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Strumenti europei di microfinanza. Una valutazione quali-quantitativa dei programmi di microcredito in Toscana.

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Academic year: 2021

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SOMMARIO

In questa tesi viene analizzato lo strumento finanziario del microcredito. Quest’ultimo è uno degli strumenti della microfinanza per rispondere all’esigenza di accesso al credito dei soggetti non bancabili, soggetti rifiutati dal settore finanziario formale che presentano solitamente un reddito dichiarato molto basso o non possiedono garanzie patrimoniali personali. La concezione e la pratica moderna di questo strumento viene attribuita all’economista Mohamed Yunus, fondatore della Grameen Bank.

Lo scopo del presente lavoro è quello di mettere in luce l’evoluzione del medesimo strumento per poi analizzare la sua diffusione.

Inizialmente l’analisi condotta riguarda, in maniera abbastanza generale, la presenza del microcredito nel continente europeo. Solo successivamente viene effettuato un focus sull’Italia per poi passare alla Toscana. In particolare, nella disamina condotta nell’ultimo capitolo riguardante la regione, vengono esaminati i vari programmi posti in essere dalla Regione Toscana (in concerto con altre associazioni) la quale ha stanziato 5 milioni di euro per sostenere iniziative di microcredito.

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ABSTRACT

This thesis analyzes the financial instrument of microcredit. Microcredit is a of the tool of microfinance that addresses the need of access to credit for non-bankable actors who are rejected by the formal financial sector because they usually have a very low declared income or assets, or do not have personal guarantees. The design and the modern practice of this tool are attributed to the economist Mohammed Yunus, founder of Grameen Bank.

The purpose of this thesis is to shed light on the historical evolution of microcredit and to analyze its spread.

The analysis begins by considering the presence of microcredit in Europe. Successively it focusses on Italy and finally moves to Tuscany. In particoular, the thesis examins the various programs put in place by the Region of Tuscany (in concert with other associations) which has allocated € 5 million to support

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INTRODUZIONE  ...  4  

CAPITOLO  I:  NASCITA  E  ASPETTI  DEFINITORI  DEL  MICROCREDITO  ...  7  

1.1  La  microfinanza  ...  7  

1.2  Evoluzione  storica  del  microcredito  e  sviluppo  del  microcredito  in  Italia  ..  12  

1.2.1  Nascita  del  microcredito  come  strumento  per  la  lotta  alla  povertà  ...  12  

1.2.2  La  Grameen  Bank  ...  15  

1.2.3  Il  microcredito  in  Italia  ...  17  

1.2.4  Le  MAG  ...  20  

1.2.5  Il  Comitato  Nazionale  Italiano  per  il  Microcredito  e  l'Ente  Nazionale  per  il   Microcredito  ...  21  

1.3  Profili  definitori  ...  25  

1.3.1  Il  microcredito  come  strumento  di  finanza  agevolata  ...  25  

1.3.2  Critiche  e  punti  di  debolezza  del  microcredito  ...  30  

CAPITOLO  II:  IL  MICROCREDITO  IN  EUROPA:  ANALISI  QUANTITATIVA  E   PROGRAMMI  ATTIVI  ...  35  

2.1  Presenza  del  microcredito  in  Europa  ...  35  

2.1.1  La  povertà,  l'esclusione  sociale  e  finanziaria  in  Europa  ...  35  

2.1.2  Gli  effetti  della  crisi  economica  sull'esclusione  finanziaria  ...  38  

2.1.3  Diffusione  del  microcredito  in  Europa;  analisi  quantitativa  ...  41  

2.2  Progetti  europei  del  microcredito  ...  44  

2.2.1  CIP  ...  47  

2.2.2  PROGRESS  ...  49  

2.2.3  JEREMIE  ...  55  

2.2.4  JASMINE  ...  58  

CAPITOLO  III:  IL  MICROCREDITO  IN  ITALIA:  DIFFUSIONE  TERRITORIALE  E   MODALITà  DI  ACCESSO  ...  62  

3.1  Gli  obiettivi  del  microcredito  in  Italia  ...  62  

3.2  Distribuzione  della  microfinanza  in  Italia  ...  63  

3.2.1  Evoluzione  della  diffusione  del  microcredito  in  Italia  ...  63  

3.2.2  Diffusione  odierna  del  microcredito  in  Italia  ...  66  

3.2.3  Diffusione  per  segmenti  di  business  ...  70  

3.2.4  Prospettive  future  ...  74  

3.3  La  normativa  italiana  ...  78  

3.4  Modalità  di  accesso  al  microcredito  ...  83  

CAPITOLO  IV:  IL  MICROCREDITO  IN  TOSCANA:  ANALISI  QUANTITATIVA  E   PROGRAMMI  ATTIVI  ...  86  

4.1  Presenza  del  microcredito  in  Toscana  ...  86  

4.1.1  La  povertà  in  Toscana  ...  86  

4.1.2  Diffusione  del  microcredito  in  Toscana;  analisi  quantitativa  ...  89  

4.2  Programmi  di  microcredito  in  Toscana  ...  91  

4.2.1  Microcredito  Agevolato  ...  96  

4.2.2  SMOAT  ...  98  

4.2.3  PerMicro  ...  104  

4.2.4  Le  iniziative  delle  BCC  in  Toscana  ...  109  

CONCLUSIONI  ...  116  

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INTRODUZIONE    

Il microcredito ha registrato risultati davvero considerevoli negli ultimi anni. Nonostante la sua recente comparsa sulla scena internazionale, i principi e i modelli a cui si ispira hanno origini molto antiche, che si rifanno ai Monti di Pietà dell’età Medioevale. La grande attività svolta negli ultimi decenni per caratterizzare il microcredito, non solo dal punto di vista tecnico e giuridico, ma anche dal punto di vista filosofico, ha avuto come input l’iniziativa di Muhammad Yunus e della sua Grameen Bank.

In particolare, in caso di disastri o calamità naturali, gli aiuti economici da parte dei privati raggiungono dimensioni sorprendenti, ma in momenti di congiuntura economica sfavorevole, quando i redditi vengono intaccati, i flussi delle donazioni diminuiscono in modo consistente. Questa tendenza alla discontinuità del finanziamento e l’impossibilità di regolarne direttamente l’erogazione, limitano l’azione degli istituti umanitari. Inoltre, la disponibilità delle risorse economiche non è legata al fabbisogno: proprio nei momenti di crisi e di aumento del bisogno, si verifica un decremento delle erogazioni finanziarie.

Il microcredito è qualcosa di diverso. Gli istituti finanziari che se ne occupano sono banche a tutti gli effetti, pretendono interessi, ottengono profitti e investono il proprio patrimonio. Senza demonizzare l’opera delle banche tradizionali, ciò che rende gli istituti per il microcredito “differenti” è una visione prospettica orientata alla persona, una missione di empowerment del cliente finalizzata al reciproco interesse, utilizzando un’organizzazione flessibile. Il target di riferimento è quello dei “non passibili di credito” sul mercato, ovvero coloro che non ottengono finanziamenti dalle banche tradizionali, non rispondendo ai criteri di garanzie da esse adottati.

Si può dire che il microcredito altro non è se non una modalità di inclusione delle fasce deboli in una fetta di mercato operata da soggetti imprenditori. Fino

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a qualche tempo fa questo target era rimasto inesplorato, mentre oggi si scopre come sia fruttifero e ampliabile. Ciò che lo rende attraente, dal punto di vista economico, è una caratteristiche che nessuno vorrebbe vedere riferita all’umanità e, cioè, l’alto numero dei soggetti indigenti.

