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Le tecniche di raccolta dei dat

CONTENUTO INFORMATIVO E METODI DI RILEVAMENTO

3.3 Le tecniche di raccolta dei dat

3.3.1 Unità di campionamento

Come unità di campionamento di base per i rilievi al suolo, si suggerisce l’adozione di aree di saggio di forma circolare a raggio fisso e di estensione pari a 600 m2 . La forma cir- colare infatti consente di delimitare le aree al suolo con maggiore rapidità, mentre le dimen- sioni indicate sono necessariamente contenute, in modo da non rendere i rilievi troppo

onerosi. Tali dimensioni sono però sufficienti per descrivere in dettaglio alcuni aspetti quali- ficanti dell’ecosistema in cui ricade il punto di campionamento e per misurare i caratteri quantitativi principali, legati tradizionalmente alla produzione legnosa. La possibile alterna- tiva di realizzare aree relascopiche, sebbene consenta una maggiore rapidità dei rilievi, risulta meno adatta ai fini inventariali. Rispetto a questa, la scelta delle aree di saggio circo- lari a raggio fisso presenta infatti i seguenti vantaggi:

– la raccolta delle informazioni risulta più accurata (con il metodo relascopico invece può succedere che alcuni soggetti arborei vengano occultati da altri);

– il confine risulta ben definito;

– è possibile rilevare anche attributi di tipo non dendrometrico; – non vengono privilegiati i soggetti di maggiori dimensioni.

Questo significa che tutti gli alberi, grandi e piccoli, hanno la stessa probabilità di essere selezionati dal campionamento. La soluzione è, in questo caso, perfettamente aderente con gli obiettivi strategici di questo inventario, meno indirizzati, rispetto all’indagine precedente, alla stima della produzione e, per contro, più sbilanciati nell’assunzione di dati sugli altri valori del bosco. Lo stesso tipo di unità di campionamento è stato inoltre impiegato nel precedente inventario nazionale ed è comunque adottato diffusamente nel nostro Paese. Le operazioni di raccolta dei dati verrebbero agevolate pertanto dall’esperienza già acquisita.

In condizioni di elevata densità del soprassuolo, il protocollo dell’inventario dei 1985 prospettava la possibilità di ridurre l’estensione dell’area a 400 o 200 m2, lasciando un certo margine di soggettività alla scelta delle dimensioni. In alternativa a tale soluzione, può eventualmente essere introdotto l’impiego di aree concentriche associate alla soglia dia- metrica dei soggetti censibili: si tratterebbe di realizzare un’area piccola, ad es. di 200-300 m2 per i soggetti di dimensioni inferiori alla soglia assestamentale, e un’area più grande, di 600 m2, per tutti i soggetti maggiori. Questa modalità è tra l’altro applicata nell’inventario nazionale elvetico.

Considerata la notevole eterogeneità delle informazioni da raccogliere in un inventario multirisorse, oltre all’unità campionaria di base (area di saggio convenzionale), è necessario prevedere altre unità, che pur sempre riferite al punto di campionamento, si differenziano da questa per forma e dimensioni.

Di seguito vengono descritti i vari tipi di unità di campionamento proposti, indicando per ciascuno i principali attributi associati.

Area di saggio convenzionale (a.d.s.): area circolare di 600 m2, il cui centro coincide con il punto di campionamento (con eventuale cerchio inscritto di 200-300 m2 per il rilievo dei soli soggetti di dimensioni inferiori alla soglia di 17,5 cm - aree concentriche -); attributi: attributi dendrometrici e derivati, attributi relativi alla struttura.

Punto di campionamento (p.d.c.): punto individuato sul territorio da una coppia di coordi-

nate geografiche, in genere situato ai nodi di un reticolo sistematico, al quale vengono riferiti i dati raccolti su tutte le unità di campionamento: si utilizza il semplice punto per il rilievo di quegli attributi derivabili dalla cartografia disponibile;

attributi: di tipo qualitativo, in genere derivati da documenti cartografici, come il tipo di proprietà, lo stato di tutela, ecc.

