I. CRONOLOGIA E PERIODIZZAZIONE
I.I. STORIA DELLE RICERCHE , VERSO UNA PRIMA PERIODIZZAZIONE
III.4. E DIFICI DI RAPPRESENTANZA COLLETTIVA
Particolari tipologie architettoniche si affermano in Arabia Sud Orientale nell’Età del Ferro II. Si tratta di edifici di rappresentanza collettiva per i quali non esistono sul territorio antecedenti. Questa destinazione pubblica si desume in primo luogo dall’architettura, in secondo luogo dalla tipologia dei materiali emersi, entrambi elementi non riscontrabili nelle costruzioni domestiche dei limitrofi villaggi.
Sulla base di questi due parametri è attualmente possibile fare un ulteriore distinzione all’interno di questa categoria, e poter riconoscere edifici orientati verso probabili funzioni socio-politiche ed edifici/luoghi di culto.
Ai primi appartengono le cosìdette ‘sale a pilastri’, le manifestazioni più conosciute delle quali si trovano sui siti di Rumeilah (Building G), Bida Bint Sa’ud, Muweilah (Building II), Hili 14 (edificio centrale)252. Altri edifici, architettonicamente meno imponenti dei precedenti, mostrano caratteristiche per le quali possono essere presi in considerazione: la house 4 presso l’insediamento di Thuqaibah (v. infra ‘Al Madam’), la house 1 (room 7) ad Hili 2, il Building B a Bithnah-44/50.
Le sale a pilastri presentano affinità planimetriche, per le quali è stato ipotizzato un modello originario di derivazione dalle regioni dell’Iran settentrionale, con particolare riferimento al sito di Hasanlu (Iran Nord occidentale, Valle di Solduz)253, dove la presenza di edifici con pilastri rappresenta anche un termine di paragone cronologicamente accostabile a quelli dell’Età del Ferro in Arabia Sud orientale254
(Tav.II).
251 PETRIE 1998, 259.
252 Ricordiamo che l’insediamento di Hili 14 non è stato oggetto di uno scavo sistematico, ma di una
pulizia delle emergenze superficiali al fine di ricavarne un rilievo. Un unico sondaggio fu effettuato a ridosso del circuito perimetrale meridionale includendo parte dell’ambiente più a Sud dell’edificio con pilastri.
253 Cfr. BOUCHARLAT-LOMBARD 2001a, 218-219; MAGEE 2002, 162-163a.
254 Si tratta degli edifici definiti Burned Building I, II, III della fase Hasanlu IVb, cronologicamente
Gli elementi architettonici comuni che concorrono alla definizione di una sala pilastri nella penisola omanita - e che possono essere rintracciati ad Hasanlu (Burning
Building II) - sono rappresentati da:
- una sala principale munita di più filari di pilastri lignei a sostegno della copertura (testimoniati in situ da basi lapidee), tra i quali uno addossato o in prossimità di uno dei muri.
- Una serie di ambienti ausiliari, tra i quali una stanza a pianta quadrangolare con pilastro centrale (quest’ultima presente a Rumeilah, Muweilah, Bint Sa’ud).
A questi elementi se ne aggiungono altri, tra i quali alcune infrastrutture, parzialmente documentati sui siti in esame, forse inerenti ad una diversificazione nelle funzioni o nei riti:
- Un vestibolo precedente l’ingresso alla sala centrale.
Un vestibolo di ingresso è presente solo a Muweilah; tuttavia, l’osservazione delle planimetrie fa ipotizzare un diverso tipo di vestibolo anche a Thuqaibah, mentre un porticato è documentato non distante dal fronte della house 1 a Hili 2.
- Una zona adibita a focolare nella sala centrale.
Un focolare di medio grandi dimensioni occupa l’angolo a sinistra dell’ingresso sia a Bint Sa’ud che a Muweilah; a Rumeilah (fase 3) si trova nell’angolo NE della sala; ad Hili 2 al centro dell’ambiente principale;
- presenza di giare da magazzino.
Grandi giare da magazzino (diam. 70-80 cm.) sono documentate: a Bint Sa’ud nelle stanze ausiliarie (rooms 4-5), a Muweilah nella sala centrale, così come a Rumeilah (fase 3), a Hili 14 nell’ambiente addossato al muro perimetrale.
- Sottoelevazione della sala centrale.
La disposizione della sala centrale ad un livello inferiore rispetto agli ambienti che la circondano, allo stato attuale delle ricerche è documentata solo a Muweilah.
