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CONTENUTO INFORMATIVO E METODI DI RILEVAMENTO

3.1 Dominio inventariale

Considerando le più recenti esperienze nel campo degli inventari forestali, sembra quasi inevitabile collocare il nuovo inventario forestale nazionale italiano tra i cosiddetti Multipur- pose Resource Inventory (MRI) (Lund, 1998), ovvero quei sistemi di raccolta di dati desi- gnati a soddisfare contemporaneamente i requisiti informativi relativi a più funzioni (oltre a quella produttiva, la protezione del suolo, la funzione turistico-ricreativa, la funzione ecolo- gica ed altre). In questa direzione, infatti, si muove la gran parte dei disegni inventariali alle- stiti negli altri paesi (solo in Europa 22 inventari nazionali assumono la connotazione di MRI – Lund, op.cit.) e la stessa tendenza è emersa anche nei più recenti congressi internazio- nali. Questo comporta un allargamento della valenza conoscitiva e dei contenuti stessi dell’indagine, che diviene strumento di controllo non solo della consistenza delle risorse forestali ma anche delle relazioni che intercorrono tra il bosco e il complesso dell’ambiente circostante. In un inventario multirisorse le indagini riguardano infatti gli ecosistemi forestali sotto i vari aspetti – ecologici, produttivi, protettivi, naturalistici, socio-economici – e sono estese anche al di fuori del perimetro del bosco, così come viene solitamente inteso. Si osservano dunque, magari con minore intensità, anche gli altri ambienti naturali e semina- turali limitrofi che, al di là del forse limitato significato economico delle risorse legnose pre- senti, assumono sicuramente un importante valore ecologico e sociale.

In armonia con quanto precedentemente affermato, si propone che il nuovo inventario forestale nazionale interessi (secondo le definizioni sotto riportate) le seguenti componenti del territorio:

– i boschi

– le altre terre boscate

– gli alberi fuori foresta (boschetti, filari, siepi, alberi sparsi).

Prima di procedere con l’osservazione del dominio inventariale, è necessario condurre un’analisi dell’intero territorio, individuando le categorie di uso del suolo. Come è riportato in figura 3.1, lo schema proposto per la classificazione tipologica del territorio, che si arti- cola secondo vari livelli gerarchici, prevede infatti, ad un primo livello di ripartizione, la distinzione delle aree forestali dagli altri territori (agricoli, prativi o d’altro tipo). Successiva- mente la superficie forestale viene suddivisa in boschi, altre terre boscate ed aree tempora- neamente prive di soprassuolo.

La definizione di bosco costituisce il punto di partenza per la valutazione delle risorse forestali (per stabilire ciò che è bosco e ciò che ne resta escluso) ed è uno dei concetti chiave degli inventari forestali. La sua definizione è attualmente in discussione anche a livello internazionale nelle assise dei Team of Specialist, che sta preparando, negli incontri di Kotka, le specifiche del prossimo Forest Resources Assessment (FRA) del 2000.

Per aderire maggiormente alle definizioni impiegate per i boschi tropicali e disporre di dati comparabili a livello internazionale, l’indagine del Temperate and Boreal (TB) FRA 2000 ha modificato le definizioni di bosco ed altre terre boscate rispetto a quelle impiegate nel 1990.

Per le ragioni esposte nei precedenti capitoli (la necessità di scambio di informazioni tra le diverse nazioni), si ritiene opportuno che il prossimo inventario forestale nazionale aderi- sca alle recenti decisioni prese in sede internazionale, adottando le definizioni concordate per FRA 2000 (Kotka III, UN-ECE/FAO, 1997).

3.1.1 Definizioni

I criteri impiegati per definire la superficie forestale sono di tipo quantitativo e compren- dono solitamente l’estensione minima, la larghezza minima e la copertura minima. In aggiunta a questi viene talvolta inserito anche il requisito di altezza minima del soprassuolo

e, nei paesi scandinavi, la produttività potenziale minima (m3/ha/anno). La tabella 3.1 indica i criteri in uso negli inventari forestali nazionali europei (IFNE). Si può notare che non esistono due paesi che adottino i medesimi standard (se si escludono Svizzera e Liechten- stein).

Nel nostro Paese il precedente inventario dei 1985 (IFN ‘85 – Castellani et al., 1983) ha applicato i seguenti criteri per l’inclusione di un’area nel contesto inventariale: superficie minima 2.000 m2, copertura minima 20% e, per le formazioni a sviluppo planimetrico pre- valentemente unidirezionale, larghezza minima 20 m.

Osservando le altre realizzazioni inventariali del nostro paese (di iniziativa regionale) (tabella 3.2), solo in alcuni casi si riscontra una precisa aderenza alle definizioni di IFN ’85, anche se è certamente maggiore l’omogeneità che si presenta negli standard di definizione adottati per i vari inventari regionali rispetto allo scenario europeo. Le divergenze riscontra- bili riguardano soprattutto la copertura e l’area minima.

