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Progetti e attività: utenza di riferimento ed efficacia nel percorso d

2. Analisi dei dati

2.2. Progetti e attività: utenza di riferimento ed efficacia nel percorso d

Per quanto riguarda i progetti e le attività che le associazioni realizzano è necessa- rio fare una distinzione fra ciò che si realizza all’interno del carcere, ciò che serve a creare un continuum fra interno ed esterno e ciò che si svolge totalmente all’esterno.

All’interno del carcere le associazioni svolgono diversi tipi di attività: innanzitutto i colloqui di sostegno sia con i nuovi giunti che con chiunque ne faccia richiesta. Questa è un’attività molto importante, svolta dalla quasi totalità delle associazioni.

69 All’interno del carcere inoltre sono svolte diverse attività educative e ricreative come laboratori di ceramica, cineforum, educazione all’igiene personale o alla salute ecc.

“Abbiamo per esempio un altro progetto, che è un progetto relativo alla tutela della salute, l’abbiamo chiamato “Progetto articolo 32”, dall’articolo della Costitu- zione su cittadino e salute. Questa tutela della salute che noi realizziamo attivando dei detenuti, cioè noi affidiamo a due detenuti di ogni sezione, il compito di fare da interfaccia tra sanità e bisogni dei detenuti, insomma fra area sanitaria e bisogni dei detenuti, perché tante volte i bisogni relativi alla salute non emergono facilmente e quindi abbiamo un gruppo di facilitatori detenuti che si attivano in questo senso.”

Associazione Pantagruel, Firenze.

Un’altra attività importante svolta spesso dai volontari all’interno degli istituti è quella della scuola, che può essere gestita interamente dai soci dell’associazione o coordinando degli insegnanti volontari che non sono soci dell’associazione stessa.

Alcune delle associazioni intervistate si occupano anche della redazione di un giornalino interno agli istituti in modo tale da permettere alle persone detenute di esprimersi non solo sul tema della detenzione, ma anche su temi personali e di attua- lità.

Ci sono poi altri progetti culturali di vario tipo all’interno del carcere:

“Abbiamo ogni anno il progetto “Intercultura” e cioè un gruppo di detenuti di diversa nazionalità che si incontrano, con l’aiuto e la mediazione di alcuni nostri so- ci e volontari, e si trattano diverse tematiche che possono essere la libertà, piuttosto che la felicità, cose così… e diciamo che il taglio è quello dell’intercultura, quindi capire un po’ nelle diverse culture, mettere a confronto proprio le diverse culture, perché una problematica esistente in carcere è quella relativa al fatto che appunto ci sono tante persone di diversa nazionalità.”

70 “Adesso per esempio stiamo sostenendo un progetto ideato dal comandante della polizia penitenziaria, che è un’installazione artistica partecipata, una cosa che pen- so avrà anche la sua eco perché è una cosa interessante.

È stato fatto il percorso della detenzione attraverso una forma partecipata e arti- stica, per cui per esempio si entra, la faremo nella sezione femminile, al primo piano della sezione femminile, si entra e i visitatori verranno identificati in quella che sarà la ricostruzione della matricola all’interno di una stanza.

Poi verranno accompagnati in tre celle diverse dove rimarranno un minuto e mezzo chiusi in ogni cella, rivivendo il primo impatto col carcere, e ci sta tutto l’arredamento fatto dai detenuti anche, che richiama quello che è i primi mesi, e quindi i primi pensieri, la legge, il processo, che cosa sta succedendo.

Poi la fase invece un po’ in cui uno rimane solo, che ha finito tutte le cose, un po’ l’isolamento.

E poi la prospettiva dell’uscita, tutte le ansie, le paure che ci possono essere, ma anche i grandi sogni.”

Associazione Noi e Voi, Taranto.

l’Associazione Volontariato Penitenziario (AVP) di Firenze, invece, dal 1998 è impegnata nel sostegno agli studi universitari in carcere, promuovendo e realizzando azioni di supporto ai percorsi individuali di studio e attività di tutorato e di segreteria, nell’ambito dei Poli Universitari Penitenziari attivi presso le sedi di Prato, Pisa, Siena e Firenze.

