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I. CRONOLOGIA E PERIODIZZAZIONE

I.I. STORIA DELLE RICERCHE , VERSO UNA PRIMA PERIODIZZAZIONE

II.1. L E FONTI DELL ’E TÀ DEL B RONZO

Le ricerche archeologiche testimoniano di influenze culturali tra l’area mesopotamica ed il Golfo a partire dalla fine del quinto millennio, documentate dalla presenza di ceramica Ubaid143. E’ però dalla fine del quarto, e più precisamente nel

terzo millennio, che si registra il coinvolgimento delle regioni che si affacciano sul Golfo Persico in un traffico commerciale reciproco, in particolare con la Mesopotamia meridionale144. Dal periodo Tardo Uruk, conseguentemente alla brusca caduta del sistema coloniale settentrionale, e quindi delle vie di accesso alle materie prime necessarie al mantenimento della società proto-statale, gli interessi mesopotamici si volgono esplicitamente in direzione del Golfo, dove gli stessi beni (metalli, legname, pietre dure) potevano essere reperiti.

La necessità di registrare transiti amministrativi ha prodotto un’enorme quantità di tavolette cuneiformi, presenti su tutto il territorio di Sumer, e sono quelle a cui possiamo fare riferimento, poiché fonti scritte contemporanee, provenienti dalle regioni del Golfo, sono assenti.

L’analisi del corpus ci mostra che le transazioni commerciali della Mesopotamia con l’Est, durante l’Età del Bronzo, si svolgevano principalmente con le terre di Dilmun, Magan, Meluhha; le informazioni in merito ad una loro localizzazione, alquanto vaghe ed imprecise, sono state alla base di un dibattito protrattosi per circa un secolo. Allo stato attuale si accetta generalmente di indicare, anche se con beneficio di dubbio, Dilmun con le Isole di Bahrain e buona parte della terraferma di fronte; Magan con la penisola omanita (Oman settentrionale); Meluhha con la Valle dell’Indo. Per comprendere cosa rappresentasse l’area presa in esame dal nostro studio in questo periodo, la penisola omanita, non si può prescindere da un excursus su ciò che le fonti ci dicono su Dilmun.

Tra il Tardo Uruk e l’Antico Dinastico (3300-2600) non esistono toponimi che possano essere associati a più regioni ubicate nel basso Golfo Persico, ma un unico

143 Circa una cinquantina di siti con cospicua presenza di ceramica dipinta Ubaid sono stati individuati

in Arabia Orientale, distribuiti tra Emirati, Bahrain, Qatar e Arabia Saudita orientale; cfr. POTTS 1990,

29-61.

144 L’influenza della cultura Jamdat Nasr è ben evidenziata nei tipici vasi provenienti da contesti

funerari nell’Oman Settentrionale e da sporadiche testimonianze nelle Isole del Golfo. Cfr. POTTS

toponimo che sembra piuttosto denotare una vasta area, ed è Dilmun. Nei testi cuneiformi - dove questo nome è associato ad una regione dalla quale provengono preziose materie prime e beni di pregio - si osserva un notevole incremento nell’uso del termine tra la seconda metà del quarto millennio e la prima metà del terzo; si considera questo dato proporzionale all’evolversi dei rapporti145.

Le prime attestazioni pittografiche presentano titoli nominali, come quello di un ‘esattore delle tasse di Dilmun’ proveniente dalla lista di Uruk-Warka (Uruk IV, ca. 3200), ai quali seguono citazioni del nome Dilmun in transazioni economiche.

L’importanza che riveste nel tempo la regione è testimoniata dai numerosi testi provenienti da Ebla, nei quali il toponimo è utilizzato per una specifica unità di peso (siclo di Dilmun), e come parte integrante del nome di specifici prodotti (i datteri, l’arpa, il pane di birra, lo stagno, il rame)146.

