sop-portare tante pene, che tante notti ho pas-sate senza sonno,edhotollerati tanti digiuni.
Guarda
come
pallido e macilento sono dive-nuto.Piccola cosa ò quella che tiene il mio stanco spiritoin queste mie debili membra^Nessun maggiore suppliziotupotresti darmi di quello che orapatisco, se io e genitorie figliuoli ucciso tiavessi.Setucastighiin que-staforma chiti ama, che farai a chitisarà ingiurioso?
Oh
Lucreziamia,miaregina,mia salute, riposo e sostenimento della vitamia:deh! non mi abbandonare, e non miavere a sdegno. Rispondimi allaperfine cheiotisono a grado; null’altracosaio desidero.
Deh!
mi sia conceduto di poterdire esser ioservodi Lucrezia. Imassimi principiamano
ed hanno cari quei, servi,i quali conoscono essere loro fedeli, e gliDei non disdegnano avere cura dicoloro che gli onorano. Addio, mia spe-ranzae mio timore.—
Siccome torre che dentro sia squarciata, epareinespugnabileachi di fuorilaguarda,
ma
che rovina tosto l’abbia il nemico assa-lita, così per le parolediEurialorestòvinta Lucrezia, la quale, vedendo lasincera fedo e ilfermopropositodilui, sideliberòaltutto di nontenere più occulto il troppo simulato amore, che manifestò liberamentecon la ri-sposta che segue.DigiiizedbyGoogle
52 STOIJTA
LETTERA
DI Lucrezia
Piùnon possoa’tuoiprieghi resistere,nè piùoltretenerti celato, oEurialo,ilmioamore.
Vinta mi chiamo.
Tua
sono.O
bene infelice quel punto che io ricevei le lettere tue! Co-nosco certamentecheiomisottopongo a molti e gravi pericoli, se latua fede e prudenza non mi soccorre.Bada
a benmantenere ciò che mi scrivesti.Vengo
nel tuo amore libe-ramente.Se m’ingannerai sarai crudelissimo, cl’uomo piùscellerato ditutti.Facilissima cosa è ingannare una giovane donna;ma
quantoè piùfacile, tantoè maggiorela vergogna. In-tanto che siamo in tempo, io ti supplico, se pensi ad abbandonarmi, dimmeloinnanziche lafiamma si faccia maggiore,nèdiamo prin-cipio a cosa che incominciata abbia quindi a farci dolenti. Intutteleimpreseprimasi con-vien riguardare al fine.Io, come giovane ed innamorata, poco veggio e conosco: ate,che seiuomo
prudente, bisogna avere curadi te e dime.Donomi
a te, e seguito lafedeche m’hai data, nè comincioadesseretuasenon
per essere sempre tua. Addio,mio sostegno e guidadella mia vita.—
Dopo
questa ultima lettera,molte altrese ne scrissero gli amanti, nè con tantoardore potea scrivere Eurialo cheLucrezia non ri-spondesse conmolto più.Erapariin lorouna
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DI
DUE
AMANTIardentissima voglia di parlaree ritrovarsi in-sieme,
ma
difficileequasi impossibilepareva, perchè Lucrezia era molto guardata dal ge-loso marito: nèmaio incasa ofuorierasenza compagnia.Nò
conmaggior diligenza, cura o gelosiaArgo
custodiva lagiovencadi Giu-none, che Menelao si guardasse la suabella moglie. Questoerroreèmolto sparsofra gl’i-taliani. Ciascuno quasiguarda la donnasua come l’avaroil suo tesoro: edalmio giudi-zio fanno ilpeggio,imperocchécomunemente
tuttele donne tantopiù desiderano la cosa, quantopiù è dinegata loro. Sono dinatura chequandotuvuoi, essenonvogliono,equando tu
manco
vuoi, loromolto più vogliono.Avendo
la briglialibera peccano meno.
