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Diapositive in movimento: note di metodo sull'entrare, l'attraversare e l'uscire da un campo-nomad

DENTRO IL CAMPO-NOMADI: ELEMENTI DI METODO E DI CONTESTO

3.1 Diapositive in movimento: note di metodo sull'entrare, l'attraversare e l'uscire da un campo-nomad

Andrè o campo100

Una via secondaria che si stacca dal tracciato di via della Magliana, ben lontano dalle concentrazioni di edilizia popolare che l'hanno resa famosa, e si inerpica lungo il pendio di una collinetta attraversando aree verdi abbandonate o destinate ad agricoltura e pastorizia, conduce all'ampio piazzale dove si trova l'ingresso principale del campo-nomadi di via Candoni. Da questo piazzale rialzato si possono ancora riconoscere in lontananza alcuni tratti distintivi di questa periferia romana: da un lato, oltre la distesa della tenuta dei Massimi, la “stecca” di Corviale, all'opposto le recenti edificazioni in cima alla collina della Muratella, e poco più sotto le costruzioni avveniristiche del centro direzionale del Castello della Magliana.

Nelle vicinanze del campo-nomadi, invece, l'unico spazio costruito è il grande deposito di mezzi di trasporti pubblici collocato in cima a via Candoni che, assieme alle ampie distese di verde, disegna il confine del campo-nomadi.

La presenza di rom in questo spicchio della periferia sud-ovest della città che si allunga verso il mare inizia a manifestarsi già all'incrocio fra via Magliana e via Candoni, nei pressi di una fermata di una linea dell'autobus che conduce verso la città, dove transitano i furgoni utilizzati da molti rom per la raccolta del ferro.

Una volta giunti nello spiazzale in cima a via Candoni, sono invece due grandi contenitori di immondizia e i tanti rifiuti raccolti al margine della strada che, come spesso avviene (Piasere 1991), segnalano i due punti di accesso al campo-nomadi.

L'ingresso principale consiste in una breve rampa che, appena superata un piccolo manufatto in cemento al centro della strada, volge a sinistra e si apre su di una ampia superficie vuota circondata dai container dove vivono i rom.

Bambini che giocano, si fermano e mi guardano... l'immagine del mio primo ingresso nel campo è, anche questa volta, fatta dagli sguardi dei bambini e dei ragazzi che giocano a pallone o a qualsiasi altro gioco nell'enorme area vuota all'entrata del campo. Giocano o camminano a gruppetti evitando le macchine e i furgoni che entrano e escono, disegnano superfici di gioco immaginarie, usano i rifiuti o le macchine abbandonate come ostacoli, panchine.. Mi sono dovuto fermare subito per non finire in mezzo una gara di biciclette, in realtà rottami, guidati da bambini che avranno avuto al 100 Dentro il campo in romanes.

massimo cinque anni e si sfidavano su un percorso invisibile. Vicino a loro un gruppetto di ragazzi più grandi guardavano divertiti lo spettacolo e partecipavano con urla e incitamenti.. mi hanno visto subito, ma nessuno di loro ha incrociato il mio sguardo, e anche io ho evitato di fissarmi.

[…] Ho attraversato lentissimamente il piazzale per evitare anche il minimo rischio di incidenti e mi sono diretto verso il container dell' ARCI dove avevo appuntamento con D. e P. . Avvicinandomi al container ho notato un altro spazio di gioco ridotto molto male: accanto al container dell' ARCI c'è quello che dovrebbe essere un campo sportivo polivalente, adesso non ci sono reti di separazione e sono riuscito a riconoscere soltanto due porte da calcio e alcune inutilizzabili linee sul terreno. Nonostante le pessime condizioni sul campo c'erano a giocarci almeno una quindicina di ragazzini; non era proprio una partita, i più grandi stavano da una parte e sembravano più intenti a scherzare e prendersi in giro che a giocare, gli altri rincorrevano un palletta da tennis nello spazio lasciato libero.

[…] Quando sono sceso dal motorino e mi sono levato il casco mi sono accorto di quanti occhi avevo addosso: il piazzale è davvero grande e c'erano almeno tre gruppetti di ragazzi o di uomini con qualcuno che mi fissava insistentemente.. uno dei gruppetti era impegnato attorno al cofano di una macchina, un altro invece circondava una BMW che sparava a tutto volume musica dance romena.