Photoplot: area circolare o quadrata circoscritta al p.d.c., analizzata per foto interpreta-

zione, di dimensioni da 0,5 a 2/3 ha

attributi: uso del suolo, copertura arborea, alberi fuori foresta, diversità del paesaggio, prelievo (inteso in termini di superficie utilizzata).

Area di riferimento di 5.000 m2: area circolare o quadrata individuata solo visivamente nell’intorno del p.d.c.;

attributi: tipologia forestale (categorie inventariali), funzione ricreativa, forma di governo e trattamento, tipo strutturale, accessibilità.

Area di 2.000 m2: area sottesa da un raggio di 25 m intorno al p.d.c.; attributi: margini, radure.

Micro-aree di saggio: 2 micro-aree di forma circolare (o quadrata) poste entro l’a.d.s.,

ciascuna formata da 2 aree concentriche (l’esterna di 2 m2 e l’interna di 1 m2) per il rilievo della rinnovazione alta fino a 40 cm e da 41 a 130 cm;

attributi: rinnovazione.

Campioni tridimensionali per rilievo dei profilo della vegetazione: campioni tridimensio-

nali, di forma cilindrica, elevati su una base circolare di 100 m2 per un’altezza pari a quella massima raggiunta dalla vegetazione o dallo strato interessato;

attributi: profilo verticale della vegetazione nell’ambito dell’attributo struttura.

Campioni per intersezione lineare (fine intersect sampling): coppie di segmenti di cam-

pionamento (di lunghezza pari a 10 m) individuati con fettuccia metrica disposta al suolo entro l’a.d.s. secondo una direzione costante o casuale; il rilievo viene effettuato sugli elementi intersecati dai segmenti;

attributi: legno morto a terra (residui, ecc).

Aree di campionamento per la lettiera: coppie di aree di 1 m2 poste agli estremi di uno dei due segmenti lineari, per l’asportazione e la pesatura della lettiera;

attributi: lettiera (necromassa).

3.3.2 Strumenti per i rilievi al suolo

3.3.2.1 Impiego di GPS per la localizzazione dei punti inventariali

La localizzazione geografica di punti inventariali di coordinate note può essere facilitata dall’impiego dei GPS. Questo infatti, attraverso la “navigazione”, cioè l’avvicinamento al bersaglio (punto di campionamento) mediante ripetuta determinazione di distanza ed azi- mut tra operatore e bersaglio stesso, consente il ritrovamento al suolo in tempi relativa- mente brevi del punto di campionamento.

Nei rilievi topografici tradizionali, effettuati nel caso dei precedente IFN, la localizzazione dei punti di campionamento avviene mediante poligonazione, ovvero tracciando spezzate a partire da punti di coordinate note e di facile individuazione. Gli strumenti utilizzati per la misura di distanze ed angoli possono essere più o meno sofisticati: bussola e cordella metrica, tacheometro, teodolite o distanziometro.

L’impiego con modalità opportune del Global Positioning System (GPS) può ridurre i tempi necessari al raggiungimento di punti a terra, rendere più precisa la loro localizza- zione, facilitare una gestione informatizzata delle operazioni e sfruttare al meglio i dati digi- tali già disponibili (Scrinzi, 1992).

Per il raggiungimento dei livelli di accuratezza richiesti nella localizzazione di punti inven- tariali è necessario far ricorso alla correzione differenziale. Questa consiste nella corre- zione dei dati registrati dal ricevitore in campo (rover) utilizzando quelli registrati contemporaneamente da un altro ricevitore posizionato in un punto di coordinate note con elevata precisione e accuratezza (reference station)3.

La correzione differenziale può avvenire in un momento successivo a quello dei rileva- mento in campo (DGPS post-processing) oppure contemporaneamente (DGPS real time).