Questa potenzialità di estensione del mercato lascia intravedere un potenziale interesse imprenditoriale, che giustifica il coinvolgimento nell’economia della popolazione più povera. Davanti ad un’irrefrenabile “spinta imprenditoriale”, il coinvolgimento di nuovi soggetti economici, prima inimmaginabili, non deve essere necessariamente legga negativamente o favorevolmente, se non si indagano gli effetti indotti da questo fenomeno.

Microcredito significa dare fiducia a chi da sempre è stato reputato inaffidabile. Questo strumento ridona dignità sociale alle persone più disperate, dà loro la possibilità di riscattarsi e di uscire dal giogo della povertà grazie al lavoro autonomo, che è possibile intraprendere grazie alle somme prese in prestito. In questo senso il microcredito, indirettamente, produce un effetto che è ben oltre il profitto indotto dall’elargizione di denaro agli indigenti, assumendo connotati anche sociali. La genialità dell’iniziativa risiede nel fatto che essa apporta benessere sociale pur essendo avviata sotto la prospettiva di un’opportunità di guadagno.

Lo scopo di questo lavoro è quello di sviluppare un’indagine su questo strumento economico attraverso una disamina della presenza del medesimo in Europa e, in particolare, in Toscana.

Tale elaborato si compone di due parti: una prima parte prettamente teorica ed una seconda parte empirica. La parte teorica è essenzialmente concentrata nel primo capitolo;

ho iniziato analizzando rapidamente la nascita e l’evoluzione del microcredito per poi passare ad approfondire i profili definitori dello strumento medesimo, mettendone in luce i punti di debolezza.

Dal secondo capitolo al quarto ho condotto un’analisi empirica iniziando dalla presenza dello strumento in Europa, per poi passare all’Italia con un focus

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finale sulla Toscana. Per ognuno di questi tre capitoli ho analizzato sia la presenza, in termini quantitativi dei programmi di microcredito, che i progetti attivi. Una parte del terzo capitolo, inoltre, è dedicata alle modalità di accesso al microcredito nel nostro Paese; per far ciò ho prima analizzato la normativa italiana per poi soffermarmi su quali siano le fasi di concessione di microcrediti.

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CAPITOLO  I:  NASCITA  E  ASPETTI  DEFINITORI  DEL  

MICROCREDITO  

 

1.1  La  microfinanza  

La microfinanza riguarda l'offerta di prodotti e servizi finanziari, talvolta connessi con servizi di intermediazione sociale, a clienti che per la loro condizione socio-economica hanno difficoltà di accesso al settore finanziario tradizionale. Tale offerta è caratterizzata da una grande varietà di modelli istituzionali diversi tra loro in termini organizzativi, di forma giuridica e di riconoscimento formale [7].

Le banche sono una categoria di operatori che si è solo più recentemente affacciata all'offerta di servizi di microfinanza. Si deve tuttavia riconoscere che la loro partecipazione alla microfinanza è diventata sempre più importante, dal momento in cui è maturata la consapevolezza di poter offrire ai segmenti di clientela marginale una varietà di servizi finanziari che solo un intermediario finanziario full service potrebbe offrire.

Le banche commerciali possono adottare due diverse strategie per intervenire in microfinanza e, a seconda della strategia perseguita, la clientela può beneficiare dei servizi della banca commerciale sia in maniera diretta che in maniera indiretta. Nel primo caso, la banca commerciale opera sul piano retalil, in quanto offre direttamente i propri prodotti alla clientela marginale, attraverso una propria rete di filiali dislocate nelle diverse aree di interesse. Diversamente, nel secondo caso, le banche commerciali intervengono offrendo prodotti alle istituzioni di microfinanza, che siano funzionali all'attività di quest'ultime nei confronti dell'utente finale.

Le motivazioni che sottostanno alle decisioni delle banche commerciali di intervenire nel settore della microfinanza sono piuttosto eterogenee, ma possono essere ricondotte a due categorie: i fattori di origine esterna e le cause interne. Tra le diverse motivazioni che svolgono un ruolo nell'incentivare le banche commerciali a entrare in microfinanza, se ne devono individuare alcune

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che influenzano la crescita della banca commerciale in microfinanza, sino a raggiungere una posizione di successo nel mercato.

Passiamo velocemente in rassegna i fattori esterni che incentivano una banca commerciale a espandere la propria offerta di servizi e prodotti a un segmento

di clientela marginale[6]:

• le dinamiche della domanda e dell'offerta di mercato. Di fronte a una riduzione delle dimensioni del mercato tradizionale, le banche cercano di rivolgersi verso nuovi segmenti di clientela. Le banche commerciali individuano nella microfinanza un potenziale mercato dove vi è un'elevata domanda;

• la forte reddititività di alcuni programmi di microfinanza;

• l'incremento della competitività sul mercato tradizionale. In mercati tradizionali più maturi, l'ingresso di nuove banche spinge a maggiore concorrenza e la clientela riesce a trovare fonti di finanziamento meno onerose;

• il cambiamento nel contesto economico-finanziario. Le riforme dei sistemi finanziari e la stabilità macroeconomica hanno come principale effetto quello di generare liquidità nel sistema finanziario di un paese. L'incremento della liquidità porta a una discesa del costo del capitale e incentiva le banche a trovare nuove opportunità di investimento;

• il quadro legislativo. L'aspetto più importante in fase di impianto è rappresentato dalle possibili forme giuridiche utilizzabili per esercitare, nel sistema formale, attività di microfinanza;

• le infrastrutture per il funzionamento del mercato. Si fa riferimento a un insieme di strumenti necessari al corretto funzionamento del mercato; • incentivi o pressioni da parte di enti pubblici e istituzioni finanziarie di

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Gli elementi di natura interna, invece, che favoriscono l'interessamento alla microfinanza da parte di banche commerciali, possono essere sintetizzati come di seguito:

• la presenza di un interesse in microfinanza della leadership. L'organo decisionale che manifesta un interesse ai segmenti marginali di clientela e alle microimprese può influenzare il resto dell'organizzazione;

• l'efficienza. Le banche che hanno già un buon livello di efficienza operativa hanno un vantaggio nell'entrare in un merato che abbia un'elevata domanda inevasa e caratterizzato da transazioni di basso importo laddove abbiano già una struttura operativa efficace che serva anche altri segmenti di mercato;

• la riduzione del rischio di credito. Aggiungere al proprio portagolio prestiti un insieme di prestiti con caratteristiche diverse da quelle tradizionali consente una diversificazione del portafoglio;

• l'esistenza di un'ampia rete di filiali. Le banche che possono contare su una rete di sportelli già avviata hanno una minore incidenza dei costi fissi sulle operazioni e il costo marginale dell'introduzione di un nuovo prodotto è minore;

• la possibilità di sfruttare sinergie tra processi e funzioni. Tra i processi e i prodotti che vengono sviluppati per il mercato tradizionale e quelli sviluppati per la microfinanza possono esistere elementi comuni;

• il miglioramento della propria immagine. Le banche possono avere come secondo fine quello di miglioramento dell'immagine pubblica, dimostrandosi interessate alla promozione dello sviluppo e di lotta alla povertà;

• gli obiettivi di responsabilità sociale. Una banca può prefiggersi anche obiettivi etici e di responsabilità sociale, che la spingano a interessarsi alla microfinanza per garantire un accesso ai servizi finanziari a chi ne è escluso, migliorando il benessere sociale complessivo.

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Questi fattori hanno determinato una sempre maggiore diffusione della microfinanza. Non bisogna però prescindere dalla considerazione dei rischi e dei problemi di questo settore.

Vediamo quindi le diverse tipologie di rischio collegate all'asset class microfinanza, accompagnate da metodi di mitigazione:

RISCHI DI CREDITO1 E FIDUCIARIO, può esser mitigato attraverso:

• validi processi di investimento (finanziari e governance); • forti relazioni e rapporti, visite sul campo;

• utilizzo dei networks, dei consulenti, delle agenzie di rating.