- Presenza di un’ambiente sottoelevato.
Questo è documentato ad Thuqaibah (house 4 – R154) e a Hili 2 (house 1 – room 8), dove, in entrambi i casi, presenta pianta rettangolare stretta e lunga, longitudinale alla sala con pilastri e con la quale comunica tramite alcuni scalini. È ipotizzabile che anche la room 33 a Hili 14 fosse ad un livello più basso degli altri ambienti255.
255 Dal sondaggio effettuato all’interno della porzione orientale della room 33, si documenta il
raggiungimento del piano di calpestio 2 m. al di sotto della superficie di campagna. Cfr. BOUCHARLAT-
Nella penisola omanita questi edifici non sono ubicati al centro del villaggio ma in aree marginali, seppur nelle immediate vicinanze; queste zone di rispetto possono essere appositamente recintate - nel caso di Bint Sa’ud -, ubicate tra i due muri perimetrali a Muweilah (quello della zona abitata e quello dell’intero insediamento), all’esterno dell’area abitata a Rumeilah (dove la linea delle case ed il rafforzamento del muro divisorio tra queste ed il Building G ne marcano il confine); diversamente a Hili 14, dove l’edificio si trova al centro dell’insediamento. Tuttavia, vista la particolare conformazione di questo sito - una sorta di caravanserraglio (v.
infra) – una differente ubicazione significherebbe probabilmente all’esterno dell’area
protetta dalle mura.
Per ciò che concerne l’orientamento, sembra comune quello lungo un asse NO/SE; così è per Muweilah, Bint Sa’ud, Hili 14, Hili 2, mentre a Thuqaibah è N-NO/S- SE256; il differente orientamento degli ingressi non sembra pregiudicare la posizione della sala centrale, che risulta ubicata a Nord (quindi non esposta al sole diretto) nella maggior parte dei casi.
All’interno delle sale a pilastri si svolgevano riti, che potremmo definire di convivialità, testimoniati dalla presenza di particolari oggetti che ne specificano una conformità nelle pratiche: brucia aromi, giare con beccuccio (spouted jars). A questi oggetti se ne sommano altri a valenza chiaramente simbolica, documentati solo in alcune sale a pilastri: ceramica con decorazione applicata in forma di serpente (Rumeilah257, Muweilah258), asce259 e ramaioli in rame/bronzo (Muweilah), vasi miniaturistici (Muweilah).
Allo stato attuale delle ricerche, si ritiene che le sale a pilastri siano servite allo svolgimento di funzioni socio-politiche e politico-amministrative, collegate alla legittimazione e al mantenimento del potere da parte di presunte élites locali. L’affermazione di un particolare status all’interno della società dell’Età de Ferro, nella quale non sono palesemente manifesti elementi che possano far supporre differenziazioni sociali, si ritiene generalmente derivare dalla gestione della risorsa
256 Difficile stabilire l’orientamento per il Building G di Rumeilah, in quanto a pianta quadrangolare e
per la mancata individuazione dell’ingresso.
257 BOUCHARLAT-LOMBARD 1985, pl.51, 7; BOUCHARLAT-LOMBARD 2001, 238, fig.14. 258 Cfr. MAGEE 1998, 115, fig.4.
259 Il carattere votivo di queste asce è determinato dalla fattura dell’oggetto che non è idoneo all’uso
(dimensioni, lama molto fine e poco affilata, attacco lama-manico troppo stretto). Queste caratteristiche si combinano con quelle di asce in bronzo rinvenute in siti contemporanei (Rumeilah, Qarn Bint Sa’ud, Hili 8, Al Qusais, Salut) e ritenute una produzione autoctona. In generale cfr. LOMBARD 1984, 226; per Salut, cfr. AVANZINI et Alii 20005, 366 e fig.19,4.
idrica, ovvero degli aflāj260. La presenza di queste canalizzazioni – trasporto delll’acqua di falda dalle zone pedemontane verso i villaggi sfruttando la forza di gravità – in prossimità di buona parte degli insediamenti261 è ritenuta la causa principale del fiorire dei medesimi nell’Età del Ferro, quale incentivazione di un’economia agricola.
All’interno del concetto di legittimizzazione di un’autorità locale (individuale/gruppo sociale) rientra l’emulazione di un modello comportamentale straniero, cioè la pratica del banchetto rituale, diffusa in Vicino Oriente262. L’ipotesi sembra testimoniata dalla presenza di vasi potori (spouted jars) di ispirazione iraniana in origine263, ai quali sul sito di Muweilah si accostano altri manufatti come i ramaioli in metallo.
