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CAPITOLO  IV:   IL MICROCREDITO IN TOSCANA: ANALISI QUANTITATIVA E

4.2   Programmi di microcredito in Toscana 91

4.2.4   Le iniziative delle BCC in Toscana 109

Le prime esperienze di credito cooperativo italiane si sviluppano verso le fine del XIX secolo nel territori del circondario padovano.

Di fatto la povertà endemica, la concentrazione della ricchezza in fasce sociali ridotte, la scarsità di strumenti finanziari e culturali generavano (e generano tuttora) problematiche comunitarie di forte impatto, le cui "soluzioni" di ripiego spesso condizionavano ancor più pesantemente coloro che si ritrovavano esclusi dalle capacità di finanziamento del sistema.

E’ in questo contesto che la Cassa Rurale (divenuta in seguito Banca di Credito

Cooperativo48) individua la risposta condivisa al bisogno collettivo, una

                                                                                                               

48  Il   Testo   Unico   Bancario   del   1993   sancisce,   in   corrispondenza   di   una   cambio   nella   denominazione   (da   Casse   Rurali   e   Artigiani   a   Banche   di   Credito   Cooperativo)  il  venir  meno  dei  limiti  di  operatività:  le  BCC  possono  offrire  tutti  i   servizi  e  i  prodotti  delle  altre  banche  e  possono  estendere  la  compagine  sociale  a   tutti  coloro  che  operano  o  risiedono  nel  territorio  di  operativitià.  

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Composizione ricavi 2008 > 2014

2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 0 500.000 1.000.000 1.500.000 2.000.000 2.500.000 3.000.000 3.500.000 4.000.000 4.500.000 5.000.000

Ricavi

Ricavi Donazioni Ricavi Altri prodotti Ricavi Mc Famiglie Ricavi MC Impresa Esercizio

Eu

formazione cooperativa di sviluppo economico e di inclusione sociale, il cui apporto insiste su un duplice aspetto.

Le iniziative delle BCC nel contesto nazionale si delineano in maniera diversa, a seconda delle esigenze specifiche del territorio.

Si possono comunque delineare degli aspetti comuni nell'attività concreta delle BCC.

• La prima consiste nel microcredito per il finanziamento delle imprese (siano nuove microimprese, imprese già esistenti, imprese di donne giovani non occupati, imprese per integrazione degli immigrati, imprese inerenti attività sociali), per implementare l'occupazione ed il valore sociale. In questo contesto, oltre a sostenere l'attività economica e l'indipendenza del richiedente il prestito, si tende al recupero della persona ed alla affermazione della libertà positiva dell'individuo tramite il lavoro.

• La seconda consiste nel definibile microcredito al consumo. In questo caso, occorre precisare, gli interventi consistono in piani di credito per la copertura di spese straordinarie e ad alto potenziale ed erosione per la condizione economica del nuclo familiare. Tramite questa soluzione si neutralizzano i fattori di distorsione nell'economia delle classi meno tutelate, si imprime una forte spinta responsabilizzante nei confronti delle risorse del credito e del risparmio.

• L'opzione ulteriore "alternativa", di maggior interesse prospettico, identifica politiche che non riguardano solo l'attribuzione del prestito, quanto l'inserimento del credito in un piano di interventi contestuali specifici di livello "superiore". In questo ultimo approccio non si interviene in ambiti diversi dai precedenti, ma si struttura l'intervento secondo una visione ed un percorso procedurale differente dal contesto di riferimento del microcredito "puro".

Non si insiste solo sul microcredito, quanto su più complesse attività in un processo di integrazione ed operatività di microfinanza, con interventi non solo di "sostegno", ma di costituzione sociale e di reti articolate.

Le linee di azione individuate prevedono il contributo di enti del territorio in quanto partner non solo economici, ma pure dedicati ad aspetti più organizzativo-logistici.

Fondazione BCC Toscana- il "Microcredito di Solidarietà"

La Federazione delle BCC, assieme alla regione Toscana, ha siglato un accordo per la concessione di prestiti a condizioni agevolate.

Il target riguarda principalmente donne e giovani non occupati, che investano in processi di ricerca ed innovazione, nell'ambito dell'avviamento di microimprese per lo sviluppo lavorativo ed occupazionale, nonchè nel campo agricolo.

I finanziamenti precedono tassi vantaggiosi (da 0,80 al 1% di spread aggiunto

al tasso Euribor49 a 6 mesi), e categorie di merito per la valutazione e la

classificazione delle imprese.