E
però tanto è facile guardare chinon vuole essere guar-dato, quanto è facile poter numerare gl’ in-setti in tempo diestate. Se ladonna persè stessa nondispone volere essere pudica, in-darno si affaticailmaiùto.Fonieguardia,chi guarderàla guardia?La
donna, cheèastuta per natura, comincia dal guardiano;ella èun animaleindomito, cui nessun freno ritiene.Avea
Lucrezia un suo fratello non legit-timo, alquale già si era aperta, e fidatogli tutte le lettere che avevascritte a Eurialo;il perchè ordinò conluichenascostamentesi mettesse Eurialo in casa della madre, conla qualeessoabitava, sendo sua matrigna,eche Lucreziavisitava sovente,edacuierapure so-ventevisitata, avvengachè nonlontano runa, dall’altra abitassero.
Onde
fudato ordine cheSTORIA 54
Eul'ialo sinascondesse colà entro in unaca«
mera,dopo chelamadre nefosse uscita,fuori perandare allachiesa, ècheinquello stante sopi’avvcnuta Lucrezia, fingendo divoler la
madre
visitare, e non la trovando,
mo-strasse di aspettarla, e in quel mezzo si stesse coiramante. Questo doveva interve-nire in capo a due giorni i quali agli amanti,non
meno
che annisi fossero, par-verotediosi:conciossiachèaquelli,chehanno speranzedi bene, le ore si allunghino, ed appaionobrevi a cui un qualche dannosta sopra.Ma
non arriseaidisegnidegliamanti la fortuna, perche la madre, avuto qualche sentore diquella trama,venuto quel dì, ed uscita di casa, chiuse il figliastro di fuori, il quale tosto corsea recarne la trista no-vella ad Eurialo, acuinonmeno
che a Lu-creziaparvemolesta.La
donna, veggendo chel’artifiziosuoera stato scoperto, Ebbene, disse, se questo non ha sortito l’effetto, ad altra via si ricoi’ra, e lamadre mia nonpotrà contrastarmi quelle dolcezze, alle quali sospiro.
E
non si po-tendo rinceso animo quietare, ella si era aperta a Pandalo, parente di Menelao, e fece in seguito intendere ad Eurialo, che con questo si mettesse d’accordo,
sicco-me
quello che la più spedita via per giu-gnere al piacer loro mostrargli poteva.Non
pertanto ad Eurialo non pareva che troppo bene di lui si potesse fidare, con-ciossiachè sempre il vedesse a’fianchi diDigitizedbyGoogle
DI
DUE
AMANTI 55 Menelao, elo sospettasse di doppiezza e di fraude.In questo mezzo fu dato
comandamento
ad Eui'ialo, cheandasse a
Roma
a trattare [jer la incoronazione colSommo
Pontefice; il che fu molestissimo tanto a lui quanto alla donna:ma
fu forza piegare alla vo-lontà dello imperatore.La
sua lontananza fu di due mesi, nel qual tempo Lucrezia fu di continuo veduta restarsene in casa, in ogni ora tener chiusi i balconi, vestir sempre di lugubre colore, e non fare un passo mai fuori della porta, della qual cosa tutti avevano maraviglia
, c nessuno sapeva di tanto cangiamento indovinar la cagione. Ogni
uomo
nelveder lei nella me-stizia, nonmeno
che vedova si fosse,sti-mando
essergli mancato il sole, avvisava sè vivere pocomeno
chenelle tenebre. I servi, che spesse volte lavedevano sul letto gia-cente, e giammai sul suo volto di letiziaun
sorriso, pensavano leiessere da qualche malore consunta, e andavano in cerca di quanti rimedi sapevano. Nonpertanto ella non fu veduta mai più nè ridere nè uscir dalla camera,se non se dopo ritornato Eu-rialo, e che seppeloimperatore esserestato in. persona ad incontrarlo. Allora
come
se da altissimo sonno fosse stata scossa,
de-poste le negre vestimenta, e ornatasi al