• Non ci sono risultati.

DI DUE AMANTI 109 grazia tornite

Nel documento : ili r![ f' li.. (pagine 139-144)

, o più cheilbalsamo odori-ferocorpo! Sono io sifelice che la fortuna m’abbi fatto degno di goderti? Volentieri consentirei difinire alpresentemiavita in tanto piacere, acciocché poi qualchesinistro fatonon mi privasse di così dolce e sin-goiar bene. Diletto ben mio, ti posseggo io davvero, od è

un

sogno? Gusto io vera-cemente unacotantaletizia,^o forse insani-sco, e collamente deliro ?

E

vero

, non è

unsogno.

O

baci soavi, o dolci abbraccia-menti, o carezze piene d’ogni soavità. Nes-suno di

me

vive più contento,feliceobeato!

Ma

ohimèmisero! quanto son veloci queste ore.

Oh

notte invidiosa, perchè presto ti fuggi? FermatiApollo, non timuovere an-cora; perchè tanto iltuo corsoaffretti? per-chè aggioghi si avaocio i cavalli al tuo ,

carro? Lascia che più lungamente si pa-scano. Concedimi unatale notte, quale con-cedesti ad Alcmena.

O

Aurora, perchètanto sollecitae tanto in fretta ti levi, lassando nelletto soloil tuo vecchio marito? se a lui tufossicosi dilettosa e piacente quanto a

me

lamia Lucrezia, nonmaitilascerebbe alzare cosi per tempo. Questa notte mi sa-rebbemai parutapiù breve,quand’ancostato fossitraBritanni o Daci.

Così diceva Eu-rialo. Lucrezianon tacea,

ma

parimente con ramante ragionava, nè lassava indietro

al-.cimo atto 0 parola che lei non ricompen-sasse. Se abbracciavala Eurialo, Lucrezia pure abbracciava lui.

perlebattagliedi

TngrtfzedbyGoogle

110 STORIA

Venere parevano stanchi:

ma

alla maniera di Anteo, che atterrato si rialzava più va-loroso e forte, essi,dopo ilcombattimento,e più fervidi e più ga-^liardiapparivano.

Avea

intanto l’auroraincominciato a met-ter fuori ilcapo dallooceano, il perchè bi-sognò che fine avessino i piaceri dei due amanti:

ma

per molti giorni ritornare

non

poteronoal consueto giuoco, perchè ogni dì siandavanoaumentando le guardie;

ma

alla fine diogni ostacolo trionfol’amore,ed

una

via trovarono,perla qualepoterono vedersi e trovarsi insieme, e col mezzo diPandalo spesso eonsolarono il loro amore.

In questotempoloimperatoreSigismondo, essendosiriconciliato con papaEugenio, già sieramesso a ordine pertrasferirsia

Roma

:

laqual fama venneagli orecchidi Lucrezia, perchènissuna cosa all’animainnamoratapuò essere ascosa.

Non

avendo comodità di par-laread Eurialo, gli scrissela seguente let-tera:

Lettera

di Lucrezia a Eurialo.

Se l’animo mio aira contra te inclinare si potesse,giàmisareiferocemente crucciata per avermi tuvoluto nascondere la partita tua. Ma, amandoti piùche

me

stessa, non si potrebbemai labenivolenza miaverso di te per ingiuria alcuna diminuire.Ma,o

me

mi-sera! che è quelloche io intendo, che non m’hai detto

come

lo imperatore si prepari

DI

DUE

AMANTI ,1U al

cammino?

eperòio son certache tunon rimarrai.

Oh

trista alla vita mia!

Dimmi

quelloche sarà di

me

infelice!Misera a me, chefarò io?

Dove

miposerò, se mi abban-doni?Pochigiorni senzadubbiomi dureràla vita. Per questalamentevole epistola, sopra la qualehosparso tante lagrime,per latua

mano

destra, per quellafede, laquale tumi hai obbligata,se io puntodi tehomeritato, so alcuna cosat’è piaciuta inme, ti prego edi grazia singolaretidomando, che tu vo-gliavereaqualche compassionedi

me

misera e meschina innamorata.

Non

tiprego che tu rimanghi

,

ma

che teco mi meni; io

fin-gerò verso sera di andarmene alla chiesa di Bettelemme accompagnata solamente da unavecchia.

