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Una società senza transizione: l'assenza dell'adolescenza nell'universo “tradizionale” dei rom

L'ADOLESCENZA NELL'UNIVERSO ROM: CONCEZIONI SCIENTIFICHE, RETORICHE E STRUMENTI D'INDAGINE

2.1 Una società senza transizione: l'assenza dell'adolescenza nell'universo “tradizionale” dei rom

La ricognizione della letteratura che nel nostro paese ha affrontato il tema dell'adolescenza all'interno dell'universo rom ci restituisce una ipotesi dominante sia nel campo delle produzioni scientifiche che nelle opere di altri autori: l'ipotesi consiste nell'idea che all'interno dell'universo rom non si possa rinvenire uno status specifico tipico dell'adolescenza e della gioventù, né come classe d'età all'interno di un sistema organico di classi d'età, ne come fase della vita dotata di caratteristiche specifiche.

Questa ipotesi è stata formulata da diversi autori, inquadrandola entro una definizione dell'identità e della differenza specifica dei rom e utilizzando diversi riferimenti metodologici ed ipotesi scientifiche.

Seguendo le cautele metodologiche precedentemente espresse, affronteremo le ipotesi che negano l'esistenza dell'adolescenza all'interno dell'universo rom distinguendo due specifici discorsi, il primo prodotto da autori rom, il secondo elaborato all'interno di un quadro scientifico di ricerca.

L'adolescenza per gli intellettuali rom italiani: interpreti della tradizione e difensori dell'identità

A differenza di altri paesi europei, dove un certo numero di intellettuali e artisti rom, o di stili espressivi a loro legati come il flamenco in Spagna o la tradizione musicale manouche in Francia, vengono considerati come parte integrante delle storie culturali nazionali e godono di una discreta visibilità, nel panorama italiano le produzioni di studiosi e autori di origini rom risultano ancora rare, per lo più legate a contesti e situazioni eccezionali, come concorsi o manifestazioni espressamente dedicate al dialogo interculturale o alla conoscenza della cultura rom.

In particolare, per quel che riguarda le produzioni letterarie33, si può affermare che l'esiguo numero

di testi pubblicati nel nostro paese da autori rom possono essere ricondotti principalmente entro due filoni contraddistinti da finalità e stili narrativi diversi.

Da un lato, si possono individuare un numero limitato di pubblicazioni che, assumendo stili e forme del linguaggio scientifico, si propongono esplicitamente di fornire una rappresentazione complessiva della storia e della cultura dei rom; dall'altro lato, ci sono una serie numericamente più consistente di opere di taglio esplicitamente autobiografico che, all'interno della narrazione o della riflessione personale, possono anche affrontare i temi della specificità e della differenza culturale dei rom34.

33 Per ragioni di coerenza e di legame con l'oggetto del nostro lavoro, non prenderemo qui in considerazione le opere di poesia e le pubblicazioni legate a produzioni teatrali.

Appartengono al primo gruppo, le opere di due rom italiani, Santino Spinelli e Bruno Morelli pubblicate negli scorsi anni.

L'elemento che contraddistingue le opere di entrambi questi autori consiste nel fatto che, sia nei lavori che prenderemo in considerazione, sia nelle altre loro attività culturali e artistiche, essi si presentano esplicitamente come rappresentanti della cultura rom nel nostro paese, assumendo quindi la posizione di interpreti e divulgatori della differenza culturale35. I loro testi rendono

evidente fin dal titolo questa funzione, ulteriormente confermata dalla loro struttura: Santino Spinelli (2003) compone un vero e proprio manuale che tratteggia gli aspetti principali della storia e della cultura del popolo rom36; Bruno Morelli (2006) prova a descrivere la cultura rom attraverso

l'analisi delle pratiche rituali e dei simboli che accompagnano le tappe della vita. Inoltre in ragione della loro appartenenza all'universo culturale che descrivono, entrambi si attribuiscono esplicitamente una specifica autorità testimoniale. Così Spinelli afferma già nella prima pagina del suo testo: “Non potrà comunque esistere una loro vera storia fino a che essi stessi non la scriveranno, analizzando i documenti che li riguardano scritti da altri” (2003: 8, corsivo dell'autore). Nel volume di Morelli ciò che conferisce soltanto ai rom l'autorità per parlare del proprio universo culturale è principalmente, ma non esclusivamente, la conoscenza della lingua: “La prima regola è: per capire i rom bisogna essere e vivere da rom, questo solo pochissimi sono in grado di farlo” (2006: 19). Conseguentemente l’autore si ritiene in grado di poter “riflettere e discutere in maniera però più approfondita del solito tentativo di analizzare, ma solo per il fatto che questa volta a farlo è il sottoscritto stesso, uno zingaro” (ibidem: 37).