È stato evidenziato il fatto, che la presenza-assenza di altre categorie di oggetti potrebbe operare una differenziazione nelle funzioni delle singole sale a pilastri (e quindi dell’insediamento relativo) all’interno del territorio, in riferimento alla gestione/controllo di specifiche risorse e alla loro redistribuzione264. Il confronto tra i siti di Rumeilah e Bint Sa’ud con quello di Muweilah, ha mostrato la presenza sui primi due di numerose coppette con simboli graffiti post-cottura (probabili segni identificativi del proprietario) e sigilli in pietre semipreziose, non testimoniati a Muweilah, dove invece si registra un’alta percentuale di oggetti in ferro (ritenuto un prodotto di importazione). Così Rumeilah e Bint Sa’ud, ubicate all’interno e presso la vasta oasi di Al Ain, dove è testimoniato più di un falāj, potrebbero essere state economicamente legate allo sfruttamento (ed alla redistribuzione) di prodotti agricoli; Muweilah, ubicata in una zona dunare non lontana dalla costa, potrebbe aver svolto un ruolo inter-regionale nella redistribuzione di prodotti localmente lavorati (oggetti in rame/bronzo) e di importazione (ferro) lungo le vie commerciali della penisola265. Per ciò che concerne gli edifici che sono stati definiti luoghi di culto, l’unico che allo stato attuale delle ricerche mostri precise corrispondenze tra le strutture e la pratica del culto è il sito di Bithnah-44/Bithnah-50 (v. infra). Altri due siti - Al Qusais
260 BOUCHARLAT-LOMBARD 2001a, 220-224; MAGEE 2002, 166. 261 Cfr. BOUCHARLAT 2003; AL-TIKRITI 2002; cfr. ancheMAGEE 1998d.
262 La presenza di ramaioli in bronzo in ambito funerario è attestata nel V sec. a.C in Baharain, nel I
sec. d.C. a Ed-Dur; insieme ad altri servizi potori, rinvenuti all’interno delle tombe, questi oggeti vengono associati all’ideologia del banchetto funebre. Cfr. HAERINCK 1994; HØJLUMD-ANDERSEN
1997, 146, 150, 199, Fig. 845. Per l’adozione di questa pratica nel Vicino Oriente cfr. MOOREY 1980.
263 Il fatto che a Muweilah numerose spouted jars siano state prodotte localmente, incentiva l’idea che
sia piuttosto la funzione del vaso ad investire di prestigio, e non il fatto che siano state importate o il prodotto di specialisti ceramici. Cfr. MAGEE 2002, 161-168; cfr. anche MAGEE et Alii 1998.
264 MAGEE 2003b. 265 Id., 190.
e Salut - sono a questo correlati non da un’uniformità strutturale/architettonica, quanto piuttosto dalla tipologia degli oggetti, la funzione dei quali sembra rivelare anche una comunanza nelle pratiche.
La pluralità di elementi manifesti sul sito di Bithnha, ne delineano il profilo cultuale; essi possono riassumersi nella presenza di: edifici a pianta rettangolare aperti a Nord, all’interno dei quali è una piattaforma (addossata al paramento meridionale e possibile altare); aree di offerte votive, testimoniate da buche accuratamete sigillate e delimitate da malta di argilla; altari a cielo aperto; bacini per abluzioni266.
Gli oggetti legati ad attività cultuali si palesano principalmente in brucia aromi267 di varia tipologia, tra i quali numerosi sono quelli che portano rappresentazione di serpenti - decorazione in applique, raramente dipinta –. Tuttavia, la raffigurazione di questo animale è presente anche su altri vasi la cui forma non è direttamente connessa al culto268.
A questo proposito è necessario ricordare che, mentre nei contesti delle ‘sale a pilastri’ i manufatti con raffigurazione di serpente (solo ceramici) sono reperti eccezionali, nei luoghi di culto rappresentano una costante.
Una categoria particolare di brucia aromi è quella costituita da una coppa svasata alla quale è annessa una lunga ansa orizzontale a sezione semicircolare. Questa forma - per la quale non esistono attualmente confronti all’esterno della penisola omanita- sembra particolarmente idonea ad essere trasportata manualmente, ed è testimoniata anche ad Al Qusais e Salut. La presenza di un percorso scalinato verso l’altare
structure-H, a Bithnah-50, suggerisce infatti riti processionali.
