fi liere “quasi deterministiche” 1
6. Sintesi e interpretazione pedagogica dei risultati
Le analisi sviluppate nelle tre fasi dello studio presentate nelle pagine precedenti permettono di confermare l’ipotesi descrittiva che la scelta scolastica e post diploma risulta associata a specifi che fi liere in cui rientra non solo la scuola frequentata e lo status familiare, ma anche lo svolgimento di attività lavorative durante la frequenza della scuola stessa e le rappresentazioni che gli studenti costruisco-no sui loro genitori, in termini di aspettative e giudizio sulla scelta che intendono compiere.
Secondario, se non marginale, invece, appare il ruolo della scuola e delle attività d’orienta-mento, che si limitano al livello informativo.
Rilevantissima per le ragazze ed i ragazzi, ma trascurata da chi ha responsabilità formative, risulta – infi ne – la dimensione motivazionale ed emozionale soggettiva.
Tali assunti restituiscono la multidimensio-nalità del tema in oggetto delineata nel quadro teorico di riferimento (Ulriksen et al., 2013;
Briggs et al., 2012) e mostrano il ruolo chiave giocato dall’interazione tra diversi processi ed elementi (personali, familiari, socio culturali e socio economici), come messo in luce anche da recenti indagini internazionali (Parker et al., 2016; Kutty, 2014).
Al di là della mera rilevazione, una lettura trasversale permette di sviluppare un’inter-pretazione che off re spunti di rifl essione in prospettiva educativa. Ne proponiamo alcuni focalizzando l’attenzione sul signifi cato che il
“lavoro” assume dal punto di vista dei diversi attori coinvolti nel processo formativo.
Fin dallo studio di caso esplorativo in una scuola media (v. Paragrafo 3), si intravedono diverse concezioni e rappresentazioni dei percorsi formativi verso il lavoro da parte dei principali attori della relazione formativa. Per gli studenti la scelta di un percorso è connota-ta principalmente in termini espressivi, volitivi ed identitari. “Mi piace ...”, “ho sempre voluto”
ecc. sono parole ricorrenti nelle loro risposte ed anche quando sono ancora alla ricerca di una strada il criterio guida sembra essere il
“like” nel confrontarsi con diverse opzioni con le quali identifi carsi o meno.
Questa ricerca dei ragazzi del “chi sono/
vorrei essere” trova come interlocutori anzitut-to i genianzitut-tori che, in rapporanzitut-to al gruppo sociale di appartenenza, manifestano una diversa concezione dell’orientamento formativo ed al lavoro, qualifi cabile come “funzionale” ad un mantenimento o sviluppo di status sociale, perseguito anche con diversi livelli di “parteci-pazione” alla vita ed attività scolastica dei fi gli.
Le scuole, invece, off rono agli studenti prevalentemente occasioni di marketing e promozione dell’offerta formativa, consi-gliando ed orientando, in rapporto a quanto richiesto da ciascuna filiera formativa. In sintesi, nella scelta al termine della scuola media l’orizzonte dei ragazzi sembra essere la ricerca della propria identità personale e sociale, quello dei genitori lo status sociale, quello della scuola le altre scuole. Il lavoro, quindi, sembra incidere in modo marginale nel contesto orientativo che porta ad intrapren-dere un determinato percorso formativo che poi, invece, condizionerà signifi cativamente le possibilità e gli sbocchi professionali ed occupazionali.
Come dimostra l’individuazione dei fattori associati ai percorsi formativi (cfr paragrafo 4), le fi liere formative intraprese (liceale, tecnica
e professionale) non solo rifl ettono le appar-tenenze sociali e le connesse predisposizioni e readiness scolastiche, ma sono anche predittive delle scelte post secondarie e della relativa valutazione da parte delle famiglie.
Il carattere “quasi deterministico” delle fi liere formative che l’analisi dei dati mette in evidenza nel contesto in esame può essere collegato anche a diversi modi di intendere il lavoro da parte degli attori della relazione formativa. Ad esempio, ragazzi che apparten-gono a contesti di lavoro manuale, agricolo e artigianale, s’incanalano nel professionale, già lavorano durante la scuola secondaria, non vengono neppure informati dell’off erta formativa universitaria, optano per lavorare al più presto con l’approvazione (e spesso nella stessa azienda) della famiglia. D’altra parte, il
“lavoro” di chi studia, è aiutato a farlo dalle fa-miglie (anche a prezzo di lavoro aggiuntivo con lezioni private), è apprezzato dagli insegnanti, ricercato e attratto dalle scuole (e università) di prestigio, porta in modo quasi “inevitabile”
dalla scuola media al liceo e sposta la scelta all’università, comunque verso professioni
“intellettuali” anche perché le famiglie non apprezzerebbero altre scelte. In mezzo sta la fi liera dei contesti sociali, dei percorsi formativi e dei lavori “tecnici’. Ognuna di queste fi liere incorpora una concezione del lavoro, della connessa formazione e della relativa collo-cazione sociale, con la quale si confrontano gli studenti nella costruzione adolescenziale della propria identità.
La student voice (cfr paragrafo 5) eviden-zia grande consapevolezza dei ragazzi sulle dinamiche rilevate dalla survey ed interpella chi ha responsabilità formative, in particolare la scuola, a saper vedere al di là dell’alun-no – e della sua competenza nel “lavoro” di studente – l’adolescente che si confronta con la sfi da, psicologicamente impegnativa, della delineazione della propria identità sociale.
Nell’esprimere le proprie scelte egli si limita al
“mi piace” forse anche perché ha scarse op-portunità di confrontarsi e “mettersi alla prova”
in contesti e pratiche (anche di lavoro) diverse da quelle di appartenenza e delle relative fi liere
RICERCAZIONE - Vol. 8, n. 2 - December 2016 | 159
formative. Off rire tali opportunità è compito in particolare della scuola, se non si limita ad un ruolo funzionale di riproduzione nel contesto sociale ma recupera l’impegno emancipato-rio, richiamato anche dalla Costituzione Italia-na (artt. 3 e 34). Tale azione si concretizza non tanto in interventi e progetti spot e aggiuntivi alla “normale attività didattica” ma nel ricono-scimento e nella valorizzazione della funzione formativa delle discipline e nello sviluppo di competenze (oltre il saper studiare) che passa attraverso una pratica didattica non ripetitiva e routinaria ma laboratoriale nell’aff rontare compiti autentici (Maccario, 2006), fi n dal primo ciclo d’istruzione.
Ringraziamenti
Il progetto di ricerca “Transizioni scola-stiche. Orientamento e scelte scolastiche e professionali’, del quale il presente studio è uno sviluppo, è stato fi nanziato dalla Regio-ne Sardegna (L.R. 7/2007) e realizzato dal Centro Interuniversitario di Ricerca Didattica dell’Università di Cagliari e dal Dipartimento di Storia, Scienze dell’Uomo e della Formazione dell’Università di Sassari.
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Edizione: Provincia autonoma di Trento RICERCAZIONE - Vol. 8, n. 2 - December 2016 | 161