La posizione che entrambi assumono ed il tipo di autorità che si attribuiscono costituisce, dal nostro punto di vista un oggetto di analisi come produzione di retoriche identitarie. All'interno di un ragionamento complessivo sulla genesi di nuove autorità scientifiche e di uno specifico discorso post-coloniale, l'antropologo Jean Loup Amselle afferma che:

La rivendicazione del monopolio dello studio o del discorso sui popoli da parte dei popoli stessi pone diversi problemi. Non si tratta tanto di stabilire se i subalterni possono esprimersi, per riprendere l'espressione di Spivak, quanto di stabilire chi deve parlare in nome di questi popoli (gli intellettuali locali, i capi delle comunità, ecc...) e

35 Per una più ampia analisi critica delle modalità retoriche con cui questo posizionamento si realizza e delle conseguenze sul piano della rappresentazione che i due autori propongono, si veda Daniele 2010.

36 Recentemente Spinelli (2012) ha pubblicato un nuovo volume che risponde alle stesse finalità di presentazione della cultura rom; la struttura ed i contenuti del volume sono in sostanza gli stessi del volume del 2004, e in diversi passaggi anche le formulazioni utilizzate sono sostanzialmente identiche; la principale differenza consiste nella maggiore attenzione dedicata alla presenza di rom nella cultura popolare ed in particolare nel mondo dello spettacolo che si realizza con una serie di ritratti di alcuni rom protagonisti di carriere artistiche e culturali conosciute al grande pubblico.

dunque di interrogarsi sulla rappresentatività e la legittimità di questi portavoce. È opportuno inoltre domandarsi se una cultura deve essere analizzata unicamente da appartenenti alla cultura stessa, come proclamano alcuni postcolonialisti ignorando il fatto che gli antropologi locali non sono meglio attrezzati dei loro colleghi stranieri per afferrare le culture esotiche. Perché degli africani, degli indiani o dei latinoamericani non dovrebbero studiare la cultura francese, come d'altronde già avviene ? In effetti, dietro l'idea del monopolio del sapere indigeno sugli indigeni c'è quella della culturalizzazione dei continenti, e gli stessi che rivendicano l'esclusività del sapere autoctono sugli autoctoni reclamano anche l'apertura dei diversi campi della ricerca occidentale ai subalterni. (2010: 35-36).

Su questo stesso piano Pompeo afferma che questa postura rientra in una dinamica del campo multiculturale e delle politiche dell'identità in cui l'appartenenza ad un dato universo culturale viene proposta di per sé come un'attestazione di verità supplementare; le posizioni di Spinelli e Morelli, al pari di altri intellettuali che, nell'ottica di Amselle, rivendicano e utilizzano la loro posizione subalterna (2008), vanno cioè inquadrate in un contesto sociale in movimento e quindi, al pari delle altre posizioni e delle altre ipotesi, esse necessitano di essere relativizzate e contestualizzate (2007: 74 e seg.)37.

In questa prospettiva, risulta utile assumere alcuni elementi della biografia dei due portavoce della cultura rom e al contesto storico e sociale entro cui le rispettive traiettorie si sono formate. Entrambi gli autori provengono da uno dei gruppo rom di più antico insediamento in Italia, i cosiddetti rom abruzzesi; si tratta di un gruppo che ha abitato fin dal XV secolo le regioni centrali del nostro paese, assumendo una serie di funzioni economiche e sociali, in particolare quelle del commercio ambulante e dell'artigianato, complementari all'economia agricola di quest'area. A partire dal secondo dopoguerra e poi in maniera consistente dagli anni Settanta, la modificazione degli assetti economici e sociali ha influenzato anche queste attività economiche e i sistemi di relazione costruiti fra rom e gagè su scala locale. Questo mutamento ha avviato processi complessi, mettendo in crisi, in alcuni casi, la posizione che alcuni gruppi avevano acquisito a livello locale, oppure spingendo quelle famiglie che avevano già acquisito posizioni di stabilità e di sicurezza verso settori economici nuovi e, in maniera complementare, verso altre strategie di relazione38. Un elemento

ulteriore che conferma la posizione eccezionale dei rom abruzzesi nel nostro paese consiste nel fatto 37 Sul tema del “testimone” si veda anche il fondamentale lavoro di Annette Wieviorka (1999).