RISCHIO DI SETTORE2, può esser mitigato attraverso:

• regolazioni locali e supervisione; • visite e contatti regolari.

RISCHIO PAESE3, può esser mitigato attraverso:

• attenzione nella scelta dei paesi; • diversificazione di portafoglio;

• aggiustamenti delle maturità dei debiti.

FOREIGN EXCHANGE RISK4, può esser mitigato attraverso:

• utilizzo dei derivati; • accordi in sequenza.

                                                                                                               

1  Il   rischio   di   credito   è   il   rischio   che   nell'ambito   di   un'operazione   creditizia   il   debitore  non  assolva  anche  solo  in  parte  ai  suoi  obblighi  di  rimborso  del  capitale   e/o  al  pagamento  degli  interessi  al  suo  creditore.    

2  Il  rischio  di  settore  è  la  probabilità  di  ottenere  dalle  operazioni  di  negoziazione   in  strumenti  finanziari  un  rendimento  diverso  da  quello  atteso.  

3  Il  rischio  paese  è  il  rischio,  legato  alle  operazioni  internazionali,  che  il  debitore   esterno  non  adempia  per  cause  dipendenti  dalle  bariabili  macroeconomiche  del   paese  in  cui  opera.  

4  Il   Foreign   exchange   risk   è   un   rischio   finanziario   che   esiste   quando   una   transazione  finanziaria  è  denominata  in  una  valuta  diversa  da  quella  della  valuta   di  base  della  società.  

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Per le banche il maggiore ostacolo da superare è quello di integrare il nuovo ramo di attività all'interno della struttura già avviata. Tuttavia bisogna comunque sottolineare che le banche che operano nei confronti della clientela tradizionale hanno diverse caratteristiche organizzative e strutturali che permettono loro di avere successo in microfinanza:

• le istituzioni regolamentate rispondono a determinati requisiti in termini di adeguatezza di capitale, trasparenza informativa e struttura proprietaria;

• la maggior parte è dotata di infrastrutture operative che consentono di raggiungere un ampio numero di clienti;

• sono in atto sistemi di programmazione e controllo interno, di contabilità e di amministrazione già operativi e in grado di gestire ampi volumi di transazioni;

• hanno già sviluppato internamente competenze nell'offerta di un'ampia gamma di prodotti finanziari;

• la struttura proprietaria, prevalentemente composta da capitale privato, influenza il managment verso elevati standard di contenimento dei costi e una migliore redditività, perseguendo conseguentemente l'obiettivo di sostenibilità;

• grazie all'opportunità di disporre di risorse finanziarie da fonti private, l'intermediario ha maggiori possibilità di lavorare e crescere indipendentemente da sussidi o altre forme di agevolazioni pubbliche. Si può affermare che la microfinanza è un settore che, come molti altri, presenta punti di debolezza ma anche punti di forza. Il suo sviluppo potrebbe essere positivo per il progresso del Paese.

La microfinanza delimita un ampio campo che comprende tutte quelle relazioni di carattere economico che un’istituzione finanziaria può instaurare con il

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proprio cliente. Si intende dunque l’offerta di prodotti e servizi finanziari, talvolta connessi con servizi d’intermediazione sociale, a clienti che per condizioni sociali ed economiche hanno difficoltà di accesso al settore finanziario tradizionale. Tali prodotti e servizi si possono sinteticamente raggruppare nelle seguenti aree:

• la concessione di credito di modesto importo per investimenti in attività produttive o al consumo (microcredito);

• la raccolta e gestione di risparmio; • servizi di assicurazione;

• servizi di pagamento;

• servizi di trasferimento denaro (rimesse).

Soffermiamoci quindi sullo strumento del microcredito iniziando a vedere la sua nascita per poi passare ai suoi profili definitori e ai punti di debolezza dello stesso.

1.2  Evoluzione  storica  del  microcredito  e  sviluppo  del  microcredito  in  Italia   1.2.1  Nascita  del  microcredito  come  strumento  per  la  lotta  alla  povertà  

La concezione e la pratica moderna del microcredito viene attribuita all’economista Muhammed Yunus [9] negli anni ’70, fondatore della Grameen Bank.

L’esperienza “Grameen” è un progetto che ha visto la luce nel 19775 e trae

origine dall’ultimo stadio di un lungo e difficile percorso, che ha visto protagonisti Yunus e i suoi studenti universitari. Tale percorso è iniziato nel poverissimo villaggio di Jobra, attraversato ogni giorno da Yunus per

                                                                                                               

5  Nel   1977   il   Progetto   Grameen   era   rappresentato   solo   da   una   filiale   sperimentale  della  Banca  agricola  del  Bangladesh.  Per  la  nascita  della  Grameen   Bank,  bisognò  attendere  il  1983.  

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raggiungere l’Università e si è concluso con l’istituzione della Grameen Bank, la prima banca per il microcredito nata per andare incontro alle esigenze dei più poveri attraverso la concessione di prestiti per il finanziamento di piccole attività fruttifere. Tale iniziativa ha portato, nel 2006, il suo fondatore e la banca stessa al conseguimento del Premio Nobel per la Pace.

L’intuizione di Yunus è partita dal presupposto che la carità non crea sviluppo, ma precario e temporaneo sollievo, destinato ad esaurirsi in poco tempo, rendendo i suoi beneficiari dipendenti dagli aiuti e incapaci di sviluppare motivazioni e mezzi per migliorare la propria condizione.

Egli stesso ha affermato [10]:

“L’elargizione di denaro non costituisce una soluzione, né a breve né a lungo termine. [...] allungare la moneta significa implicitamente invitare il mendicante a sparire, è un modo per sbarazzarsi comodamente del problema. [...] Dal punto di vista del destinatario, la carità può avere effetti devastanti. Chi raccoglie denaro mendicando non è motivato a migliorarsi. [...] In ogni caso mendicare priva l’uomo della sua dignità. Togliendogli l’incentivo a provvedere alle proprie necessità con il lavoro, lo rende passivo e incline ad una mentalità parassitaria [...]. Il meccanismo che opera sul piano individuale è lo stesso che interviene più in grande nel campo degli aiuti internazionali”. Yunus ha quindi cercato di affrontare il problema in modo nuovo; si è calato nella realtà sociale dei più deboli che, per essere migliorata, deve essere analizzata e compresa.

Per raggiungere questo obiettivo, Yunus ha condotto un'analisi specifica, raccogliendo dati e adottando un procedimento logico di tipo induttivo, che partiva dal più elementare e, spesso, trascurato approccio al problema: l'osservazione diretta. Egli stabilì che le persone di cui si sarebbe occupato sarebbero stati i più poveri tra i poveri. Non i contadini, che, seppur in condizioni miserevoli, possedevano le coltivazioni necessarie per nutrire se stessi e la propria famiglia, ma i diseredati del villaggio; chi non possedeva né

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terra né beni, chi, insomma, non poteva contare su nient’altro se non sulle proprie forze.

Effettivamente chiunque, potenzialmente, può entrare a far parte del circuito economico, anche senza istruzione, ma ciò che manca, nella maggior parte dei casi, sono i mezzi per divenire “imprenditori”. Ecco la chiave del ragionamento. Oggi, il “mezzo” per eccellenza è costituito dal denaro, l’intermediario degli scambi universalmente riconosciuto. Esistono tre modi per appropriarsene: nascere in una famiglia benestante, rivolgersi ad una banca, lavorare. Per un nullatenente, l’unica possibilità è costituita dal lavoro, mentre gli saranno precluse le altre due strade. La prima, perchè in evidente antitesi con la sua condizione; la seconda perchè, in assenza di garanzie reali, nessuna banca concederebbe mai alcun prestito. Rimane il lavoro attraverso cui mettere da parte quanto basta per provvedere a se stessi e alla propria famiglia.