Inoltre alcune BCC toscane hanno delineato un patto strategico a sostegno delle famiglie con difficoltà economiche, denominato "Microcredito di Solidarietà". Il fondo attivato dovrebbe consentire l'accesso all'alloggio ed il miglioramento delle condizioni socio-abitative di cittadini italiani e stranieri.

Il prestito, di importo massimo di 2500 euro, viene concesso tramite il supporto

del partner operativo, la Società della Salute50.

Microcredito di Solidarietà51 è nata nel 2006 dall'accordo tra alcuni enti (tra cui

Banca Monte dei Paschi di Siena, Provincia e Comune di Siena) e associazioni

                                                                                                               

49  Il  tasso  Euribor  è  un  tasso  di  riferimento  che  indica  il  tasso  di  interesse  medio   delle  transazioni  finanziarie  in  Euro  tra  le  principali  banche  europee.  

50  La  Società  della  Salute  è  un  consorzio  pubblico  stipulato  tra  Comune  e  Asl  del   territorio,  con  l'obiettivo  di  migliorare  il  benessere  psico-­‐fisico  della  popolazione   attraverso  attività  integrate  partecipate  da  settori  del  governo  sul  territorio.

 

di volontariato e religiose della Provincia di Siena per venire incontro alle richieste di sostegno finanziario proveniente da alcune fasce di soggetti "deboli", che trovano difficoltà ad accedere ai canali ordinari del credito bancario.

Pur avendo una finalità a contenuto sociale, "microcredito" non si propone nè effettua beneficenza a fondo perduto. La Società basa prevelentemente l'analisi del merito creditizio più sul profilo etico del richiedente (infatti oltre alla domanda di finanziamento è richiesto di sottoscrivere anche un patto etico) che sui dati patrimoniali e reddituali.

Beneficiari del progetto sono i cittadini italiani e stranieri che si trovano in difficoltà economiche. L'iniziativa, basata sulla responsabilizzazione dell'individuo, consiste nell'attivazione di un fondo di solidarietà per facilitare l'accesso all'alloggio e il miglioramento delle condizioni socio-abitative della popolazione meno abbiente. Il fondo, che al momento ammonta a 100 mila euro, è sostenuto in parti uguali dalle quattro BCC e dalla Società della Salute. Il meccanismo è quello dei prestiti in piccola entità fino ad un importo massimo di 2.500 euro.

L'erogazione di finanziamenti è rivolta a favore di persone fisiche che appaiono moralmente in grado di impregnarsi in un progetto di sviluppo della propria potenzialità che passa anche attraverso l'utilizzo consapevole del denaro. I prestiti sono destinati a superare temporanee difficoltà del soggetto richiedente e/o del suo nucleo familiare, oppure ad avviare attività imprenditoriali.

La società eroga finanziamenti per un valore massimo di 7500 euro per 5 anni, il finanziameno deve essere restituito tramite rate mensili con il tasso fisso del 2%.

Per sviluppare al meglio il suo contributo alla lotta alla povertà e al disagio sociale, "microcredito" reputa fondamentale avvalersi di una rete di relazioni con Associazioni radicate sul territorio al fine di veicolare la comunicazione della sua mission e di raccogliere informazioni sulla clientela.

L'obiettivo perseguito va inquadrato nell'ambito del vasto tema della finanza

etica52 e della responsabilità sociale e mira anche a valorizzare il ruolo che oggi

il volontariato ha assunto nella società. L'iniziativa, che riprende un'esperienza internzazionale nata in India e volta a "democratizzare la finanza", è in Italia uno dei più significativi esempi di forte collaborazione tra istituzioni, mondo del volontariato ed una grande banca.

Da sottolineare che tutto l'aspetto sia relazionale con i soggetti "deboli" sia operativo e gestionale è svolto da volontari.

Saranno erogati prestiti per problematiche relative a:

• prevenzione della morosità-anticipo mensilità per la stipula dell'affitto; • acquisto mobilio e arredamento;

• facilitazione dell'acquisto di mobilio e forniture per gli alloggi; • supporto nel pagamento utenze.