38 Sulla vicenda storica e le condizioni attuali dei rom abruzzesi si vedano anche i lavori di Guarnieri (1998), Guarnieri e Ducati (2005), Manna (1990). Entro tale scenario non mancano comunque le contraddizioni e i momenti di recrudescenza di antiche forme di odio razziale, come i recenti episodi di violenza a sfondo razzista che si sono verificati in particolare nella città di Pescara segnalano. Si veda in merito Picker 2010.

che da questo gruppo, e contemporaneamente dai gruppi di sinti che abitano nelle regioni del Nord, si sono avviate le principali esperienze di auto-organizzazione politica dei rom nel nostro paese che negli ultimi anni hanno raggiunto anche un significativo grado di visibilità a livello nazionale.

I percorsi dei due autori di nostro interesse hanno preso forma in questo contesto. Sia Spinelli che Morelli sono protagonisti di percorsi formativi che li hanno portato ad acquisire titoli e riconoscimenti nelle università italiane39. Anche grazie a questi successi e riconoscimenti,

comunque legati alla performazione della cultura rom, entrambi hanno stretto contatti con le istituzioni e le agenzie culturali del nostro paese, con il mondo dell'associazionismo, sia locale che nazionale che internazionale, e con le istituzioni politiche.

L'adolescenza in una prospettiva “tradizionale”

Rispetto al tema di nostro interesse, il dato fondamentale che emerge è che nei testi di Morelli e Spinelli non si trova una parte specifica destinata all'adolescenza e alla gioventù fra i rom. Quest'assenza appare particolarmente significativa poiché entrambi si cimentano nella descrizione delle fasi della vita e delle forme di organizzazione sociale e né in uno né nell'altro argomento l'adolescenza o la gioventù trovano posto come categoria rilevante per il calendario e per l'organizzazione sociale dei rom.

Se si guarda alla scansione delle fasi della vita proposta da Morelli, si può notare che l'autore non cita alcuna pratica rituale, né, tanto meno, alcuna specifica concezione relativa all'adolescenza e alla gioventù; i momenti fondamentali della vita di un rom, quelli su cui la cultura avrebbe elaborato i suoi codici simbolici e le sue pratiche rituali, passano direttamente dal battesimo, momento di ingresso nella società rom, al matrimonio, senza alcuna fase di transizione intermedia.

Nel lavoro di Spinelli il tema delle fasi della vita è citato nella parte relativa all'organizzazione sociale dei gruppi rom (2003: 101-127). Il punto di partenza è l'assenza di strutture formali che fissano in maniera formale, o almeno riconoscibile, le differenze di status fra i rom e la complementare centralità della famiglia allargata, ovvero di tutto il parentado legato per via paterna al singolo individuo; lo spazio della famiglia allargata costituisce il principale ambito di relazioni,

39 Santino Spinelli alterna attività artistiche, in particolare nel campo della diffusione della musica rom nel nostro paese, e attività culturali; dopo essersi laureato all'Università di Bologna, ha assunto incarichi di docente presso l'Università di Trieste, mentre attualmente è docente di Lingue e Processi Interculturali all’Università di Chieti, dove insegna “Lingua e cultura romanì”. Oltre alle opere che di seguito considereremo, ha pubblicato numerosi saggi sulle questioni legate alla situazione dei rom nel nostro paese e alle loro tradizioni, ed è, inoltre, autore di opere e partiture musicali. È inoltre membro di associazioni locali e nazionali che si occupano delle questioni legate alla presenza di rom in Italia (Cfr. http://www.alexian.it/, ultimo accesso 1/8/2012). Bruno Morelli, laureato presso l'Accademia di Belle Arti dell'Aquila , svolge invece principalmente attività artistiche, legate in particolar modo alla pittura, e artigianali, ma si dedica anche ad attività formative per la conoscenza e la diffusione dei saperi artigianali dei rom; in tali vesti, ha partecipato a numerose iniziative culturali ed artistiche (Cfr. http://www.brunomorelli.com, ultimo accesso 1/8/2012).

entro cui le differenze e le gerarchie sono stabilite soltanto in base al sesso, con una chiara prevalenza delle figure maschili, e all'età, prediligendo il ruolo e l'autorità degli anziani (2003: 105-107). In questa raffigurazione dell'organizzazione sociale dei rom l'adolescenza o la gioventù non figurano quindi come una unità sociale riconosciuta a cui viene assegnata una posizione autonoma e distinta. Anche nella rappresentazione di Spinelli all'interno della società rom si assiste al passaggio diretto e immediato dallo status di bambino a quello di adulto, ovvero da uno stadio socialmente neutro ad una condizione in cui l'individuo diviene responsabile e protagonista delle proprie azioni di fronte all'intero gruppo.