Quanto detto può essere riassunto in poche efficaci parole, scritte da Yunus[11]:

"Scoprii [...] il principio attorno al quale ruota tutto il sistema creditizio: “Più si ha, più è facile avere”, e per converso: “Se non si ha niente non si ottiene niente”.

Il motivo, per il quale una parte della popolazione mondiale vive al di sotto della soglia di indigenza, è che il lavoro dipendente, in alcune zone del mondo, non garantisce le entrate necessarie per il sostentamento di una famiglia. Spesso, i lavoratori sono sottopagati e vengono sfruttati dai loro datori di lavoro. Nel caso in cui ulteriore liquidità si rendesse necessaria, rimane un'unica alternativa: non le banche che, come si è già detto, non concedono prestiti a chi non offre garanzie, ma gli usurai, che, con i loro tassi di interesse spropositati, risucchiano anche quei minimi risparmi che il lavoratore sarebbe in grado di mettere da parte per la realizzazione del suo progetto.

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Muhammad Yunus, con il suo operato, ha offerto a quei lavoratori sottopagati la possibilità di riscattare la propria condizione. Il merito di questo professore bengalese è quello di aver inventato il microcredito.

1.2.2  La  Grameen  Bank  

Fondata da Yunus nel 1976, nel 1983 la Grameen Bank6 si trasforma in una

vera e propria banca per i poveri, di proprietà dei clienti, i quali possiedono il 90% delle quote azionarie. Tra il 1985 e il 1995 essa ha beneficiato di 16,4 milioni di dollari di sussidi. Dal 1998 la banca non riceve più alcun sussidio pubblico o fondi a titolo di dono, per reggersi interamente sui depositi dei propri clienti e sui profitti che genera, sostituendo le risorse dei donors con risorse finanziarie autogenerate.

La missione è concedere prestito ai più poveri, cioè ai contadini senza terra, esclusi dal sistema di credito tradizionale, non quale aiuto fine a sè stesso di puro spirito creativo, ma con il preciso obiettivo di offrire loro un'opportunità di emanciparsi, di mettere a frutto le proprie capacità e il proprio spirito di iniziativa.

La scommessa di Yunus e della Grameen Bank nasce dal presupposto rivoluzionario, per il contesto in cui nasce, che anche i più poveri hanno bisogno di servizi finanziari e, cosa ancora più strabiliante, sono in grado di ripagarli.

Inizialmente la modalità prevedeva il prestito di gruppo con responsabilità congiunta da parte di tutti i membri. Dal meccanismo iniziale si è poi passati nel 2002 a prestiti individuali. Tale scelta maturò a seguito dell’alluvione del 1998 che dimostrò come un elemento di shock generalizzato comune non permettesse la restituzione del debito, specialmente in quei gruppi in cui le attività non erano diversificate. Gli elementi innovativi introdotti furono:

• canali preferenziali di restituzione, con una gradualità distinta tra coloro

                                                                                                                6  www.grameen-­‐info.org  

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che effettuano pagamenti regolari e coloro che necessitano di una dilazione temporale;

• tassi distinti tra clienti già consolidati e nuovi clienti senza garanzie.

Oggi la Grameen bank è la quarta banca del Bangladesh, con più di 2 milioni di clienti e lavora in 35.000 villaggi di tutto il paese. Finora ha accordato finanziamenti per un totale di 3.500 miliardi di dollari.

Il modello di microcredito della Grameen Bank ha connotati propri peculiari: • un target di clientela rappresentato prevalentemente, o quasi

esclusivamente, da donne povere che ricevono prestiti all'investimento e non al consumo;

• l'assenza di qualunque tipo di garanzie collaterali e di strumenti giuridico-legali dello stesso tipo. Le garanzie tradizionali sono sostituite da patti fiduciari e dalla punizione implicita di non essere ammessi alla tranche successiva di credito in un finanziamento che viene erogato a scadenze regolari;

• l'intervallo piuttosto breve dei periodi di pagamento;

• l'obbligo da parte del debitore di formare un gruppo con altri clienti della banca, ma l'assenza di una forma di responsabilità congiunta tra i componenti del gruppo;

• forme di deposito forzoso che accompagnano la concessione del prestito da parte dei clienti;

• decentramento di parte dell'attività di monitoraggio dei prestiti a organizzazioni nonprofit, alcune delle quali formate dai debitori stessi. Una delle caratteristiche fondamentali del modello Grameen è costituita dalla delega a organizzazioni non-profit di parte delle attività di gestione dei rapporti con i clienti. Si tratta di uno stratagemma fondamentale per ridurre i costi di gestione dell'attività di microcredito stessa.

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1.2.3  Il  microcredito  in  Italia  

L'Italia è uno tra i Paesi europei con il più basso livello di bancarizzazione7: il

30% delle donne e il 18% degli uomini non possiedono, infatti, un deposito in

banca8.

Ecco quindi che emerge una parte della popolazione che non è in grado di accedere al sistema bancario tradizionale e per la quale è necessario operare al fine di favorire l'inclusione all'interno del sistema della finanza informale. Facciamo riferimento essenzialmente ai lavoratori atipici, nel terzo settore, nelle famiglie a basso reddito e nelle microimprese; questi ultimi riscontrano due ostacoli per l'accesso al settore della finanza formale:

• difficoltà nel forninre i documenti che la banca richiede per l'erogazione di un prestito;

• difficoltà in relazione ai prodotti creditizi che risultano inadeguati: le banche considerano non erogabile un prestito al di sotto dei 50.000 euro. A fronte di queste considerazioni si sviluppano gli strumenti della microfinanza quale il microcredito.

Il microcredito si basa su principi semplici e chiari:

• il credito e il suo recupero vengono adattati ai bisogni del richiedente, cioè vengono prestate piccole cifre attraverso semplici procedure, prevedendo rate di piccola entità e rapidi tempi di restituzione;

• esiste un sistema di garanzia che non si basa sul possesso di capitali da parte del richiedente, ma sul fatto che esso può contare sulla rete di rapporti di solidarietà e sostegno che ha intorno e che giocano un importante ruolo di prevenzione del rischio;

                                                                                                               

7  Per   "bancarizzazione"   si   intende   la   diffusione   territoriale   dei   prodotti   e   dei   servizi   normalmente   operati   da   una   banca   attraverso   l'insediamento   di   punti   operativi  in  piazze  che  siano  sprovviste  di  sportelli  bancari.  

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• gli interessi versati dal creditore servono all'organizzazione di microcredito per coprire i propri costi e per ottenere una certa autonomia finanziaria ed operativa.

Quindi ciò che differenzia il microcredito da tutte le altre forme di prestito e lo rende portatore di una grande rivoluzione, consiste nel fatto che esso:

• è orientato a nuovi destinatari, i poveri e gli esclusi, riconoscendo i loro bisogni e la loro capacità di rimborsare il prestitio e implementando metodi e garanzie che si adattano ad essi;

• si mette all'ascolto dei bisogni delle persone e non impone nessun tipo di progetto, dimostrando di credere che coloro che sono esclusi dal credito bancario sono dotati di spirito imprenditoriale e capacità di giudizio, sono solidali tra di loro ed affidabili nella restituzione del prestito, perchè sanno che se rimborsano il primo prestito potranno avere anche accesso al secondo.

In Italia le banche stanno diventando sempre più interessate alla microfinanza e le pubbliche amministrazioni stanno progressivamente aumentando la loro azione in questo settore, anche se in maniera limitata ad altri Paesi. Infatti l'Italia rappresenta poco più del 20% dei programmi di microfinanza attivati in Europa, con l'1% dei beneficiari raggiunti dalla totalità dei programmi di microfinanza europei.