Ci sono poi progetti che servono a creare una sorta di continuum fra interno ed esterno del carcere: si tratta in prevalenza di percorsi di formazione che iniziano all’interno del carcere e sono seguiti dall’inserimento in aziende o cooperative con cui le associazioni cui le associazioni creano contatti, svolgendo il ruolo di interme- diari.

“Diciamo che doveva partire, sta partendo, non si capisce ancora bene, un pro- getto che si chiama “Sprigiona Lavoro” che consiste nel cercare di dare una possi- bilità lavorativa alle persone che sono in detenzione, offrendo loro un corso di for- mazione all’interno del carcere e poi mettendolo in contatto con alcune aziende che

71 hanno deciso di partecipare a questo nostro progetto. Non so dirti come andrà, nel senso che è ancora in fase di avvio ed è abbastanza lenta come fase.”

Associazione La Fraternità, Verona.

“La Caritas ha sostenuto il progetto “Kairòs” che era per il reinserimento lavo- rativo di detenuti e familiari di detenuti. […] Quindi l’itinerario era più o meno que- sto, conoscere, noi come operatori e quindi con l’equipe del progetto Kairòs, le per- sone che uscivano dal carcere, sperimentare attraverso questi laboratori e una volta viste un po’ le attitudini, un po’ anche dato un minimo di formazione attraverso que- sti cosi di pre-formazione lavoro, cercare di proporli alle aziende del territorio, fa- cendo superare attraverso uno o tre mesi un po’ la diffidenza iniziale.”

Associazione Noi e Voi, Taranto.

Un’altra attività che serve a creare un continuum fra interno ed esterno del carcere sono i centri d’ascolto, rivolti sia agli ex detenuti che alle loro famiglie, a cui questi possono rivolgersi in caso di difficoltà, creando un percorso di accompagnamento per le persone uscite dal carcere ed essendo un punto di riferimento nel territorio.

Per quanto riguarda quello che viene realizzato all’esterno del carcere, le associa- zioni sono organizzate in diversi modi: due associazioni gestiscono un centro diurno, in cui si svolgono prevalentemente attività laboratoriali e psico-pedagogiche. Tre as- sociazioni si occupano invece di una casa-famiglia in cui ospitano i propri utenti 24 ore su 24. Due associazioni realizzano percorsi in collaborazione con l’UEPE per persone sottoposte a misure alternative alla detenzione, infine una delle associazioni non potendo accogliere persone in misura alternativa, si impegna a trovare altre asso- ciazioni disponibili all’accoglienza delle persone in affidamento ai servizi sociali e per chi deve svolgere attività di volontariato o Lavori di Pubblica Utilità.

Solo una delle associazioni non si occupa stabilmente di attività con persone in misura alternativa, se non nel caso in cui seguano una persona già all’interno del car- cere, tuttavia l’associazione si dichiara consapevole di essere carente da questo punto di vista, quindi si presuppone che si stia organizzando per colmare questa carenza.

L’utenza delle attività esterne al carcere è rappresentata da tutte le persone che stanno scontando una pena extra-muraria, quindi semiliberi, persone in affidamento

72 ai servizi sociali, detenuti domiciliari, ma anche persone cui sono state concesse mi- sure di Messa Alla Prova e Lavori di Pubblica Utilità.

Le attività esterne al carcere si concentrano, innanzitutto, nel sostegno delle per- sone uscite dal carcere: oltre alle case di accoglienza che spesso si occupano anche di fornire un alloggio a chi non ce l’ha, le associazioni gestiscono centri diurni in cui le persone sottoposte a misura penale vengono accolte per avere sia un’assistenza mate- riale, per esempio cibo, doccia, un servizio lavanderia ecc., sia per fare laboratori, at- tività sportive e ricreative, ma anche per avere un sostegno morale e psicologico at- traverso i colloqui e i gruppi di auto aiuto.

Spesso le associazioni si occupano anche di indirizzare gli utenti verso alcuni ser- vizi sanitari o li aiutano nelle pratiche burocratiche, specialmente per quanto riguarda gli stranieri che devono richiedere i documenti.