Per la “navigazione” è indispensabile utilizzare la modalità DGPS-RT (real time), che richiede un costante collegamento tra base e rover, realizzato attraverso modem e radio ricetrasmittenti. I livelli di accuratezza raggiungibili con questo sistema sono gli stessi dei DGPS post-processing.

3. La correzione differenziale elimina completamente gli effetti della Selective Availability SA (degradazione volontaria dei dati introdotta a scopi di sicurezza dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti) e riduce anche gli errori intrinseci al sistema, presenti quando i dati del ricevitore in campo non vengono corretti (modalità stand-alone).

Poiché la tipologia degli apparati radio e le frequenze normalmente disponibili per que- sto tipo di trasmissioni non prevedono l’uso di ripetitori (la legislazione italiana in materia di radio-comunicazioni è piuttosto restrittiva) esistono notevoli difficoltà a stabilire dei collega- menti radio idonei all’invio delle correzioni (orografia, copertura arborea, potenza dei segnale, ecc.). Il superamento di queste difficoltà può avvenire adottando una strategia di rilevamento basata sui seguenti punti (Scrinzi e Floris, 1992):

– accurata pianificazione del rilevamento tenendo conto delle caratteristiche orografiche e vegetazionali dei diversi bacini di lavoro;

– individuazione di numerose basi per la correzione (reference stations) posizionate in punti idonei ad una buona copertura radio di ampi bacini territoriali;

– utilizzo di strumentazione dedicata alle peculiari caratteristiche del rilevamento (ad es. antenne direzionali);

– utilizzo di un parallelo canale di comunicazioni foniche (altri apparati radio o telefoni cel- lulari) tra operatori alla base e ai rover.

Poiché anche in osservanza di tutte le strategie menzionate è prevedibile la presenza di punti per i quali non sarà possibile il ricorso al DGPS-RT, occorre prevedere anche l’utilizzo saltuario di un sistema di posizionamento sussidiario (vedi forestry laser).

3.3.2.2 I dendrometri LASER

Per l’esecuzione delle misurazioni dendrometriche, oltre ai tradizionali strumenti (ipso- metri, clisimetri, relascopi), sono oggi disponibili dendrometri universali di tipo digitale a tecnologia LASER (Tosi, 1993; Faccioli, 1998), che accomunano un elevato grado di preci- sione alla speditezza operativa. Si tratta di attrezzi particolarmente versatili, che consen- tono di effettuare misure di distanze, altezze inclinazioni, azimut, diametri ad 1,3 m e superiori delle chiome), registrando temporaneamente le serie di dati. I forestry laser pos- sono essere eventualmente montati su cavalletto e collegati ad un computer portatile. Le versioni più recenti dello strumento presentano notevoli caratteristiche di maneggevolezza.

Particolarmente valido è poi anche l’impiego a fini topografici di questi strumenti, poi- chè consentono di effettuare rapidamente e con precisione delle poligonazioni. È proprio questa particolarità che rende lo strumento operativamente completo nel contesto di un inventario forestale. Si segnala inoltre la possibilità di implementare il software necessario a eseguire una poligonale a partire da un punto localizzato con GPS.

Il suo impiego consente infatti di individuare il punto di campionamento nelle condizioni operativamente più difficili per il GPS (elevata copertura, zone d’ombra dei satelliti con- nesse all’orografia, ecc.): a partire da un punto di coordinate note fissato col GPS, il LASER consente di proseguire, localizzando esattamente il punto di campionamento con una serie di battute di una poligonale aperta.

3.4 Attributi

3.4.1 Tipo di informazioni da raccogliere

Per quanto si proponga di ampliare il dominio inventariale anche ad ambiti che, sotto il profilo dei censimenti statistici tradizionali, non sono di stretta pertinenza forestale, l’oggetto principale della nuova indagine sarà comunque costituito dalle cenosi forestali.