Prima di entrare nel container ho aspettato qualche minuto fuori, giusto il tempo di assistere alla classica processione di donne, uomini, bambini e ragazzi del campo che entravano e uscivano dal container dell'ARCI; i bambini si fiondavano all'interno con quaderni e matite in mano, immagino per farsi aiutare coi compiti da qualcuno, qualcuno degli adulti è rimasto invece a chiacchierare fuori101.

Nonostante le macchine ed i furgoni parcheggiati e quelli che attraversano costantemente l'area, a volte anche a velocità pericolose, nonostante i cumuli di rifiuti che si intravedono lungo il perimetro, l'ampia area vuota all'ingresso del campo-nomadi appare da subito come uno spazio di gioco per i bambini e i giovani che occupano alcuni angoli del parcheggio o riescono, armati di gessetto o di giacchetti, a sottrarre alle autovetture delle porzioni di asfalto. Lo spazio di ingresso è però anche un luogo dove si formano drappelli e gruppetti di persone, dove i giovani soprattutto si radunano attorno ad una macchina da riparare o dotata di un nuovo impianto radio; un luogo di socialità quotidiana, in cui si rendono visibili le trame di relazione, le connessioni, le amicizie, ma 101 Estratto dal diario di campo, 11 novembre 2010

anche i conflitti, fra i residenti.

La prima impressione che si potrebbe allora ricavare entrando nel campo-nomadi è quella di uno spazio che sembrerebbe funzionare non soltanto come luogo di residenza, ma anche, e soprattutto per bambini e ragazzi, come lo scenario di una serie di relazioni e di attività che occupano il tempo libero.

Questa prima impressione viene confermata, e al contempo complicata, se si supera quest'area di ingresso e ci si inoltra lungo le vie di attraversamento accanto alle quali sono dislocati secondo una pianta regolare i container abitati dai rom.

Oggi ho fatto per la prima volta un bel giro a piedi per il campo insieme a D., una specie di perlustrazione, mentre D. mi raccontava della Croce Rossa, dei progetti di inserimento scolastico e dei cambiamenti che ci sono stati quest'anno. Abbiamo camminato lungo l'unica via asfaltata che attraversa questa parte del campo; la via parte e ritorna nel parcheggio e gira attorno a quella che D. e gli altri dell'ARCI chiamano l'isola centrale; la maggior parte dei container si trova in questa isola centrale, sono disposti in maniera regolare a pochi metri l'uno dall'altro, ma ce ne sono anche molti sui tre lati esterni di questa via.

[…] Molti dei container sono stati modificati dalle famiglie rom: quasi tutti hanno costruito delle verande a prolungamento di ogni “casa”, e le hanno attrezzate con la luce elettrica e spesso arredate; ho notato diverse cucine sotto le verande, almeno sotto quelle più solide, e almeno un paio di grandi televisori. Alcune verande sembravano dei veri e propri salotti con divani e tavolini bassi, e poi curate e personalizzate con vasi di fiori, tappeti, quadri e altre decorazioni. Nonostante il freddo, c'è sempre qualcuno in questi spazi: bambini che corrono, donne in movimento perenne, uomini seduti a guardar fuori.

[…] Nei pressi di una di queste abbiamo incontrato K., il rappresentante dei rumeni del campo, per fortuna mi ha riconosciuto e abbiamo chiacchierato un po'. Stava insieme con una decina di altri uomini a guardare una accesissima partita di barbut102; non ho

notato soldi sul tavolo, ma urla e scherzi si sentivano da lontano.

