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CAPITOLO  III:   IL MICROCREDITO IN ITALIA: DIFFUSIONE TERRITORIALE E

3.2   Distribuzione della microfinanza in Italia 63

3.2.4   Prospettive future 74

Molti studiosi e professionisti suggeriscono un pacchetto integrato di servizi che forniscono crediti. L'accesso al credito è combinato con servizi di risparmio, servizi di prestiti non produttivi, assicurazioni, lo sviluppo delle imprese e servizi sociali connessi. Alcuni sostengono che gli imprenditori più esperti che stanno ottenendo prestiti dovrebbero essere qualificati per i prestiti più grandi per garantire il successo del programma. Una delle principali sfide del microcredito è fornire piccoli prestiti a un costo abbordabile. Il tasso di interesse e la tassa media globale è stimato al 37% con tassi che raggiungono addirittura il 70% in alcuni mercati. Le organizzazioni di microfinanza locali che ricevono prestiti a tasso zero dalla piattaforma microprestiti online pagano interessi e commissioni, tassi medi di 35,21%. Al contrario, la ragione principale per l'alto costo dei prestiti di microcredito è il costo elevato di operazioni di microfinanza tradizionali relative alla dimensione del prestiti. I praticanti di microcredito hanno a lungo sostenuto che tali alti tassi di interesse sono semplicemente inevitabili. Il risultato è che l'approccio tradizionale al microcredito ha compiuto solo progressi limitati nel risolvere il problema che si propone di indirizzo: che le persone più povere del mondo pagano il costo più alto del mondo per il capitale di crescita delle piccole imprese. Gli alti costi dei prestiti di microcredito tradizionali limitano la loro efficacia come strumento di lotta alla povertà.

Il microcredito constituisce uno strumento che dovrebbe essere seriamente preso in considerazione dai governi e dalle amministrazioni dei paesi avanzati, in qualità di riduttore delle ineguaglianze sociali, nonchè di sostegno alle piccole realtà imprenditoriali in stato di temporanea difficoltà. Il suo merito è quello di garantire un accesso al credito ai soggetti più debili, laddove le

banche tradizionali si rifiutano di farlo, in ragione di valutazioni basate non sul merito, ma su dati meramente quantitaviti.

La povertà è una piaga che affligge tanto i paesi in via di sviluppo quanto quelli più avanzati. In entrambi i casi, essa costituisce una sconfitta, un fallimento della società moderna, alla qualle occorre porre rimedio in un modo o nell'altro. Il microcredito è una buona base dalla quale creare un nuovo tipo di società in grado di far "crescere" anche i più poveri e, in generale, di far convivere grandi e piccole realtà; garantendo pari opportunità di sviluppo e non permettendo che i soggetti più debili venfano esclusi, arbitrariamente, dal processo di crescita. In merito alle prospettive future, in termini quantitativi, sono state sondate le opinioni dei fondatori dei programmi in corso rivolgendo loro due quesiti: uno sulle previsioni in termini di numero, l'altro sull'ammontare, dei microcrediti che saranno concessi nel 2013 rispetto al 2014 [3].

I dati relativi alle due risposte sostanzialmente si equivalgono e restituiscono un quadro molto positivo: la maggior parte dei protagonisti prevede, infatti, un incremento sia della quantità che dell'ammontare dei microcrediti che saranno concessi. Ad essi va ad aggiungersi anche una rilevante quota di capofila che pronostica una stabilità dei volumi futuri. Sono perciò una minoranza le iniziative che andranno, invece, verso un ridimensionamento del numero dei microcrediti e degli importi concessi; la conclusione o la sospensione completa delle attività riguarda solo un piccolo numero di progetti, anche se si deve tener conto altresì di quanti non sanno esprimersi in proposito. Irrilevanti appaiono le distanze dai valori totali se si considera la finalità, ovvero i progetti promossi dagli Enti regionali o quelli facenti capo al cosiddetto microcosmo

precendentemente definito31.

