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CAPITOLO  III:   IL MICROCREDITO IN ITALIA: DIFFUSIONE TERRITORIALE E

3.2   Distribuzione della microfinanza in Italia 63

3.2.2   Diffusione odierna del microcredito in Italia 66

La Fondazione Giordano dell'Amore30 ha effettuato un'indagine per monitorare

la diffusione della microfinanza nelle banche italiane. Un primo elemento che emerge dall'indagine è la marcata partecipazione delle banche a questo segmento di attività: in particolare, l'approccio sostanziale di downscaling che emerge dalla ricerca è sorprendente nella misura in cui si è constatato che in Europa non è l'approccio più comune.

Secondo questa indagine, infatti, la diffusione di prodotti e servizi finanziari messa in essere dalle banche è, in Italia, elevata. I risultati dell'indagine mostrano in dettaglio come l'82,1% delle banche italiane appartenenti al campione intervistato possieda, nel proprio portafoglio, prodotti e servizi di microfinanza; dallo studio emerge, inoltre, che il 57,1% delle banche hanno dichiarato di non operare in tale campo, ossia il 10,3% del campione complessivo, ha intenzione di offrire prodotti e servizi di microfinanza nel medio periodo.

Emerge, pertanto, un certo interesse delle banche a sviluppare le opportunità offerte da un mercato che presenta margini di sviluppo, in considerazione del crescente bacino di popolazione che in esso confluisce e della possibilità di maggior corrispondenza delle nuove richieste di tale fascia di clientela.

Tale politica si riflette anche negli investimenti che le banche hanno effettuato negli ultimi anni, rivolti ad una maggiore conoscenza e penetrazione sul territorio. Si fa riferimento, in particolare, al forte aumento del numero degli sportelli e degli altri canali di vendita. Dalla liberalizzazione degli sportelli bancari il numero delle dipendenze bancarie si è praticamente raddoppiato passando da 15.577 unità a quota di 30.944 di fine 2004. Un progresso dal quale è scaturita un'altra conseguenza di rilievo: una copertura territoriale ancora maggiore a tutto vantaggio delle aree meno "bancarizzate" del Paese. Nello stesso periodo, infatti, i comuni italiani serviti da banche sono creciuti di quasi il 20% passando da 5.002 a 5.917.

                                                                                                                30  www.fgda.org  

La particolare attenzione da parte delle banche ai diversi segmenti di attività risponde, tra l'altro alla domanda di nuovi target di clientela. Se si pensa ad esempio, al target potenzialmente costituito dagli immigrati, ci si rende conto, da una parte, del potenziale bacino di utenti che le banche potrebbero intercettare; d'altra parte, del numero consistente di soggetti che grazie ad una serie di servizi finanziari, tradizionali e/o riadattati su loro specifiche esigenze, potrebbero divenire economicamente più attivi e maggiormente integrati. Tra i servizi spiccano le carte prepagate, gli assegni, i bonifici e i bancomat.

Vediamo invece che dalle statistiche di Banca d'Italia del giugno del 2004 è emerso che in Italia ci sono 789 banche e oltre 30 mila sportelli che raccolgono circa 729.000.000.000 euro e svolgono attività di impiego per oltre 1.000.000.000.000 euro. Purtroppo l'entità dei capitali coinvolti nei progetti di microcredito non è assolutamente paragonabile con il mercato tradizionale. Utilizziamo come fonte il "rapporto finale sul microcredito" elaborato dalla Fondazione Giordano dell'Amore partendo dalla disamina dei risultati raggiunti nell'anno 2012.

Nel 2012, in Italia, l'insieme delle 106 iniziative di microcredito monitorate risulta avere erogato 7.167 microprestiti, per un ammontare complessivo di oltre 63 milioni di euro, riuscendo a soddisfare meno della metà (45,9%) della domanda esplicita. Bisogna però considerare che se, per numero, quasi i tre quarti dei microcrediti sono stati concessi con finalità socio-assistenziali, per ammontare erogato prevale invece il valore dei microcrediti concessi con finalità di autoimpiego, che assorbe quasi il 60% delle risorse complessivamente impiegate, vale a dire oltre 37 milioni di euro, circa 11 milioni in più dei 26 milioni volti al microcredito sociale.

Ciò si riflette sugli importi medi concessi, che differiscono molto a seconda che si consideri l'una o l'altra forma di microcredito: sono assai contenuti nel caso del microcredito sociale, attestandosi mediamente sotto i 5mila euro, mentre quelli con finalità lavorativa sfiorano i 20mila euro. Anche il rapporto tra prestiti concessi e domande erogate è significativamente diverso tra le due

tipologie di microcrediti: in ambito sociale si riesce a soddisfare la metà della domanda, mentre in ambito microimprenditoriale solo il 37,3% dei richiedenti riesce ad ottenere il microcredito richiesto.