Le definizioni relative alle aree forestali (bosco e altre terre boscate) e agli alberi fuori foresta adottate per TBFRA 2000 (UN-ECE/FAO 1997) e che, si suggerisce, il nostro paese recepisca per il prossimo IFN, sono le seguenti:

Bosco: territorio con copertura arborea maggiore del 10% su un’estensione di almeno 0,5

ha. Gli alberi devono raggiungere un’altezza minima di 5 m a maturità in situ. Può essere costituito da formazioni chiuse o aperte. Soprassuoli giovani o aree temporaneamente scoperte per cause naturali o per l’intervento umano, ma suscettibili di ricopertura a breve termine secondo i requisiti sopra indicati, sono inclusi nella definizione di bosco. Sono inoltre inclusi: vivai forestali e arboreti da seme (che costituiscono parte integrante del bosco); strade forestali, fratte tagliate, tagliafuoco e altre piccole aperture nel bosco; boschi inclusi in parchi nazionali, riserve naturali e altre aree protette; barriere frangi- vento e fasce boscate di larghezza maggiore di 20 m, purché maggiori di 0,5 ha. Sono incluse anche le piantagioni di alberi da gomma e le sugherete.

È escluso: il territorio prevalentemente destinato alle attività agricole.

Altre terre boscate: territorio con copertura arborea (o soprassuolo equivalente) del

5-10% di alberi capaci di raggiungere 5 m a maturità in situ, oppure con copertura di oltre il 10% di alberi o arbusti o cespugli non capaci di raggiungere 5 m a maturità in situ.

Sono escluse: le aree occupate da alberi, cespugli o arbusti come sopra specificato ma su un’estensione inferiore di 0,5 ha e larghezza di 20 m, classificate come altre terre.

Alberi fuori foresta: alberi radicati su terre non classificate a bosco o altre terre boscate.

Sono inclusi: alberi radicati su un territorio che soddisfi le condizioni contenute nelle defi- nizioni di bosco e di altre terre boscate eccetto che per l’estensione – inferiore a 0,5 ha – oppure per la larghezza – inferiore a 20 m – (boschetti); alberi sparsi, filari e siepi pre- senti in aree a pascolo o a prato permanente (praterie arborate) o in aree agricole; fasce frangivento di meno di 20 m di larghezza e 0,5 ha di estensione1.

3.1.2 Conseguenze dei nuovi standard di definizione

Come è emerso nel paragrafo 3.1.1, in questo studio si propone di analizzare, per il prossimo inventario forestale, un dominio inventariale diverso da quello indagato con il pre- cedente inventario. Il cambiamento di definizione appare ampiamente giustificato dalla

1. La definizione di TB FRA2000 include anche: arboreti permanenti da frutto e palmeti da cocco; alberi in parchi e giar- dini, attorno ad edifici, al bordo e lungo strade, ferrovie, corsi d’acqua (filari), elementi per i quali si nutrono forti per- plessità circa l’opportunità di inserimento nel contesto inventariale, date le difficoltà di rilievo.

necessità di interscambio dei dati relativi alle aree forestali nell’ambito della definizione di politiche forestali di valenza globale (vedi anche par. 2.2). In molti paesi a lunga tradizione inventariale, peraltro, gli approcci metodologici e le stesse definizioni inventariali sono stati modificati nel corso delle varie indagini.

Risulta evidente che, rispetto alla precedente indagine, la definizione di bosco risulta più estesa riguardo al criterio della copertura, che passa dal 20 al 10%, e più ristretta in rela- zione alla superficie minima (da 2.000 a 5.000 m2).

L’adozione di standard diversi da quelli impiegati nella precedente indagine rende più difficile la comparazione dei risultati ottenuti nei due successivi inventari. Una soluzione per ovviare a tale inconveniente potrebbe essere la seguente:

– inserire nel protocollo di rilevamento la classe di copertura 10-20 %;

– mantenere la soglia di superficie minima a 2.000 m2 e rilevare la classe di estensione 2.000-5.000 m2.

Ciò consentirebbe di ricavare, come risultato della campagna di rilevamento, l’esten- sione della superficie forestale sia secondo la vecchia che secondo la nuova definizione. In tal modo sarebbe possibile seguire il trend evolutivo della superficie forestale nazionale e, nel contempo, fornire all’esterno dati statistici aggiornati in linea con i requisiti internazio- nali.

Questa soluzione comporterebbe naturalmente un onere maggiore per le operazioni di rilevamento, che si stima comunque abbastanza contenuto, dell’ordine di grandezza dell’1% in più dei costi altrimenti previsti.

Soluzioni analoghe potrebbero essere eventualmente adottate anche a livello regionale, ove richiesto2, allo scopo di recepire particolari esigenze o standard locali già in uso, for- nendo i dati a due livelli: il primo conforme allo standard nazionale ed il secondo adattato alle definizioni regionali.

Significative sono anche le variazioni che interessano le altre componenti del dominio inventariale. Gli arbusteti, formazioni per nulla trascurabili anche in relazione alla loro esten- sione (1,7 milioni di ettari nel 1985), restano esclusi dalla definizione di bosco. Questi ven- gono però recuperati nel computo della superficie forestale all’interno della categoria ‘altre terre boscate’, in cui vengono inserite anche le formazioni forestali rade.

Una nuova componente rientra inoltre nel dominio inventariale: gli ‘alberi fuori foresta’. Anche se le informazioni in merito, che si potranno ricavare dal prossimo inventario fore- stale nazionale, saranno estremamente limitate, queste potrebbero costituire una base informativa di partenza qualora si provvedesse in futuro al monitoraggio di questi elementi con inventari ripetuti a cadenza periodica.