Rispetto ai beneficiari finali (popolazione in situazione di difficoltà economica, migrante e non) il fondo di microcredito si pone l'obiettivo prioritario di operare preventivamente per:

• Copertura di eventuali periodi di inoccupazione o difficoltà economica, che potrebbero portare a morosità nel pagamento dei canoni di locazione e conseguentemente a espulsione abitativa;

                                                                                                               

52  Non   esiste   una   definizione   univoca   di   finanza   etica.   In   generale   con   tale   termine  vengono  individuati  due  distinte  applicazioni  degli  strumenti  finanziari:   -­‐   la   microfinanza   (soprattutto   il   microcredito)   rivolta   alle   fasce   di   popolazione   più  deboli  così  come  attuata  dalle  Banche  dei  poveri  nei  paesi  del  Terzo  mondo  e   anche  in  quelli  ricchi;  

-­‐  l'investimento  etico,  cioè  la  gestione  dei  flussi  finanziari  raccolti  con  strumenti   quali   i   fondi   comuni   per   sostenere   organizzazioni   che   lavorano   nel   campo   dell'ambiente,  dello  sviluppo  sostenibile,  dei  servizi  sociali,  della  cultura  e  della   cooperazione  internazionael.  

• facilitazione dell'accesso alle abitazioni in affitto fornendo un aiuto nel pagamento dell'anticipo delle mensilità, che talvolta può costituire una seria barriera nell'acquisizione di un alloggio;

• facilitazione dell'acquisto di mobilio e forniture per gli alloggi; • supporto nel pagamento utenze.

I tempi di sviluppo dell'azione prevedono quattro fasi operative:

1. Fase preliminare: contatto con la rete territoriale delle associazioni;

identificazione condivisa del modello organizzativo e progettazione operative del fondo; coinvolgimento dei Servizi Sociali e degli Uffici Casa. Valutazione della fattibilità economica del progetto attraverso il contatto con gli istituti di credito. Realizzazione di incontri formativi con le realtà già operanti nel settore del microcredito;

2. Fase di costituzione del fondo: realizzazione della convenzione con

l'istituto di Credito. Identificazione e allestimento degli spazi per la gestione del fondo.

3. Fase esecutiva di sperimentazione dei prestiti: avvio del fondo di

microcredito e attivazione dei finanziamenti. Realizzazione della campagna di sensibilizzazione;

4. Fase di valutazione: verifica del raggiungimento degli obiettivi prefissati

e analisi dei punti di forza e di debolezza della fase di sperimentazione; eventuale rimodulazione del progetto.

Vediamo qualche dato:

Anno N. prestiti Importo totale

2008 244 245 mila euro

2009 474 906 mila euro

2010 596 1073 mila euro

Possiamo quindi concludere che il progetto Microcredito di Solidarietà sta assumendo dimensioni maggiori di anno in anno erogando sempre più prestiti. Ciò che si auspica è che questa crescita possa continuare di modo da poter ridurre, con il tempo, le disuguaglianze sociali e in modo da poter fornire aiuto a tutti quei cittadini che trovano difficoltà ad accedere ai canali ordinari del credito bancario.

CONCLUSIONI    

Il microcredito è una risorsa che può realmente contribuire a ridurre e sradicare la povertà che, a livello mondiale, interessa circa la metà della popolazione. Pur essendo un fenomeno nato nei paesi in via di sviluppo e che ha prodotto i maggiori risultati proprio in queste regioni, esso può rivestire un ruolo importante anche nei paesi economicamente più avanzati, riducendo le ineguaglianze sociali o regionali.

Affinchè si possa praticare il microcredito nei paesi ricchi, è necessario riformularne le modalità di attuazione, pur mantenendo saldi i principi di base che lo contraddistinguono: la scelta dei clienti fra coloro che non possono accedere al credito tradizionale, l’ammontare minimo del prestito, la fiducia come unica fonte di garanzia, la flessibilità.

In ciò le banche commerciali si sono solo di recente affacciate all’offerta di servizi di microfinanza; la loro partecipazione a questo segmento è tuttavia crescente poichè è nata la consapevolezza di poter offrire una varietà di servizi finanziari che solo un intermediario full service potrebbe offrire. Questo è particolarmente proficuo per loro dal momento in cui gli permette di poter beneficiare dei vantaggi della diversificazione e di poter raggiungere una classe di clienti che, precedentemente, non aveva possibilità di accedere al credito bancario. Ovviamente, purchè sia possibile, è necessario che i creditori conoscano personalmente i debitori in modo da poter ridurre i problemi legati all’asimmetria informativa, i costi del controllo e in modo da facilitare per i richiedenti l’accesso al prestito anche in assenza di garanzie patrimoniali personali. Tuttavia, non bisogna omettere il fatto che nella finanza informale i debitori sono spesso esposti al rischio di comportamenti opportunistici da parte dei creditori; infatti, è vero che vi è una riduzione dell’asimmetria informativa, ma persiste uno squilibrio molto forte a favore del prestatore per quanto riguarda il livello di potere contrattuale. Inoltre le banche, per operare nel settore della microfinanza, devono superare diversi ostacoli; tra questi il maggiore è quello di integrare il nuovo ramo di attività all’interno della

struttura già avviata. Dall’altro lato esse godono di caratteristiche interne che le facilitano nell’offerta di tali servizi tra cui i loro sistemi di programmazione e controllo interno e la loro struttura proprietaria.

