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Magna essere di tutte V altre più prestanti

Nel documento : ili r![ f' li.. (pagine 59-69)

ìM) STOklA

Di fatta candidezza debb’cssere cagioneil

gran freddo, avvengachè io creda il loro paese esserenel settentrione.

Ma

conosci tu alcuno?

Molti, Sosia rispose,

— Ed

an-cheEurialo dellaFranconia, riprese Lucre-zia.

Quanto

me

stesso, ei soggiunse:

ma

a che questa dimanda?

Ecco, rispose Lucrezia.

Non

dubitopuntochelacosaquanto a te non resti occulta. Questa fiducia

mi

dàlabontàtua.Traquellichevanno in com-pagnia delloimperatorenessuno m'è più a gradoche Eurialo. Tutto ilmio pensiero s’è rivoltoa lui.

Non

so diquali fiamme arda.

Sempre

ho costui nel cuore: mai potrò po-sareTanimoin pace,se iononpigliola sua amicizia.

0

Sosia, aiutami.

Va

presto, trova questo Eurialo, digli cheio 1’amo.

Non

vo-glio altroda te,e promettoti che nonavrai a pentirti dell’imbasciata.

Rispose Sosia in questa forma: Misero a me, che ascolto io!

O

inonesta padrona, in-vitimi tu a turpe cosa? Comincerò io a tradire nella miavecchiezzailmio Signore, al quale da giovine insino alpresente sem-pre sono stato fedele? Spegni, o meschina, queste scelleratefiammedal tuo castopetto, ricorditi chetu seidellapiù nobile stirpe di Siena. Tieni per certoche mai ti presterò favoreamalnatoappetitoe vanasperanza.

Ammorza

ilfuoco,ilquale facilmentepuò spe-gnere chi a’ principj resiste.

E

chi questo dolcefieleconlusinghe nutrica,servodiventa d’un signore asproeinsolente, evolendopoi.

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DI

DUE

AMANTI 31 non si può scuoteredalgiogo.

Non

pensi tu che, seiltuo maritolo risapesse, fieramente ti punirebbe? Nessuno amore si può tenere lungamente celato.

Taci, risposeLucrezia, nè gettar più la fatica.

La

paura non ha luogo in chi non teme la morte, e sono presta a sopportare tutto chesia per succedermi.

Non

vedi tumisera dove ruini. Sosia ri-prese. Farai la tua famiglia infame, avven-gachè tu solain quella sii tu adultera.

Mal

t’apponi, secrediildelittotenercelato.Mille occhi atesono intorno: nonisfuggiràilfallo tuo alla genitrice, nonalmarito, non ai pa-renti. Iservi, l’ancelle, le bestie,le

mura

ne parleranno,edaccuserannoti

;

ma

setivenisse anche fatto di celarlo a ciascuno, il potrai tu celare a quello che tutto vede, aDio?

Sappiche è già assaitravagliosa pena l’af-fannodellaconsciamente,eche sempre teme un’animapienadi colpe; oltreché non pos-sono durar nascosi igravi peccati. Priegoti adunque,dolce miapadrona,che tu dia opera, e chetisforzia raffrenare questo insultodel periglioso ed empio amore. Scaccia si pa-ventosaimpresadalla tuapudica mente, temi dimacchiare il lettodelmarito conadulteri amori. Abbi temenza de’miserandi casi

, i

quali soprastanno agli amanti. Prendi

esem-f

)io da moltealtre che peramore sono infe-icissimamenteecon

somma

vergognaperite.

Ma,ripigliò Lucrezia,so bene che ciòche narri è vero;

ma

tanto il mio furore mi

32 StORtA

sforza seguire la impresa. Punto non nascoso a qual precipizioio corra, e aperta-mente conoscolamia mina.

Ma

ogni ragione vinconoin

me

la passione e il potentissimo amore che mi signoreggia.

E

però delibero seguire il suo imperio. Molto, molto ho io combattuto e fatta ogni possibile resistenza,

ma

purealfine sono statavinta.Porta adun-que,Sosia,questa imbasciata,se puntodi

me

tincresce.

Fu

commosso Sosia a queste parole, di-cendo:Perlemiecanute chiome, perlostanco petto da lunghipensieri,per queifedeli ser-vizj,iquali sempre hoprestato allafamiglia tua, con supplichevole cuore ti priego,

Lu-creziamia ornatissima, che tu regga a que-stoassalto, ed aiuta il

morbo

tuo ora che puoi, imperocché volere essere sanato e pro-porsi di guarire è parte di sanità.

Ri-sposeLucrezia:Ilpudore ha pur sempre qualchesalvamento; io ti ubbidirò. Sosia, e vincerò l’amore,ilquale nonsipuòsuperare, se non usando quello unico e disperato re-mediochesipuòdare agraveinfermità.

Spaventato da crudel voce.Sosia,

Tem-perati, disse,dolcemiapadrona, raffrena ornai gli sfrenati impetidella mente,e nonvolere

come

infuriatae fuor delsentimento pensar ditorti lavita, la quale per rispetto della tua giovenile etàesingulare bellezzamerita lungo tempo stare ancora teco.