Il transito all'età adulta si realizza, sia per Spinelli che per Morelli, soltanto con il matrimonio che, in maniera definitiva dopo la nascita del primo figlio, sancisce l'acquisizione di un nuovo status sia per il giovane che per la giovane. Entrambi affermano che il passaggio del matrimonio avviene con il coinvolgimento forte del nucleo familiare allargato che svolge un ruolo fondamentale dalle fasi della scelta del coniuge a tutta la sequenza rituale che precede e segue l'unione dei due sposi. Secondo gli autori, il matrimonio viene celebrato ad un'età relativamente precoce, nel pieno di quella che, secondo le scansioni che si applicano alle società occidentali, dovrebbe essere la fase adolescenziale. Il tema della precocità dell'età nuziale, particolarmente rilevante e delicato per le finalità che Morelli e Spinelli si sono proposti, viene spiegato in negativo collegandolo al particolare ruolo che le romnì, le giovani rom, svolgono per il mantenimento dell'onore dell'intero gruppo familiare, un ruolo che si concretizza nei numerosi tabù e nelle proibizioni che limitano le loro possibilità di contatto (cfr. Spinelli, 2003: 113-117, Morelli, 2006: 69-73).

È utile notare che l'unica fase di mediazione fra infanzia e adultità riconosciuta e descritta da Spinelli riguarda soltanto il momento dell'educazione per come questo viene gestito all'interno delle società rom. Secondo l'autore, l'educazione e la formazione nella loro versione romanes sono orientate, per riprendere i concetti individuati nel precedente capitolo, ai principi della continuità e dell'indistinzione fra adulti e bambini:

I genitori sono generalmente molto permissivi, attenti alle esigenze dei figli e pronti ad ogni sacrificio che presentarsi per il loro bene. I bambini godono di assoluta libertà, non hanno restrizioni, se non quelle di carattere morale. Nulla è imposto: dormono quando hanno sonno, mangiano quando hanno fame, senza regole ne orario. […] L'educazione dei figli è collettiva e assicurata da ciascun membro del gruppo parentale. Non c'è separazione fra il mondo dei bambini e il mondo degli adulti, essi sono sempre a contatto fisico e psicologico proteggendosi vicendevolmente nei confronti del mondo esterno. Sin da piccoli i figli aiutano i genitori […] Per responsabilizzare e rendere

autonomi i propri figli, i genitori li coinvolgono nelle decisioni e nelle scelte che un adulto deve affrontare per adempiere alle sue responsabilità. Con questo esercizio quotidiano i bambini compiono un apprendistato delle varie attività familiari e un addestramento proficuo delle capacità di osservazione, di adattamento e di iniziativa. (2003: 118)

L'adolescenza in una società premoderna

L'assenza, sul piano simbolico e delle pratiche sociali, di una fase della vita specifica, interposta fra infanzia e adultità, va collegata all'immagine complessiva che entrambi gli autori costruiscono della società rom. Su questo piano, l'ipotesi di Morelli e Spinelli è estremamente chiara e sostanzialmente univoca. Mantenendo quel registro finalizzato alla presentazione e alla spiegazione della differenza culturale, sia Spinelli che Morelli sottolineano i tratti che distinguono la società e la cultura dei rom dalla quella occidentale e accreditano una singolarità culturale irriducibile al loro mondo. Spinelli, riferendosi alle modalità di concezione dello spazio e del tempo e alle forme di organizzazione sociale, la definisce come “pre-industriale” e “pre-capitalistica”, mentre Morelli fa riferimento alle specificità spirituali e morali dei rom, un particolare atteggiamento che egli definisce “l'intimismo orientale”, radicalmente opposto alla razionalità e al materialismo occidentale.

