sgualdrinel-le, che
avevano
paura di bagnarsi, di sciupare gli abiti di seta, con cui siparavano
per quella processione,dando uno
spettacolo d'irriverente120
vanità atteggiate tutte
come
la SS. Immacolata, con lemani un
po' levate e aperte innanzi al seno, piene d'anelli in tutte le dita, conlo scial-le di seta appuntato alle spalle, gli occhi esta-tici, e tutti i pendagli e tutti i lagrimoni degli orecchini e delle spille e dei braccialetti, cion-dolanti a ogni passo.Ma Monsignor
Vescovo, che!non
se nedava
per inteso. Forse,or ch'era vecchio cadente, ave-va paura dibagnarsi anche lui e di prendereun
malanno,seguendo
a caposcoperto il fèrcolo; e pocogl'importavache ilpoverovicario capitolare,monsignor
Lentini, fosse ridotto, quell'anno, perle tante prediche,
una
al giorno,sempre
su lo stesso soggetto, inuno
stato da far compassione linanche alle pietre.Erano
già undici domeniche, undici, undici, dall'otto dicembre, che il pover'uomo, levandoil capo dal guanciale, allaPiconella,sua vecchia casiera, che ogni mattina veniva recargli a letto
il caffè, chiedeva con voce lamentosa:
—
Piove ?E
la Piconella...Secondo. Il
tempo
s'era divertito a straziare quelbrav'uomo
conuna
incredibile raffinatezza di crudeltà.Qualche domenica
era aggiornato sereno: e allora la Piconella era corsa tutta e-sultante a darne l'annunzio al suomonsignor
vicario :
121
—
Il sole, il sole!Monsignor
vicario, il sole!E3 il sagrestano dellaCattedrale dagli
a
sonarea festa le
campane,
din don dan, din don dan, cliè eerto la 'SS.immacolata
quella mattinaprima
di mezzogiorno, sene
sarebbeandata via.Ma
che!Quando
già alla piazza della Cat-tedrale era cominciata ad affluir la gente per la processione e s'era finanche aperta la porta di ferro su la scalinata presso il Seminario,donde
la SS.
Vergine
soleva uscire ogni anno, e dal Seminario erano arrivati adue
adue
in lungo ordine i seminaristi parati con càmici, e tutt'in giro alla piazza erano stati disposti i mortaretti, ecco sopravvenire ingran
furia dalmare
fra lampi e tuoniuna nuova
e piùtremenda
bur-rasca. Il sagrestano, dagli dinuovo
asonar tutte lecampane,
per scongiurarla, sul fermento della folla che s'eramessa
intanto a protestare,in-dignata perchè, sotto quella
incombente
mi-naccia del tempo, i canonici volesseromandar
via a precipizio la
Madonna. E
fischi e urli einvettive sotto il palazzo vescovile, finché
Mon-signorVescovo
per rimettere la calma,non
a-veva fatto annunziare dauno
de' suoi segretarii che la processione era rimandata alladomenica
seguente,tempo
permettendo.Per
bene
cinque»domeniche
su undici s'era ripetuta questa scena! Quell'undicesimadoine-122
nica,
appena
la piazza fu sgombra,tutti i cano-nici del capitolo irruppero furenti nella casa dimonsignor
Lentini.A
ogni costo, a ogni costo bisognava trovareun
rimedio contro quella so-perchieria brutale!Il povero vicario capitolare sireggeva la testa con
ambo
lemani
eguardava
tuttiin girocome
se fosse intronato.S'eranoavventati contro a lui,
più che contro agli altri, i fischi, gii urli e le
minacce
della folla.Ma non
era intronato per questoDopo
undici settimane,un'altrasettimana di prediche sula SS. Immacolata! Ilpover'uoino, in quelmomento non
poteva pensare ad altro, e a questo pensiero, si sentiva proprio levar di cervello.Il rimedio lo trovò
Monsignor
Landolina, ilrettore terribile del Collegio degli Oblati. Bastò che egliproferisse
un nome,
perchèd'improvvisosi sedasse l'agitazione di tutti quegli animi.