E’ opinine diffusa e condivisa che in Italia il ricorso al microcredito sia una pratica non solo poco diffusa, ma soprattutto caratterizzata da un elevato grado di frammentazione, in progetti disseminati sul territorio nazionale che operano su scala locale, in assenza di un coordinamento di più ampio respiro.

Il microcredito italiano continua, giorno dopo giorno, ad assumere nuove responsabilità di fronte alla società, da una parte, e alla comunità microfinanziaria internazionale, dall'altra.

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Il nostro è stato uno dei Paesi che, fin dal 2005, Anno Internazional del Microcredito, ha risposto con maggiore prontezza ed efficacia agli appelli ed alle indicazioni delle Nazioni Unite. Con la creazione del Comitato per il Microcredito per il 2005, la costituzione di una coalizione nazionale rappresentativa di una pluralità di attori espressione del settore pubblico, del Terzo settore e del settore privato, e la sua successiva trasformazione in ente permanente di diritto pubblico, il nostro Paese diventa uno dei pionieri della microfinanza moderna ed in particolare un laboratorio in cui nuovi paradigmi di sviluppo strutturale sostenibile improntati all'economia sociale di mercato prendono forma.

Tale particolare sensibilità non può peraltro sorprendere, alla luce della nostra tradizione politica ed economica. Scorrendo le pagine della storia del credito è infatti possibile rinvenire delle pratiche, prime fra tutte quelle realizzate in

Italia dai Monti di Pietà9 già dal XV secolo, che altro non erano che servizi

finanziari riservati alle fasce più povere della società.

Alla fine degli anni '60 venne creato il sistema Confidi quale sistema che svolge attività di prestazione di garanzie per agevolare le imprese nell'accesso ai finanziamenti destinati alle attività economiche e produttive.

Nel 1970 sorsero le prime mutue di autogestione che costituirono un importante passo nella lotta contro l'esclusione bancaria. Queste MAG si occupano di raccogliere il denaro dei soci sotto forma di capitale sociale per finanziare iniziative economiche autogestite offrendo opportunità di finanziamenti etici e solidali, erogando prestiti con tassi di interesse a condizioni di rientro vantaggiose.

Dopo essersi trasformate in cooperative, hanno costituito, nel 1994 la Banca

Popolare Etica10, un'alternativa al tradizionale sistema bancario.

                                                                                                               

9  I  Monti  di  Pietà  sono  istituzioni  finanziarie  senza  scopo  di  lucro  nate  su  iiziativa   di  frati  Francescani  allo  scopo  di  erogare  prestiti  di  limitata  entità  (microcredito)   a  condizioni  favorevoli  rispetto  a  quelle  di  mercato.  

10  La  Banca  Popolare  Etica  è  un  istituto  di  credito  specializzato  nella  finanza  etica   ed   alternativa   che   iniziò   la   propria   operatività   l'8   marzo   1999   con   l'apertura   della  sede  di  Padova.  

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Oggi, il settore della microfinanza è sempre più sviluppato, soprattutto dalla

creazione, nel 2008, del RITMI11. Questa rete riunisce istituzioni di

microcredito italiane e si sforza di coordinare e facilitare la messa a punto del microcredito attraverso la condivisione di verie conoscenze.

I beneficiari del microcredito sono start-up e micro-imprese con meno di 5 impiegati. In media, il 27% del credito concesso è destinato a donne, il 21% a immigrati e l'11% ai giovani.

Con riferimento a varie stime, nel 2009 sono stati concessi 10,9 milioni di euro di prestiti per 1909 imprese. Tuttavia l'attività complessiva è difficile da definire in mancanza di un approccio comune e di un'unica definizione di microcredito.

1.2.4  Le  MAG  

Un ruolo determinante è svolto dalle istituzioni che erogano finanziamenti ai soggetti esclusi dal circuito tradizionale del credito. Nello scenario italiano, infatti, oltre ad una serie di soggetti pubblici, operano altri attori di natura privata impegnati nei confronti di soggetti ai margini dei circuiti finanziari tradizionali.

Tra questi soggetti spiccano le Mutue di Autogestione (MAG [5]), espressione di un settore finanziario alternativo a quello tradizionale, che fanno riferimento, per il proprio modo di operare, alla tradizione del mutualismo italiano di fine '800. Ispirate alle società di mutuo soccorso, si distinguono dalle logiche speculative della finanza tradizionale.

Le MAG nascono in Italia negli anni Settanta, quando si comincia a diffondere il concetto di risparmio autogestito, per consentire l'accesso al credito a soggetti, associazioni e cooperative che operano, senza scopo di lucro, in attività di carattere sociale ed ambientale, con l'obiettivo di finanziarie e promuovere iniziative economiche autogestite. L'attività delle MAG si basa sulla partecipazione diretta dei soci alla gestione, sul sostegno a progetti

                                                                                                                11  www.microfinanza-­‐italia.org  

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connessi alla difficoltà di accesso al credito ordinario, sulle garanzie personali fondate sulla conoscenza diretta delle persone e dei progetti da finanziarie. I prestiti sono garantiti mediante la sottoscrizione di fideiussioni da parte del socio finanziato o da parte di altre persone fisiche o giuridiche che ne abbiano la facoltà. In tal modo, qualora il socio finanziato non rispetti il piano di rientro concordato, gli altri garanti fideiussori garantiranno l'importo del debito residuo e dei relativi interessi.

Il finanziamento richiedibile può raggiungere un tetto massimo del 90% del capitale sociale raccolto. I tassi di interesse sono più bassi di quelli di mercato, stabiliti annualmente dal Consiglio di Amministrazione. Si diventa soci tramite la sottoscrizione di una quota minima del capitale sociale, che può essere liberamente aumentata in seguito con nuovi versamenti. In tal modo il socio diventa titolare di un interesse sociale rappresentato dal valore dei progetti sostenuti e di un interesse economico rappresentato dal valore dagli utili che annualmente possono essere deliberati a favore dei soci.

Le MAG finanziano i progetti utilizzando il risparmio raccolto; una volta rientrati da un finanziamento, i fondi vengono riutilizzati per un nuovo progetto. Non essendo richieste garanzie patrimoniali, è fondamentale la conoscenza della destinazione dei risparmio investiti. Le MAG operano nel rispetto del principio mutualistico ed erogano credito solo ai soci, assumendo una funzione di sostegno ai bisogni finanziari delle imprese e delle famiglie in un ambito territoriale limitato, perseguendo scopi non di profitto, ma di utilità sociale e tenendo conto, nella concessione del credito, più delle capacità personali che di quelle patrimoniali.

1.2.5  Il  Comitato  Nazionale  Italiano  per  il  Microcredito  e  l'Ente  Nazionale  per  il   Microcredito  

Il Comitato Nazionale Italiano per il Microcredito venne istituito nell'ottobre del 2004 dalla Direzione Generale per la Cooperazione allo Sviluppo del Ministero degli Affari Esteri.

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L'azione del Comitato fece leva fin da subito sulle potenzialità, sulle professionalità e sul patrimonio di conoscenze già presenti nel nostro sistema-paese non tralasciando di sviluppare sinergie positive con gli altri Stati impegnati nella stessa direzione.

Tra gli obiettivi dell'attività del Comitato vi sono:

• la costituizione di un fondo di garanzia volto a favorire l'accesso al credito bancario da parte dei soggetti che ne sono normalmente esclusi; • l'attivazione, da parte del sistema bancario, di un sistema di microcrediti

garantiti dal fondo;

• il coinvolgimento operativo delle organizzazione del volontariato di ispirazione laica o ecclesiale chiamate a svolgere un vero e proprio ruolo di "intermediazione" tra i beneficiari e le banche.

