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Capitolo 1. Stato dell’arte, metodologia e obiettivi della ricerca

5. I documenti dell’Archivio dell’Ordine di San Giovanni di Gerusalemme, Rodi e

Con una consistenza di circa 6.575 volumi che coprono quasi 700 anni di storia del- l’Ordine, dalla sua fondazione fino alla perdita di Malta nel 1798, l’Archivio dell’Ordi- ne di San Giovanni di Gerusalemme, Rodi e Malta è attualmente ospitato presso la Na- tional Library della Valletta.

La mia prima missione di ricerca (che, come anche le successive, non ha potuto oc- cupare più di 10-12 giorni) è stata quasi interamente consacrata all’ispezione dei catalo- ghi e degli indici. Le informazioni sulla schiavitù – realtà tutt’altro che irrilevante nella storia della presenza dell’Ordine sull’isola – sono numerose, ma disseminate in quasi tutte le diciassette sezioni in cui è diviso il fondo, ad eccezione di quelle riguardanti l’organizzazione interna della Religione: ho trovato molte tracce della presenza di schia- vi – tracce anche inutilizzabili o trascurabili (o buone per scrivere un romanzo) in cui talvolta mi sono imbattuta per puro caso – anche in quei volumi miscellanei considerati “di poco interesse” dagli archivisti.

Proprio in uno di questi volumi che costituiscono l’ultima sezione dell’Archivio, ho trovato un primo insieme di documenti relativi alla sorveglianza degli uomini non liberi presenti a Malta.86 Si tratta di disposizioni che riprendono i bandi e le ordinanze prece- denti. Le autorità maltesi vivevano nel costante timore che gli schiavi riuscissero ad en- trare in contatto con i barbareschi e a rovesciare il governo e questo portò alla progressi- va definizione di una politica di regolamentazione della schiavitù; molte norme furono dettate appena dopo le tre rivolte servili (1531, 1596 e 1749) o in occasione di altri epi- sodi di violenza, fughe o incidenti.

Dalle ordinanze che ho rintracciato per prime, emanate evidentemente dopo la rivol- ta del 1749, sono tornata indietro nei secoli per risalire alle «ordinazioni savissime fatte nei tempi passati», che si trovano sella seconda, terza e quarta sezione dell’Archivio:

Registri del Consiglio dell’Ordine,87 Registri dei Consigli di Stato88 e Registri dei Capi-

toli Generali.89

Addentrandomi nelle numerose disposizioni e precauzioni prese nel corso dei secoli dal governo dell’isola ho cominciato quindi a interessarmi dell’aspetto quantitativo della 86 AOM 6571, Relazioni diverse sugli schiavi dell’isola, ff. 74 r.-77 r. (Relazione del 1749); ff. 81 r.-87 r. (Relazione dal Tesoro, 1779); ff. 88 r.-106 r. (altra Relazione con richiami alle precedenti); ff. 108 r.-117 v. (Piano del Tesoro per il governo della Gran prigione degli schiavi e sue dipendenze, 1776). 87 AOM 73-254, Libri Conciliorum. Registri del Consiglio dell’Ordine. Le cause trattate dal Consiglio Ordinario riguardavano tanto l’organizzazione interna dell’Ordine quanto il governo delle isole. Un indice delle varie materie trattate nei consigli fornisce, alla voce Prigione de' schiavi, loro taglio e

libertà, et ordini per evitar la loro fuga, un elenco dei vari decreti emessi dal 1597 al 1694.

88 AOM 255-279, Libri Conciliorum Status. Registri dei Consigli di Stato. Questi registri sono da considerarsi parte integrante della classificazione precedente.

89 AOM 280-315, Registri dei Capitoli Generali. Il Capitolo Generale costituiva l’autorità legislativa suprema dell’isola e si riuniva all’incirca ogni due o tre anni, ma già dalla seconda metà del Cinque- cento l’assemblea cominciò a essere indetta a intervalli più irregolari. I registri si arrestano al 1631.

schiavitù maltese, che doveva evidentemente giustificare tali misure di sicurezza. Il pa- ragrafo relativo alle valutazioni sul numero di schiavi presenti a Malta è quindi “figlio” dello studio iniziato dalla generale regolamentazione della schiavitù.

È sicuramente molto difficile ottenere una stima globale del numero di schiavi dete- nuti a Malta per i secoli di nostro interesse. Sembra infatti che la sola componente schia- vile non sia mai stata censita in modo sistematico, per cui possiamo trovare qualche raro dato solo in alcuni censimenti globali della popolazione insulare. Non avrei mai pensa- to, prima di intraprendere questo lungo lavoro, che parte dei risultati di questa ricerca sarebbe stata ottenuta attraverso “semplici” calcoli. Avrei potuto limitarmi a riportare le statistiche già espresse dagli storici, ma alcune discordanze tra questi studi mi hanno in- dotta a intraprendere una mia personale valutazione che ho condotto quasi esclusiva- mente a partire dalle catture riferite da Bosio e Dal Pozzo (che a loro volta riprendono i dati registrati in archivio) e che ho poi confrontato con quanto emerso dagli studi. Le difficoltà riscontrate e i risultati ottenuti in quesa parte della ricerca saranno esplicitate nelle conclusioni del capitolo relativo.

