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Per questo studio si è scelto di eseguire un’indagine di tipo qualitativo cioè “fina- lizzata alla raccolta -su un numero limitato di casi- di molte informazioni, non strut- turate e spesso di natura diversa”.85

Lo scopo di questa ricerca è descrivere le varie esperienze di volontariato metten- do in luce alcuni temi rilevanti che accomunino le associazioni prese in esame.

Si è scelto questo tipo di indagine perché un modello di ricerca quantitativa avrebbe reso difficile comprendere la complessità del mondo delle associazioni.

1.1. Campionamento

Analizzare le esperienze di volontariato di tutte le associazioni italiane sarebbe stato impossibile quindi si è scelto, attraverso un campionamento a scelta ragionata, di ridurre la popolazione di riferimento alle tre regioni sopra indicate poiché queste

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L. Cannavò, L. Frudà “Ricerca sociale. Dal progetto dell’indagine alla costruzione degli indici”, Carocci editore, Roma, 2007, p. 55.

64 sono quelle con il maggior numero di volontari impegnati all’interno degli Uffici di Esecuzione Penale Esterna, insieme a Liguria e Lombardia.86

Queste tre regioni si trovano inoltre in tre aree geografiche diverse fra loro e que- sto potrebbe mettere in evidenza una differenza anche territoriale fra le esperienze.

Si è proceduto quindi a prendere contatto con le associazioni in queste tre regioni, cercando inizialmente su internet quelle che avessero un sito, in modo tale da avere delle informazioni preliminari. Si è potuto notare, però, come soprattutto in Veneto poche associazioni utilizzino un sito internet.

In secondo luogo si è proceduto a cercare le associazioni sui registri regionali del- le organizzazioni di volontariato, ma anche qui è stato rilevato un grosso ostacolo perché fra le tipologie di associazioni contenute nel registro non esiste quella del vo- lontariato penitenziario, ma queste vengono inserite nella categoria “solidarietà so- ciale”. Sotto questa dicitura rientrano, però, vari tipi di associazione e questo rende complicato capire quali di queste si occupino di persone che stanno scontando una pena.

Si è proceduto inoltre a cercare le associazioni che facessero parte di un coordi- namento come il SEAC o la CNVG, rilevando però che almeno due delle associazio- ni intervistate non fanno parte di nessun coordinamento.

A parere di chi scrive la difficoltà nel rintracciare associazioni che si occupino di persone sottoposte a misura penale, si può considerare una criticità per chi voglia studiare questo tipo di volontariato, poiché è difficile, se non impossibile, fare una mappatura delle associazioni.

Una volta individuate le associazioni da intervistare si è preso contatti con le stes- se, inizialmente via e-mail. Non ottenendo però in molti casi una risposta o riscon- trando che l’indirizzo e-mail non fosse corretto, si è cercato di contattare le associa- zioni telefonicamente, ma anche in questo caso alcune associazioni non si sono di- mostrate disponibili a rilasciare un intervista.

Anche la reticenza delle associazioni a raccontare le proprie esperienze può essere considerata una criticità del lavoro di ricerca, però questo potrebbe essere dovuto an- che all’inesperienza della ricercatrice che probabilmente con un più conoscenze nella ricerca empirica avrebbe potuto agire diversamente.

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65 Dopo le procedure di contatto con le associazioni, il campione è composto da no- ve associazioni così dislocate:

• Puglia:

- Associazione Comunità Emmanuel Onlus di Taranto

- Associazione di Promozione Sociale Mondo Nuovo di Lucera - Associazione di Volontariato Penitenziario Noi e Voi di Taranto • Toscana:

- Associazione Controluce di Pisa - Associazione AVP di Firenze - Associazione Pantagruel di Firenze • Veneto:

- Associazione La Fraternità di Verona - Associazione Novaterra di Vicenza - Associazione Portaverta di Rovigo

Le associazioni selezionate in alcuni casi svolgono la loro attività solo con perso- ne sottoposte a condanna, in altri si occupano di tossicodipendenti o persone in situa- zioni di grave marginalità, categorie al cui interno spesso rientra anche chi sta scon- tando una pena.