Alla fine del XIX secolo J. Oppert identifica Dilmun con le isole di Bahrain. basandosi sulla forte somiglianza tra il nome ‘Tylos’ dell’isola, riportato dalle fonti greche e romane, e il nome accadico ‘Tilmun’ citato negli annali di Sargon II147; ma l’uguaglianza fra la Tylos ellenistica (quindi l’isola di Bahrain odierna) e la Dilmun del quarto e terzo millennio non è così diretta, soprattutto da un punto di vista geografico; si ritiene che il nome Dilmun corrispondesse, nel quarto e terzo millennio, ad un’area che oggi è relativa ad alcune regioni dell’Arabia orientale (dal Kuwait al Qatar), Isola di Bahrain compresa. Le motivazioni per le quali non è possibile circoscrivere il toponimo Dilmun alla sola isola di Bahrain sono molteplici e di natura tangibile. In primo luogo, l’assenza sull’isola di evidenze archeologiche che mostrino un centro sviluppato ed in pieni rapporti commerciali con la Mesopotamia nel periodo in questione148; mentre è piuttosto dalla terraferma che riceviamo testimonianza di questi contatti.

La Dilmun delle fonti è citata in stretta correlazione con beni di pregio: in particolare il legname da costruzione-di Dilmun, il rame-di Dilmun, lo stagno-di Dilmun. Data

145 Dilmun è presente nei testi cuneiformi sud mesopotamici dalla seconda metà del quarto millennio

fino all’era seleucide.

146 cfr. POTTS 1990, 85-88.

147 L’identificazione stabilita da J. Oppert è tutt’oggi generalmente accettata (J. Oppert, Les siège

primitif des Assyriens et des Phéniciens, Journal Asiatique, 7/15, 1880, 91); cfr. POTTS 1990, 85-86.

148 Insediamenti permanenti (costruzoni in filari di pietra) sull’Isola di Bahrain non sono documentati

prima dell’ultimo quarto del terzo millennio, a Saar e Qala’at; cfr. Killick R., Living at Saar: Dilmun at the start of the Second Millennium BC, in CRAWFORD 2003, 13-24.

l’assenza di tali materie prime sulle Isole e la terraferma antistante (legname e miniere di rame/stagno149), data l’assenza di toponimi specifici per le reali zone produttrici di tali beni, se ne desume che il ruolo di Dilmun, nei traffici del Golfo, fosse quello di mediatore. Di particolare rilevanza, a questo proposito, sono una serie di iscrizioni di un re della dinastia di Lagaš, Ur-Nanše (ca. 2500 a.C.), che riportano varianti del solito concetto: navi di Dilmun trasportano (a Lagaš) legname da costruzione da terre straniere150. Questa menzione è esplicita nell’operare una

separazione: sono le navi di Dilmun che trasportano legname a Lagaš; ma tale materiale proviene da terre lontane e quindi non è dilmunita.

L’equazione suggerisce che anche per altre tipologie di materiali, quali rame e stagno, ma anche avorio151, fosse seguito lo stesso iter commerciale.

Dilmun, ‘luogo di mercato’, territorio neutrale, dove i rappresentanti delle varie regioni del Golfo scambiavano e vendevano i propri prodotti, gestisce, durante questo stadio iniziale, un ‘commercio internazionale’152; esso costituisce infatti il diretto contatto nelle relazioni con la Mesopotamia meridionale nel sistema di trasmissione; i beni acquisiti nella parte inferiore del Golfo ed oltre153, una volta giunti in Mesopotamia conseguivano il nome dell’ultimo fornitore (una regione può essere famosa per un certo tipo di prodotto non perché lo produce ma perché lo commercia). Dal Qatar all’Oman, dall’Iran meridionale all’India, è terra incognita per la toponomastica cuneiforme statale fino alla metà del terzo millennio154.

