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Discussione e conclusioni

Nel documento RicercAzione Volume 8 - Numero 2 (pagine 137-143)

Dispersione scolastica e prospettive di carriera

4. Discussione e conclusioni

Vari progetti di ricerca e intervento, come quello che ha permesso la stesura di questo articolo, dimostrano l’importanza dei costrutti qui riportati per quanto riguarda le scelte che un adolescente e un giovane può compiere in ambito scolastico, formativo e professio-nale. I risultati di questa rilevazione, in linea con altre dello stesso tenore, indicano che gli adolescenti e i giovani si sentono di solito sufficientemente equipaggiati per quanto riguarda costrutti quali l’autoeffi cacia e il de-cision-making, specie se nella costruzione del proprio senso di identità personale sono aiutati e sostenuti da fi gure di riferimento quali i genitori e gli insegnanti. Tuttavia, ed è questo

l’aspetto più interessante quando l’ottica è quella della prevenzione e della riduzione del danno, persistono fasce più o meno ampie di adolescenti e giovani che dichiarano di non possedere questi aspetti in misura suffi cienti e sono perciò più a rischio di altri per quanto riguarda abbandono e distorsione.

Come si legge in Gentile e Tacconi (2016), dietro l’espressione “abbandono” o drop-out scolastico possiamo vedere fenomeni diff e-renti, per quanto tra loro intrecciati. Per averne una comprensione adeguata, si potrebbe, ad esempio, considerare il numero degli studenti che, in seguito all’accumulo di ritardi scolastici e bocciature, sono portati ad abbandonare la scuola prima di concludere il percorso; op-pure si potrebbe considerare lo scarto tra gli studenti iscritti all’ultimo anno di un qualsiasi percorso di istruzione secondaria di secondo grado e quelli che, cinque anni prima, si erano iscritti al primo. Altri dati che si potrebbero considerare per defi nire più compiutamente il fenomeno sono quelli legati al numero degli studenti assenteisti e ai non ammessi all’anno successivo o all’esame fi nale di diploma per insuffi cienza nel voto di condotta. Allargan-do ulteriormente il quadro alla fascia d’età 15-29 anni, si potrebbe analizzare anche il dato relativo ai cosiddetti NEET. C’è poi una “dispersione” più nascosta che riguarda quegli studenti che, pur rimanendo all’interno di un percorso scolastico o formativo, non sviluppano alcun interesse e non sembrano cogliere alcun senso nel percorso che viene loro proposto. L’abbandono scolastico non è infatti solo un esito, un risultato, ma un per-corso graduale di disimpegno, innanzitutto emotivo, rispetto al compito di apprendere, che può caratterizzarsi anche come assen-teismo cronico, comportamento oppositivo o ritiro prolungato dalle attività scolastiche che sottendono anche la scarsità o addirittura la mancanza dei costrutti analizzati nella ricerca di cui rende conto il presente articolo.

Per quanto riguarda l’autoeffi cacia, ad esempio, la Fig. 1 mostra un 4.5% di studenti che non se ne attribuiscono neanche un po’, il che delinea un quadro di adolescenti e giovani

“allo sbando” che, non avendo fi ducia nelle proprie capacità, o abbandonano il campo degli studi e della formazione (fi nendo col ricoprire, nel tempo e dopo periodi più o meno lunghi da NEET, ruoli lavorativi poco soddisfa-centi che li mettono in contatto con ambienti e persone poco stimolanti dal punto di vista della propria crescita personale e professiona-le) o si lasciano guidare dalle decisioni di altri (col rischio di ritrovarsi negli anni a perseguire con insoddisfazione, senso di frustrazione e rabbia/aggressività una strada lontana dalle proprie caratteristiche personali).

Lo stesso dicasi per l’autoeffi cacia di car-riera. La Fig. 2 mostra un 2.6% di adolescenti e giovani che dichiarano di avere nessuna fi ducia nelle proprie capacità di determinare o anche solo infl uenzare il proprio cammino scolastico, formativo e professionale, sug-gerendo quindi un impegno soltanto relativo, quando non del tutto nullo, nel cercare di re-alizzare i propri desideri e le proprie ambizioni (e quindi un atteggiamento rinunciatario simile all’impotenza appresa).

Sul versante dell’ottimismo poi (Fig. 5), quasi un 6% dichiara di non averne neanche un po’, il che, alla luce della giovane età dei rispondenti (15-25 anni, con una prevalenza della fascia 15-17), risulta preoccupante.

Vale la pena riprendere qua alcune consi-derazioni fatte da Sartori e Ceschi (2013, p. 191) nel commentare la risposta “No” data dalla metà degli studenti tra i 16 e i 18 anni da loro intervistati alla domanda “Cambiere-sti scuola superiore se ti accorgessi di voler fare qualcos’altro?”. Questi, “motivano la loro risposta utilizzando in particolare la parola or-mai: «ormai è troppo tardi»; «ormai ho scelto questa»; «ormai sono quasi alla fi ne»; «ormai i miei sono convinti che a me vada bene», ecc. Questo utilizzo della parola ormai per ragazzi che hanno tra i 16 e i 18 anni, pur nella comprensione di ciò che essi vogliono signifi care usandola, è stato fatto oggetto di discussione nella direzione di sostituire un au-tomatismo – l’uso della parola ormai – con un altro – l’uso del detto non è mai troppo tardi.

