il fiume Tago naturalmente entrava e creava una

zona di carattere portuale da dove le imbarcazioni salivano e ritornavano in acqua. è sempre esistita per questo una forte relazione con l’acqua in questo luogo e una condizione di assoluta assenza di spazio pubblico, in favore di spazi privati per il lavoro cantieristico. In questo senso è interessante capire la relazione con gli altri spazi della città con cui confina: la Praca do Comercio e Cais do Sodré. La vicina Praca do Comercio è uno spazio che si relaziona direttamente con l›acqua ed è un spazio nevralgico per la vita urbana della città. Dall›altra parte la zona di Cais do Sodré invece ha una forma differente, la discesa dalla parte alta della città di Rua Alecrim forma a valle naturalmente uno spazio urbano di piazza, ma puntuale, in quanto la presenza di edifici di grandi dimensioni a diretto contatto con l›acqua negano qualsiasi forma di relazione col fiume. In questo senso l›area della Riberda das Naus che si trova al centro di queste due realtà della città fortemente differenti, necessitava di un intervento molto meditato rispetto al significato che tale spazio avrebbe assunto nella continuità di spazi pubblici lungo il fiume pur non tralasciando l›identità storica ed il carattere specifico dell›area che conservava ancora elementi come la «Doca seca», o bacino di carenaggio, che rimandano subito alla storica funzione del luogo. Un ulteriore passaggio storico da considerare è sicuramente l›apporto della Modernità che a partire dagli anni ‹40 con L›Esposizione del Mondo Portoghese a Belem ha visto la città aprirsi all›internazionalità e quindi formulare in maniera moderna il suo rapporto con il fiume. Si fece così un passo in avanti rispetto all›originaria natura navale e di pesca dell›area puntando ad una città più moderna che si relazionasse al fiume. Si costruì così una larga strada che da Cais do Sodrè si appoggia alla ferrovia, che di fatto taglia ogni contatto tra l›antico arsenale ed il fiume, annullando di fatto la Doca seca e le altre parti in cui l›acqua naturalmente entrava in contatto con l›edificato e cancellando così il suo carattere originario, lasciando un spazio privato senza più un uso.

La condizione muta ulteriormente per i lavori di prolungamento della metropolitana per Santa Apollonia che videro quest›area come un cantiere per lo scavo del tunnel. Si passa così da spazio di lavoro navale a spazio di lavoro per il Metrò, che pian piano innesca un processo di degrado e di usi spontanei per l›area che attendeva invece una forma e un uso nuovo. Io ad esempio quando negli anni ‹90 iniziavo a studiare a Lisbona ricordo che questo spazio ospitava un area di studio, un ritrovo per studenti, che a qualunque ora si ritrovavano per studiare e dibattere.

Ma questa assenza di una forma e un uso definito ha portato a lungo andare ad un degrado sempre più profondo dell›area che ha vissuto l›abbandono per anni. Si arriva così al nostro progetto circa cinque anni fa. La nostra idea di partenza è sempre stata quella di donare finalmente a quest›area quel valore pubblico e di relazione con fiume che non ha mai potuto offrire in precedenza. La base del progetto è stata certamente la ricerca di quello che è stato questo luogo nella storia di Lisbona, largamente documentato

dalle cartografie storiche e dai disegni, cercando di interpretare il luogo attraverso quello che è il suo palinsesto, recuperando le sovrapposizioni di segni che la storia ha lasciato per poter leggere la città come è stata e come è oggi, definendo così uno spazio nuovo, pubblico e con forte relazione con l›acqua. Tale rapporto si instaura in maniera diretta con il ridisegno della sponda attraverso un gesto astratto che forma una Spiaggia Urbana con il disegno degradante della rampa che entra fino in acqua e misura le fluttuazioni della marea. Un ulteriore gesto che relaziona direttamente il progetto con l’acqua è l’apertura della Doca da Caldeira con cui il fiume entra nello spazio oltrepassando la cesura prodotta dalla strada.

Le due grandi rampe verdi sono invece un richiamo alla storia del luogo perché vogliono simboleggiare le originarie rampe del cantiere navale per la risalita e la discesa delle navi in acqua. Questi due grandi podi rappresentano il centro dello spazio e uno degli attrattori per chi frequenta l’area. La loro forma e disposizione inoltre rivolge l’attenzione essenzialmente a quello che è lo spazio pubblico e la sua relazione col fiume dando praticamente le spalle a quello che è l’edificio dell’arsenale, aggiungendo un nuovo layer contemporaneo a quella che è la stratificazione del luogo.

