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LA DISPOSIZIONE: BIBLIOTECA MUNICIPAL DE VILA FRANCA DE XIRA

Miguel Arruda

LA DISPOSIZIONE: BIBLIOTECA MUNICIPAL DE VILA FRANCA DE XIRA

G.Z.: Uno dei suoi ultimi lavori e sicuramente uno dei più noti è la Biblioteca Municipal de Vila Franca de Xira, un progetto ambizioso perché cerca in un unico gesto architettonico di conformare tanto l’edificio pubblico della biblioteca quanto uno spazio urbano di piazza. L’edificio è una scatola bianca cubica sollevata da terra, che contiene un’articolata sovrapposizione di piani orizzontali, che attraverso i tagli rivelano affacci a tutta altezza. Un’ulteriore elemento interessante è il taglio dello spigolo sulla piazza che oltre a definire una precisa spazialità interna, sottolinea l’importanza all’esterno del suo rapporto con lo spazio urbano che avete creato.

Quest’ultimo è conformato attraverso la disposizione sapiente del volume della biblioteca, completamente spostato sul lato sud del loto, definendo così un interessante spazio urbano di mediazione tra il denso edificato tradizionale di Vila Franca e la forma pura e bianca della biblioteca. In questo senso sono spiegabili alcuni accorgimenti come il lavoro sul suolo che diviene podio per il volume della biblioteca ed il parziale svuotamento di quest’ultimo al piano terra in modo da accogliere al suo interno lo spazio pubblico.

Può spiegare le ragioni di questa scelta di disposizione del volume in relazione dalla forma della piazza?

Inoltre le chiedo se può illustrare il progetto della spazialità interna del volume.

M.A.: Questo edificio rappresenta un importante esercizio sullo spazio interno attraverso l’uso di del taglio quale dispositivo elementare di relazione a tutta altezza tanto di luce quanto di spazio tra i differenti piani.

L’idea è quella di una biblioteca libera, aperta in cui le persone possono vedere tutto ed essere visti da tutti, si è attori e spettatori allo stesso tempo. Abbiamo un volume puro, abbiamo fatto un taglio obliquo sullo spigolo e in corrispondenza di questo, all’interno, abbiamo svuotato i differenti piani facendovi corrispondere uno spazio a tutta altezza. Questo ha rappresentato l’espediente per accentuare la prospettiva verticale della scatola cubica, attraverso percorsi visuali lineari tra punti interni e punti esterni, tra l’edificio e il paesaggio.

Questo edificio rappresenta un’occasione di sviluppo intellettuale e culturale per gli abitanti del centro di Vila Franca , i quali possono relazionarsi con nuovi concetti di spazio e di relazione col paesaggio. Si è abituati solitamente a guardare il paesaggio attraverso un quadrato o un rettangolo, qui invece possiamo farlo attraverso il triangolo o un esagono individuando nuove

forme dello stesso paesaggio, osservandolo in maniera del tutto nuova. La forma del taglio triangolare nello spigolo esterno è un invito prospettico verso l’alto, un invito ad entrare nella biblioteca e a salire nei vari piani dell’edificio.

La scelta dell’inclinazione del taglio, oltre che per scelte compositive e formali, è dovuta a considerazioni di tipo climatico e sull’esposizione solare lungo il lato a Nord-Est in modo da avere una certa quantità di luce nelle ore diurne senza per questo riscaldare l’interno.

G.Z.: Osservando i disegni e i plastici del progetto ci si rende conto che il progetto doveva essere più vasto in partenza e comprende la costruzione di una fascia edilizia lungo il fiume. Questo a mio parere sottolinea ancor di il ruolo urbano dell’edificio della biblioteca, che disponendosi lungo il limite del lotto, lascia spazio ad una piazza che rappresenta la testata urbana di tutto il sistema lineare che andrete a costruire.

M.A.: Si è vero, questo è un progetto più esteso, che per problemi di finanza per ora non è stato completato. Comprende la costruzione di altri tre edifici lungo il waterfont oltre questo della biblioteca che rappresenta la testata verso il tessuto urbano. In tal senso si è resa necessaria una piazza che costituisse lo spazio di mediazione con il tessuto preesistente e allo stesso tempo un nuovo luogo urbano.

Parlando della piazza, si può dire che questo lavoro, come dici tu, è una composizione lungo i limiti, di disposizione del pieno rispetto allo spazio vuoto e della messa in tensione di quest’ultimo attraverso il taglio nello spigolo.