—
IlMèola
!Qui
ci vuoleilMèola
!Amici
miei, bisogna ricorrere al Mèola!Marco
Mèola, il feroce tribuno anticlericale, che quattr'anui addietro aveva promesso di salvarMontelusa
dauna temuta
invasione di padri Liguorini, e l'aveva salvata, rapendo conenorme
scandalo dal monastero diSant'Anna
la nipoteeducanda
diMonsignor Partanna
e co-stringendo il vescovo a convertire in dote alla123
rapita le rendite accumulate da tanti anni pei
far ritornare a Montelnsa i padri Lignorini, ave-va orinai perduto ogni eredito. Perchè, se era vero da
una
parte che la promessa era stata mantenuta,non
eramen
vero dall'altra che imezzi adoperati e le arti cheaveva dovutousare, accostandosi ai preti, e poi quel ratto, e poi la ricchezza che glien'era derivata,
non
erano valsi a dar credito alla dimostrazione ch'egli volevatare, che il suo,cioè, era stato
un
sacrifizio eroi-co, perchè la nipote diMonsignor
Partanna, laeducanda
rapita, era bruttae gobba. Belli e bal-lanti e sonanti erano idenari della dote, e,in fon-do, i pezzi grossi del clero montelnsano, aiqualinon
era andatamai
a sangue questavenuta
<lei Lignorini minacciata dal vescovo, se
non
amici apertamente,avevano
di nascosto,anche
dopo quella scappata, anziappunto
per quella scappata, seguitato a veder dibuon
occhio Mar-co Mèola.Tuttavia, ora,a costui senza dubbio sa-rebbe piaciuto che, senza il rischio digua-starsi coi segreti amici, gli si offrisse un'occa-sione per riacquistar la stimadegliantichi com-pagni, il prestigio perduto di tribuno anticleri-cale.
Orbene, bisognava
mandar
furtivamente alMèola
due
fidati amici a proporgli anome
del-l'interocapitolodi tenere perlaventunadomenica
124
una
conferenza anticlericale al circolo degli impiegati, contro le feste religiose in genere, contro le processioni sacre in ispecie, togliendo a pretesto i deplorati disordini delle scorse do-meniche, quegli urli, quei fischi, quelle minacce del popolo per impedire il trasporto della SS.Immacolata
dalla Cattedrale alla chiesa di S.Francesco. Sparso per tutto il paese con molto
rumore
l'annunzio di quella conferenza, si sareb-be facilmente indotto ilVescovo
a pubblicareuna
indignata protesta contro la patente viola-zione, che della libertà del cultoavevano
inanimo
di tentare i nemicidella fede, eun
invito sacro a tutti i fedeli della diocesi perchè laventura domenica, con qualunque tempo, piovesse o non piovesse, si raccogliessero nellapiazzadella Cattedrale a difendere da ognipossibile ingiuria la venerata
immagine
della SS.Vergine
Im-macolata.
Questa proposta di
Monsignor
Landolina fu accolta e approvataunanimamente
daicanonici del capitolo. Solo quel sant'uomo del vicario,Monsignor
Lentini, osò di invitare i colleghi a considerare senon
fosseimprudente
sollevar disordinianche
dall'altra parte, andare a stuz-zicar quel vespajo; ma, suggeritagli l'idea che da quella conferenzadelMèola
avrebbe trattoargomento
di predica per la settimana ventura125
(nutro l'intolleranza che voleva impedire ai fe-deli di manifestare la propriadivozionealla Ver-dine, con parecchi:
—
Capisco, ma... capisco, ma...—
alla fine si rimise.E
la trovata diMonsignor
Landolina ebbeun
effetto di gran lunga superiore a quello chegli stessi canonici del capitolo se n'aspettassero.
Marco
Mèola,dopo
quattr'anni di silenzio, siscagliò in piazza con le furie d'un leone affa-mato, e,
dopo due
giorni di vociferazioni nel circolo degliimpiegati, nel caffè di Pedoca,riuscì apromuovere una
tale agitazione, cheMonsignor Vescovo
fu costretto a rispondere conuna
fie-rissima pastorale e, nell'invito sacro,chiamò
a raccolta per la venturadomenica non
solo tuttii fedeli di