E

colà sitrovino dueo tre dei tuoifamigliari, e mi rapiscano.Nessuna fa-tica è prenderechivuole essere presa.

E

non pensareche io t’abbia apartorir vergogna, perchè ancorailfigliuolo diPriamosiprovvide dimoglie, togliendola altrui,nè al mio ma-rito farai ingiuria, conciossiachè, se tumi

lassi, a ogni

modo mi

perderà, perchè recu-sando tu di menarmi, la morte certamente

me

gli torrà.

Non

essere dunque tu cru-dele, e nonlasciarmi uscirdallavita, avven-gachè abbia io fatto per te ogni piùgran cosa.

A

questa epistola Eurialo rispose nel se-guente modo.

by(jOOgle

112 STORIA

Rispostadi

Eurialo

a Lucrezia.

Insìno a questo punto, caramiasperanza, Lucrezia mia soavissima, sforzato mi sono nascondertilamiapartita, acciocché innanzi altempotu nontiaffliggessi.Conosco oramai la tua natura, e so che ti struggi sopra misura.

Lo

imperatore nonsi parte per

non

tornare, conciossiaché perandare nelnostro paeseè statuitocheilnostro

cammino

siaper questa città;

ma

quandomai nontornasse, io t’impegno la miafedeche, se io vivo,mi ri-vedrai. Io chiamotuttigl’Iddii in testimonio, e priegolimidiano il

cammino

più erroneo, che non fu quel d’Ulisse quando parti da Troia,sepresto ate non ritorno. Fatti dun-que animo, dolce miobene, ti rinfranca,non fardannoallaformosa tua persona,

ma

piut-tosto lietissima vivi. Quello chescrivi ch’io

ti meni meco, mi sarebbe più grato che cosa delmondo, nè maggiore allegrezza po-trei avereche essere sempre conte,etenerti di continuoinmiapotestà.

Ma

piuttosto vo-glio avere considerazione e rispetto altuo onore ed allafama, cheallavoglia mia.

La

fedeeamore grandeche tumi portirichiede che fedelmente io ticonsigli. Saiche tusei nobilissima,edisposatain un’illustrecasa,e che hai fama, non solamente di bella,

ma

di costumata e pudica donna.

soltanta nella Italia ècelebre iltuo nome,

ma

ezian-dio fra tedeschi ed ungheri e boemi,e gli

DI

DUE

AMANTI 113 altri tutti cheabitano ilsettentrione. Se io' timenassi(lassostarelavergogna mia,della quale per l’amor tuopoco mi curo), diche ignominia macchieresti i tuoi parenti?

Con

qual dolore trafiggeresti ilcore dellatua do-lente

madre? Che

si direbbedite?

Che

bia-simo,chemormoriosispargerebbenella città!

EccoquellaLucrezia, direbbono,chestimavasi più castadiquellavendicatada Bruto, e più ancoradi Penelope,èfuggitacoldrudo,non ricordevoledella casa, della patriae dei pa-renti.

Non

piùLucreziasideve chiamare,

ma

Ippia,

ma

quella

Medea

che seguitò lasonc.

Ohimè! quanta afflizione sentirebbe ilmio core,quandoioudissi maculare il

nome

tuo!

Al presenteilnostroamore è coperto,e nes-suno è chenonti lodi.

La

partita tua tur-berebbeogni cosa;imperocchémaifustitanto lodata quantopoi sarestivituperata.

Ma

po-niamo ronore da canto, lo sono in debito collo imperatore d’ognimiaautorità e ric-chezza,eritirarmi dalla gi’aziasuanonposso senza manifestomio danno e mina,perchè, seiol’abbandonassi,nontipotrei tenere

come

tu meriti.

E

setuseguissi

meco

la corte,non

potremmo

avereinsieme un’oradi riposo.Ogni giorno, colpa delle necessità della guerra, si

muto

il campo, nèmai loimperatorefece unasilunga dimora

come

in Siena; onde se io timenassioraquaoralà,e

come

una pub-blicafemminain

campo

ti tenessi, considera che onore sarebbe il nostro. Perquesti ri-spetti adunque, Lucrezia mia, levatiquesta

STORIA 114

fantasia e seguita

il

mio consiglio, nè

ti

Nel documento : ili r![ f' li.. (pagine 139-144)