• Non ci sono risultati.

Il disegno di ricerca: dar voce ai giovani Campani in condizione di disabilità attraverso l’esplorazione

I. Capitolo

4. Il disegno di ricerca: dar voce ai giovani Campani in condizione di disabilità attraverso l’esplorazione

Un contributo rilevante alla realizzazione della nuova soggettività professionale dei giovani in condizione di disabilità può essere dato dall’esplorazione della percezione dell’occupabilità, laddove sino a questo momento tale costrutto non è stato esplorato in relazione alle persone in condizione di disabilità e la maggior parte degli studi hanno posto l’ attenzione sugli atteggiamenti dei datori di lavoro e dei colleghi piuttosto che sul punto di vista delle persone in condizione di disabilità. ((Schein, 2004; Gewurtz, Kirsh, 2005; Shur et al, 2005; Reichers, Schneider, 1990; (Ball et al, 2005; Sandler, Blanck, 2005; Stone, Colella, 1996; Burke-Miler et al, 2006; Ren et al, 208: 200; Morgan, Alexander, 2005; Keating et al, 2007; Smith et al, 2003).

Si è scelto nello specifico di realizzare una ricerca esplorativa, empirico-descrittiva, ponendosi i seguenti interrogativi che hanno orientato il punto di partenza di tale studio.

Qual è la percezione che i giovani Campani in condizione di disabilità hanno della propria occupabilità?

Successivamente, nel corso della ricerca e contemporaneamente all’analisi dei primi dati raccolti ci si è posti un secondo interrogativo:

Quali sono gli elementi individuali e contestuali che caratterizzano la storia e il progetto professionali di giovani lavoratori Campani in condizione di disabilità?

4.1 Un’introduzione ai presupposti metodologici dello studio

La difficoltà di reperimento di giovani in condizione di disabilità di diverse regioni italiane, ha limitato il campo di indagine alla regione Campania.

     

134

Abbiamo scelto di utilizzare un approccio misto (metodi quantitativi e qualitativi) per riuscire ad indagare elementi differenti del fenomeno. La prima parte dello studio, di orientamento quantitativo, ci ha fornito un quadro di riferimento generale che abbiamo approfondito poi attraverso una metodologia più qualitativa. L’obiettivo qui, non è quello di trattare in modo esaustivo un argomento che si presenta ben più complesso ma, al contrario, di far emergere gli sfondi entro i quali lo studio esplorativo si colloca. È importante sottolineare che si tratta di un processo riflessivo che, seppur presentato ora in passaggi separati, ha di per sé accompagnato, in maniera ricorsiva, tutta la ricerca. Si è scelto dunque di conoscere una specifica realtà basandosi su alcuni assunti specifici:

 Affrontare questioni “reali” e problemi veri: la ricerca nasce dai bisogni di conoscenza più o meno esplicitamente tradotti in insiemi di interrogativi sulla realtà (Ricolfi 1997: 20-21) e tratta problemi veri che si trovano stando in ascolto degli altri e mantenendo lo sguardo sul reale mentre accade (Mortari, 2010). Abbiamo costruito il progetto partendo da un interesse personale nei confronti del mondo della disabilità e con la volontà di affrontare una questione concreta, ossia l’occupabilità percepita dal punto di vista dei giovani disabili. Ci ha guidato la volontà di comprendere quale supporto la pedagogia, e nello specifico la pedagogia speciale, può offrire allo studio del tema e successivamente, nella fase di discussione dei dati emersi, quali risposte, in termini di orientamento all’occupabilità, possono essere declinate;

 Raccontare i dati dal punto di vista dei soggetti e del contesto: fare ricerca significa raccontare la storia di come nascono questi interrogativi e dubbi, la curiosità di capire e studiare un tema e del viaggio che si intraprende per trovare delle risposte (Mortari, 2010). Ci siamo approcciati al contenuto di queste esperienze “lasciando parlare” il contesto, facendo in modo che potesse emergere insieme al significato che assume per i protagonisti stessi (Gobo, 1998). Ci siamo messi in ascolto dei soggetti e della loro interpretazione della realtà, consapevoli che questo rende il disegno di ricerca meno pianificabile ma più orientato a una disposizione flessibile e serendipica nei confronti dei contesti studiati. In questo modo è stato possibile “dare voce” ai diversi attori coinvolti nel processo e restituire l’esperienza attraverso il loro punto di vista: più che raccogliere i dati, siamo andati loro incontro (Dovigo, 2005: 17);

