2. Analisi dei dati
2.5. Difficoltà incontrate dalle associazioni
Le associazioni affrontano diversi tipi di difficoltà. Innanzitutto ci sono quelle con gli utenti effettivi o potenziali, proprio perché spesso sono personalità complicate da gestire e si creano dei malintesi, dovuti al non rispetto delle regole. Possono verifi- carsi, infatti, casi in cui gli utenti credono di poter aggirare le prescrizioni del giudi- ce.
“Noi abbiamo avuto problemi, ma ti dico soltanto di chiarezza, con alcuni utenti che pensavano di poter venire qui firmare e andare. Noi non abbiamo mai pensato si potesse ridurre a questo la nostra collaborazione con UEPE, anche perché non vedo il fine, cioè se è giustizia riparativa comunque è necessario che tu rimetta una parte del tuo debito alla società ed è necessario che tu lo faccia seriamente. […] Con UEPE abbiamo quest’impegno, che ce li fanno incontrare prima, eventualmente ci fossero cose che non vanno le notiamo già dall’inizio e quindi diamo il nostro dinie- go, oppure in maniera chiara diciamo questo non è un posto che va bene per te.”
Associazione Mondo Nuovo, Lucera.
Un’altra difficoltà che le associazioni incontrano è quella di aiutare i propri assi- stiti a trovare un lavoro:
“Un’altra difficoltà è quella lavorativa, tanti detenuti vengono da noi o al centro d’ascolto o ai gruppi delle famiglie, ci scrivono via lettera oppure nei colloqui all’interno del carcere, chiedono un aiuto per trovare lavoro ma è difficile. Anche il progetto “Sprigiona Lavoro”, in realtà è molto complicato in questo momento stori- co, nel senso che con la crisi quella è una difficoltà grande, nel senso che per il rein- serimento non avere il lavoro complica un po’ le cose.”
82 “Poi la difficoltà che abbiamo è far lavorare le persone, soprattutto gli stranieri, perché ci sono i blocchi burocratici che sono una cosa assurda. Nel senso che se una persona è in carcere, che abbia i documenti o non abbia i documenti può lavorare, se una persona sta scontando una pena ma fuori dal carcere non può lavorare. Que- sto succede su Vicenza però, perché in altre zone si può. E quindi vincoli le persone a rimanere lì in casa, nel senso che non gli puoi dare un sostegno, che magari pos- sono prendersi una borsa lavoro che ne so di 500 euro e riuscire magari a mantene- re la famiglia nel loro paese d’origine.”
Associazione Novaterra, Vicenza.
“Un’altra difficoltà è la scarsa sensibilità da parte del mondo imprenditoriale. Ora, qui a Pisa diciamo che l’imprenditoria è quella che è, è limitata, non è che ab- biamo grosse aziende. Però quella è una difficoltà, perché secondo me se il mondo imprenditoriale si impegnasse nell’essere più aperto all’idea anche di accogliere persone, anche con una piccola borsa lavoro, o istituire dei percorsi in denaro ve- ramente minimi sostituendosi anche un pochino alle ex borse lavoro della provincia, questa potrebbe essere una difficoltà che potremmo risparmiarci.”
Associazione Controluce, Pisa.
Strettamente correlato ai problemi per la ricerca di un lavoro è il problema della stigmatizzazione di cui soffrono le persone che hanno commesso un reato e che ren- de difficile portare avanti un percorso di cambiamento e di riabilitazione.
“Anche proprio la presenza per esempio dei controlli delle forze dell’ordine, quindi per esempio per un commerciante avere una persona in misura alternativa all’interno di un’attività commerciale, quando arriva la pattuglia dei carabinieri o della polizia per un controllo, logicamente molti clienti dicono ma che è successo? Perché? Iniziano a nascere tanti dubbi.”
Associazione Noi e Voi, Taranto
Un altro tipo di problematiche che le associazioni devono affrontare sono quelle di natura economica, sia per quanto riguarda i finanziamenti dei progetti e dei servizi,
83 che nella maggior parte dei casi vengono finanziati solo per uno o due anni, sia nella copertura delle spese di sostentamento delle strutture. Ci sono infatti strutture che ri- cevono finanziamenti dalle amministrazioni comunali o tramite l’8x1000 della chiesa cattolica, però secondo gli intervistati questi non riescono comunque a coprire i costi delle strutture. C’è poi una struttura che non riceve nessun finanziamento e si sostie- ne tramite le attività che svolge all’interno delle associazioni.
Bisogna scontrarsi poi molto spesso con la lentezza della burocrazia e dei tempi della giustizia:
“[…] il problema dei tempi diversi fra la giustizia e il mondo del lavoro, perché la giustizia per darti l’autorizzazione ad uscire a quell’orario ci mette almeno 10-15 giorni, il mondo del lavoro se il giorno dopo non sei presente ti sei bruciato l’occasione lavorativa, per cui abbiamo dovuto stare lì a cercare di far conciliare i tempi dei due mondi.”