Dalla seconda metà del terzo millennio le fonti testimoniano l’importanza di mantenere rapporti commerciali con altri due partner: Magan e Meluhha. Entrambe producono caratteristiche piante, animali, minerali155; Magan è principale fonte di rame e diorite (ma anche di un pregiato tipo di legname), Meluhha è fonte anch’essa

149 Vedremo più avanti come i giacimenti di rame più probabili siano localizzabili in Oman ed in Iran

Sud-occidentale; per quanto riguarda lo stagno la fonte più prossima è in Afghanistan.

150 POTTS 1990, 88 151 OPPENHEIM 1954, 7

152 Tra le motivazioni che possono aver favorito la scelta di Bahrain, ricordiamo soprattutto la sua

posizione geografica, nel mezzo del Golfo Persico, quindi a metà strada fra la Mesopotamia e la regione dell’Indo; non da ultima la presenza di sorgenti di acqua dolce, oltre che di buoni ancoraggi.

153 OPPENHEIM 1954, 6-7

154 Sulla possibilità che il toponimo Magan fosse conosciuto in epoca Pre-Sargonica, il Potts ricorda un

articolo di Michalowsky; l’articolo, che prende in esame due testi della terza dinastia di Ur provenienti da Nippur, concerne una possibile più antica datazione nell’uso del segno per ‘Magan’; cfr. POTTS

1990, 90, n. 124.

di metalli, pietre preziose (lapislazzuli) e semipreziose (corniola, calcite), avorio. Entrambe hanno facile accesso al mare.

Dall’epoca Sargonica (ca. 2340 a.C.) Magan assume nei testi cuneiformi gradualmente una propria identità. Una rassegna delle iscrizioni reali mostra l’altalenante contesto politico-economico in cui è inserita Magan, all’interno dei rapporti con i dinasti mesopotamici. Così, le iscrizioni dei re di Accad (Sargon, Maništušu e Naram-sin) parlano di spedizioni militari contro Magan, indicando una volontà di controllo delle vie commerciali nel Golfo, che si manifesta in sporadiche incursioni più che in vere e proprie acquisizioni politico-territoriali156; la seconda dinastia di Lagaš, ma soprattutto la terza dinastia di Ur, si vantano invece di aver ristabilito i rapporti con Magan.

Da due testi antico babilonesi, copie dell’originale iscrizione bilingue di Sargon di Agade/Accad (2335-2279 a.C.), nell’enumerazione delle sue conquiste, si legge: ‘Enlil gli ha dato il Mare Superiore ed il Mare Inferiore (denota il Golfo Arabico e probabilmente il Golfo d’Oman e l’Oceano Indiano)157;

‘navi da Dilmun, Magan e Meluhha attraccano ai moli di Accad/Agade’

Altri testi, attinenti al solito periodo, lasciano intendere quanto ancora poco attendibili siano le nozioni geografiche relative ai territori più lontani158.

L’iscrizione di Maništušu riferisce di una spedizione oltre il Mare Inferiore; quindi, dopo aver conquistato Ašhan e Šerihum, il sovrano costruisce una flotta per attraversare il Mare Inferiore, dove riporta una vittoria su un esercito costituito da trentadue città; le forze nemiche provengono da tanto lontano quanto le miniere di metallo; egli cavò la pietra nera dalle montagne (probabilmente la diorite), la caricò sulle navi, le ancorò al porto di Accad/Agade, ne ricavò una statua di se stesso che dedicò ad Enlil159.

156 La menzione della spedizione di truppe in Magan, sotto il regno di Sulgi (2094-2047 a.C.), insinua

la possibilità che Magan possa essere stata, seppur per un breve lasso di tempo, parte dell’impero della terza dinastia di Ur; cfr. POTTS 1990, 148.

157 Cfr. Id., 136; cfr. SOLLBERGER 1973, 248.

158 Riguardo la distanza dallo sbarramento dell’Eufrate ai confini di Meluhha, cfr. SOLLBERGER 1973,

248 (b,c).