Il Comitato ha personalità giuridica di diritto pubblico ed esercita le proprie attribuzioni istituzionali presso il Ministero dello sviluppo economico con particolari specifiche competenze in materia di incentivazione di microimprese, anche nel settore agricolo, e di agevolazione di iniziative di microcredito. Il Comitato è soggetto al controllo amministrativo e contabile del Ministero dello sviluppo economico, di concerto con il Ministero dell'economia e delle finanze. Le attività ed i progetti promossi dal Comitato sono riconducibili ad una componente creditizia, che consiste in programmi di sostegno ad attività di microcredito e microfinanza, e ad una componente tecnica, che consta di programmi direttamente o indirettamente collegati allo studio ed alla formazione nel settore del microcredito e della microfinanza, al sostegno del mercato ed alla diffusione della cultura della microfinanza, del microcredito e dell'inclusione finanziaria.

L'ultimo tassello del percorso istituzionale del Comitato Permanente è rappresentato dalla legge del 24 dicembre 2007 n.244 attraverso la quale lo stesso è stato riconosciuto come un Ente di diritto pubblico che, in base al

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comma 185, "continua a svolgere la propria attività presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, anche per agevolare l'esecuzione tecnica dei progetti di cooperazione a favore dei Paesi in via di sviluppo, d'intesa con il Ministero degli Affari Esteri". Con tale trasformazione istituzionale, il Comitato Permanente è stato posto al centro delle politiche italiane di sviluppo umano e sociale con il compito di coagulare tutte le possibili sinergie, sia a livello di politiche di cooperazione allo sviluppo che a livello di crescita interna, utili alla lotta della povertà estrema e dell'esclusione finanziaria nel mondo.

L'Ente Nazionale per il Microcredito12 è un organismo fornito di personalità di

diritto pubblico che persegue i seguenti obiettivi:

• promuovere la conoscenza del microcredito come strumento di aiuto per lo sradicamento della povertà;

• individuare misure per stimolare lo sviluppo delle iniziative dei sistemi finanziati a favore dei soggetti in stato di povertà, al fine di incentivare la costituzione di microimprese in campo nazionale e internazionale; • promuovere la capacità e l'efficienza dei fornitori di servizi di

microcredito e di microfinanziamento nel rispondere alle necessità dei soggetti in stato di povertà, al fine di promuovere innovazione e partenariati nel settore;

• agevolare l'esecuzione tecnica dei progetti di cooperazione a favore dei Paesi in via di sviluppo, nel rispetto delle competenze istituzionali del Ministero degli affari esteri.

L'operatività dell'Ente è orientata al sostegno di iniziative volte a favorire la lotta alla povertà e l'accesso a forme di finanziamento in favore di categorie sociali che ne sarebbero altrimenti escluse sia sul terrotirio nazionale che nei paesi esteri. Sul piano domestico, l'Ente intende definire strategie ed azioni coerenti con gli obiettivi del sistema Paese ed in sintonia con gli strumenti e gli

                                                                                                                12  www.microcreditoitalia.org  

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interventi anticrisi predisposti recentemente a livello governativo. Sul terreno internazionale, gli interventi di microcredito e quelli di microfinanza saranno decisi in collaborazione con il Ministero degli Affari Esteri ed in accordo con le politiche di cooperazione internazionale adottate dall'Italia.

Le attività creditizie

L'Ente Nazionale per il Microcredito promuoverà iniziative a favore di persone fisiche in stato di povertà o vittime dell'esclusione finanziaria e di persone giuridiche con difficoltà di accesso al credito, al fine di finanziarie nuovi progetti di sviluppo imprenditoriale eticamente e tecnicamente condivisi. L'Ente si propone istituzionalmente di gestire fondi pubblici e privati finalizzati alla lotta alla povertà e all'emarginazione finanziaria attraverso lo strumento del microcredito. Coerentemente lo stesso sosterrà altresì, tramite i propri membri ed i partners dei singoli progetti, sia sul territorio domestico che nelle economie in transizione e nei paesi in via di sviluppo, iniziative microfinanziarie volte a favorire la nascita e lo sviluppo di microimprese.

Le attività tecniche

Tali attività verranno finanziate attraverso le risorse pubbliche nazionali assegnate all'Ente nonchè, ove possibile, attraverso fondi comunitari e risorse private. Rispetto alla componente tecnica, anche le linee operative saranno diverse. Esse possono riferirsi, in primo luogo, ad iniziative riconducibili alla produzione di servizi a sostegno di progetti con componenti di microcredito e di microfinanza. Un ulteriore ambito di attività tecnica è riconducibile alle iniziative di networking volte ad estendere e rafforzare i legami tra operatori ed istituzioni del settore nonchè alle iniziative di promozione e diffusione della cultura microfinanziaria.

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Altra attivià fondamentale è quella di creare strumenti di analisi ed applicativi specifici utili alla definizione di una "via italiana al microcredito" ed alla formazione di operatori specializzati in microcredito e microfinanza.

L'Ente sostiene le istituzioni di microfinanza che ne fanno richiesta assistendole nei seguenti ambiti:

• analisi dell'ambiente e del settore della microfinanza; • realizzazione di studi di fattibilità;

• identificazione di partners locali;

• selezione e formazione del personale destinato a progetti di microfinanza;

• monitoraggio e valutazione di progetti.

Inoltre l'Ente si pone come interlocutore istituzionale razionalizzante delle varie iniziative a carattere di inclusione sociale e finanziaria attraverso iniziative convegnistiche (tra cui la conferenza annuale organizzata in concomitanza con la pubblicazione e la diffusione del "Rapporto sulla microfinanza italiana) e partecipando direttamente ai più rilevanti forum di discussione confronti in Italia e all'estero.

1.3  Profili  definitori  

1.3.1  Il  microcredito  come  strumento  di  finanza  agevolata  

Con il termine “microcredito” si fa riferimento all’attività di erogazione di prestiti a soggetti “non bancabili”: a persone, associazioni, imprese che non sono in grado di prestare le garanzie reali o personali richieste da istituzioni di credito ordinario. Consiste in un prestito avente la stessa struttura economica di un finanziamento bancario: la somma concessa a credito deve essere rimborsata in tempi e modi prestabiliti e viene applicato un tasso di interesse che ha un riferimento con gli andamenti di mercato. Una delle finalità del

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medesimo strumento è quella di contrastare l’usura e ogni situazione di

“razionamento del credito” 13 : contenimento del costo del prestito e

perseguimento di una “pari opportunità” fra soggetti che vogliono accedere al credito.

Il microcredito è, quindi, uno degli strumenti a disposizione della microfinanza per rispondere all’esigenza di accesso al credito dei non bancabili, soggetti rifiutati dal settore finanziario formale che presentano solitamente un reddito dichiarato molto basso o che non possiedono garanzie patrimoniali personali [1].

Tale categoria comprende generalmente soggetti vulnerabili non solo economicamente ma anche socialmente. Sebbene il target vari a seconda dell’istituzione di microfinanza (note come MFI, Microfinance Institution) e del Paese in cui essa opera è possibile tracciare un identikit generale dei non bancabili. Si tratta solitamente di persone operanti nel settore informale, con redditi bassi e discontinui, o disoccupati, privi di proprietà, immigrati, residenti in aree depresse o marginali e prevalentemente donne per quanto riguarda i Paesi in via di Sviluppo. La microfinanza e il microcredito sono considerati strumenti idonei per combattere la povertà; promuovono la crescita del capitale umano stimolando la microimprenditorialità, l'accesso al credito anche da parte dei più deboli per realizzare progetti di investimento, e scoraggiando la piaga dell'usura, che opprime le piccole imprese e l'artigianato.