La struttura emersa ad Al Qusais (‘Mound of serpents’), delineabile solo nel profilo perimetrale, presenta una pianta rettangolare probabilmente aperta a Nord, ed un orientamento apparentemente accostabile agli edifici di Bithnah. Sul sito di Salut, allo stato attuale delle indagini ancora in corso, nessuna struttura specificatamente inerente il culto è emersa. Come accennato in precedenza, ciò che accomuna i tre siti è la numerosa presenza del motivo-simbolo del serpente, rappresentato su tipologie di
266 V. infra ‘Bithnah’; cfr. BENOIST 2007.
267 Riteniamo più conforme l’utilizzo del termine ‘brucia aromi’, contrariamente al comunemente
diffuso ‘brucia incenso’, in quanto la presenza di questa preziosa resina in contesti dell’Età del Ferro dell’Arabia Sud orientale non è stata attualmente dimostrata. Analisi chimiche compiute su materiale organico combusto, rinvenuto all’interno di un brucia aromi di Salut, escludono momentaneamente l’ipotesi che la sostanza bruciata fosse incenso, quanto piuttosto grassi animali od olii vegetali (M.Colombini-E.Ribechini, Università di Pisa).
oggetti in primo luogo associabili a pratiche rituali, ma anche di diversa funzione: giare con beccuccio, brucia aromi, giare da magazzino, coppe269.
Ad Al Qusais e Salut è inoltre presente un altro tipo di manufatto a carattere chiaramente votivo, rappresentato da serpenti in bronzo accuratamente raffigurati, diversi per forma e dimensioni270.
Dal sito di Sarouq Al-Hadeed - ubicato 100 Km a Sud di Dubai e recentemete pubblicato271- provengono attualmente gli unici termini di confronto presenti in
Arabia Sud orientale.
L’esistenza di un ‘culto’, il cui fulcro ruota attorno al motivo-simbolo del serpente, sembra affermarsi e diffondersi nella penisola omanita272 all’interno di un arco temporale limitato all’Età del Ferro II (forse Ferro III): sui siti di Mleiha e Ed- Dur nessun oggetto a valenza rituale porta la rappresentazione di un serpente273.
L’accostamento della simbologia del serpente a quella dell’acqua, in particolare per quanto concerne l’aspetto ctonio dell’animale, fu proposto dalle prime indagini sull’argomento nella penisola omanita274. Da questo punto di vista, è stato ritenuto plausibile il fatto che il simbolo possa essere stato portatore di una valenza positiva – così come nell’ideologia diffusa nel Vicino Oriente275 – legata all’avvento degli aflāj e alla gestione di queste acque sotterranee.
269 TAHA 1983; AVANZINI et Alii 2005, Pl.8, 2-3, Pl.10, 4-6.
270 TAHA 1983, 87, fig. 16; AVANZINI et Alii 2005, 366, fig. 19,1; Pl.11, 8. 271 Department of Tourism and Commerce Marketing, cfr. D.T.C.M. 2007, 14.
272 Oltre ai siti precedentemente citati, ceramica con rappresentazione di serpente in applique è
testimoniata a Khatt, Tell Abraq, Kalba. Cfr. DE CARDI et Alii 1994, fig.8, 40-41 ; POTTS 1991, 85,
fig.112:1; il ritrovamento di Kalba è una comunicazione gentilmente fornitami da Carl Phillips.
273 Da Ed-Dur proviene un piccolo pendente in bronzo in forma di serpente. L’oggetto, del quale non si
conosce la provenienza, è stato datato all’Età del Ferro sulla base della conosciuta diffusione di rappresentazioni di questo animale in quel periodo. Poiché la maggior parte dei vaghi in bronzo in forma animale esaminati vengono datati tra la fine I sec. a.C. e l’inizio del II sec. d.C., riteniamo che anche il pendente a forma di serpente debba essere compreso nel medesimo arco cronologico; l’oggetto, in virtù della sua forma, può essere custode di una valenza simbolica (alla stregua degli altri animali riprodotti), ma non di una valenza cultuale, tale da inserirlo all’interno dell’Età del Ferro II. Cfr. HAERINCK 2003, 93.
274 BOUCHARLAT-LOMBARD 2001, 21-22.
275 Cfr. DE MIROSCHEDJI 1981. Per ciò che concerne le sepolture di serpenti all’interno del palazzo