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Gli effetti della crisi economica sull'esclusione finanziaria 38

CAPITOLO  II:   IL MICROCREDITO IN EUROPA: ANALISI QUANTITATIVA E

2.1   Presenza del microcredito in Europa 35

2.1.2   Gli effetti della crisi economica sull'esclusione finanziaria 38

La crisi economica internazionale, scatenata dalla "caduta libera" dei mercati finanziari, ha acuito nell'ultimo triennio la complessa condizione di "povertà dei paesi ricchi" e, di conseguenza, il fenomeno dell'esclusione finanziaria. Stando al contesto Europeo, i dati del 2007, relativi quindi alla fase pre-crisi, mostrano una "Europa a 27" in cui il 17% della popolazione è a rischio povertà, ossia si colloca al di sotto di una soglia di povertà pari al 60% del reddito equivalente mediano. Considerando diverse soglie di povertà, si registra come una persona su dieci ha un reddito che è meno della metà del reddito mediano dell'EU-27 e circa una su quattro (24%) inferiore al 70% del reddito mediano

dell'EU-2719.

Se interfacciamo questi dati, con quelli relativi alla intensità della povertà si registra come in Italia circa il 20% della popolazione è a rischio povertà mentre l'indicatore di intensità della povertà si assesta al 23%, in linea con l'EU-27. A tre anni dall'inizio della crisi finanziaria, la batteria di indicatori sullo stato di

salute socio-economica dell'Italia, elaborati sulla base dei dati ISTAT20,

mostrano come nel 2008 l'incidenza della povertà relativa è stata pari all'11,2% delle famiglie residenti, mentre nel 2009 è stata pari al 10,8% delle famiglie residenti, 7 milioni e 810 mila poveri. Tuttavia, ricalcolando la soglia di povertà relativa sulla base del solo tasso di inflazione e "depurandola" dal calo generale dei consumi dovuti alla recessione, i dati per il 2009 parlano di un

                                                                                                               

19    Dati  ricavati  da  CGAP,  2008.  Conferenza  virtuale  che  evidenzia  gli  effetti  della   crisi.    www.cgap.org  

incremento della povertà relativa del 3,7% rispetto al 2008. Al netto della distorsione generata dal calo della soglia di povertà, nel 2009 l'incidenza della povertà relativa risulta pari all'11,7% delle famiglie, pari a 8 milioni e 370 mila poveri. A livello disaggregato, i dati sulla povertà confermano una forta incidenza sulle regioni meridionali del paese ed una forte correlazione positiva con la dimensione della famiglia, con la presenza di un unico genitore e di almeno un anziano, con bassi livelli di istruzione.

Nello stesso periodo, sul versante lavorativo, tra il primo trimestre del 2008 e il primo trimestre del 2010, la crisi finanziaria, riversandosi sull'economia reale, ha causato una perdita occupazionale di oltre 600.000 unità. In particolare nel 2009 la riduzione rispetto al 2008 è stata di 420.000 unità. Il tasso di occupazione delle persone nella fascia di età tra i 15 e i 64 anni è passato dal 58,7% del 2009, in assoluto il peggiore dato in Europa. Come risultato il tasso di disoccupazione è passato dal 6,8% del 2008 al 8,6% dell'ottobre 2010, raggiungendo quasi il 30% nel caso della disoccupazione giovanile. La crisi occupazionale si è tuttavia abbattuta in modo selettivo su particolari fasce della popolazione. I più colpiti sono i lavoratori in giovane età, quelli con basso livello di istruzione, e quelli con cittadinanza straniera.

Il massiccio ricorso alla Cassa integrazione ha interessato in modo selettivo le regioni settentrionali a più solido insediamento industriale, ha sostenuto lavoratori nella fascia centrale d'età e di nazionalità italiana.

Le forti tensioni sul mercato del lavoro generate dalla congiuntura recessiva hanno determinato una importante flessione del reddito disponibile delle famiglie, una riduzione dei consumi e piani di spesa, nonchè una ulteriore crescita del debito delle famiglie consumatrici in rapporto al reddito disponibile che si è attestato al 47% nel terzo trimestre del 2010, contro il 43% di un anno prima e il 34% del 2005. Tale indicatore di indebitamento raggiunge il 50% nelle regioni del centro, seguite da quelle del mezzogiorno e del nord Italia, dove si attesta al 46%. In particolare, l'incidenza della per l'acquisto di abitazioni sul reddito disponibile del complesso delle famiglie, si attesta a livello medio nazionale al 5,1%, contro il 4,6% dell'anno precedente.

Per quanto riguarda la situazione debitoria, alla fine del 2008, il 27,8% delle famiglie risulta indebitata, dato in crescita di due punti percentuali rispetto al 2006 e di quattro punti circa rispetto al 2000. In termini di sostenibilità dell'indebitamento il rapporto mediano tra debito e reddito disponibile si attesta sul 45,3%, mentre il valore mediano dell'incidenza della rata del debito sul reddito risulta pari al 17%.

Per quanto riguarda la propensione al risparmio delle famiglie italiane, nel 2009 si è registrata una forte contrazione, dell'ordine dell'8,7% rispetto al 2008, comprensiva della componente accumulata nei fondi pensione e del TFR. Il microcredito nasce come risposta al fenomeno dell'esclusione finanziaria, nonchè come azione di contrasto a tutte quelle forme di credito usuraio che impediscono percorsi virtuosi di sviluppo e affrancamento dalla povertà. La filosofia su cui il microcredito si basa, sia esso applicato nel nord o nel sud del mondo, parte dal presupposto che la possibilità di avere accesso al credito, e più in generale ai servizi finanziari, è condizione necessaria per una partecipazione completa alla vita economica e sociale. L'esclusione finanziaria, definita come una condizione di inabilità degli individui, famiglie o gruppi, ad accedere a servizi finanziari di base in una forma appropriata, non è tuttavia da considerarsi come un fenomeno a se stante. Piuttosto, essa si innesta ed alimenta, attraverso un meccanismo circolare e cumulativo, come cause ed effetto di una più generale condizione di esclusione sociale e di cittadinanza economica dimezzata. Se la prima, l'esclusione sociale, è il risultato di una condizione di povertà relativa, la seconda, la completa cittadinanza economica, dipende dalla possibilità o meno della persona di generare reddito attraverso lo svolgimento di una attività lavorativa. Come è stato ampiamente evidenziato, infatti, è proprio la mancanza di occupazione, nonchè una concomitante condizione di povertà, la prima causa scatenante dell'esclusione finanziaria. Allo stesso tempo, l'impossibilità di accedere al credito o ai servizi di risparmio, assicurativi ecc. impedisce al soggetto marginalizzato socialmente di avviare/svolgere una attività lavorativa, di accantonare/distribuire risorse

economiche nel tempo, di accedere in momenti di difficoltà temporanea a beni primari, di assicurarsi rispetto agli imprevisti futuri. In una parola, l'esclusione finanziaria impedisce al soggetto di affrancarsi da una condizione di esclusione sociale, innescando una serie di trappole della povertà.