1.2. L’intervista semi-direttiva

Essendo questa una ricerca di tipo qualitativo si è scelto di utilizzare come mezzo di raccolta dei dati l’intervista, intesa come “un’interazione tra un intervistato e un intervistatore, provocata dall’intervistatore, avente finalità di tipo conoscitivo, gui- data dall’intervistatore sulla base di uno schema di interrogazione e rivolta a un numero di soggetti scelti sulla base di un piano di rilevazione”.87

Per quanto riguarda la Puglia e la toscana, le interviste sono state svolte all’interno della sede delle associazioni, luogo scelto per comodità degli intervistati e per per- mettergli di sentirsi a proprio agio, considerato anche il fatto che l’intervistatrice era una persona a loro estranea.

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66 Per quanto riguarda il Veneto invece, le interviste sono state eseguite telefonica- mente per motivi logistici, questo ha comportato un tipo di interazione diversa rispet- to a quella avvenuta nelle interviste eseguite nelle altre regioni.

Gli intervistati erano in alcuni casi i presidenti o i referenti delle associazioni, mentre in altri l’intervista è stata rilasciata dai volontari o dagli operatori che si oc- cupano di realizzare attivamente o coordinare le attività.

Le interviste effettuate sono state di tipo semi-strutturato, quindi sono stati indicati agli intervistati dei temi da affrontare, ma senza una sequenza predeterminata di do- mande, che sono state modificate in base agli argomenti su cui si soffermavano gli stessi.

Poiché le interviste si sono svolte in maniera diversa l’una dall’altra, è stato diffi- cile produrre una standardizzazione dei dati.

1.3. Metodologia di analisi: l’analisi tematica

Per l’analisi delle interviste si è preferito proseguire per aree tematiche, data la va- rietà di argomenti trattati all’interno di esse.

Lo schema di intervista è stato elaborato prendendo in considerazione cinque te- mi, prima di affrontare questi però si è ritenuto opportuno, per mettere a proprio agio gli intervistati nel parlare degli argomenti affrontati successivamente, far precedere alle domande salienti per la ricerca, una breve cover sheet o copertina per raccogliere delle informazioni di base sulle associazioni intervistate.

Queste informazioni riguardano l’anno di fondazione dell’associazione, il numero dei membri, l’età degli stessi e il percorso attraverso cui i nuovi volontari entrano a far parte dell’associazione, in particolare si voleva comprendere se i volontari seguis- sero un corso o una formazione insieme ai volontari più esperti prima di iniziare l’attività di volontariato.

Dopo questa prima serie di domande quindi, si è passato ad affrontare il primo tema che è quello dei progetti e delle attività svolte dalle associazioni all’interno e soprattutto all’esterno del carcere e la loro efficacia nel percorso di rieducazione e reinserimento delle persone coinvolte.

Il secondo argomento è rappresentato dalla rete, intesa come insieme di relazioni e collaborazioni che le associazioni dovrebbero avere con altre associazioni e istituzio- ni politiche e sociali.

67 Il terzo concetto trattato è stato quello della sensibilizzazione, attività molto im- portante per le associazioni che si occupano di persone condannate, proprio perché queste non riscontrano né la conoscenza né la simpatia (intesa come partecipazione alla sofferenza) della gente comune. È stato quindi chiesto alle associazioni se svol- gono questo tipo di attività, in quali contesti e che tipo di accoglienza ricevono da co- loro a cui si rivolgono.

Il quarto punto è stato la trattazione delle difficoltà incontrate dalle associazioni nella prosecuzione delle attività. Siccome spesso le difficoltà sono collegate ai rap- porti con la politica, è stato chiesto anche agli intervistati se avessero delle richieste da fare alla classe politica locale e nazionale.

L’ultimo tema riguarda gli Stati Generali. Gli intervistati hanno dato la loro opi- nione circa questa iniziativa evidenziando anche la percezione che esse hanno del si- stema penale italiano in questo momento, soffermandosi anche sul tema dell’utilità di percorsi rieducativi personalizzati.