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<li lei potente!
Che
spettacoloè questo!E
volete abbatterla? distruggerla? Ohi?La
Francia, la Russia, l'Inghilterra?E
valgonoforsepiù di lei?Che
valgono di fronte a lei? Merda, ecco, sì, merda,come
direi in faccia almio
figliuolo, se l'avessi qua, lui che è andato in ajuto di quella Francia fradicia;merda!
ecco,merda! merda!
Ah,
finalmente! dalla sua balordaggine, così battuta, così pestata, così accoppata dalla fiera invettiva, sorge tutt'aun
tratto ilbuon Fongi
col suo gran naso.
Per
protestare? No.Ha
una notizia con sé,una
notizia che si tiene in corpofin dal suo arrivo e che, assalito da tanti pianti, da tanti strilli,
non ha
trovato ancormodo
dimetter fuori.
—
Io,—
dice,— ho qua una
lettera diFau-stino.
Per miracolo Berecche
non
traboccagiù,tutt'inun
fascio.Diventa
pallidissimo, poi tutt'aun
tratto, paonazzo; si scaglia addosso al Fongi,
come
seFongi
sene
volesse scappare:— Tu? —
gli grida.— Una
lettera? di Fau-stino?E
piange e ride etrema
tutto e col passole-gato corre a gridar nel corridoio:
— Una
lettera...una
lettera di Faustino!., subito!.. Margheritina, Margheritina, conducete anche Margheritina!190
E mentre
lamoglie e CarlottaconMargheriti-na
permano irrompono
nello studio, ansanti, frementi d'impazienza, egli strappa con lemani
che gli ballano dallemani
delFongi
la lettera e si prova a leggerla forte.—
Diretta a lui...— A
lei %—
Già...—
Caro... ecco... Carosignor... oh Dio... carosi-gnor Fongi...
Non
può.La
vista, la voce, il fiato, anche legambe
glimancano.
S'abbandona suuna
seg-giola e cede a Carlotta laletteraperchèla leggalei.
La
lettera è datata da Nizza e dice così:Caro signor Fongi,
So l'affetto che Ella ha per mio padre e mi rivolgo a Lei per pregarla di recarsi da lui, appena riceverà questa mia, ad annunziargli ciò che del resto forse a quest'ora avrà indovinato, e lascio immaginare a Lei con quale sdegno e con quanto dolore.
Ma
gli dica, signor Fongi, che io non sono venuto qua, per combattere per laFrancia;ne sarà contento!191
Mono venuto qua, perchè convinto che VItalia, rimasta come una povera serva senza padrone,nonfarà nulla.
I due che aveva
—
Vuno cattivo, che Vha sempre an-gariata;l'altro che s'èdatosempre l'aria diproteggerla, piccola vecchia signora decaduta, tutVa untratto, senza neppur licenziarla, senza neppur dirle che potevano anche fare a meno dei suoi servizii, l'hanno lasciata in asso e si sono messi a sbrigare da sé le loro fac-cende. Ora la povera serva, neppurcerta d'essere stata licenziata, non sa chefare né dove andare.Ha
pauradegli antichi padroni, che l'hanno or ora lasciatacosì,
senza dirle: tu sei a spasso; ha paura di mettersi a servizio di nuovi, che dalle agenzie di collocamento, dette Ambasciate, la richiedono e le fanno pressanti esibizioni.
Da
che parte voltarsi, tra chi le dice di stendere questo o quel braccio per riprendersi di qua o di là quello che era suo e che tutti le han preso?Star sola, da sé, la povera signora decaduta non sa e non può, avvezza com'è ormai da tantotempo a ser-vire padroni perpocamercedenegli appartamenti della sua casa antica, magnifica, ariosa, piena di sole, in luogo ridente e fiorito. Molte cose belle, lo so, e molte cose grandi e gloriose sono in questa casa antica, di cui la povera signora decadutahafatto una locanda;
ma
vi son pure molte cose tristi e unagrande miseria specialmente nelVanima dei figli di questa signora, nati servitori.La mamma
li ha educati allaprudenza, alla tolleranza, afar le viste di non capire, di non192
sentire; a prendersi ancheinsantapace,se capita, uno schiaffo per mancia, rispondendo con un bel inchino:
—
Grazie, signore!—
; li ha educati a portare con disinvolturatuttelelivreecomel'abitoaloropiùproprio, a spazzolare con disinvoltura dalle falde di ciascuna l'impronta dei calci ricevuti, e a star bene attenti nel fare i conti, che spesso ahimè, poveramamma,
le sono venuti sbagliati a suo danno. Ebbene, signor Fongi, dica a mio padre che io sono qua in Francia nonper laFrancia con altri miei compagni—
non molti, oh,non molti!
— ma
soltantoper dimostraie che tratanta prudenza, tra tanta tolleranza, tra tanta accortezza per non sbagliare i conti e tanta perplessità nel deci-dere quale livrea convenga meglio indossare in questo momento, c'è pure in Italia... niente, un po' di gio—venta sprecata, anche un po' di gioventù che non sa fare i conti e non sa essere accortaeprudente,unpo' di gioventù, che... basta questo, signor Fongi: un po' di gioventù! Alla nostra madre Italia non serve,non servirà; anzi le farà danno dentro; siamo venuti a gettarla qua fuori per lei!
La
miamamma
piccola dirà:— Ma
comeì e non c'ero io, che sono purmamma
? a me sì, tu miservivi!— È
vero,mamma
!ma
pensa che questo è un momento, che tuttelepiccolemamme, come i loro figli, bisognache si sentanofiglie piccole anch'esse d'una
mamma
più grande, la quale nel suo amore comune comprende e assomma tutti i singoli amori !193
Pirandello
—
Erbadelnostro orto 13Io sono qua per te, se sonovenuto per quellagrande
mamma
comune, benché tuforse ora credail contrario!—
Le baci per me la mano, signor Fongi, e la assi-curi che io le darò frequenti notizie di me; conforti mio padre, che /orse soffre tanto di non potermi per-donare; baci le miesorelle e dica a Carlotta che Ginoè qua con
me
e che questa notte le scriverà a lungo.A
Lei, signor Fongi, i miei più vivi ringraziamenti eun rispettoso e cordiale saluto.