Vediamo quindi che l’ingresso delle banche commerciali all’interno di questo innovativo settore, non è immune da rischi; si rende quindi necessaria un’attenta attività di controllo e gestione dei suddetti (anche attraverso appositi meccanismi di mitigazione). La presenza dei rischi non deve però portare i suddetti intermediari ad uscire dal settore poichè lo sviluppo della microfinanza potrebbe essere altamente positivo per il progresso del Paese. Se inserito all’interno di un programma politico volto alla riduzione delle disuguaglianze sociali in ambito socio-economico, il microcredito può, realisticamente, frenare i processi di esclusione sociale, che rendono alcuni gruppi di popolazione, o intere aree geografiche, particolarmente deboli e vulnerabili. Per compiere questo passo, le istituzioni pubbliche dovrebbero fare riferimento alle organizzazioni e ai tecnici di settore, così da predisporre un terreno normativo fertile per lo sviluppo della microfinanza ed un programma di governo efficace per la sua implementazione.

In Europa il microcredito ha raggiunto ampie fasce della popolazione più svantaggiata. La capillare presenza nel territorio europeo di diversi progetti di microcredito è, quindi, la dimostrazione dell’importanza e dell’efficacia di questo strumento. L’Unione Europea, infatti, si è impegnata nella definizione di iniziative ad hoc per incentivare la nascita e lo sviluppo delle istituzioni di microfinanza. Grazie all’attuazione dei programmi comunitari JASMINE e PROGRESS, sono stati messi a disposizione degli istituti di microfinanza europei servizi di assistenza tecnica alla gestione della struttura e adeguate risorse finanziarie. Ciò è stato possibile anche grazie alla grande varietà degli enti coinvolti che assicura la possibilità di raggiungere ogni tipologia di beneficiario. In questo, però, è da sottolineare una piccola debolezza; in seguito all’assenza di una normativa comunitaria unica in materia, i programmi avviati e gli enti che ne fanno parte operano nel rispetto del quadro legislativo del

proprio Paese. Questo rende, a volte, complicato il confronto tra i risultati perseguiti da iniziative di microcredito appartenenti a differenti Stati membri. Questa difficoltà non ha ostacolato il raggiungimento di notevoli risultati; dal 2009 al 2011 c’è stato un incremento del 45% di microprestiti raggiunti. Questo incremento è da attribuire, maggiormente, proprio allo sviluppo dei suddetti programmi nazionali di microcredito.

L’Italia ha l’aspetto di un Paese che, pur nel suo progresso economico e culturale, appare, per certi aspetti, debole. Tale debolezza si manifesta maggiormente nelle regioni del Sud, dove la crisi si somma ad una condizione di arretratezza economica permanente, che si ripercuote sul benessere della popolazione locale, mediamente più povera dei connazionali del Nord.

Per le persone come per le imprese, un circolo vizioso impedisce ai soggetti maggiormente in difficoltà di farsi concedere dei prestiti dalle banche: essi non sono “passibili” di credito a causa di squilibri finanziari o mancanza di garanzia, ma proprio tale esclusione dal credito impedisce lo sviluppo, l’innovazione e il miglioramento, che solo mezzi finanziari adeguati potrebbero garantire. In ciò sempre più persone si rivolgono al microcredito per uscire da una situazione di temporanea precarietà o per non correre il rischio di scivolare sempre più verso al soglia di povertà. Effettivamente il microcredito ha ridotto la vulnerabilità della popolazione facendo in modo che i partecipanti presentassero una minore incertezza nel lavoro e nel consumo, esistono però anche dei problemi sociali non risolvibili semplicemente con uno strumento finanziario.

Guardando l’aspetto quantitativo nel nostro Paese, la prima cosa che si nota è il grande interesse delle banche commerciali ai servizi della microfinanza. Ovviamente questo notevole interesse è conseguenza del crescente bacino della popolazione confluente all’interno di questo settore. Tuttavia non è possibile delineare un andamento del microcredito in Italia; nella nostra penisola, infatti, si distinguono due sottoinsiemi. Da un lato si hanno gli interventi di carattere

all’autoimprenditorialità. I primi sono significativamente numerosi ma di importi molto modesti, i secondi hanno importi medi erogati molto più rilevanti ma, per numerosità, sono in grado di soddisfare solo poco più di un terzo della domanda.

