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Capitolo 1. Stato dell’arte, metodologia e obiettivi della ricerca

2. La realtà maltese: fonti e studi

Le due cronache dell’Ordine sono le opere di più ovvia consultazione per lo studio- so che intenda avvicinarsi alla storia dei Cavalieri ed entrambe possono servire come punto di partenza per il successivo lavoro di ricerca in archivio.61 Bosio e Dal Pozzo – entrambi cavalieri dell’Ordine – non mancano di cadere talvolta nel tono laudativo tipi- 60 S. Bono, Riscatti e scambi di schiavi nel Mediterraneo del Settecento, in M. Mafrici (a cura di),

Rapporti diplomatici e scambi commerciali nel Mediterraneo moderno, Atti del convegno interna-

zionale di studi di Fisciano, 23-24 ottobre 2002, Rubbettino, Soveria Mannelli, 2004, pp. 303-323. Molti casi sono menzionati in riferimento alla realtà italiana da S. Bono, Schiavi musulmani, cit.,

passim e anche, sia per il contesto italiano che altrove in Europa, nel più recente Id., Schiavi, cit., pp.

263-268.

61 Giacomo Bosio (1544-1627) scrisse, tra varie altre opere dedicate ai suoi confratelli, una Istoria dei Cavalieri in tre parti (pubblicate tra il 1594 e il 1602), che va dalla fondazione dell’Ordine al 1571. Per questa ricerca mi sono limitata a consultare solo il terzo volume, che tratta i fatti posteriori all’in- sediamento dei Cavalieri a Malta: G. Bosio, Istoria della Sacra Religione et Ill.ma Milizia di San

Giovanni gierosolimitano, vol. III, Roma 1602. Si vedano poi B. Dal Pozzo, Historia della Sacra Religione militare di S. Giovanni Gerosolomitano detta di Malta dall’anno 1571 fin’al 1636, vol. I,

Verona 1703; Id., e Historia della Sacra Religione militare di S. Giovanni Gerosolomitano detta di

Malta, Venezia 1715, che sono da intendersi una prosecuzione dell’opera di Bosio, e trattano infatti

co della letteratura agiografica, né di rivestire di leggenda alcuni fatti. Ciò non toglie, comunque, che le descrizioni particolareggiate di alcuni eventi, accompagnate spesso dalla corrispondenza dei gran maestri, possano fornire interessanti spunti di riflessione su temi particolari e soddisfare qualche curiosità. Le opere sono state ampiamente utiliz- zate per alcune valutazioni quantitative sulla schiavitù maltese. Non c’è motivo di cre- dere che le cifre riguardanti le prese fatte dalla squadra melitense riportate dai due stori- ci siano state gonfiate – anche perché accanto alla cronaca delle spedizioni fortunate, gli autori non mancano di descrivere i fallimenti – per cui le ho considerate fonti attendibi- li, pure con i limiti già descritti, per questo tipo di esame.

Molto utile è stato il libro di Anne Brogini del 2005, che presenta Malta come incar- nazione della frontiera per eccellenza tra la cristianità e il mondo musulmano. È uno de- gli studi su Malta che indaga maggiormente la questione dei contatti commerciali che l’isola intratteneva con la riva nemica, apparentemente incurante delle appartenenze na- zionali o confessionali, ma mantenendo parallelamente intatto il sentimento di crociata contro l’infedele.62 Oltre a questa monografia, altri contributi della storica francese sa- ranno menzionati: alcuni sono stati utili come punto di partenza per alcune valutazioni statistiche, anche se il confronto con le mie personali valutazioni e con altri lavori che trattano l’aspetto quantitativo della schiavitù maltese mi ha permesso di mettere in luce anche qualche inesattezza e qualche calcolo che mi è sembrato un po’ forzato.63

Che l’attività di corsa abbia cominciato a regredire nel XVIII secolo è un fatto asso- dato, e ben descritto, ad esempio, nei Lumi e corsari di Salvatore Bono e in altre opere

62 A. Brogini, Malte, frontière de chrétienté (1530-1670), Nouvelle édition en ligne, École française de Rome, 2005 (généré le 05 mars 2018). <http://books.openedition.org/efr/101>

63 I contributi presentati nel corso dei convegni di Grasse (2001) e Nizza (2012) valutano innanzitutto gli aspetti quantitativi della schiavitù (il primo per il periodo che va dall’insediamento dei Cavalieri a Malta fino al 1600, il secondo dal 1594 al 1669) e le condizioni di vita degli schiavi: A. Brogini,

L’esclavage au quotidien à Malte au XVIe siècle, in «Cahiers de la Méditerranée», 65, 2002, pp.