[…] Sia nell'isola centrale che nelle altre zone del campo i mucchi di immondizia, con tanto di scheletri di elettrodomestici, si alternavano a verande curate e pulite. Ad un angolo del campo-nomadi, sotto una veranda particolarmente solida, ho intravisto un biliardino circondato da un gruppo di ragazzi che commentavano e scherzavano sulla 102 Gioco di dadi rumeno, vietato durante il periodo del regime comunista perché spesso giocato con puntate in denaro.

partita in corsa. Ho chiesto a D., e lui mi ha raccontato che si tratta di uno dei “bar” del campo, con tanto di spaccio di snack e bibite all'interno. Poco più avanti D. mi ha fatto notare un altro container – bar: la veranda è addirittura trasparente e mette in mostra un frigorifero da bar, con accanto un grande tavolo in legno e una panca con tre o quattro persone sedute a chiacchierare.103

All'interno del campo, alle spalle della grande area di parcheggio, si ritrova una geografia irregolare di altri luoghi di socialità quotidiana: luoghi informali e privati, come le verande attrezzate a salotti, dove siedono amici e ospiti o dove si improvvisa il tavolo per il barbut, oppure luoghi attrezzati, bar e sale giochi “inventate” fra lo spazio interno e quello esterno dei container. Comunque a pochi metri dai cumuli di immondizia nascosti, dalle macchine parcheggiate e da quelle in movimento. Se la dislocazione nello spazio di questi luoghi appare irregolare, la composizione dei diversi gruppi che vi si raccolgono sembra invece mostrare alcune costanti: ad esempio, i tavoli dove si gioca a barbut, anche se collocati in punti ben visibili e circondati a volte da un folto pubblico, sono appannaggio esclusivo degli uomini adulti, nessuna donna si avvicina e anche i giovani mantengono le distanze. Ci sono poi momenti e luoghi in cui sono invece le donne le protagoniste esclusive, come nei mercatini di vestiti usati e di oggetti per la casa che regolarmente “aprono” nel campo-nomadi attrezzandosi alla vendita sull'asfalto, nei pressi del container dove si vive. Sempre ai margini fra le verande e le vie di attraversamento dove passano o sono parcheggiate le automobili, non è difficile individuare altri gruppi di donne che, con tanto di sedie e tavolini sistemati per l'occasione, siedono vicine l'una all'altra.

Oggi ho conosciuto C., la ragazza che inizierò a breve ad aiutare per l'esame di terza media. Siamo andati con D. al container dove vive; lei ci aspettava all'interno, mentre la madre era seduta subito fuori, nei pressi della loro veranda insieme ad altre tre donne circondate da bambini piccoli e da un paio di ragazze che mi sono sembrate coetanee di E. . Dopo le presentazioni formali con tutta la famiglia ho chiesto a C. se le andava di farsi due passi per il campo, così da conoscerci un po' e sapere da lei di cosa aveva bisogno; lei ha dato una occhiata alla madre e ci siamo mossi.

[…] Le ho chieste se stava studiando dentro casa e perché non ci stesse aspettando fuori insieme alla madre e a quelle che immaginavo fossero sue amiche, lei mi ha risposto che non le va di “stare tutto il giorno a chiacchierare dei fatti degli altri”, che quella è l'unica cosa che sua madre e le altre donne del campo fanno tutto il giorno. 103 Estratto del diario di campo, 19 novembre 2010.

Era quasi arrabbiata mentre mi rispondeva e io non ho potuto fare a meno di guardare quanti gruppetti di due o tre donne, circondate da bambini piccoli e da ragazze più grandi, ci fossero accanto ai container e lungo la strada.

[…] Effettivamente, per quello che ho potuto vedere camminando dentro il campo, le donne siedono solo con le donne e le ragazze stanno soltanto vicino a loro, quasi a vista dai genitori.104

Mentre le ragazze si fermano generalmente nei luoghi in cui già le donne adulte si riuniscono, i gruppi di ragazzi sembrano godere di maggiore autonomia e libertà: i loro raggruppamenti sono infatti separati da quelli degli adulti, sia che li si ritrovi in punti visibili, sia che si raccolgano all'interno di verande semi-private. La visibilità di questi raggruppamenti di giovani si gioca anche su altri registri e pratiche: alcuni di loro mettono in mostra un abbigliamento o un'acconciatura particolarmente ricercata, che riprende i modelli e le tendenze della moda contemporanea, e non è raro che l'ultimo degli accessori acquistati sia il centro dell'attenzione, seria o scherzosa, degli amici, alcuni dei quali risultano invece almeno esteriormente molto lontani da questi modelli di consumo e di costruzione dell'immagine di se.