In particolare, il microcredito è fondato sulla valutazione della capacità del cliente e della fattibilità del progetto, sulla riduzione del rischio e dei costi di gestione, allo stesso modo del credito tradizionale. La differenza principale, rispetto al credito classico, è di essere orientato su nuovi destinatari: i poveri e gli esclusi. Esso consente di scoprire come gli esclusi dal credito bancario, alla stregua degli altri, siano dotati di spirito imprenditoriale, di capacità di

                                                                                                               

13  Il   razionamento   del   credito   corrisponde   alla   situazione   nella   quale   gli   operatori  economici  non  riescono  ad  ottenere  la  quantità  di  credito  bancario  che   desiderano   ed   è   una   conseguenza   delle   imperfezioni   dei   mercati   finanziari,   nei   quali   il   livello   di   prestiti   bancari   non   discende   da   un   meccanismo   di   asta,   ma   piuttosto  dalla  contrattazione  tra  banca  e  cliente.  

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giudizio, e come, in aggiunta, siano decisamente più affidabili dei ricchi quanto a restituzione.

I principi adottati dal microcredito sono [4]:

• adattamento dei prestiti ai bisogni del cliente: somme modeste, procedure semplici e tempi rapidi;

• sistema di garanzia che tenga conto dell'assenza di bene e di capitale proprio tra i destinatari. Il rapporto di fiducia tra il contraente e l'agente di credito gioca anche esso un ruolo essenziale, in particolare nei paesi industriali, dove la complessità amministrativa è maggiore;

• recupero, anch'esso adatto alle caratteristiche dei clienti, mediante scadenze frequenti e di piccola entità;

• copertura dei costi tramite interessi, al fine di acquisire in un lasso di tempo relativamente breve, autonomia operativa e finanziaria. Benchè questo principio sollevi spesso delle obiezioni, la realtà è che i piccoli prestiti hanno un costo troppo elevato in rapporto all'utile assai modesto e, di conseguenza, esigono un aumento del tasso di interesse.

Il microcredito rientra quindi nel settore informale che include tutte le transazioni finanziarie che non sono regolate da alcuna autorità monetaria. La caratteristica principale che connota la finanza informale è la presenza di solide relazioni interpersonali.

I vantaggi di questo settore derivano dal fatto che i creditori conoscono personalmente i debitori e tale conoscenza diretta riduce i problemi legati all’asimmetria informativa, i costi del controllo e rende facile per i richiedenti accedere al prestito anche in assenza di garanzie patrimoniali personali.

Bisogna comunque tenere in considerazione anche il fatto che nella finanza informale i debitori sono spesso esposti al rischio di comportamenti opportunistici da parte dei creditori, che si trovano nella condizione di potersi approfittare della situazione di povertà e di basso potere contrattuale del cliente. Infatti nonostante vi sia una riduzione dell’asimmetria informativa,

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persiste uno squilibrio molto forte a favore del prestatore per quanto riguarda il livello di potere contrattuale.

Le potenzialità del microcredito come strumento di lotta alla povertà sono ormai acclamate e rientrano in molti progetti di riduzione della povertà.

Yunus ritiene che il microcredito finalizzato alla riduzione della povertà debba essere regolato da due criteri fondamentali: la mancata richiesta di collaterali e l'applicazione di un taso di interesse ragionevole. In questo modo la microfinanza dovrebbe essere capace di mobilitare direttamente le disponibilità finanziarie dei piccoli risparmiatori, in una prospettiva che si allontana dal puro profitto per indirizzarsi verso la promozione sociale.

Le strategie di finanziamento degli anni Sessanta e Settanta, precedenti all'introduzione e alla diffusione del microcredito, si basavano sull'esborso volontario di crediti a sussidio. Questa modalità di intervento generava costi ingenti per i donors, impieghi non redditizi per le popolazioni che ricevevano l'aiuto e la richiesta, da parte delle popolazioni in difficoltà, di continui finanziamenti che non sempre venivano erogati e spesso assumevano carattere episodico.

Vista l'insostenibilità di tale tipologia di interventi ed il malcontento diffuso sia da parte dei Paesi riceventi gli aiuti che dei governi che finanziavano questi interventi attraverso le istituzioni internazionali, negli annio Ottanta e Novanta la strategia di finanziamento verso i Paesi in via di sviluppo ha puntato sulla mobilizzazione del risparmio locale. In tal modo, si è cercato di incrementare la competitività delle IMF sul mercato, facendo leva sul concetto di sostenibilità finanziaria. La ricerca della sostenibilità finanziaria indirizzerebbe, quindi, i servizi di microcredito verso le fasce meno povere della popolazione tendendo a sminuire il ruolo di lotta alla povertà, proprio per le fasce più deboli della popolazione.

L'impatto del microcredito come strumento di lotta alla povertà e per il miglioramento delle qualità della vita, infatti, ha effetti maggiori per gli individui e popolazioni che hanno un reddito di partenza al di sopra o in

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prossimità dei livelli di soglia della povertà, mentre l'effetto positivo è nettamente inferiore per gli individui più poveri.

I clienti più poveri rischiano meno e chiedono somme più basse, che molto spesso destinano ai consumi per il sostentamento, trovando raramente impieghi redditizi. Trovano, inoltre, difficoltà di accesso a causa dei tassi di interesse elevati.

A livello economico, la possibilità di accedere alla microfinanza consente di registrare un incremento positivo nel livello del reddito, nella capacità di consumo e nella conseguente riduzione dei livelli di vulnerabilità dei soggetti interessati. Non disgiunti da questo primo aspetto ci sono gli impatti sociali e politici: nella misura in cui il microcredito modifica le condizioni di un numero rilevante di individui, esso trasforma la struttura sociale di una comunità ed il ruolo che i soggetti vanno ad occupare all'interno del nuovo contesto, spesso emancipandosi dai ruoli tradizionali.

Infine, si può individuare anche un impatto psicologico, connesso ad una maggiore consapevolezza di se stessi, sviluppata dagli individui ma anche dalle popolazioni coinvolte nei programmi di microfinanza. Uno dei dati più interessanti che emerge dalle indagini condotte è che l'accesso al microcredito ha un impatto positivo sulla riduzione della vulnerabilità dei soggetti interessati: si riduce la loro disoccupazione e si tende a stabilizzare la loro capacità di consumo. La riduzione della vulnerabilità ed il suo affermarsi come un dato non episodico si associano ad un processo di accumulazione del patrimonio netto che, nel caso delle donne, è strettamente connesso allo sviluppo di servizi a loro rivolti.

Una riflessione sul microcredito quale strumento per la creazione di impiego e autoimpiego non può prescindere dall'osservazione del contesto in cui si calano le misure volte a favorire la partecipazione al lavoro di coloro che intendono avviare attività autonome.

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Le più recenti analisi condotte sull'imprenditorialità fotografano una situazione che mette in evidenza come la piccola e media impresa rappresenti un importante bacino occupazionale per il continente, e per la stessa Italia.

Il microcredito può quindi favorire l'occupazione e, a ben osservare, può farlo da un duplice punto di vista: in forma autonoma, incentivando la creazione di nuove attività autonome e autoimprenditoriali, e in forma dipendente, poichè ogni nuova impresa che nasce dà o darà lavoro a nuovi dipendenti [2].

E’ soprattutto nella fase di crisi e nella successiva ripresa che l'autoimpiego diviene una possibilità concreta per parecchi disoccupati che devono confrontarsi con la drastica riduzione delle opportunità di ritrovare lavoro in poco tempo.

L'autoimpiego può migliorare gli esiti occupazionali in vario modo: contribuendo a ridurre la disoccupazione, offrendo ai disoccupati l'occasione di fare un'esperienza lavorativa che può avere ricadute positive anche sulla carriera, incrementando le rendite di lunga durata per coloro che vi ricorrono. E’ pur vero che i rischi presenti nella decisione di intraprendere un lavoro autonomo aumentano proprio nei periodi di crisi economica e nelle prime fasi della ripresa.