L’idea era di evitare che i ragazzi assumessero

così presto, nei confronti del proprio futuro formativo e professionale, l’atteggiamento rassegnato e rinunciatario tipico dei NEET e dell’impotenza appresa, atteggiamento che non risulta vincente o anche solo giustifi cato, ormai, nemmeno nel caso di età più avan-zata, ma che anzi imparassero a farsi carico del proprio futuro formativo e professionale anche trovando il coraggio di fare lo sforzo di cambiare scuola, qualora questa non risul-tasse (più) in linea con le loro caratteristiche personali”.

Ci siamo limitati a considerare le risposte estreme negative perché, come la letteratura in ambito di risposta agli strumenti self-report ha evidenziato (Sartori, 2011), quelle inter-medie, quand’anche basse, sono di solito il risultato di un mix diffi cilmente interpretabile sulla sola base della collocazione statistica, il che signifi ca che anche un punteggio basso ma non estremo in un costrutto potrebbe non essere allarmante come sembra. D’altra par-te, è noto come non sia facile per i rispondenti a un questionario attribuirsi caratteristiche negative e poco desiderabili e quindi il fatto che vi siano percentuali non trascurabili di adolescenti e giovani che si collocano nella parte più bassa della scala di misura di un certo costrutto positivo fa rifl ettere in termini di possibili margini di azione.

Che cosa fare con studenti che dichiarano e quindi sentono di avere poca autoeffi cacia personale in generale (ottimismo compreso) e poca autoeffi cacia di carriera nello specifi co per evitarne la dispersione scolastica prima e lo stato di NEET dopo? Per rispondere a questa domanda, ci rifacciamo ai focus group e alle interviste condotte con gli insegnanti delle realtà scolastiche entro cui è stata svolta l’indagine con gli studenti.

Le misure di contrasto degli abbandoni si posizionano a tre livelli di intervento: pre-venzione, intervento, compensazione. Per quanto riguarda le buone pratiche, segnalate come le maggiormente effi caci nonostante la diversità degli indirizzi degli istituti coinvolti, è emersa l’importanza dell’orientamento e del ri-orientamento, specie nel biennio della

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scuola superiore. In particolare, il ricorso al ri-orientamento viene ritenuto effi cace quan-do nasce a seguito di un sistema di allerta che prevede la segnalazione, da parte dei professori, di quegli studenti che si trovano in diffi coltà ad aff rontare le richieste della scuola.

Tale processo inizia dunque dall’interno: in pri-mo luogo viene analizzata la situazione dello studente dopo i primi quattro mesi di scuola, valutando, in caso di andamento scolastico non soddisfacente, se si tratti di un problema di tipo motivazionale oppure se eff ettivamente lo studente non ha scelto l’indirizzo adatto in riferimento a competenze e abilità fondamen-tali. Successivamente, nel caso in cui dovesse emergere che lo studente non abbia eff ettuato una scelta in linea con le proprie capacità, vengono convocati i genitori in modo tale da aff rontare congiuntamente l’esigenza di ri-o-rientamento. Qualora si tratti di uno studente iscritto ad indirizzi tecnico-professionali con più percorsi, la prima opzione considerata è quella di ipotizzare un altro percorso interno alla scuola, al fi ne di arginare la possibilità che lo studente perda ulteriore fi ducia in se stesso a causa di insuccessi scolastici.

Altre azioni efficaci segnalate dagli insegnanti riguardano il potenziamento, ossia lezioni individuali o di gruppo svolte nel dopo-scuola e fi nalizzate al recupero di determinate materie attraverso l’assistenza allo studio da parte di docenti interni all’isti-tuto o altri studenti (peer all’isti-tutoring). Inoltre, si è rivelato profi cuo, in relazione alle attività extra-scolastiche, fornire agli studenti, spe-cialmente quelli del primo anno, un supporto nello studio e soprattutto nel metodo di stu-dio, affi nché acquisiscano delle basi solide per aff rontare al meglio le richieste da parte degli insegnanti.

È emerso, inoltre, che ci sono casi in cui la famiglia ha delle ambizioni per il proprio fi glio e prende delle decisioni che non favoriscono il suo percorso educativo: “Il problema sorge quando i genitori non accettano il consiglio di ri-orientamento. È una cosa molto delicata parlare con i genitori a cuore aperto dicendo che il ragazzo probabilmente non ha fatto la scelta giusta. E qui è il punto, perché le famiglie hanno magari delle ambizioni e non vogliono saperne. Quindi è molto delicata come situazione e non bisogna sbagliare i passi, però è inevitabile che molti vogliano che il fi glio continui a provare. E ci sono stati casi infatti di ragazzi che dovevano essere riorientati che sono stati bocciati due volte in seconda superiore e a quel punto hanno preso la decisione di cambiare scuola” (Inse-gnante - liceo scientifi co).

Come emerge chiaramente dai dati della presente rilevazione, che si tratti di orienta-mento o ri-orientaorienta-mento è essenziale che gli adolescenti e i giovani trovino, all’interno delle proprie realtà scolastiche, uno spazio e un tempo entro cui fermarsi a ragionare e rifl ettere al fi ne di farsi carico direttamente del proprio futuro scolastico e professionale anche attraverso lo sviluppo di quelle carat-teristiche personali (costrutti) indagati anche nella presente ricerca e che la letteratura ha messo più volte in evidenza essere di impor-tanza fondamentale per scegliere con consa-pevolezza e in linea con le proprie inclinazioni e ispirazioni. Non si può quindi prescindere, al di là degli specifi ci interventi previsti per ridurre la dispersione scolastica e il numero di NEET, da una rifl essione individuale che doti gli adolescenti e i giovani di strumenti psicologici essenziali a una presa di decisioni consapevole e intenzionale.

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Edizione: Provincia autonoma di Trento RICERCAZIONE - Vol. 8, n. 2 - December 2016 | 143

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