137-158 e Id., Une activité sous contrôle: l’esclavage à Malte à l’époque moderne, in «Cahiers de la Méditerranée», 87, 2013, pp. 49-61. L’autrice ha anche pubblicato alcuni contributi relativi al tema delle conversioni e dell’Inquisizione come «elemento dell’identità maltese». Ricordiamo qui, anche se marginale rispetto all’argomento specifico della nostra ricerca, l’articolo che presenta il tribunale dell’Inquisizione come apparentemente più “discreto” nei confronti dei musulmani che non verso i rinnegati: Id. Les morisques devant le Saint-Office romain de Malte (1613-1622), in «Cahiers de la Méditerranée», 79, 2009, pp. 373-387. Molto interessante anche Id., Des échanges contraints aux

échanges assumés, in «Cahiers de la Méditerranée», 84, 2012, pp. 19-32, ove l’autrice inquadra le

relazioni commerciali tra Malta e la reggenza di Tunisi, dai primi contatti allʼinizio del XVI secolo fino alla ramificazione dei rapporti commerciali: lʼisola si apre progressivamente allʼ“altro”, il musulmano nemico ma necessario, prima nellʼottica del commercio corsaro e poi con lo scopo di stabilire delle basi di scambio fisse e strutturate con la costa barbaresca.

di carattere generale sulla corsa e la pirateria.64 Per quanto riguarda gli studi specifici sulla realtà maltese, essi sono in gran parte concentrati sul periodo di massimo slancio dell’attività corsara, quindi tra l’ultimo ventennio del XVI e il XVII secolo. Si è rivelato quindi utilissimo il lavoro di Roderick E. Cavaliero sul progressivo declino della corsa maltese nel Settecento. L’articolo dello storico inglese valuta, tra le cause principali di tale declino, l’ingerenza della Francia e della Santa sede negli affari maltesi.65 Abbiamo già menzionato alcuni saggi di Michel Fontenay, grande storico della corsa maltese, che ha dedicato alcuni dei suoi studi anche al commercio degli schiavi e dei captivi.

Il merito di aver redatto la prima monografia sulla schiavitù maltese va a uno storico locale, Geodfrey Wettinger,66 che ha trattato anche altri temi legati alla presenza musul- mana sull’isola, come quello delle origini lingua maltese, dei toponimi e dei cognomi.67 Il suo Slavery è un’imponente opera basata sullo studio dei documenti dell’Archivio dei Cavalieri, dell’Inquisizione di Malta e degli archivi notarili. Oltre a trarne qualche dato relativo alle cifre – ed è stato anche grazie a un’affermazione di Wettinger che ho co- minciato a considerare le cronache di Bosio e Dal Pozzo come fonti utili alla ricostru- zione quantitativa – quest’opera mi è stata molto utile per integrare le informazioni che avevo ottenuto dallo studio dei documenti d’archivio con qualche dettaglio in più. Nel paragrafo relativo alla regolamentazione della schiavitù, per esempio, strutturato a parti- re dalla mia ricerca “di prima mano”, mi sono state molto utili le ricostruzioni di Wet- tinger di alcuni tentativi di fuga (ai quali egli dedica un intero capitolo), e le notizie cir- ca la moschea e il cimitero musulmani.

A Wettinger va anche il merito di prestare larga attenzione al XVIII secolo, per cui alcune informazioni sulle ciurme del Settecento sono state tratte da questo lavoro e dal suo articolo sulle ciurme miste del 196568 che si affianca a quelli di altri due storici mal-

64 S. Bono, Lumi e corsari. Europa e Maghreb nel Settecento, Morlacchi Editore, Perugia 2005. 65 R. E. Cavaliero, The Decline of the Maltese Corso in the XVIIIth Century, in «Melita Historica», II,

n. 4, 1959, pp. 224-238.

66 G. Wettinger, Slavery in the Islands of Malta and Gozo (ca. 1000-1812), PEG, Valletta 2002. 67 G. Wettinger, Some Grammatical Characteristics of the place-names of Malta and Gozo in Early

Modern Times, in «Journal of Maltese Studies», XV, 1983, pp. 31-68; Id., The Origin of the “Maltese” Surnames, «Melita Historica» XII, n.4, 1999, pp. 333-344.

68 Id., The Galley-Convicts and Buonavoglia in Malta during the Rule of the Order, in «Journal of the Faculty of Arts», III, n. 2, 1965, pp. 29-37.

tesi, Joseph Muscat (1996)69 e Joseph Grima (2001).70 Va poi menzionato l’articolo de- dicato agli schiavi neri contenuto nell’opera collettanea a cura di François Moureau (2008), che amplia e approfondisce un tema già trattato nel capitolo introduttivo di Sla-

very.71 Sull’attività di corsa e sul commercio di schiavi nel periodo immediatamente pre- cedente e nei primi anni di attività dell’Ordine a Malta ricordiamo anche il saggio di Stanley Fiorini che fa parte della stessa collettanea.72

3. La politica estera e l’opera di riscatto di Sīdī Muḥammad Ibn cAbd