 Rendere conto: la ricerca non si ferma alla produzione di descrizioni ma trova proprio nell’accuratezza e nel coinvolgimento dei partecipanti, nel prendere parte, la sua ragione più profonda (Dovigo, 2005). Il ricercatore è invitato ad esplicitare i suoi ragionamenti, le intuizioni e le conoscenze tacite, al fine di fornire ai lettori le informazioni per un dialogo all’interno della comunità scientifica (Gobo, 2005). In questo modo, quello che si crea è uno spazio di responsabilità in cui le questioni metodologiche si uniscono a quelle teoriche, epistemologiche ed etiche (Mantovani, 2003: 43);

 Creare un percorso di esposizione reciproca: l’esperienza della ricerca fa riferimento alle modalità di partecipazione al mondo proprie del ricercatore e dei soggetti che prendono parte all’indagine e, la conoscenza che ne deriva, è il risultato di questo legame, in quanto configurazione complessa e situata di proprietà che emergono dall’interazione (Dovigo, 2003). Il soggetto esprime il suo personale punto di vista sui temi oggetto di ricerca, può scegliere le parole, le frasi e gli argomenti (Mantovani, 1998: 56). In questo incontro si comunicano e analizzano i vissuti, i pensieri e le emozioni che consentono di comprendere

     

più a fondo ciò che si sta studiando (Dettori, 2012: 75). Il ricercatore assume una funzione di conoscenza dei soggetti e del loro mondo, ma anche questi ultimi sono parte attiva di un processo in cui il ricercatore diventa a sua volta oggetto, non sempre consapevole, di indagine. In questo senso, conoscere è sempre in una certa misura farsi conoscere, esporsi allo sguardo dell’altro, in una cultura della negoziazione (Dovigo, 2005: 18- 20). Tutto il progetto è stato costruito in interazione e attraverso il confronto con i partecipanti; solo grazie a questo continuo scambio e contaminazione è stato possibile costruire una conoscenza condivisa;

 Attivare unprocesso riflessivo: la riflessività è una sorta di passaggio- ponte che si colloca come snodo tra il racconto dell’esperienza, la decodificazione del significato nel contesto di appartenenza, la discussione che si genera a partire dal confronto tra il sistema simbolico analizzato e la cultura di appartenenza del ricercatore. Per poter fare ciò è stato necessario assumere un punto di vista fluido in grado di muoversi in modo sensibile sul piano della vicinanza-distanza rispetto al soggetto studiato. Non si tratta di una dicotomia, ma piuttosto di una danza che si sviluppa durante la ricerca. La riflessività non è un percorso puramente introspettivo di elaborazione interiore, ma si realizza attraverso un processo che mette in relazione stretta, in modo circolare e autopoietico, conoscere ed agire (Dovigo, 2005: 26). Il ricercatore si muove costantemente e consapevolmente su due differenti piani, quello della riflessione concettuale, in cui le idee vengono riviste, generalizzate e specificate e il piano empirico in cui i dati di ricerca forniscono ulteriori indirizzi di indagine (Sorzio, 2005). Anche l’intervistato, attraverso la narrazione delle proprie esperienze, mette in atto processi mentali che lo portano a fare un’analisi attenta dei significati, analizzando motivazioni e tensioni. I fatti narrati non vengono presi in esame singolarmente ma vengono collegati a reti di significato che generano conoscenza (Clandin, Connelly, 2000: 15). La nostra volontà non è stata quella di dare delle soluzioni preconfezionate ma, al contrario, di attivare riflessioni condivise con i partecipanti. Quindi, possiamo sintetizzare i presupposti metodologici sottolineando la volontà di affrontare questioni concrete, dal punto di vista delle persone coinvolte e con l’obiettivo di sostenerle nella loro esperienza, fino a formulare a partire dal punto di vista dei soggetti, delle ipotesi di intervento a partire dai bisogni educativi dei soggetti e sulla base della lettura del contesto in cui essi si muovono secondo una prospettiva bio-psico-sociale.