Vediamo le iniziative di microcredito per previsioni sull'ammontare 2013 e finalità (valori percentuali):

                                                                                                               

31    Al  riguardo  si  veda  il  Rapporto  Finale  della  Fondazione  Giordano  dell'Amore,   www.fondazionedallefabbriche.coop/MICRO-­‐CREDIT/rapporto_finale  

Sociale Auto impiego

Misto Totale Progetti Enti regionali Progetti Micro Cosmo Non so 6,8 7,4 4,2 6,3 20,0 7,4 Aumento 27,3 59,3 50,0 42,1 50,0 39,5 Stabilità 38,6 22,2 29,2 31,6 20,0 33,3 Diminuzione 22,7 - 8,3 12,6 10,0 13,6 Totale 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0

Fonte: "monitoraggio dell'integrazione delle politiche del lavoro con le politiche di sviluppo locale dei sistemi produttivi relativamente al Microcredito e alla Microfinanza"

Oltre ad essere sollecitati sulle previsioni in termini di volumi futuri del microcredito, gli organizzatori delle iniziative sono stati anche invitati ad esprimersi sull'art. 111 del TUB e più precisamente sugli eventuali

cambiamenti che esso potrebbe produrre sull'assetto delle singole iniziative32.

Sebbene le risposte raccolte indichino che la maggior parte dei leader, pari al 40,4%, non prevede variazioni determinate dalle nuove regole del TUB, il dato che appare più indicativo e sintomatico è relativo a quanti (il 37,4%) dichiarano di non essere al corrente dei nuovi dettami del testo e quindi di non potersi pronunciare in proposito. E’ dunque assai rilevante la quota di protagonisti impegnati in attività di microcredito che non è ancora a conoscenza delle nuove regole che riguardano il settore, anche se l'empasse determintato dalla mancanza della normativa secondaria, dei decreti attuativi, giustifica in buona misura l'ampia non conoscenza di conoscenza.

Va anche segnalato che i capofila ignari delle nuove regole del TUB sono proporzionalmente più consistenti sia nel caso degli Enti regionali (50%), sia nel caso dei progetti a carattere socio-assistenziale (52,2%), segmento

                                                                                                               

quest'ultimo che potrebbe essere maggiormente investito dalle novità introdotte con la lesiglazione sul microcredito. Ci si riferisce in particolare alla norma che, distinguendo tra microcredito sociale e produttivo, per i nuovi operatori di microcredito non presuppone una non prevalenza delle erogazioni a finalità sociale rispetto a quella microimprenditoriale.

Sembra dunque palesarsi una sorta di frattutra o comunque di evidente distanza, tra gli operatori sul campo, che procedono nel loro operare senza porsi troppi vincoli se non quelli di riuscire in qualche modo a fronteggiare una domanda sempre più pressante, ed il legislatore che, attraverso paletti e regole, peraltro evidentemente difficili da definire, vuole regolamentare questo mercato. è come se ad una spinta dal basso corrispondesse un intervento dall'alto poco condiviso e troppo distante dalle comunità locali impegnate sul campo.

Il legislatore italiano ha dimostrato una singolare sensibilità considerando l'attività microcreditizia una variabile chiave per stimolare forme di auto impiego e di affrancamento dalla povertà e dalla esclusione finanziaria. L'approvazione di una normativa di settore è il primo passo affinchè il mercato del microcredito possa svilupparsi in un contesto di trasparenza e di correttezza di comportamento degli intermediari.

L'effettiva operatività della normativa sarà occasione per verificare la correttezza delle scelte regolamentari. Tuttavia, alcuni spunti di riflessione possono essere anticipato.

Sarà importante valutare, in primo luogo, l'impatto della normativa sui possibili upscaling e downscaling delle diverse istituzioni interessate; ciò anche in ragione della riforma complessiva del TUB.

Sarà necessario, anche, monitorare come il mercato interpreterà la scelta del legislatore di prevedere, solo per gli operatori di microcredito, il doppio binario combinato del microcredito per l'imprenditorialità e del microcredito sociale: occorre evitare che il microcredito sociale si traduca in un surrogato del credito al consumo.

Di difficile interpretazione, applicazione e monitoraggio le previsioni di un mercato del microcredito sociale calmierato nei tassi e nelle condizioni economiche; esiste, al riguardo, una esigenza strutturale di trovare benchmark adeguati per il mercato microcreditizio, e per la finanza etica in generale.

Infine, in un'ottica di vigilanza, emerge con forza l'ultilità di immaginare una diversa forma di sostenibilità del futuro Organismo di vigilanza, come pure la necessità di richiedere a tutti gli intermediari, oltre che agli operatori di microcredito, informazioni di natura quantitativa e qualitativa che vadano oltre i tradizionali flussi informativi richiesti da Banca d'Italia per il credito tradizionale: è d'obbligo costruire un database specifico del mercato del credito. In queste, e in altre e diverse sfide, occorre uno sforzo di coraggiosa innovazione metodologica e di fruttosa collaborazione tra Istituzioni ed operatori.