Vediamo quindi i dati delle domande valutate, microcrediti concessi e relativo ammontare per finalità nell'anno 2012:

Domande valutate 2012 Microcrediti concessi 2012 Erogati/ domande valutate Ammontare erogato 2012 Ammontare medio p. MC Sociale 10.584 (67,8%) 5.295 (73,9%) 50,0 25.816.160 (40,9%) 4.875,57 Autoimpiego 5.023 (32,2%) 1.872 (26,1%) 37,3 37.273.808 (59,1%) 19.911,22 Totale 15.607 7.167 45,9 63.089.968 8.802,84

Fonte: elaborazione personale dati presi da "Fondazione Giordano dell'Amore"

Già considerando questi primi dati di insieme, è evidente che siamo in presenza di due sottouniversi distinti: da un lato, gli interventi di carattere socio- assistenzale, significativamente numerosi ma di importi molto modesti, che però intercettano la metà della domanda espressa; dall'altro, il microcredito volto all'autoimprenditorialità con importi medi erogati molto più rilevanti e che però, per numerosità è in grado di soddisfare solo poco più di un terzo della domanda esplicita.

Confrontando le variabili dimensionali nel periodo 2011-2012 si può verificare una moderata crescita: a parità di numero di iniziative monitorate (106 nel 2012 e 107 nel 2011) i microcrediti concessi, passando da 5.493 a 7.167, aumentano cioè del 30,5%, mentre l'ammontare complessivamente erogato, incrementandosi del 9%, risulta solo di poco maggiore, di circa 5 milioni di euro, a quello dell'anno precendete. Tali variazioni complessive sono, però, effetto di andamenti molto differenziati, inversi, tra microcredito complessivo,

e quelli concessi per finalità sociale, che crescono del 75% circa per numero e del 63% per ammontare complessivo, e quelli concessi per finalità di autoimpiego, che invece si riducono approssimativamente del 24% per numero e dell'11,3% per ammontare.

Nel corso di questi due anni, quindi, cambia significativamente l'articolazione interna del microcredito: in termini di numero di concessioni, nel 2011 si registrava una composizione più bilanciata tra interventi sociali e autoimprenditoriali (rispetticamente 55% e 45%), mentre nel 2012 i primi prevalgono nettamente sui secondi, divenendo il 74% contro il 26%. L'inverso avviene in termini di ammontare: se nel 2011 le risolrse erano, infatti, ampiamente sbilanciate verso gli interventi volti al lavoro, che assorbivano il 73% del totale, nel 2012 pur restando prevalenti si ridimensionano notevolmente venendo a costituire il 59% del totale, mentre quelle destinate al sociale incrementandosi di circa 10 milioni vengono a rappresentare il 41% dell'ammontare complessivo. Microcrediti concessi 2011 Microcrediti concessi 2012 Variazioni 2011-2012 Sociale 3.027 (55,1%) 5.295 (73,9%) 74,9% Autoimpiego 2.466 (44,1%) 1.872 (26,1%) -24,1% Totale 5.493 7.167 30,5% Ammontare 2011 Ammontare 2012 Variazioni 2011-2012 Sociale 15.839.934 (27,4%) 25.816.160 (40,9%) 63% Autoimpiego 42.024.051 (72,6%) 37.273.808 (59,1%) -11,3% Totale 57.863.985 63.089.968 9,0%

Fonte: elaborazione personale dati presi da "Fondazione Giordano dell'Amore"

Gli andamenti appena illustrati sono certamente indicativi della crescente emergenza sociale, del drastico peggioramento delle condizioni economiche di molte famiglie che, sempre più numerose, non riescono a fronteggiare i bisogni primari tanto da dover fare ricorso alle opportunità offerte dal microcredito socio-assistenziale.

Secondo un rapporto Istat, infatti si verifica che nel 2012, 3 milioni 232 mila famiglie sono relativamente povere (12,7% delle famiglie residenti) e 1 milione 725 mila lo è in termini assoluti (6,8% del totale). Le persone in povertà relativa sono 9 milioni 563 mila (il 15,8% della popolazione), quelle in povertà assoluta 4 milioni 814 mila (8% dei residenti). Tra il 2011 e il 2012 aumenta sia l'incidenza della povertà relativa (dall'11,1% al 12,7%) sia quella di povertà assoluta (dal 5,2% al 6,8%), in tutte e tre le riaprtizioni territoriali.