Delibe-rato ho, disse Lucrezia,darmila morte. Lu-crezia moglie di Collatino, vendicò la

rice-Dioitizedbv

DI

DUE

A3IAXTI 33 vuta macula col pungenteemortai ferro.Io piùonestamente convolontariamorte antici-però la futuravergogna. In qual

modo

non m’importa, ea vendicare la castitàvalgono del pariil laccio, ilferro,una rupe o il ve-leno:a

me

basta uno diquesti.

Tantonon sosterrò io, riprese Sosia.

— Che modo

ter-rai? rispose Lucrezia: chò chi ha statuito morire difficilmente può dal proposito es-ser ritratto. Porzia,figlia di Catone, intesa la morte diBruto suo marito, deliberò mo-rire,e in luogo de’micidiali istromenti, che alei erano stati nascosti, cibò ardenti car-boni.

Sosia allora tali parole udendo, disse: Se ti sei messo nella mente pro-tervo consiglio, piuttosto èda sovvenire.'tHa vita che allafama.

La

fama è spesse volte fallace, la quale tocca spesso migliore al tri-sto, e peggiore all’uomo dabbene. Tentiamo adunque questo Eurialo,ediamo operaaltuo amore. Son dispostoe contentodurare que-sta fatica,espero condurtilacosaaldesiato fine.

Credè Sosia alleviare conquesta risposta lo incendio di Lucrezia;

ma

fece contrario effetto

, perchè aggiunse esca allo infiam-mato cuore, e dièsperanza certa alla dub-biosa mente; perchè, non avendo intenzione difare quantopromcttea,laseiòl’animo del-l’amante pascersi con vano cibo, cercando con qualche indugio temperare l’affanno di Lucrezia; pensandosi potere col tempo sa-nare tanto valida peste, e

c^

falsi trattati

^

3

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34 STORIA

menarela donna in lungo, infino a che o 10imperadore si partisse, o l’animo dilei si rirautasse,dubitandoche quandoal tutto ne-gato avesse aiutarla

, essa non cercasse di altro mezzano, o chenonsi dessela morte.

Onde

tìngeva spesso essere ito aEurialo e ritornato, afTermandocheluimolto eralieto, egrandissimo conto faceva del suo amore, e che molto desiderava parlar seco. Al-cuna voltadicevanon averlo potuto vedere, e quando usava una finzione c quando una altra, e qualche voltaordinava che Menelao

11 mandasse in villa per mettere tempo in mezzo,e perchènon intutte cosefosso men-titore, scontratosi una volta inEurialo: Oh, esclamò, sei tu pure il dilett’

uomo

!

— ma

più nullaaggiunseperquantoquegline’l ri-chiedesse.

j\Ientre chein questo

modo

Lucrezia pa-sce il suo infermo animo col vano cibo da-tole da Sosia, e si consuma più di giorno in giorno, Eurialo, percosso da pungentis-simi dardi, puntononsiquotava;

ma

la fur-tivafiammailrodevaapocoa poco,laquale era già penetrata infinoalle vive ossa.

Non

pertanto nulla sapevadiSosia,nò ch’eifosse di Lucreziail messaggiere, tant’ò vero che innoi è sempre assai

meno

la speranzache

il desiderio.

E

poi,accorgendosi già delsuo inestinguibilefuoco, simaravigliae riprendo se stesso, e biasma la sua imprudenza, di-cendo: Se tu conoscevi, o infeliceEurialo, i

grandiimpetieleforzed’amore,isuoilunghi

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m DUE

AFFANTI 35 affanni, ebrevi diletti,e ildolce tosco, le lu-singhe eitormenti, e dell’amatore lalunga agonia senza ch’egli possa morire giammai, perchè si leggiermente di nuovo ti sei la-sciatolegare?

— Ma

poiché vide essere ogni suo sforzo inutile. Lasso! esclamò, perchè

vanamente ti opponia questo amore?Credi tu essere più savioofortecheglialtri?

Non

sai tu che nèGiulio Cesare, nè Alessandro Magno, nèil fiero Annibaio da taleinsulto si poterono difendere?

Ma

lascia indietro gli uomini bellicosi,econsidera i poeti. Vir-gilio per amorestette con unafune sospeso al ratizzo d’unatorre,perlasperanzadi gu-stare dellasuadonnagliabbracciamenti. Po-trebbe alcuno escusare i poeti come uomini di vita piùliberi;

ma

che dirò io dei filo-sofi, maestriedinventoridellescienze e pre-cettori dell’arte e modi del ben vivere mo-rale?

Una

femminella cavalcòAristotele, prin-cipedellafilosofia,

come

se fosseungiumento, elostrinsecolfreno,e coglisproni lopunse.