Un altro tipo di lavoro statistico è stato condotto sulle provenienze degli schiavi, an- che se limitatamente ad alcuni documenti rappresentativi di brevi periodi di tempo. Una prima serie di documenti è quella che riguarda gli individui a cui, tra il 1616 e il 1621, furono concessi i salvacondotti per tornare in patria e rimediare la somma necessaria a pagare il proprio riscatto o quello di altri compagni;90 la seconda stima è stata effettuata sulla lista dei primi 220 schiavi riscattati da Sīdī Muḥammad nel 1782;91 infine, ho ana- lizzato le provenienze dei 598 schiavi che Napoleone trovò sull’isola e liberò nel 1798.92 Questa ultima serie di documenti è strettamente connessa all’ultimo grande riscatto di Sīdī Muḥammad, che nel 1789 aveva liberato tutti gli schiavi pubblici di Malta in nume- ro di 587 (a questi furono aggiunti tredici schiavi privati per raggiungere il numero pat- tuito di 600): in meno di dieci anni, evidentemente, l’Ordine aveva già abbondantemen- te rimpiazzato quella perdita.

90 AOM 459 e AOM 460, passim.

91 AOM 710, Introito della Conservatoria (novembre 1781-ottobre 1782), pp. 365-369, 20 giugno 1782; p. 397, 6 luglio 1782.

92 AOM 6501, ff. 1 r.-11 r., «Turchi schiavi in Malta imbarcati e mandati liberi, gratis, dal Governo Francese, dovendosi rimettere liberi i Cristiani, i quali doppo alcuni mesi si mandarono dalla Barberia in Malta e quelli ch’erano in Levante si rimisero a questo Felicissimo Governo».

Le ultime due serie di documenti che ho utilizzato per questo lavoro sono i Registri

delle bolle di Cancelleria93 e i Registri del Tesoro.94

Nella prima serie si trovano le testimonianze di una particolare pratica che permette- va agli schiavi musulmani e agli ex-schiavi un tempo detenuti a Malta di essere gli attori principali nelle procedure di riscatto attraverso l’utilizzo di un salvacondotto: questo do- cumento dava facoltà al suo portatore di recarsi in terra musulmana (senza essere mole- stato dai cristiani durante il viaggio) per procedere, in vario modo e con varie condizio- ni, alla ricerca dei fondi necessari a pagare il proprio riscatto o quello di altri. Dato che solo in pochi casi si fa menzione di intermediari “accompagnatori”, ho inizialmente pensato che questa pratica fosse limitata ad alcuni liberti che, entrati a pieno titolo nel commercio dei captivi, erano diventati intermediari di professione: non mi sembrava possibile che l’Ordine permettesse a un individuo che si trovava ancora in stato di schia- vitù di allontanarsi da Malta senza alcun controllo o alcuna garanzia. Invece – e nono- stante la sinteticità di questi documenti – si può apprezzare, anche in un intervallo di tempo limitato (1616-1621), tutta una varietà di situazioni, motivazioni e condizioni po- ste a questi viaggi, ivi compresa la possibilità che a uno schiavo fosse concesso il salva- condotto.

L’esame dei Registri del Tesoro ha portato invece ai risultati che presenterò nell’ul- timo capitolo relativo ai riscatti di Sīdī Muḥammad. Per la ricostruzione degli eventi non ho potuto fare a meno di ricorrere agli studi di Mariano Arribas Palau, che non ave- va del tutto torto quando affermava che la documentazione maltese relativa a questi ri- scatti «doveva considerarsi perduta»; tuttavia – devo puntualizzare – lo è sì la documen- tazione relativa alle varie fasi delle negoziazioni, ma non quella che, di fatto, mette un punto a tutta la vicenda.

Anche in questo caso ho dovuto procedere a tutta una serie di conteggi e alla con- versione delle valute in uso all’epoca; un compito non facile né veloce, che però per- mette di valutare, da un lato, il profitto ottenuto dalla Religione e, dall’altro, di quantifi- care in termini economici – cosa forse più utile delle letture di carattere morale proposte 93 AOM 316-633, Libri Bullarum. Registri delle bolle di Cancelleria. Contengono tutti gli atti ufficiali rilasciati dalla Cancelleria dell’Ordine con bollo magistrale, dall’anno 1346 fino al 1798. Dei diversi registri ho analizzato le sezioni denominate Salviconductus et diversae scripturae.

94 AOM 634-1125, Registri del Tesoro. È una delle raccolte più consistenti dell’Archivio, divisa in 14 sezioni più appendici, comprende i registri riguardanti l’amministrazione generale delle finanze dell’Ordine. Ho esaminato in particolare le voci Compra, Vendita e Riscatto de’ schiavi.

da alcuni storici – l’impegno profuso da Sīdī Muḥammad nella redenzione degli schiavi di Malta.