Una delle associazioni ha un’attività di assemblaggio di materiale plastico all’interno della casa di accoglienza:

“C’è una ditta di Vicenza che ci da questo lavoro. Loro fanno trasportini, tutti piccoli accessori per gli animali, quindi trasportini per i cani, per i gatti e noi as- sembliamo le varie parti di plastica che poi vanno inserite nelle scatole per il mon- taggio del trasportino. Sono piccoli lavori così, che non rendono molto però ci ten- gono parecchio occupati tutti i giorni.

R: quindi con questo riuscite a sostenervi?

I: si, con molta fatica, nel senso che a volte non arriviamo a fine mese, però in- somma… poi ogni tanto noi ci occupiamo anche di fare dei buffet. Tutti sono bravi cuochi, allora abbiamo inventato questa nuova forma di finanziamento che sono dei piccoli buffet, magari per le parrocchie dove siamo stati, oppure per cerimonie… tramite amici ci si contatta e facciamo questi piccoli buffet che ci portano dentro qualcosa e ci permettono di sostenerci.”

Associazione Novaterra, Vicenza

Molte delle attività svolte all’esterno del carcere riguardano poi la giustizia ripara- tiva: più della metà delle associazioni svolgono attività di questo genere, dando la di-

73 sponibilità all’UEPE per accogliere persone che devono fare attività di volontariato e affidando agli utenti principalmente mansioni di giardinaggio, portierato e pulizie.

Si tratta per lo più di percorsi realizzati per singoli utenti, tranne che nel caso dell’Associazione Controluce di Pisa che invece ha realizzato dei veri e propri pro- getti, in collaborazione con l’UEPE, in cui rientrano circa dieci utenti con vari tipi di pena, che svolgono attività di manutenzione del verde presso l’Orto Botanico e pres- so un parco urbano di proprietà del comune.

L’associazione Controluce rispetto ai progetti che organizza riferisce che ritiene fondamentale la creazione del gruppo:

“Perché l’idea del fare gruppo, del sottostare a certe regole, che sono non soltan- to gli orari di entrata e uscita, ma anche le regole di rispetto reciproco, personale, l’idea di mettere in comune le esperienze non solo lì dentro, ma quelle anche di ogni singola persona, quindi proprio il percorso umano lo definirei, è fondamentale.”

Associazione Controluce, Pisa.

Per quanto riguarda l’efficacia di questi percorsi, è parere delle associazioni che questi abbiano effettivamente successo solo se agli utenti viene offerto effettivamen- te un percorso di crescita che va oltre la mera espiazione della pena, se c’è la serietà e l’impegno, da parte di chi li accompagna nel percorso, a trasmettergli un senso di responsabilità, se gli si mostra una strada diversa da quella che hanno percorso fino a quel momento che è sicuramente più faticosa.

“Chi è abituato ad avere 200 euro al giorno e invece ne prende 375 perché ma- gari fa una borsa lavoro part-time…capito? Bisogna fargli capire che ci sono delle regole…che c’è il rispetto delle persone, delle cose… gli va fatto capire che la vita normale non è quella.”

74 “Io ritengo che le attività siano efficaci se funzionano in termini di delega delle responsabilità. Cioè se dai la possibilità all’utente di mettersi in gioco, di dargli un carico di responsabilità, forse all’inizio in maniera rischiosa, se non lo utilizzi sol- tanto come un oggetto, cioè per fermare la porta se sbatte. A mio avviso hanno un ritorno importante, perché io noto che loro hanno fame di sentirsi utili, perché se tu li rendi utili già gli dai un grosso vantaggio.”

Associazione Mondo Nuovo, Lucera.

Tutte le associazioni affermano che ovviamente, data la complessità dell’utenza, spesso anche affetta da dipendenze di vario genere, non sempre si assiste ad una riu- scita del percorso di riabilitazione delle persone che si seguono, ci sono anche dei fallimenti.

Le associazioni sono concordi nell’affermare che si può mostrare un percorso di vita diverso, ma non si possono prendere le decisioni per gli utenti, quindi se il cam- biamento non parte da loro, ben poco potranno fare i volontari o gli operatori.