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Differenti tipi di integrazione verticale

Capitolo I Integrazione Verticale

1.2 Integrazione verticale: definizioni e tipologie

1.2.3 Differenti tipi di integrazione verticale

Nel prendere la decisione di produrre internamente od affidarsi al mercato un’impresa può decidere di posizionarsi agli estremi di questa decisione integrandosi completamente o non integrandosi affatto. Tra questi due estremi vi sono altre possibilità come l’integrazione parziale o la quasi-integrazione verticale. Si è già accennato a queste differenti casistiche di cui ora se ne darà un’illustrazione più completa.

 Non-Integrazione verticale. In questo caso, come è facilmente intuibile, l’impresa decide di acquisire i beni o i servizi necessari nel mercato senza utilizzare trasferimenti interni di risorse. Il metodo classico per ottenere questo sono i contratti. Come spiega Harrigan61 solitamente le imprese che decidono di seguire questa strada lo fanno perché non vogliono investire in asset con alta specificità,

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preferendo limitare gli investimenti, così da ridurre il punto di pareggio soprattutto se si è in presenza di un livello di domanda non elevato. Anche nel caso in cui fossero presenti degli efficienti fornitori o distributori l’impresa potrebbe avere convenienza a non integrarsi ma ad utilizzare queste fonti esterne. Le imprese, in questo caso, rischiano una minima parte di capitale avendo però un minor controllo sulla filiera produttiva.

 Integrazione verticale completa. Si è già accennato a questa in precedenza ossia quando “l’intero output di un processo a monte è impiegato completamente come input intermedio per un processo a valle o l’intera quantità di input intermedi in un processo a valle è ottenuto dall’output di un processo a monte”62. Secondo Harrigan63 questa strategia verrebbe seguita soprattutto in presenza di tecnologie di produzione fisicamente interconnesse tra fasi diverse del processo produttivo ma anche quando non vi è un’elevata competizione sul prezzo, le diseconomie proveniente da squilibri temporanei non sono significative e non vi sono grandi disagi dall’essere tagliati fuori dal mercato e dalla sua tecnologia. Trasferire il soddisfacimento di tutti i bisogni dell’impresa internamente però espone quest’ultima anche a particolari rischi come una diminuzione della flessibilità, una perdita di informazioni provenienti dal mercato, un possibile eccesso di capacità e un incremento delle barriere all’uscita dovuto all’aumento del capitale investito64. L’integrazione verticale completa è sicuramente tanto più efficace minore è la presenza di fornitori o distributori adeguati ed efficienti.

 Integrazione verticale parziale. “Quando le imprese sono integrate a monte o a valle ma fanno affidamento su soggetti terzi per una parte del loro approvvigionamento o distribuzione, loro sono integrate parzialmente”65. Secondo Porter66 l’integrazione parziale può far ottenere all’impresa molti dei benefici dell’integrazione completa e allo stesso tempo ridurne i costi, ad ogni

62 Perry M. K. (1989), Vertical Integration: Determinants and Effects in Handbook of Industrial

Organization di Armstrong M, Porter R.H., vol.3, capitolo 4, pp. 183-255.

63 Harrigan K.R., Formulating Vertical Integration Strategy.

64 Vantaggi e svantaggi dell’integrazione verticale verranno trattati più approfonditamente in seguito, qui

se ne da solo un accenno in relazione ai diversi tipi di integrazione.

65 Harrigan K.R., Formulating Vertical Integration Strategy.

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modo specifica anche come questo vari da industria ad industria67 e che quindi dovrà essere fatta, caso per caso, un’analisi dei benefici e dei costi. Porter spiega anche quali siano i vantaggi relativi dell’integrazione parziale rispetto a quella completa. In particolare, l’integrazione parziale risulterebbe in un minor innalzamento dei costi fissi rispetto a quella completa ed in una maggiore flessibilità. L’impresa integrata parzialmente può variare il grado di parzialità per adeguarsi al mutamento del mercato cambiando la proporzione di prodotti e servizi acquistati nel mercato stesso. In pratica, l’impresa manterrebbe costante la quota di beni e servizi prodotta internamente variando invece quella acquistata nel mercato così da riflettere le fluttuazioni del rischio di mercato. La parziale integrazione permette alle imprese anche di avere accesso a parte dell’innovazione proveniente dal mercato; inoltre, a volte si crea una competizione benefica tra i fornitori o clienti interni e fornitori o clienti esterni che può portare ad un miglioramento della produzione. La presenza dell’impresa nel mercato e la sua contemporanea produzione interna fanno sì che l’impresa acquisisca un vantaggio nel reperire informazioni aggiuntive rispetto ai concorrenti. L’integrazione verticale parziale può però generare anche alcuni aspetti negativi come ad esempio un incremento dei costi di coordinamento tra produzione interna ed approvvigionamento nel mercato. Inoltre per sua definizione l’integrazione parziale comporta che l’impresa acquisti o venda ai concorrenti e questo potrebbe essere in alcuni casi un rischio eccessivo da sopportare.

 Quasi integrazione verticale. “La quasi integrazione verticale è la creazione di relazioni tra attività verticalmente correlate e si posiziona a metà strada tra i contratti di lungo termine e la piena proprietà68”, queste le parole di Porter per descrivere la quasi integrazione verticale. Secondo Harrigan le imprese quasi integrate non necessitano di possedere il cento percento delle attività a monte o a valle per goderne dei benefici. In questi casi esempi di quasi integrazione verticale sono partecipazioni di minoranza, prestiti o garanzie su prestiti, accordi di esclusiva, strutture logistiche specializzate, joint venture, cooperative di ricerca e sviluppo. Secondo Porter la quasi integrazione verticale permette di raggiungere

67 Se non da impresa ad impresa molte vote.

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i benefici dell’integrazione senza supportarne i costi. L’autore spiega come in questo caso è importante che si crei una comunità di interessi tra acquirente e venditore che faccia sì che si creino più facilmente degli accordi specializzati così da ridurre i costi e mitigare il rischio di interruzioni di domanda od offerta e quello legato al potere di mercato della controparte. Questa comunità di interessi solitamente si manifesta con un aumento dei contatti informali, la maggiore condivisione di informazioni ed, a volte, anche da partecipazioni finanziarie incrociate. La quasi integrazione, inoltre, come l’integrazione parziale necessita di minor investimenti fissi di capitale ed ha un grado di flessibilità maggiore rispetto all’integrazione completa. Per Porter la decisione tra integrazione completa e quasi integrazione è da ricondursi alla capacità di istaurare la comunità di interessi tra le parti senza prescindere da un’analisi di costi e benefici caso per caso. Per Harrigan molte imprese trovano che sia più facile gestire un’integrazione verticale completa rispetto ad una quasi integrazione e quindi la preferiscono rispetto a quest’ultima.