4.2 Validità, attendibilità e limiti della ricerca

Per una ricerca valida e attendibile

Una domanda può essere spontanea quando si costruisce e realizza un percorso di ricerca: “l’interpretazione dei dati fatta dal ricercatore è convincente e valida?” Per poter rispondere a questa domanda è necessario definire il significato che questi diversi termini assumono all’interno dei percorsi di ricerca qualitativa:

 La persuasività: è rafforzata quando le affermazioni teoriche del ricercatore sono supportate da prove provenienti dalle descrizioni degli informatori, sono inclusi dei casi devianti e considerate delle spiegazioni alternative. Le questioni strategiche costringono il ricercatore a documentare le proprie affermazioni a beneficio dei lettori che non erano presenti per

     

136

assistere al racconto delle storie o al fianco del ricercatore quando tentava di dare loro un senso (Riessman, 2008: 34);

 La validità: è il grado con il quale una descrizione rappresenta accuratamente il fenomeno sociale cui fa riferimento (Hammersley, 1990: 57). Questo termine può efficacemente essere sostituito, ad esempio, con quello di “autenticità”, e il termine di “affidabilità” con quelli di “credibilità”,“consistenza”, “applicabilità” (Semeraro, 2011: 105);

 L’attendibilità: è la capacità di essere lo specchio di ciò che accade sul campo riuscendo a cogliere le sfumature e le variazioni dei fenomeni sotto esame (Trinchero, 2004: 139). La sua valutazione viene effettuata attraverso le informazioni fornite dalla thick description che permettono di identificare i contesti analoghi in cui tali asserti possono essere trasferiti. (Corbetta, 2008: 13).

È possibile individuare dei criteri che aiutano a testare la credibilità di una ricerca:  I metodi di ricerca sono appropriati alla natura dell’oggetto?

 La connessione con la teoria e con le conoscenze attuali è chiara?

 I criteri utilizzati per la selezione dei casi, per la raccolta dei dati e per l’analisi sono chiaramente esplicitati?

 La sensibilità dei metodi è adatta alle necessità della ricerca?  I dati sono stati raccolti e archiviati sistematicamente?  È stato fatto riferimento a procedure accettabili di analisi?  Quanto è sistematica l’analisi?

 La discussione sui concetti è adeguata e le categorie derivano dai dati?  Le prove a favore e contro le argomentazioni sono discusse adeguatamente?

 È stata fatta chiara distinzione tra i dati e le interpretazioni? (Silverman, 2008: 277).

Al fine di rendere valido, attendibile e credibile lo studio esplorativo qui proposto si è fatta attenzione ad alcuni aspetti:

 Selezionare e adottare strumenti quantitativi e qualitativi che consentissero di esplorare, in modo coerente al framework teorico di riferimento scelto, il fenomeno dell’occupabilità, tenendo conto , in un’ ottica sistemica delle transazioni tra individuo e contesto;

 coinvolgimento del ricercatore e dei partecipanti, ma attenzione anche al sistema di significati e alle pratiche sociali entro cui i risultati della ricerca si sono iscritti, le possibilità di comunicare i risultati in maniera efficace (Mazzara, 2002: 22);

 argomentazione minuziosa dell’iter della ricerca, dei suoi scopi, del contesto in cui svolge, delle scelte e dei criteri adottati, lasciando quindi traccia delle scelte compiute nel processo e giustificandole (Trinchero, 2004: 137);

 trasparenza teorica tramite il riferimento esplicito alle posizioni dalle quali prendono avvio le interpretazioni, quindi mostrare come ciò produca interpretazioni particolari escludendone altre (Moisander e Vatonen, 2006: 23).

Va tuttavia considerato, quale limite di tale studio esplorativo, la non generalizzabilità dei risultati che risultano validi solo in relazione al contesto campano.

     

Outline

Documenti correlati