Associazione Noi e Voi, Taranto
“[…] piccolo esempio: il progetto “stORTO” che noi siamo stati bloccati per sei mesi perché il presidente del polo museale non firmava il protocollo. Ma non che non lo firmasse per delle motivazioni di tipo filosofico, no! Non lo firmava perché non lo firmava! Perché la burocrazia è lenta.”
Associazione Controluce, Pisa.
Le associazioni, poi, affrontano difficoltà dovute alla carenza di volontari per rea- lizzare i progetti o per mantenere aperte le strutture, dove è richiesta una presenza costante di persone.
“Non sottovalutiamo anche il fatto che le forze son quelle le nostre quindi alle volte abbiamo delle oggettive difficoltà per risorse umane che mancano. Perché poi è volontariato, ognuno ha la sua vita…anzi secondo me già facciamo tanti salti mor- tali! però sicuramente si, potremmo far di più.”
84 Parlando delle difficoltà che affrontano, è stato chiesto anche alle associazioni se avessero delle richieste da fare alla classe politica.
Si è scelto di considerare sia le richieste alla classe politica locale che a quella na- zionale, in modo tale da far emergere, se esistente, una differenza territoriale fra le associazioni. Anche in questo caso, in realtà, le risposte degli intervistati sono state molto omogenee, quindi non c’è una differenziazione territoriale.
La prima richiesta fatta alle istituzioni locali è senz’altro quella di natura econo- mica. Le associazioni chiedono che siano concesse più risorse dalle istituzioni politi- che locali affinché si possa offrire dei servizi stabili a tutte quelle persone che sono emarginate dalla società per via della propria condizione di detenuti, che spesso sof- frono anche di dipendenze patologiche. Andare avanti per progetti e senza avere una stabilità dei fondi spesso porta all’immobilità, perché una volta finito il progetto e quindi i finanziamenti, non si riesce a pagare operatori specializzati, necessari poiché i volontari non sono sempre presenti, essendo quella del volontariato un’attività che si svolge nella maggior parte dei casi nel tempo libero.
“I 2: Siamo sempre là, inizia e finisce…tu considera, questo (progetto) ha due anni, io ho partecipato ad un progetto con il Paolo VI di un anno…cioè tu avevi pra- ticamente il tempo proprio di andare a quella parrocchia, prendere contatto, cono- scere le persone… finito, arrivederci…
I 1: finito… il problema non c’è più… sembra che dopo un anno, due anni, si ri- solvano i problemi…
Associazione Comunità Emmanuel, Taranto.
“Le persone che da anni sono adulti ai margini, queste persone hanno bisogno di avere un progetto minimo di reinserimento. Quindi ci sono i lavori socialmente utili, progetti con fondi di solidarietà, ci sono tante possibilità, però non ci sono progetti. Quindi noi chiederemmo una progettualità sociale.”
85 Un’altra delle richieste che viene fatta alla politica locale è quella di snellire le pratiche burocratiche nel momento in cui si stipula una convenzione, perché spesso la burocrazia rallenta molto le attività che si svolgono.
Un altro tipo di richiesta che viene fatta alla politica locale è quella di sensibiliz- zare la cittadinanza
“[…] perché con le nuove norme, le nuove leggi anche sulla messa alla prova, la giustizia di comunità, è essenziale che la cittadinanza sia attiva su una tematica co- me questa, perché ormai la direzione è quella non tanto di chiudere le persone in carcere quanto di riabilitarle e dargli una chance all’esterno, all’interno di associa- zioni ecc. quindi secondo me la classe politica avrebbe un ruolo importantissimo in questo, per creare occasioni di sensibilizzazione come primo ente sensibilizzatore, perché ormai lo dice anche il nome, giustizia di comunità, significa proprio questo, ogni comune, ogni cittadinanza deve prendersi cura anche delle persone che hanno sbagliato.”
Associazione La Fraternità, Verona.
Alla politica nazionale, invece, si chiede innanzitutto una revisione dell’Ordinamento Penitenziario.
In seconda istanza è emerso un tema durante le interviste che ha accomunato al- cune associazioni, cioè il costo giornaliero di un detenuto che si aggira intorno ai 150 euro. Innanzitutto è stato fatto notare che in questo periodo si cerca di risparmiare in molti settori all’interno della gestione del Paese, ma quando si parla di carcere si ten- de a non risparmiare, perché indicando il carcere come unica tipologia di pena e fa- cendo innalzare il numero dei detenuti, i costi per lo Stato aumentano in maniera ver- tiginosa.
Di conseguenza le associazioni hanno fatto notare come lo Stato risparmierebbe investendo sulle misure alternative perché con molto meno della somma che stanzia- no ora, si riuscirebbe a fare molto di più in termini di riabilitazione delle persone condannate.
Un’altra richiesta che arriva dalle associazioni è di concedere sgravi fiscali per le imprese che assumono persone che intraprendono percorsi di esecuzione della pena
86 alternativi, in modo tale che questi possano essere realmente efficaci, perché la man- canza di lavoro è una delle condizioni che in molti casi porta all’aumento della reci- diva.