— Ma
signora...E
la terza:— Ma
signora mia...Non può
sentirsi dirnullalamadre
disperata:grida, grida fino a stracciarsi la gola, levando
le braccia e scotendo le mani, frenetica,
appena
180
qualcuno accenni di volgerle
una
parola.Oh
benedetto il
nome
di Dio, benedetto ilnome
di Dio,anche
Monsignore, venuto jeri, è stato ac-colto così...La
serva... spazzare?Le ha
strappato dimano
la scopa e l'ha inseguita per dargliela in testa!
Ha
lanciato per ariaguanciali, coperte,lenzuola dai letti che quella s'era messi a rifare; dalla tavola da pranzoha
strappato la tovaglia con tutto il vasellame apparecchiato:un
fracassodi piatti bicchieri bottiglie, in frantumi, giù perterra... Vedesse
almeno
il terrore della povera Margheritina, che al fracassoèbalzata dal pianto silenzioso nel suo solito cantuccio, con lemani-ne
aggricchiate e tremantiinnanzialpetto!Non
vede nulla;
non
ode nulla; di tratto in tratto s'avventa contro l'uscio dello studio; lo sforza a furia di manate, di spallate, di ginocchiate esi scaglia contro il marito, gli si para davanti con le dita artigliate su la faccia,
come
volesse sbranarlo, e gli urla, feroce:—
Vogliomio
figlio! Vogliomio
figlio!As-sassino! voglio
mio
figlio! vogliomio
figlio!Berecche, più vecchiodivent'anni in sei gior-ni,
non
dice nulla: per quanto offeso in fondo dalla volgarità della manifestazione, rispetta lo strazio di quella madre, che è lo stia/.io suostesso. Vederlo però con tal furia volgare
ritor-ci
to contro di lui gli provoca sdegno, e per poco
lo strazio
accenna
d'arrabbiarsianche
in lui e d'insorgere allo stessomodo
feroce.Ma
lo frena eguarda
con così acuto spasimo negli occhi atroci la moglie, che questa inprima
sbarra isuoi da folle, poi disperatamente
rompendo
inun
pianto che spezza il cuore, gli s'aggrappaal petto, sul petto gli fruga con la testa scar-migliata e
geme:
— Dammi mio
figlio!dammi, dammi mio
fi-glio!
E
allora Berecche,dapprima
conun muto
sus-sultare del petto e delle spalle, poi conun
fitto singultìo nel naso, si piega a piangere anchelui sul grigio capo scarmigliato della vecchiacom-pagna non
amata.#
*
Tuttoil
primo
giorno—
sei giorni addietro—
passato in un'ansia crescente d'ora in ora, tra un'oscura costernazione e un'irritazione sorda
man mano
anch'esse crescenti, per il ritardo del figliuolo a rincasare; ritardosempre
più inesca-sabile e inesplicabile, perchènon
c'erano piùdi-mostrazioni per
Roma,
che potesserofar pensare aun
arresto,come
l'altra volta;—
poi, la sera, le corse affannosediqua
e dilà in cercadilui, dove182
sifossepotutoattardare tanto, neicaffè, incasadi
qualche amico, nella
camera
mobigliata diGino
Viesi—
e la sorpresa, qui, nel sapere cheaneli e lui,Gino
Viesi, uscito dalla mattina alle sette,non
s'era più fatto vedere;—
poi, la notte, quella prima notte senza il figliuolo in casa, con la casa chesembrava
vuota e paurosa,come
vuoto e pauroso l'animo di lui; e leore che passavano auna
auna
lente, eterne, su la sua ausia pure an-gosciata dallosgomento
divederle passare, così, auna
a una, nellavana
attesa alla finestra, con l'ossessione delle vie per cui il figliuolo poteva essersi incamminato, per cui forsecamminava
ancora nella notte, per allontanarsisempre
più,sempre
più dalla sua casa, sciagurato! ingrato!ma
dove? dove diretto?—
e poi l'alba e il si-lenzio di tutta la casa, orribile, con ledonne
cedute alsonno
tra il pianto, là su le seggiole, col capo su la tavola, sotto illume
ancora ac-ceso—
ah, quellume
giallo nell'alba, e quei corpi là, che da sé a poco a poco s'eranocom-posti in atteggiamenti pietosi, rassettati per
non
soffrir tanto, per trovare
un
po' di requie essialmeno, se l'anima nel sonnoangoscioso
non
po-teva trovarne!—
e poi, al mattino e durante tuttoilgiornoseguente, le altrecorse,tre,quattro, alla Questura,prima
per denunziarelascomparsa del figliuolo e diquell'altro là, perchè fossespic-183
cato subito e diramato da per tutto
un
ordine d'arresto; poi per saperesequalchenotizia fosse, giunta; emai
nessuna!—
quei no, queino
del delegato rosso lentigginoso, che pure la mattina pareva avesse preso conimpegno
la cosa nel sen-tirecheforsesitrattavadidue
giovanotticheten-tavano
di passare in Franciaper arruolarsi nella legione garibaldina; e ora piùniente,tutto intento ad altro ora,come
senon
si ricordasse più nean-che dell'ordine dato;—
e le invettive, le aggres-sioni d'ora in ora più violente della moglie e della figlia Carlotta, perchè era sicuro cheFau-stino e quell'altro erano scappati via per lui,
ma
sì, per lui, per lui che avevafin dall'infanzia oppresso quel figliuolo colmetodo
tedesco, con la disciplina tedesca, conla coltura tedesca, fino a fargli concepireun
odio indomabile, inestin-guibile per la Germania, cheDio
la danni in e-terno!—
e ultimamente, in faccia all'altro che piangevadue
fratelli uccisi,non
aveva forse avuto il coraggio di gridare chel'Austriaaveva tutto il diritto di mandarglieli al macello queidue
fratelli?—
lui! lui!—
per questo erano scappati, sì, per dargliuna
giusta risposta, per fareuna
giusta vendetta dei sentimenti da lui offesi nell'uno e oppressi nell'altro fin dall'in-fanzia: ebbene,non
basta tutto questo? ce n'è184
anche d'avanzo per spiegare
come
Berecche si sia in sei giorni invecchiato di vent'anni.Ma
no,non
basta invecchiato.Berecche ora sostienedi
non
soffrire più nulla, proprio più nulla.Al
massimo, ecco,può
am-mettere,
ammette
d'avere l'idea astratta del suo dolore. L'idea astratta, forse sì....Ma non
del suo dolore propriamente.Del
dolored'un padre, così in genere, a cui sia accaduto quello che è accaduto a lui. In realtà perònon
sente nulla.Piange, sì... forse,
ma come un
commediante,ecco,*