G.Z.: In relazione al largo uso che la popolazione ne fa, a distanza di circa cinque anni credo si possa dire che questo sia un intervento molto riuscito. Per questo mi interesserebbe capire che tipologia di spazio urbano credete di aver realizzato con questo progetto, e che significato assume secondo voi nell’assetto urbano di Lisbona.

I.Z.: Questo per noi è uno spazio elementare, un vuoto, che funge da supporto alle diverse funzioni che con il tempo possono essere integrate e modificate, un vuoto flessibile e aperto ai diversi usi futuri che se ne intenderà fare, un modo per questo contemporaneo di guardare allo spazio pubblico. Per chiudere, un ulteriore caratteristica interessante di questo progetto a mio avviso è il suo lavoro sul limite tra pubblico e privato. Difatti tale limite diviene labile e non facilmente individuabile data la presenza da un lato della Doca da Caldeira che porta l’acqua fin sotto l’arsenale e dall’altro delle due rampe che si pongono proprio a cavallo del limite, invadendo difatti lo spazio privato antistante l’arsenale e diventando per questo ingressi ai garage sottostanti. In sostanza quindi il progetto gioca su questa sovrapposizione tra pubblico e privato lungo il suo limite, sottolineando con forza la valenza urbana e pubblica dello spazio centrale.

LO SPAZIO CONVESSO: LA FUNDAçÃO CHAMPALIMAUD

G.Z.: Un altro progetto interessante di spazio urbano in diretto rapporto col fiume a Lisbona è la Fundação Champalimaud, un progetto che vi ha

Seci Conversazioni sul vuoto

visti collaborare con Charles Correa nella costruzione di un edificio sanitario posizionato lungo la riva Tago.

La forma curva degli edifici che compongono la struttura disegnano uno spazio centrale convesso che apre la vista al fiume, istaurando una forte dialettica tra pieno e vuoto.

Vorrei chiederti di chiarire il ruolo assunto da PROAP nell’ambito del progetto e i riferimenti progettuali che hanno portato al disegno dello spazio convesso centrale.

I.Z.: il progetto della Fundação Champalimaud, un centro di ricerca per il cancro oculare, è come hai detto di Charles Correa, un architetto indiano esperto di strutture ospedaliere e sanitarie in generale nei suoi lavori in India. Lui basa il suo lavoro sul rapporto tra il malato e lo spazio in cui subisce i trattamenti. Il contributo di PROAP è rappresentato esclusivamente dal progetto delle diverse forme dello spazio aperto, sotto l’attenta supervisione dell’architetto Indiano. Per questo lo spazio centrale è sicuramente un’idea di Correa, portata avanti attraverso la disposizione degli edifici, uno spazio molto astratto e non allineato alla scala umana, che attraverso la forma convessa degli edifici che lo confinano proietta lo sguardo verso il Tago in cui trovano collocazione due alti totem che inquadrano lo sguardo e una vasca d›acqua che si fonde con il fiume nell›immagine complessiva del paesaggio. é stata quindi un forma di collaborazione in cui il nostro ruolo si è manifestato nel dare forma materiale a questo spazio come agli altri esterni del complesso. Una nostra proposta infatti fu quella di disporre in questo spazio centrale molti alberi lungo il versante est per accentuare maggiormente la relazione visuale con fiume, ma l›idea di Correa fu quella di uno spazio vuoto e che non contaminasse l›ingresso agli edifici, per cui gli alberi furono ridotti e l›immagine finale è quella di vasto vuoto quasi astratto. In questo senso anche la scelta del materiale di pavimentazione calcarea con il suo comportamento alla luce contribuisce a questo senso straniante a cui ambisce il progetto. Questo spazio, come anche gli altri interni alla struttura, vuole mettere l›ammalato e la famiglia che lo accompagna in un confronto e una riflessione molto forte con la vita e con l›universo, l›intenzione è evidenziare la piccolezza umana rispetto alla vastità di ciò che la circonda.

IL SUOLO COME LETTURA: IL MIRADURO DI SANTA CATARINA