Nel primo inventario forestale nazionale prevalse l’impostazione dendrometrica nella rac- colta dei dati. Oggi, accanto alla dendrometria, occorre impiegare altri linguaggi per inter- pretare le varie sfaccettature dell’ambiente forestale. Occorre innanzitutto saper analizzare le foreste in senso globaie e secondo la complessità dei sistemi ecologici racchiusi in esse o che le comprendono. È sempre più pressante l’esigenza di conoscere e controllare i

valori materiali e immateriali del bosco, deputato a sostenere usi talvolta difficilmente com- patibili con la sua conservazione.

In tal senso, come affermato nel primo paragrafo dei presente capitolo, è importante che l’IFN assuma la connotazione di inventario multirisorse. Oltre che alle risorse legnose in senso stretto (valore economico) l’indagine si deve perciò rivolgere anche ad altri aspetti dell’ambiente forestale: la biodiversità, la naturalità, la vita animale, la ricreazione, il paesaggio.

Nella definizione delle priorità informative, cioé nella selezione degli attributi da rilevare con la prossima indagine inventariale, si devono considerare tutte le più importanti iniziative nel settore forestale e ambientale, nonché i progetti e le realizzazioni a carattere inventa- riale attuati in Italia e, soprattutto, in Europa dalla Comunità Europea (vedi cap. 2).

3.4.2 Nomenclatura, caratteristiche e modalità di rilevamento degli attributi

In ambito inventariale, si definiscono ‘attributi’ quei caratteri relativi a un albero, un popolamento o una stazione, che possono essere descritti sotto il profilo quantitativo (attri- buti ad intervallo e assoluti) o qualitativo (attributi nominali o ordinali) (KöhI, 1995).

In funzione della modalità di acquisizione, gli attributi possono essere distinti in attributi rilevati direttamente e attributi derivati. Nel primo caso il dato (come per es. il diametro a petto d’uomo, l’altezza dendrometrica, la specie arborea, la copertura forestale) viene rile- vato direttamente al suolo o mediante i supporti disponibili (basi cartografiche, supporti fotografici). Il rilievo può riguardare un singolo individuo arboreo o un gruppo di alberi indivi- duato dall’unità di campionamento. Nel secondo gruppo sono invece contenute quelle informazioni (ad es. il volume) che richiedono una procedura di elaborazione, più o meno complessa, a partire dai dati rilevati (Tosi e Marchetti, 1998).

Di seguito si presenta un’ampia rassegna dei diversi attributi che possono essere rile- vati negli inventari forestali, riportando per ognuno di questi alcune indicazioni fondamen- tali di tipo descrittivo e suggerendo le possibili modalità di rilevamento. Si tenterà inoltre di tracciare un quadro di sintesi sul significato dei diversi attributi e sull’opportunità del loro rilevamento.

La trattazione degli attributi segue un approccio modulare costante secondo il seguente schema:

a) la definizione dell’attributo;

b) le classi previste per le informazioni di tipo qualitativo (attributi nominali o ordinali), men- tre per quelli di tipo quantitativo (discreti o continui) vengono date solo alcune indicazioni su eventuali soglie di rilevamento;

c) la fonte o provenienza dell’informazione; d) l’unità di campionamento;

e) le modalità di rilevamento;

f) le finalità che giustificano il rilevamento dell’attributo ed eventuali collegamenti con altri attributi (se ritenuti importanti),

Al fine di orientare la lettura di questa rassegna, sono stati distinti i seguenti raggruppa- menti o aree tematiche, che ricalcano, pur modificandoli, quelli impiegati dallo studio EFICS (Köhl e Päivinen, 1997):

A) ambito amministrativo, geografico, ecologico B) stazione

C) attributi dendrometrici D) struttura della fitocenosi

E) stato fitosanitario dell’ecosistema forestale F) accessibilità ed utilizzazioni legnose

G) descrizione dell’ecosistema forestale H) risorse non legnose e altre funzioni

In relazione all’opportunità di inserire i diversi attributi nel protocollo di rilevamento del nuovo inventario, vengono evidenziate le tre seguenti classi: