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Capitolo 1. Stato dell’arte, metodologia e obiettivi della ricerca

3. La politica estera e l’opera di riscatto di Sīdī Muḥammad Ibn c Abd Allāh

In virtù della vicinanza geografica e delle congiunture politiche, sono gli storici spa- gnoli e francesi ad essersi occupati in massima parte della figura del sultano alawita Sīdī Muḥammad. Un fatto che salta subito agli occhi di chi prende in esame questi studi per trarne informazioni circa l’attività redentrice del sultano, è che gli storici si interrogano continuamente sulle «intenzioni intime» di Sīdī Muḥammad, nel tentativo di stabilire se la sua azione in favore degli schiavi e dei captivi sia stata frutto di un puro «sentimento umanitario/religioso» o piuttosto di più ampie mire politiche.73

69 J. Muscat, The Warships of the Order of St. John. 1530-1798, in S . Fiorini (ed.), Proceedings of

History Week 1994, Malta Historical Society, Malta 1996, pp. 1-29.

70 J. F. Grima, The Rowers on the Order’s Galleys (c. 1600-1650), in «Melita Historica», XII, n. 2, 2001, pp. 113-126.

71 G. Wettinger, Esclaves noirs à Malte, in F. Moureau (a cura di), Captifs en Méditerranée, cit., pp. 155-169.

72 S. Fiorini, Aspects de l’esclavage à Malte au tournant du XVIe siècle, in F. Moureau (a cura di), Captifs en Méditerranée, cit., pp. 137-153.

73 Certe produzioni francesi, soprattutto quelle apparse nel periodo del protettorato e largamente basate sulla testimonianza del console Louis de Chénier, contemporaneo di Sīdī Muḥammad, sembrano voler interpretare l’attività di redenzione come un mero strumento per ottenere vantaggi finanziari e politici. Si veda in particolare, oltre alle osservazioni del console L. de Chénier, Recherches histori-

ques sur les Maures et histoire de l’empire de Maroc, 3 voll., Paris 1787, M. P. de Cenival, Lettre de Louis XVI à Sidi Mohammed ben cAbdallah (19 décembre 1778), in Memorial Henri Basset. Nouvel- les études nord-africaines et orientales, publiées par l'Institut des hautes études marocaines, Tome

17, Paris 1928, pp. 175-196. Più imparziale, invece, P. Grillon, La correspondance du consul

général Louis Chénier, chargé d'affaires de France au Maroc (1767-1782), in «Revue d’histoire

moderne et contemporaine», X, n.1, 1963, pp. 65-76. Vi è poi anche chi si colloca a metà strada tra le due conclusioni, preferendo mantenere un atteggiamento più neutro e, forse, meno viziato da una prospettiva orientalista, come J. Caillé, L’abolition des tributs versés au Maroc par la Suède et le

Danemark, «Hespéris Tamuda» XLV, n. 2, 1958, pp. 203-238 e R. Lourido Díaz, Transformación de la piratería marroquí en guerra del corso por el sultán Sīdī Muḥammad b. cAbd Allāh (entre 1757 y 1768), in «Hespéris Tamuda» X, n. 1, 1969, pp. 39-69. Di questo autore si veda anche la

monografia sulla politica estera del sultano: Id., Marruecos y el mundo exterior en la segunda mitad

La pubblicazione dei testi degli accordi conclusi da Sīdī Muḥammad con le potenze europee (a cura di Jacques Caillé) è un punto di partenza per l’indagine su quella che possiamo definire come “la prima fase” dell’impegno del sultano per la sorte dei captivi: quella, cioè, in cui le trattative sul riscatto e lo scambio di schiavi e captivi si inserivano all’interno delle generali trattative di pace o commercio.74

I negoziati tra Sīdī Muḥammad e il gran maestro di Malta, però, non si svolsero in un simile quadro. Va detto che, nel 1780-1790, l’attività corsara era ormai in declino da entrambe le parti; gli scontri tra i corsari europei e barbareschi erano inframmezzati da lunghi periodi di tregua, e lo stesso Sīdī Muḥammad aveva già concluso trattati com- merciali con quasi tutti gli Stati cristiani. L’ormai debole corsa maltese – che, peraltro, anche all’apice della sua attività, difficilmente si era spinta fino all’estremità occidentale del Nordafrica – non doveva costituire una preoccupazione tale da indurre il sultano a proporre un accordo che regolamentasse le rispettive attività corsare.

Anche alla luce di queste considerazioni, comunque, il caso dei riscatti negoziati tra il Marocco e l’isola di Malta è assolutamente unico nella storia del Mediterraneo moder- no.

Il tema è stato trattato, a partire dagli anni Sessanta del XX secolo, dallo storico spa- gnolo Mariano Arribas Palau. Per tutta la durata dei negoziati con il governo maltese, Sīdī Muḥammad si era servito della mediazione di Ferdinando III di Spagna e dei suoi figli, per cui Arribas Palau è stato in grado di ricostruire le tappe delle trattative grazie all’esame della corrispondenza spagnola. Il primo riscatto, che nel luglio del 1782 portò alla liberazione di più di cinquecento schiavi, è oggetto dell’articolo apparso sulla rivi- sta «Hespéris Tamuda» nel 1969: tutta la seconda parte dello studio è dedicata alle ne- goziazioni, o piuttosto ai tentativi di negoziazione, di un secondo riscatto, che però non andò a buon fine. Il comportamento ambiguo del gran maestro indispose molto Sīdī Muḥammad, che per un paio d’anni interruppe i contatti diretti con Malta, continuando però ad affidarsi alla mediazione della Spagna.75 Le trattative ripresero nuovamente nel 1787 portando alla liberazione di un primo gruppo di circa trecento schiavi e poi, nel 1789, a quello che viene indicato dalla storiografia come il «grande riscatto»: la parten- 74 J. Caillé, Les accords internationaux du sultan Sidi Mohammed Ben Abdallah (1757-1790), Librairie

générale de droit et de jurisprudence, Paris 1960.

75 M. Arribas Palau, Rescate de cautivos musulmanes en Malta por Muḥammad IbncUṯmān, in

za di ben seicento schiavi segnò – anche se solo momentaneamente – la scomparsa della schiavitù pubblica da Malta.76

Arribas Palau ha dedicato anche una certa attenzione agli ambasciatori che furono incaricati dal sultano di portare a termine questi e altri riscatti. I suoi lavori precedono altri studi più recenti, tutti ad opera di storici arabofoni, che si basano largamente sul re- soconto di viaggio di Muḥammad Ibn cUthmān al-Miknāsī, l’ambasciatore che condusse a buon fine il primo riscatto nel 1782.77