Questa questione è centrale nel disegno dello spazio aperto, perché è una limitata porzione di spazio pubblico tra l’edificio moderno della biblioteca la cortina del tessuto tradizionale. In questo caso le scelte sulla disposizione dell’edificio possono essere molteplici e portare a differenti conformazioni spaziali. Se avessimo ad esempio ruotato l’edificio della biblioteca in un verso o nell’altro rispetto al parallelismo con l’edificato tradizionale avremo avuto una eccessiva dilatazione o contrazione dello spazio a seconda che avessimo chiuso o aperto la visuale sul fiume. La disposizione parallela con il fronte preesistente produce invece uno spazio maggiormente controllato e misurato ma probabilmente troppo statico e lineare, quasi una strada. Per questo alla disposizione parallela dei fronti abbiamo contrapposto il gesto compositivo del taglio angolare, che in maniera equilibrata dinamizza lo spazio aprendo la prospettiva verso il paesaggio pur conservando uno spazio misurato. In questo senso il gesto elementare e puntuale del taglio riesce a dare ad uno spazio il valore di piazza aperta sul fiume pur sottolineando la razionalità e l’equilibrio della linea parallela in quanto limite.

(Lisbona, 4 Agosto 2015)

IL VUOTO COME CAMPO DI POSSIBILITà

LA CITTà CONTEMPORANEA E IL PROGETTO DEI SUI SPAZI

UNO SPAZIO URBANO INEDITO: LA RIBEIRA DAS NAUS LO SPAZIO CONVESSO: LA FUNDAçÃO CHAMPALIMAUD IL SUOLO COME LETTURA: IL MIRADURO DI SANTA CATARINA

G.Z.: Il concetto di vuoto, nelle sue molteplici implicazioni, rappresenta

la base da cui parte il mio lavoro di ricerca per focalizzare l’attenzione su quello che è il vuoto della città, quello spazio non costruito che rappresenta il luogo delle relazioni e delle potenzialità presenti e future della città. Il lavoro di PROAP intorno al tema centrale del paesaggio, a mio avviso, pare voler coglierne e sottolineare il profondo significato di entità vuota e mutevole. In questo senso mi interesserebbe iniziare questa conversazione con una tua considerazione sul tema e su qual’é l’indirizzo generale che adottate qui a PROAP rispetto alla vasta tematica del vuoto.

I.Z.: Il concetto di vuoto ed in particolare di vuoto urbano rappresenta sicuramente uno degli ambiti di ricerca di PROAP.

I vuoti urbani, che sono chiamati così perché essenzialmente mancano di una o più condizioni di urbanità, sono spazi essenziali nella città, spazi dove l’assenza di committenze specifiche consente l’accrescersi di una enorme diversità di funzioni di carattere temporaneo. Sono infatti spazi riservati per il materializzarsi di desideri delle generazioni future, e la celebrazione della più rara qualità dello spazio urbano: la reversibilità. Di contrasto, il vuoto celebra e conferma la caratteristica urbana per cui emerge la qualità essenziale della vita urbana: la densità. In questo senso il vuoto rappresenta un’opportunità, che aprendo a molteplici possibilità d’uso e di forma, per sua natura flessibile e mutevole, disegna un luogo in cui l’azione umana può concretizzarsi nei modi e nelle forme più diverse.

G.Z.: Puoi spigare attraverso un esempio di uno dei vostri progetti questa vostra visione aperta del vuoto urbano?

I.Z.: Un esempio che sicuramente trovo pertinente rispetto a questa tematica è di sicuro quello di “Portela 2050”, una proposta di riuso del vuoto che l’attuale aeroporto di Lisbona lascerà nel momento in cui sarà dismesso in favore del nuovo scalo fuori città. Il progetto fu realizzato nell’ambito della Triennale Internazionale di Architettura di Lisbona del 2007. Questa edizione della rassegna chiamata per l’appunto “Vazios Urbanos” fu dedicata interamente alla riflessione sul rinnovamento urbano attraverso uno sguardo approfondito sulle potenzialità degli spazi in disuso o mai utilizzati, visti come risorsa principale della città contemporanea.

Nel caso dell’aeroporto di Portela ci si trova di fronte ad un vuoto di una scala smisurata rispetto alla città, e l’occasione di dare significato urbano ad un tale spazio porta all’affermazione simultanea di due possibili temi progettuali: la dismissione della grande infrastruttura che lascia nel tessuto urbano un grande vuoto e la messa in evidenzia di questo attraverso la densificazione dello spazio che lo delimita. La scelta progettuale è innanzitutto incentrata

Seci Conversazioni sul vuoto

sulla conferma di questo vuoto attraverso una funzione che ne assicuri l’uso da parte della cittadinanza e che allo stesso tempo non lo riempia spazialmente assicurando così una celebrazione del vuoto attraverso la sua flessibilità e apertura a usi molteplici. Tale conferma del vuoto a Portela si compie attraverso due azioni:

- Da un lato la proposta di uno spazio di grandi dimensioni dove, proprio perché nulla é stato stabilito in maniera definitiva, tutto é possibile, uno spazio profondamente urbano nel suo inserimento a tutti i livelli nei sistemi della città e recettivo a tutti di programmi di vita urbana.