Comunque nel caso italiano il microcredito potrebbe intervenire proprio laddove le banche tradizionali hanno fallito. Nel Mezzogiorno in particolare, ridare fiducia a persone e piccole imprese significherebbe alimentare uno sviluppo economico che da tempo è assente, favorendo, quindi, un appianamento delle divergenze territoriali con il settentrione.

L’andamento del microcredito toscano è per lo più coerente con l’andamento del microcredito a livello nazionale. Come nel resto della nostra penisola, anche in Toscana i prestiti sono finalizzati allo sviluppo del territorio e dell’economia locale. Tuttavia, nella nostra regione, sono leggermente più bassi i valori del microcredito di impresa e di quello con finalità sociali.

In ogni caso si può notare come sempre più famiglie abbiano fatto ricorso a richieste di piccoli prestiti per far fronte alle spese per beni e servizi di prima necessità e, la Regione Toscana, ha stanziato 5 milioni di euro per sostenere iniziative di microcredito a favore di persone in situazioni di particolare difficoltà o fragilità socio-economica.

All’interno del Microcredito Toscano sono stati avviati diversi progetti; tra questi ho dedicato particolare attenzione ai progetti Microcredito Agevolato, SMOAT, PerMicro e Microcredito di Solidarietà. L’avviamento di questi progetti ha, indubbiamente, contribuito a un miglioramento della situazione delle piccole imprese toscane e di quei soggetti “non bancabili”. Tutti e quattro i progetti prevedono la concessione di crediti che potranno esser restituiti a condizioni favorevoli.

Tutto ciò ha permesso di incrementare lo sviluppo locale toscano tramite l’avviamento di nuove imprese (in sintonia con le opportunità di mercato esistenti), ha permesso di favorire l’occupazione nei settori produttivi e di

servizio con incentivi non solo finanziari e ha favorito anche l’inclusione socio- economica di soggetti in situazioni di criticità.

In conclusione, il microcredito costituisce uno strumento che dovrebbe seriamente essere preso in considerazione dai governi e dalle amministrazioni dei paesi avanzati, in qualità di riduttore delle ineguaglianze sociali, nonchè di sostegno alle piccole realtà imprenditoriali in stato di temporanea difficoltà. Esso è una buona base dalla quale creare un nuovo tipo di società in grado di far “crescere” anche i più poveri e, in generale, di far convivere grandi e piccole realtà; garantendo pari opportunità di sviluppo e non permettendo che i soggetti più deboli vengano esclusi, arbitrariamente, dal processo di crescita. Ai singoli paesi è offerta la possibilità di recepire questa opportunità chiamata microcredito e di adattarla alle esigenze nazionali, mantenendo, però, intatti i principi che hanno fatto di questo strumento una delle più grandi innovazioni finanziarie degli ultimi cinquant’anni. L’Italia, da questo punto di vista, ha ancora molta strada da fare, ma non c’è dubbio che l’utilizzo del microcredito, congiuntamente ad appropriate politiche di sviluppo economico, contribuirebbe a ridurre significativamente le disugluaglianze sociali e territoriali presenti nel nostro Paese.

La mia speranza, come quella di esperti in materia, è che il microcredito possa con il tempo accrescere il suo valore sociale e possa riuscire a vincere la sua costante lotta contro la povertà e l’esclusione sociale e finanziaria che, oggi, colpiscono ampie fette della popolazione mondiale.

ELENCO TABELLE

Tabella n.1, Distribuzione geografica del microcredito in Europa. P. 45 Tabella n.2, Evoluzione del microcredito in Italia. P. 66

Tabella n.3, Microcrediti concessi e relativo ammontare per finalità nel 2012 in Italia. P. 69

Tabella n.4, Variazione microcrediti concessi 2011/2012 in Italia. P.70 Tabella n.5, Previsioni future sulle iniziative di microcredito in Italia. P. 77 Tabella n.6, Tasso di occupazione delle province toscane. P. 89

Tabella n.7, Tipologie di microcredito in Toscana. P. 90 Tabella n.8, Dati del progetto SMOAT. P. 104

BIBLIOGRAFIA

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2010.

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2006 Muhammad Yunus in occasione della premiazione, Stoccolma,