Entrambi fondano le differenze e le caratteristiche specifiche dei rom, su due elementi: in primo luogo essi fanno riferimento alla dimensione delle origini, ovvero alla narrazione circa la provenienza indiana, scenario storico e culturale in cui si sarebbero forgiate le caratteristiche principali della cultura, a partire dalla lingua. Particolarmente esplicito è l'incipit del lavoro di Spinelli, secondo il quale:

I rom, sinti, manouches, kale e romanìchals con i loro numerosi e diversificati sottogruppi, detti anche comunità romanès, costituiscono la popolazione romanì, una popolazione indoariana. [...] Se le parole sono lo specchio della cultura e dell’identità questo vale soprattutto per la popolazione romanì. Infatti grazie agli studi filologici si è potuto accertare la loro origine indiana, in un territorio compreso fra l’attuale Pakistan, Punjab, Rajasthan e la valle del Sind, una regione a nord-ovest dell’India, attraversata dal fiume Indo, oggi in Pakistan . (2003: 7)

L'altro tratto distintivo con il quale gli autori costruiscono una specificità irriducibile della cultura rom è il nomadismo, interpretato come una strategia volontariamente praticata che ha permesso il mantenimento dell'autonomia e della differenza specifica. Secondo Morelli:

Il grande perno dell’equilibrio dei rom è stato il nomadismo, mezzo preferenziale per distaccarsi da tutto ciò che è inerente al senso del possesso sia territoriale che materiale, permettendo un rinsaldamento di quei valori che risiedono nell’umanità, nella famiglia, nel rispetto della fragilità, degli affetti fraterni, dell’amore per la natura e nel rifiuto della guerra. (2006: 46)

Nella visione di Morelli, il nomadismo ha rappresentato lo strumento principale di distanziamento dalle società occidentali e di mantenimento della propria autonomia. In questo modo il rapporto con le società europee, che caratterizza comunque la storia del popolo rom almeno dal XIV secolo (Vaux de Foletier 1970), sarebbe stato gestito dalla “minoranza zingara” attraverso pratiche e compromessi che avrebbero permesso la sopravvivenza, non solo in senso economico, ma anche in senso culturale. Si tratta di quella che l'autore chiama

una dualità di “salvataggio”, si può dire, precipua del popolo zingaro, dove la sopravvivenza della specie è garantita da una specie di maschera – veicolo di interazione con l’ambiente, che conserva le proprie ricchezze culturali (ibidem: 40)

Il tema del dualismo appare anche nell’opera di Spinelli, sempre declinato nei termini di una strategia di sopravvivenza e di preservazione:

Il proprio mondo viene, dunque, celato alle popolazioni ospitanti. Ogni membro della popolazione romanì ha sviluppato una doppia personalità: una “esterna” da presentare ai gagè, speso pietistica, remissiva e vittimistica, l’altra “interna al gruppo”, basata sull’orgoglio, l’irreprensibilità e l’onore. Le due personalità sono diametralmente opposte e inconciliabili, tenute in netta separazione nei due ambiti in cui sono proposte (2006: 66)

Pur ampliando la funzione del dualismo a caratteristica strutturale della filosofia romanès (ibidem: 142), Spinelli gli assegna la stessa funzione sociale che abbiamo già individuato nell’opera di Morelli: l’interno inaccessibile allo sguardo esterno è stato storicamente difeso attraverso regole sociali ben precise che, dalla scelta del coniuge alle relazioni economiche, puntano a limitare e controllare ritualmente i contatti con il mondo esterno.

svela caratteristiche altrimenti inaccessibili, i due autori riducono l'esperienza secolare di rapporti e interazioni con le società europee entro una dinamica unitaria, quella della resistenza culturale e della sopravvivenza dell’unicità e dell'identità rom. Così secondo Spinelli:

Le vicende storiche, economiche e sociali hanno condizionato la diaspora romanì tanto che le diverse comunità romanès tanto che son venute via via delineandosi sono, oggi, sono portatrici di diverse tradizioni culturali affini e diversificate allo stesso tempo. Tuttavia esistono dei concetti culturali di base che sono comuni a tutti i gruppi e sottogruppi romanès e rappresentano una costante nel prismatico universo romanò, per questo motivo possono essere considerati l’essenza e l’espressione autentica della romanipè, l’identità e la cultura romanì. (2006: 140-141)

L'assenza dell'adolescenza fra i rom nella versione gagè

Considereremo di seguito due lavori che, anche se non precisamente ascrivibili al campo delle scienze sociali, affrontano specificatamente la questione dell'adolescenza e la iscrivono entro una rappresentazione complessiva dell'identità e della differenza.

In una ricerca di psicologia sperimentale dedicata alle concezioni del corpo fra bambini e giovani rom, Gainotti, Faconti e Maracchioni confermano quanto affermato da Spinelli e Morelli; a loro giudizio: “In questa cultura non esiste un ruolo specifico dell'adolescente ispirato dalla ricerca di un