N. ha un atteggiamento molto, molto diverso da C.. Per trovarlo, io e D., abbiamo dovuto girare quasi tutto il campo; alla fine è venuto fuori che stava con i suoi amici a giocare alla playstation dentro il container di K. Tirarlo fuori dalla partita non è stato per niente facile, ma dopo è stato quasi peggio o quasi: non che non fosse attento o interessato al discorso dell'esame e al fatto che qualcuno lo aiutasse, ma ogni due secondi qualcuno che passava lo salutava, oppure lui stesso urlava qualcosa all'indirizzo di un amico lì vicino. Alla fine io e D. ci siamo arresi e invece di andare dai genitori per parlare di scuola, abbiamo seguito N. che voleva farci vedere il nuovo impianto stereo dentro la macchina di un suo amico, forse suo cugino se ho capito bene. Ovviamente ci siamo ritrovati dentro una specie di disco-manele105 montata

dentro e attorno ad una BMW nera fiammante quasi nel mezzo del parcheggio, dove tutti potevano vedere e dovevano ascoltare la musica e le urla della decina di ragazzi. 104 Estratto del diario di campo, 23 novembre 2010.

105 Il manele è un genere musicale popolare di ampia diffusione in Romania e negli altri paesi balcanici. Musicalmente può essere definito come una miscela fra melodie romantiche ed estremamente orecchiabili, spesso provenienti dalla tradizione orientale e rom, ed una base ritmica che si avvicina a quella della musica da discoteca. Questo genere ha avuto un'ampia diffusione anche fra i rom e viene utilizzato anche nelle celebrazioni e nelle feste. Per una analisi della diffusione del manele nella Romania contemporanea, si vedano i lavori di Roman (2003) e Silverman (2012).

[…] N. era totalmente a suo agio in questa situazione, anzi sembrava uno dei più sicuri di sé. Guardava da vicino l'impianto, cantava a squarciagola e poi metteva in mostra coi suoi amici la sciarpetta che, come c'ha detto dopo, s'era appena comprato a parco Leonardo106.

Kai jas ?107

Il semplice attraversamento del campo-nomadi e delle sue diverse aree mostra tracce e indizi di una complessa e disomogenea trama di relazioni che lega fra di loro i residenti, una trama i cui nodi sono distribuiti in maniera differenziale nello spazio del campo-nomadi, le cui articolazioni più evidenti riguardano sicuramente le linee del genere e dell'età.

Questa gamma di differenze e di specificità si complica ulteriormente se si allarga lo sguardo alla città circostante, ai luoghi verso cui molti dei rom di via Candoni si muovono nella quotidianità; una prima rapida elencazione dei principali luoghi della città mette in mostra di nuovo differenze, limitazioni e possibilità che diversificano la collettività dei residenti.

Le scuole del quartiere sono una delle mete principali: l'ampio spazio aperto del campo-nomadi è riempito ogni mattina da diversi pullman che garantiscono ai bambini, in special modo a quelli più piccoli d'età, il trasporto verso le scuole del quartiere. Accanto a queste frequentazioni garantite dai progetti sociali e scandite dai tempi della scuola e alle altre occasioni di uscita costruite da associazioni impegnate nel campo-nomadi, nei quartieri si trovano diversi luoghi frequentati dai rom.

R., come temevo, non si è presentato all'appuntamento. L'ho aspettato per quasi un'ora, ho girato intorno al bar dell'appuntamento ma niente.

[…] Mentre aspettavo al bar ho incontrato S., il cugino di N., che con un gruppetto di suoi amici stava andando alla sala scommesse lì vicino; ho camminato un po' con loro che non la smettevano mai di parlare di Real Madrid e Manchester United. Alla sala scommesse hanno incontrato altri amici del campo e si sono immersi in ragionamenti e strategie.

[…] Mentre tornavo alla macchina ho riconosciuto lo zio paterno di E. che stava davanti al supermercato; mi sono fermato da lui che stava aspettando la moglie accanto alla macchina; mi ha raccontato delle cure della figlia e mi ha chiesto di accompagnarli dal fisioterapista. Poi sono arrivati altri suoi parenti che io non 106 Estratto del diario di campo, 24 novembre 2010.

conoscevo, due famiglie arrivate da poco dalla Romania. Quando la moglie è uscita dal supermercato sono andati via in corteo verso il campo108.

