, o più cheilbalsamo odori-ferocorpo! Sono io sifelice che la fortuna m’abbi fatto degno di goderti? Volentieri consentirei difinire alpresentemiavita in tanto piacere, acciocché poi qualchesinistro fatonon mi privasse di così dolce e sin-goiar bene. Diletto ben mio, ti posseggo io davvero, od è
un
sogno? Gusto io vera-cemente unacotantaletizia,^o forse insani-sco, e collamente deliro ?E
vero, non è
unsogno.
O
baci soavi, o dolci abbraccia-menti, o carezze piene d’ogni soavità. Nes-suno dime
vive più contento,feliceobeato!Ma
ohimèmisero! quanto son veloci queste ore.Oh
notte invidiosa, perchè sìpresto ti fuggi? FermatiApollo, non timuovere an-cora; perchè tanto iltuo corsoaffretti? per-chè aggioghi si avaocio i cavalli al tuo ,carro? Lascia che più lungamente si pa-scano. Concedimi unatale notte, quale con-cedesti ad Alcmena.
O
Aurora, perchètanto sollecitae tanto in fretta ti levi, lassando nelletto soloil tuo vecchio marito? se a lui tufossicosi dilettosa e piacente quanto ame
lamia Lucrezia, nonmaitilascerebbe alzare cosi per tempo. Questa notte mi sa-rebbemai parutapiù breve,quand’ancostato fossitraBritanni o Daci.—
Così diceva Eu-rialo. Lucrezianon tacea,ma
parimente con ramante ragionava, nè lassava indietroal-.cimo atto 0 parola che lei non ricompen-sasse. Se abbracciavala Eurialo, Lucrezia pure abbracciava lui.
Nè
perlebattagliediTngrtfzedbyGoogle
110 STORIA
Venere parevano stanchi:
ma
alla maniera di Anteo, che atterrato si rialzava più va-loroso e forte, essi,dopo ilcombattimento,e più fervidi e più ga-^liardiapparivano.Avea
intanto l’auroraincominciato a met-ter fuori ilcapo dallooceano, il perchè bi-sognò che fine avessino i piaceri dei due amanti:ma
per molti giorni ritornarenon
poteronoal consueto giuoco, perchè ogni dì siandavanoaumentando le guardie;ma
alla fine diogni ostacolo trionfol’amore,eduna
via trovarono,perla qualepoterono vedersi e trovarsi insieme, e col mezzo diPandalo spesso eonsolarono il loro amore.In questotempoloimperatoreSigismondo, essendosiriconciliato con papaEugenio, già sieramesso a ordine pertrasferirsia
Roma
:laqual fama venneagli orecchidi Lucrezia, perchènissuna cosa all’animainnamoratapuò essere ascosa.
Non
avendo comodità di par-laread Eurialo, gli scrissela seguente let-tera:Lettera
di Lucrezia a Eurialo.Se l’animo mio aira contra te inclinare si potesse,giàmisareiferocemente crucciata per avermi tuvoluto nascondere la partita tua. Ma, amandoti piùche
me
stessa, non si potrebbemai labenivolenza miaverso di te per ingiuria alcuna diminuire.Ma,ome
mi-sera! che è quelloche io intendo, che non m’hai dettocome
lo imperatore si prepariDI
DUE
AMANTI ,1U alcammino?
eperòio son certache tunon rimarrai.Oh
trista alla vita mia!Dimmi
quelloche sarà dime
infelice!Misera a me, chefarò io?Dove
miposerò, se mi abban-doni?Pochigiorni senzadubbiomi dureràla vita. Per questalamentevole epistola, sopra la qualehosparso tante lagrime,per latuamano
destra, per quellafede, laquale tumi hai obbligata,se io puntodi tehomeritato, so alcuna cosat’è piaciuta inme, ti prego edi grazia singolaretidomando, che tu vo-gliavereaqualche compassionedime
misera e meschina innamorata.Non
tiprego che tu rimanghi,
ma
che teco mi meni; iofin-gerò verso sera di andarmene alla chiesa di Bettelemme accompagnata solamente da unavecchia.
E
colà sitrovino dueo tre dei tuoifamigliari, e mi rapiscano.Nessuna fa-tica è prenderechivuole essere presa.E
non pensareche io t’abbia apartorir vergogna, perchè ancorailfigliuolo diPriamosiprovvide dimoglie, togliendola altrui,nè al mio ma-rito farai ingiuria, conciossiachè, se tumilassi, a ogni
modo mi
perderà, perchè recu-sando tu di menarmi, la morte certamenteme
gli torrà.Non
essere dunque tu sì cru-dele, e nonlasciarmi uscirdallavita, avven-gachè abbia io fatto per te ogni piùgran cosa.—
A
questa epistola Eurialo rispose nel se-guente modo.by(jOOgle
112 STORIA
Rispostadi
Eurialo
a Lucrezia.Insìno a questo punto, caramiasperanza, Lucrezia mia soavissima, sforzato mi sono nascondertilamiapartita, acciocché innanzi altempotu nontiaffliggessi.Conosco oramai la tua natura, e so che ti struggi sopra misura.
Lo
imperatore nonsi parte pernon
tornare, conciossiaché perandare nelnostro paeseè statuitocheilnostrocammino
siaper questa città;ma
quandomai nontornasse, io t’impegno la miafedeche, se io vivo,mi ri-vedrai. Io chiamotuttigl’Iddii in testimonio, e priegolimidiano ilcammino
più erroneo, che non fu quel d’Ulisse quando parti da Troia,sepresto ate non ritorno. Fatti dun-que animo, dolce miobene, ti rinfranca,non fardannoallaformosa tua persona,ma
piut-tosto lietissima vivi. Quello chescrivi ch’ioti meni meco, mi sarebbe più grato che cosa delmondo, nè maggiore allegrezza po-trei avereche essere sempre conte,etenerti di continuoinmiapotestà.
Ma
piuttosto vo-glio avere considerazione e rispetto altuo onore ed allafama, cheallavoglia mia.La
fedeeamore grandeche tumi portirichiede che fedelmente io ticonsigli. Saiche tusei nobilissima,edisposatain un’illustrecasa,e che hai fama, non solamente di bella,
ma
di costumata e pudica donna.
Nè
soltanta nella Italia ècelebre iltuo nome,ma
ezian-dio fra tedeschi ed ungheri e boemi,e gliDI
DUE
AMANTI 113 altri tutti cheabitano ilsettentrione. Se io' timenassi(lassostarelavergogna mia,della quale per l’amor tuopoco mi curo), diche ignominia macchieresti i tuoi parenti?Con
qual dolore trafiggeresti ilcore dellatua do-lentemadre? Che
si direbbedite?Che
bia-simo,chemormoriosispargerebbenella città!EccoquellaLucrezia, direbbono,chestimavasi più castadiquellavendicatada Bruto, e più ancoradi Penelope,èfuggitacoldrudo,non ricordevoledella casa, della patriae dei pa-renti.
Non
piùLucreziasideve chiamare,ma
Ippia,
ma
quellaMedea
che seguitò lasonc.Ohimè! quanta afflizione sentirebbe ilmio core,quandoioudissi maculare il
nome
tuo!Al presenteilnostroamore è coperto,e nes-suno è chenonti lodi.