Il periodo di Naram-Sin è più prodigo di informazioni e la rilevanza della spedizione verso la terra di Magan si manifesta nel ricordo di questo tema presente in testi di epoca successiva160.

L’iscrizione originale riportata sulla Statua A di Naram-Sin, proveniente da Susa, riferisce: ‘..dopo essere stato vittorioso su nove battaglie in un anno, … egli sottomette Magan e cattura il suo capo Manitan161, estrae blocchi di diorite nelle loro

montagne e le trasporta nella sua città di Accad, costruisce una statua di se stesso..’; un testo antico babilonese, concernente l’insurrezione generale contro Naram-Sin, redige una lista di capi ribelli, tra i quali quelli chiamati ‘Mannu, re di Magan’;

il testo di un presagio di epoca Neo-Assira (del quale esiste una copia neo- babilonese), recita che Naram-Sin marcia contro la terra di Magan sotto l’insegna di tale presagio, e sottomette il re della terra di Magan;

la Cronaca dei primi re, di epoca tardo babilonese, cita la cattura di Mannudannu162,

re di Magan.

Le iscrizioni reali contrastano però con i contemporanei testi economici, che lasciano sottendere un tipo di relazioni tutt’altro che di belligeranza. Da Tello abbiamo la menzione del rame portato al palazzo da Magan, da Adab un oggetto finito, in bronzo, proveniente da Magan, mentre la presenza di un corriere di Magan è testimoniata ad Umma163.

Nelle iscrizioni di Gudea (2144-2124 a.C.)164, governatore di Lagaš, Magan è menzionata (insieme a Meluhha e Dilmun) tra le regioni straniere, sulle quali ha messo il giogo, che portano a lui legname e diorite dalle loro montagne.

Con la nuova dinastia di Ur si menziona esplicitamente il ripristino dei rapporti con Magan.

Ur-Nammu (2112-2095 a.C.) dichiara che grazie a lui, ‘è stato ristabilito il commercio con Magan nelle mani di Nanna’ e che ‘sotto il potere di Nanna, il signore

160cfr. Id., 137; POTTS 1986, 277-278.

161 Sull’origine di questo nome, di tradizione amorrea, cfr. GLASSNER 1989, 184-185; GLASSNER 2000,

123-124.

162 GLASSNER 1989, 184-185. 163 POTTS 1990, 137-141.

della città di Ur, ha restituito le navi di Magan all’archivio (???) (Codice di Ur- Nammu165).

Questo stato di cose è confermato da testi economici, che registrano un sistema di scambi bilaterale, tra le città di Ur e Girsu, e Magan. All’interno delle dinamiche commerciali emergono figure quali ‘Lu-Enlilla’, un mercante che opera per conto del tempio di Nanna ad Ur, vissuto durante i primi anni del regno di Ibbi-Sin (c.2027 a.C); due tavolette registrano come questo tipo di operazione avvenga: Lu-Enlilla riceve vestiario, lana ed olii profumati dal magazzino del tempio di Nanna, per comprare rame da Magan, per lo stesso tempio166.

Le transazioni operate da Lu-Enlilla mostrano che in questo periodo Magan sostituisce Dilmun per l’importo/esporto dei medesimi beni (rame, vaghi per collane in pietre preziose, avorio, cipolle)167. In ogni caso, dal periodo Antico Babilonese

Magan scompare, insieme a Meluhha168, dai testi economici169: Dilmun acquisirà di nuovo un ruolo di primo piano nel monopolio dei beni transitanti nel Golfo verso la Mesopotamia, ma non per lungo tempo. Dopo il 1800 a.C., i rapporti della Mesopotamia con il Golfo sembrano giungere ad un termine, a seguito della caduta della terza dinastia di Ur; l’ultimo testo in cui Dilmun è nominata è una citazione insieme a Cipro per l’importazione in Mesopotamia di rame170.