Lo

imperatore eguaglia il cielo in potestà:

eppurnon èvero ciòche il vulgo dice, che non bene convivono fra loro maestade ed amore.Chi è più teneroamanteche’lnostro serenissimoimperadore? Quantevolteè stata presa la iVEaestà Suadai lacci d’amore? Er-cole fortissimo, che nacque diGiove, proge-nie degli Dei, posate Farmi e lespogliedel leone, si ornòdismeraldiledita,diedelegge ai rozzi capelli, si cinse la rocca e torse il

fuso con quella

mano

ch’era avvezza a

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STORIA 36

neggiare laclava.Questaè passion naturale epersino dagliuccelli sentita,

Nella biancacompagnapursiallegra L’amoroso colombovario-pinto, Eilverdetortorelloamalanegra:

se ben le parole ricordo che Saffo al siculo

Faone

scrisse.

Che

diròpoi de’quadrupedi?

Vediamo

il giovenco per amore combattere,

icerviinnamorati conlecornaguerreggiano,

icrudeli tigri ruggendofannosegnodel loro ardore,ilcingiale arrotaidentiferitoricontra

il suo rivale.Perl’amorosa fogaileoni «olla codasi flagellano le reni,ed ardono d’amore

gl’immanimostri delmare. Nessunoèlibero da questofurore.Peramoreperiscel’odio,ed egli concita ne’giovani le feroci fiamme o ne’vecchi sfiniti fa spesse volto riviveregli antichi ardori.Persino i casti petti delle ver-giniedonzellesentono questonuovoincendio.

Finalmente nessuno può resistere alle leggi della natura.

Adunque

cnoidiamoluogoallo amore, dappoi che esso vince ognicosa.

Così detto avendo, fermò il suo proposito di procacciai’si una mezzana, per

mandare

alla donna sua unalettera. Siaperse a Niso, suofidatissimo compagno,il quale sendo in queste cose molto sagace,gli

menò

una vec-chia molto praticaedesercitata messaggiera, alla quale Eurialo detteunalettera scritta a Lucrezia in questa forma.

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DI

DUE

AMANTI 37

LETTERA

DI

Eurialo

a Lucrezia.

Lucreziamia, iotisalutereiconquestamia lettera se in

me

fossepartealcunadisalute;

perchè ciascuna mia speranza e salute di

vi-vere da te solo dipende.

Amo

tepiùche

me

stesso, e credo che il mio ardore non ti sia nascoso. Il voltomio spesso di lacrime bu-g-nato, e igravissimi sospiri che homessiin tuapresenza ti possono essere verissimi te-stimoni dellamia acerbaferita.Pregoti adun-que,dapoidiela sortem’ hacondotto a que-sto grado, chenon abbi asdegnocheiotcco apertamente mispieghi.

La

tuaimmensa bel-lezzam’ ha fatto a te prigione,la serenaed angelica faccia tua m’ha legato con indis-solubili catene. Primad’oranon sapevaioche fosse amore;

ma

alsuo imperiom’hai sotto-messo. Confesso diavere ogni dìcombattuto per isfuggireallaviolenta signoria;

ma

vinse

i miei sforzi lo splendore di tua vaghezza.

Vinseroi raggi de’tuoi occhi, più dei raggi del sole possenti.

Ora

sono fatto sei-vo tuo, più non sonoin mio arbitrio.

Tu

solam’hai tattonascer fastidio delcibocdellabevanda, giorno enotte penso a te,

amo

te sola, te de-sidero, te invoco e chiamo, di te penso, in te spero, in te consisteogni mio diletto,tuo ò l’animo mio, tuttosonoteco,tusolamipuoi salvare,o farmi perire. Eleggi diquestedue cose quellaclic piùtipiace,edegnati

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STORIA 3-^

dermi qualesia la volontà tua.

mivolere conla risposta essere più dura che mi sii statacongli occhi, coi quali mi hai tu le-gato: non tirichieggodi cosadifficileo gran-de; solo ti

domando

per grazia che mi con-ceda poterti alquanto parlare. Questo sola-mente voglionole mie lettere: cioè cheio ti possa direa bocca quelloche al presenteti scrivo. Se mi concederai tanto beneficio, io vivere felice.Se lo dinegherai, più rimedio non ho alla miavita, perchè tepiù che

me

stesso io amo,c a te e alla tua fedetutto

me

stessocommetto.Sta sana, unicamiasperanza, dolce sostenimento dimiavita, a temi rac-comando.

Portò con prestezzala messaggierala let-tera coir anello segnata, e trovata Lucrezia in camera sola, glielapresentò dicendo: Que-sta ti

manda

ilpiù nobileegentileegrazioso barone che abbiala cortodi Sigismondo im-peradore; egli infinite volte a te si

racco-manda

, e priegati che abbi di lui compas-sione.

— Era

costei molto nota pollastriera, cLucrezia bene laconoscca, ondo si turbò, e prese non piccola molestia che una fem-mina così fatta fosse veduta entrare incasa sua. Per la qual cosa molto crucciala,se le voltòdicendo:

Che

presunzione,scellerata vec-chia, t’ha fattovenire inquestacasa?Quale audaciao pazziat’ha persuaso venirmi in-nanzi?

Come

nonti vergogni entrare nelle case delle gentildonne, e tentarele matrone potenti, c violare i legittimimatrimonj?

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DI DUE AMANTI 39

Nel documento : ili r![ f' li.. (pagine 59-69)