SCRITTADA ENEA
INNOMEDISigismondo,ducad’Austria.
Sigismondo, duca d’Austria,
manda
salute edàsè medesimoalla unica sua donna, la nobilissimaeformosissimafanciulla Lucre-zia,figliuola delre diDacia.
lu’d’unafiataebbiinanimodi par-lartecoe l’araormiofartimanifesto,
ma
lamia giovenile età mifa an-cora troppo più timido che nonsi vuole per aprirti liberamente tutto quanto1’ardore, che provo dentro di me.
Non
ap-f
»enaioprendoa parlare,arrossisco,miperito, a voce s’arresta nelle fauci,nè mi concede chea tespiegar possa ogni mio pensiero.
Temo
chelatuamodestiame
non riprenda, ochelamalignitàde’ circostantinon nefaccia granriso. Dubitoinfine epaventodinon po-ter altroche balbettareunmozzolinguaggio.Ma
quello, che ate voleva dire a voce,ho divisatodi affidarlo aduna lettera, concios-siachè questa nonarrossi, non sospirie di verunacosa nontema. Forse tu stimi che io siaper domandarti•alcuna cosa difficile
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e malagevole.
Ma
no: è poca cosa quello cheiodesidero:ma
se tu ame
la concedi, io laestimerò perlamaggioredeimondo. Io sono,modestissimafanciulla,tuoveroamante, sono preso dallosplendore del tuo viso,nè
ad altracosa penso di dì o di notte che a te sola.Te
sempre nella mia mente, tenel miocuore, te nell’animo mio di continuo porto. Sta in te, in te sola ogni mio desi-derio, ogni mia speranza, ogni mia pace
,
ogni mio conforto.
Non
appena ti vedo che l’animo mio tuttosi abbonaccia, edin te si bea;ma
se ti diparti, nò più vedere io ti possa, allora mi travaglia il cocente desi-derio di te; nò ad altro pensopiùsenonse dirivederti al più tosto. Della qual cosa molte sono le cagioni, conciossiachò into siino la bellezzae 1’onestà. Elena è assai da poeti lodata;
ma
io nonistimo che a te fosse pari; nè vorrei compararti a Polis-sena, nè a Deianira, tanto amata da Er-cole, perocché tu ciascuna vinci in bel-tade ed in savi costumi. Quasi una nuova Filomena,in te nonè macehiadalcapoalle piante.
Le
tue chiome soverchiano lo splen-dore dell’oro: alta e spaziosa è la fronte:le ciglia, leggiadramente piegate in arco, stanno a convenevole distanza.I tuoi oc-chi fiammeggiano non altramente che due stelle: e quinci tu scocchiidardi e piaghiil
cuore a’giovani; quindi uccidi a tuotalento chi vuoi
, e chi vuoi tu chiami alla vita. Il naso, pei’fetto in ogni sua proporzione, cun
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15 decoro mirabile del tuo viso.
Le
guancie sono fior dineveintinta diporporamodesta.Che
dirò dei labbridi corallo, e dei denti di avorio schietto, e di ogni partedella bel-lissima tua bocca, dalla quale escono cotanto dolcissime parole; e diquel soavissimo riso chesi difrequente mitrapassa nell’animo?
Oh
felicequell’uomo
a cui è conceduto di dare un soave morso a quelle labbragen-tili, 0 un bacio su quelle nitide guancie, o
di toccare il tuo mento o latua gola più candida di sciticoarmellino!Tacciodelpetto e dei pomi che colà sotto nascondi, acciò non misenta cocere più dall’ardorecoldirne parola.
Ma
bentu saiquanto se’difuori e nascostamente formosa. Io ti posso più de-gnamente ammirare che dede-gnamentelodarti;ma
questo io aggiungo, ed è che li co-stumi tuoi sono veramente quali si con-viene a regale altezza, ela tua beltade più che adorna: le quali cose furono cagione cheioSignore a te servomi sonfatto.Tuo
iosono, e nessuna maggior cosa iodesidero che difare ogni piacer tuo.
Nò
ti faccia maraviglia; conciossiachèFebo,ilquale,come narrarono le favole,erafigliuolo di Giove, redi Creta,cui gli antichi popoli ebbero per Dio,non pertanto, volendobene alla
fi-gliuola delre
Admeto
, per lo amoredi lei si fece pastore, e condusse le greggie a pa-scere. Ioadunque a tespontaneo per servo tuo miprofierisco.Nè
dialtra cosa io ti ri-chieggo, se nonche tumi concedadiamarti.16
e chemi tacoi lietovoleudo tu essereda
me
amata. Questo solo enon altro io desidero e chieggo. Vogli che io sialo tuo amadore,' e sarò, setuloconsenti,ed amadoreeservo.Ben
io confesso tedegna di piùaltoamore, che non sortirono Paride ed Ippolito.Tu
non pertanto non guardare all'aspetto, im-perocché chi èbello c altresìorgoglioso, e di nessuna ferma benevolenza capace.Ma
lamia fiamma sarà eterna
, la quale nata nei miei adolescenti anni, col fiore dell'etàsì au-gumenterà, e sino allapiù tarda senettùfia che duri, solo che tu favorevolmente mi guardi e porgami aiuto, e non mi abbi in despitto, conciossiachèancoraa
me
abbia il cieloconsentito un non isgradevole aspetto.Io possiedoinoltre dimolte ricchezze,lequali tutte a te appartengono, solo mi vogli lo stesso bene cheio ate.Meschino, chedissi?
Ho
fallato diassai.Non
chieggoche mi vo-glibene,ma
che tucomporti essere amata da me; dellaqual grazia, se tumifai lieto, beatissimo sono. Priegoti che mi vogli ri-spondere, che tu sia per deliberare. Addio,
dolco anima mia, mia delizia,cuoricino mio.
Da
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STORIA
DUE
DI
AMANTI
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STORIA
DI