Da ultimo, un accenno al ruolo fondamentale che gli enti locali possono e devono svolgere nella promozione del lavoro autonomo e dell'autoimpiego, proprio in quanto più prossimi alle necessità espresse dai territori amministrati. Province e comuni dovrebbero sviluppare, con il sostegno di amministrazioni ed enti regionali e centrali, adeguate capacità di programmazione e gestione per l'individuazione degli ambienti e dei settori economici di riferimento relativi ai vari strumenti microfinanziari avviati a livello locale negli ultimi anni.

1.3.2  Critiche  e  punti  di  debolezza  del  microcredito  

Non tutti gli economisti sono a favore del microcredito; soffermandoci sulle maggiori critiche avanzate a questo strumento, hanno riguardato soprattutto l’applicazione di tassi di interesse troppo alti e, fin dagli anni ’70, i banchieri

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che lo hanno utilizzato sono stati accusati di essere usurai. In particolare, nel 2007, gli interessi applicati da un’istituzione messicana hanno raggiunto le vette dell’85% del capitale a prestito e l'istutuzione fatturava ogni anno enormi profitti. Di fronte a questi dati ci si è chiesti se la condotta dell'istituzione medesima rappresentasse un'eccezione o se quei comportamenti fossero frequenti nel settore.

Nel 2009 sono stati fatti degli studi su 555 MFI provenienti da 98 paesi; è emerso che solo l'1% di queste applicavano tassi alti quanto quelli dell'istituto messicano.

Il tasso di interesse richiesto dagli istituti di microcredito, sebbene diminuito in valore nel corso degli anni, è comunque superiore a quello richiesto dalle

banche tradizionali14. Il motivo per il quale ciò avviene è perché queste ultime

possono sostenere costi inferiori rispetto agli istituti di microcredito.

Concedere una grande quantità di prestiti di modesto importo comporta costi maggiori rispetto ad un prestito di ammontare complessivo identico, ma concesso ad un unico cliente. Gestire un’attività di microcredito è in media più costoso di un’attività di credito tradizionale: serve uno staff più numeroso per creare un rapporto personale ed un clima di fiducia con i destinatari dei prestiti, un maggior numero di informazioni sulla clientela, senza contare che alcuni istituti (come la Grameen Bank) inviano i funzionari direttamente nelle case dei potenziali clienti. Tali costi si riflettono inevitabilmente nei tassi di interesse, che devono essere alti abbastanza per coprire tutte le spese e rendere l’istituto autonomo.

In generale, quattro sono i componenti inclusi nel calcolo del tasso di interesse: il costo del capitale di debito, gli accantonamenti per le perdite sui crediti, le spese operative e il profitto.

La componente che maggiormente incide sul costo del debito per i clienti delle MFI, sono i costi operativi: si stima, infatti, che costituiscano il 60% dei costi

                                                                                                               

14  Gli  interessi  richiesti  dalla  banca  sono  interessi  semplici.  Inoltre,  il  totale  degli   interessi  pagati  non  può  mai  superare  il  valore  della  somma  prestata.  

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totali. In ogni caso non è possibile generalizzare tale affermazione poichè i

costi amministrativi variano da sede a sede15.

Per quanto riguarda il costo del capitale di debito e gli accantonamenti per le perdite sui crediti, questi sono meno significativi per la definizione del costo del debito. Più esattamente, è difficile agire su di essi al fine di diminuirli. Un ultimo elemento, che potrebbe contribuire alla diminuzione dei tassi di interesse, è la competizione tra MFI, ma il mercato non è ancora abbastanza sviluppato per poter fare considerazioni di questo genere, supportate da prove empiriche.

Nella prospettiva di portare alla luce i fattori di insuccesso delle pratiche di microcredito è infine opportuno verificare la presunta incapacità di questo meccanismo nell'emancipare i soggetti coinvolti dalla povertà. Sebbene in numerosi studi venga affermato che il microcredito è efficace nell'apportare benefici alle popolazioni coinvolte, è crescente il numero degli analisti che sostiene che in realtà si riveli meno attraente rispetto alle promesse. Alcuni studi suggeriscono che esso possa finanche esercitare un impatto negativo sulla povertà, partendo dal presupposto che l'ulteriore aggravio monetario derivante dal debito contratto tenderebbe a peggiorare la condizione di povertà nella quale versano, per definizione i beneficiari.

Generalmente, i poveri che accedono al credito divengono piccolissimi imprenditori che hanno a propria disposizione competenze scarsamente specializzate e che operano su scala molto piccola in mercati privi di barriere all'entrata, ovvero in ambienti caratterizzati da un'elevatissima competizione. La pressione al ribasso dei prezzi dei beni prodotti derivante dall'aspra competitività del mercato all'interno del quale le microimprese operano indebolisce i beneficiari del credito, rendendo più difficile la restituzione dello stesso. A ciò si aggiunga che, in presenza di un basso livello di produttività,

                                                                                                               

15  I   fattori   che   influenzano   i   costi   amministrativi   sono:   il   livello   dei   salari,   la   localizzaizione  dei  clienti,  le  modalità  di  prestito,  la  qualità  delle  infrastutture,  la   localizzazione  dell'area  ecc.  Sono  elementi  che  variano,  da  paese  a  paese.  

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l'attività imprenditoriale conduce a guadagni piuttosto esigui che non sono in grado di emancipare il soggetto dalla propria condizione di povertà.

Ad ogni modo, sebbene gli attuali progetti di microcredito abbiano un'efficacia senza dubbio maggiore nel raggiungere la popolazione povera rispetto ai primi programmi implementati, la letteratura conferma il fatto che essi tendano frequentemente a non raggiungere le fasce più povere della popolazione, ma soltanto coloro che si trovano al di sopra della soglia di povertà. Nei villaggi più poveri, la popolazione indigente e vulnerabile risulta peraltro esclusa dalle iniziative di microcredito.

Al fine di poter valutare l'impatto del microcredito in termini di riduzione della povertà, peraltro, non si può tralasciare di analizzare gli effetti sul piano della distribuzione del reddito. Infatti, una delle motivazioni che sono alla base del successo del microcredito è la cosiddetta elasticità della riduzione della povertà. Con tale espressione si indica il rapporto tra la variazione percentuale della povertà e la variazione percentuale della crescita. Va da sè che, perchè la povertà si riduca, occorre che il processo di crescita economica non sia accompagnato da uno speculare processo di incremento della disuguaglianza. A tal proposito, dobbiamo osservare che il pregiudizio positivo che viene associato al meccanismo del microcredito vuole che, poichè il microcredito può migliorare l'accesso al credito da parte delle famiglie povere, contribuendo a ridurrre una delle distorsioni del mercato, allora esso può anche esercitare un effetto positivo in termini di riduzione della sperequazione del reddito.

Alcuni studi, al contrario, sostengono che il microcredito possa determinare una polarizzazione del reddito.

In ragione delle criticità sinora evidenziate, alcuni autori suggeriscono che il microcredito apporti benefici di natura non economica, ma che non sia in grado di alleviare la povertà in misura significativa. Non v'è dubbio che l'idea di fornire l'accesso al credito ai soggetti più poveri sia divenuta molto popolare e venga riconosciuta come un'opportunità di sviluppo. Al contempo, però, per molti dei beneficiari, che sono per la maggior parte donne, la struttura del

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contesto sociale all'interno del quale esse operano si rivela talmente costrittiva da incidere anche sulla produttività della loro attività imprenditoriale, inficiandone la riuscita e determinando una perdita di reddito che si traduce in un peggioramento delle condizioni familiari. In sostanza, il costo derivante dalla partecipazione al progetto di microcredito è superiore ai guadagni conseguiti grazie all'attività intrapresa.

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