- Dall›altro lato la costruzione di un margine funzionale attivo che rimarchi sia la continuità con la città circostante sia la forte presenza del vuoto centrale. LA CITTÀ CONTEMPORANEA E IL PROGETTO DEI SUI SPAZI G.Z.: Seguendo il filone tracciato con la precedente domanda volevo riflettere in generale con te sulla condizione urbana contemporanea e sulle possibilità del progetto dello spazio pubblico in tale contesto. Oggi la città, sempre più spesso accostata a neologismi come città diffusa o sprawl, sta rapidamente cambiando la sua forma e il significato stesso che gli spazi urbani rivestono nel suo assetto. Se da un lato la città storica era riuscita a formulare nel corso del tempo delle tipologie di spazi urbani definite, oggi queste non sembrano più valere così chiaramente.

Di fronte a questo scenario in continuo sviluppo si impone quindi la necessità di una riflessione su quali possano essere i modi con cui tanto l’urbanistica quanto l’architettura possono confrontarsi in modo nuovo con il complesso tema della città contemporanea e della qualificazione dei sui spazi urbani, e soprattutto delineare il modo con cui il progetto possa definire presupposti tali da restituire connotazioni di qualità a tali territori.

Mi piacerebbe per questo chiederti una considerazione specifica sulla città contemporanea, e come credi che PROAP si confronti con il tema del disegno dello spazio urbano.

I.Z.: La risposta che posso darti ovviamente è personale, per questo cerco di dare una considerazione più generale possibile sul nostro modo di lavorare e come intendiamo questo tema del disegno urbano. è evidente che il concetto di disegno urbano è cambiato negli ultimi anni, la città stessa è ovviamente cambiata rispetto al passato. Tutti noi abbiamo studiato e appreso un passato, una storia delle città e del progetto delle loro parti, dobbiamo per questo usare tutto il background che possediamo come strumento per osservare ed interpretare il presente per proporre soluzioni nuove ad una questione urbana del tutto nuova rispetto al passato. Oggi dobbiamo confrontarci con un sempre più rapido mutamento ed il progetto deve preoccuparsi dell›oggi ma soprattutto di ciò che sarà dopo, nel corso della sua vita e che significati

assumerà all›interno dei cambiamenti che inevitabilmente investiranno la città contemporanea. é un po› come approcciarsi al concetto di paesaggio, il quale ha come tema basilare proprio il mutamento delle sue parti e della sua immagine in relazione a fattori naturali come il clima, le stagioni, le maree, l›erosione o semplicemente lo scorrere del tempo, e in questa considerazione dinamica del paesaggio assumiamo che la nostra proposta sia aperta a tali mutamenti e che ne rappresenti la regola che si trasforma assieme al luogo stesso.

è chiaro che la maniera di guardare alla città come luogo in cui lavoriamo è completamente differente in quanto a sfide ed esplorazione di nuove possibilità rispetto a prima quando le questioni di crescita urbana, movimento e densità non erano problemi sentiti dalla progettazione. Tutte queste sfide sono la conseguenze della crescita della città, il risultato di pianificazioni più o meno organizzate, ma in ogni caso questa rappresenta il supporto su cui lavoriamo e su cui dobbiamo confrontarci.

Quando si parla di città diffusa, città frammentata o città densa si parla di una realtà fisica, ed è quella in cui lavoriamo, con una società che a sua volta si è evoluta e cambia la sua maniera di relazionarsi allo spazio urbano attribuendovi significati sempre nuovi. Noi progettisti, che lavoriamo al disegno urbano, dobbiamo prima di tutto capire qual›é l›idea di spazio pubblico che ha la popolazione a cui ci riferiamo. Bisogna capire qual›é il significato oggi che attribuiamo in quanto cittadini ai concetti tradizionali di piazza o di strada, cercare di capire che ruolo rivestono in un determinato luogo e in un determinato tempo e provare a dare delle direzioni attraverso il progetto per gli sviluppi futuri. Per capire tutto ciò e poter interpretare ciò che serve oggi e domani, ripeto, studiare e reinterpretare il passato è il primo passo, bisogna insomma capire come siamo arrivati a questo momento per poter provare ad dare una qualche risposta per il futuro.