Lungo via della Magliana, la direttrice principale che collega via Candoni alle zone centrali della città, è facile individuare numerosi gruppi di rom raccolti nelle aree esterne agli esercizi commerciali o nei pressi dei venditori di strada che affollano il tratto centrale di quest'arteria. I parcheggi dei grandi discount, i tavolini di alcuni bar, ma anche delle semplici ringhiere riadattate a sedili sembrano funzionare come punti di ritrovo sia per coloro che si muovono dal campo-nomadi verso la città per fare acquisti, sia per chi è invece di ritorno; i diversi tratti di questa lunga strada assumono così la funzione di una sorta di piattaforma informale in cui si aspetta, ci si ritrova e poi si riparte in diverse direzioni.

In una zona di traffico assordante e congestionato, dove le autovetture sembrano conquistare tutti gli spazi disponibili e il camminare dei pedoni diviene una marcia ad ostacoli, sono i carrelli della spesa riadattati a mezzi di trasporto per il ferro e altri materiali riciclabili le tracce più evidenti della presenza di gruppi di familiari o di amici composti non solo dai residenti di via Candoni, ma anche da quelli di altri insediamenti di questa parte della città.

Raccolti in gruppi instabili e fluidi, spesso riconoscibili proprio per il numero delle persone, i rom di via Candoni si ritrovano a condividere gli spazi del quartiere insieme con i tanti venditori di strada e avventori, sia stranieri che “autoctoni”, che danno vita quotidianamente al cheap market a cielo aperto di via della Magliana; una convivenza spontanea che, in assenza di interventi pubblici su questo frammento del territorio municipale109, ha costruito e poi negli anni ridefinito la vocazione

commerciale di questo tratto di periferia romana, ma che non ha mancato di produrre tensioni ed episodi di violenza di stampo razzista110.

Qui, lungo una via che concentra tutti i segni fisici e immaginari del mancato governo delle periferie, i rom insieme ai tanti migranti compongono un panorama urbano in cui si incrociano 108 Estratto del diario di campo, 13 gennaio 2011.

109 L'unico intervento urbanistico che ha modificato l'impianto complessivo del quartiere è stato quello che ha portato alla realizzazione dell'ampia Piazza De Andrè, divenuta oggi uno spazio attrezzato con panchine e giochi per bambini.

110 Nel marzo del 2010 un internet point gestito da immigrati bangladesi ha subito un violento attacco di chiaro stampo razzista in seguito al quale due cittadini, il gestore ed uno degli avventori, hanno riportato gravi ferite. Nel mese di settembre 2011 un comitato locale di cittadini ha invece inscenato una protesta contro la presenza di insediamenti informali di rom nel quartiere bloccando per alcune ore il traffico su via della Magliana; gruppi di genitori di alcune delle scuole del territorio hanno richiesto al Presidente del Municipio, presente sul luogo, e al Sindaco un intervento urgente “a difesa” di un territorio descritto come abbandonato dalle istituzioni e invaso dalle baraccopoli dei rom. (Resoconti e dichiarazioni relativi alle proteste dei cittadini della Magliana si trovano nelle edizioni locali dei quotidiani “Repubblica”, Il Messaggero” ed “Il Tempo” dei giorni 15, 16 e 17 settembre 2011). Nei giorni e nelle settimane seguenti sono state realizzate una serie di operazioni di sgombero degli insediamenti informali in questa zona della città, che, come testimonia il continuo ripetersi di queste operazioni rimane comunque una zona elettiva dei percorsi di insediamento informale in città

“traiettorie asintotiche, tracciati e itinerari che non si incontrano, di pratiche spaziali differenti […] tragitti che, in assenza di adeguati investimenti socioculturali, possono divenire progressivamente divergenti, e, nel peggiore dei casi, mettere in scena una conflittualità che in ogni caso non rappresenta un dato naturale” (Pompeo, 2006: 183).

Uno scenario simile, ma numericamente molto meno consistente, si ritrova lungo via del Trullo, altra periferia storica della città il cui nome rievoca soltanto un panorama urbano fatto di degrado, marginalità e rischio; due bar collocati lungo questa via sono frequentati da un numero assai più