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Dall’eclissi del sacro al suo ritorno

Gli aspetti critici della religione

3.1 Dall’eclissi del sacro al suo ritorno

Nelle società industriali e post-industriali, nell’arco degli anni ‘60 fino agli inizi degli anni ’80, la sfera religiosa venne investita dal processo di secolarizzazione. Essa si caratterizzò dalla riduzione o dal crollo delle pratiche religiose, dall’irrilevanza della religione nella vita sociale e spesso fino all’esaurimento del capitale simbolico delle religioni storiche. La religione venne “criticata” da numerosi scienziati sociali, tra i quali: K.Marx, F.Nietzsche,S. Freud, ad essi, spesso, è attribuito il concetto di sospetto e di morte della religione come morte della stessa e quindi considera come una ormai superata civiltà.

Nel 1961 Sabino Acquaviva, basandosi sui risultati dell’indagine statistica, constatava il declino pressoché universale della pratica religiosa e la disaffezione nei riguardi del sacro. Questo scenario era particolarmente plausibile in tutta Europa, dove si poteva facilmente constatare l’avanzamento della secolarizzazione e dove molte religioni storiche vedevano attuata la loro vitalità, in realtà più a livello

pubblico che privato127.

Le interpretazioni del fatto religioso sono diventate,spesso, luoghi comuni della cultura più diffusa negli anni ’60-’80. In quegli anni emergeva i l’irrilevanza religiosa sul piano sociale, mentre nella vita privata aveva un suo riscontro , sia pur

127 S. Acquaviva, L’eclissi del sacro nella civiltà industriale. Una teoria del generale movimento di

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con qualche ridimensionamento: i riferimenti religiosi, anche in epoca di forte secolarizzazione, sono sembrati rappresentare una risorsa di significato sia per i singoli che per i gruppi.

Peter Berger,: «Sotto l’assalto della secolarizzazione l’onnipresenza del divino ha cominciato a farsi evanescente fino che si è arrivati a pensare che la sfera empirica fosse l’unica realtà del tutto autosufficiente … a che cosa si sono ridotti nella nostra situazione i segni della trascendenza: dei brusii e, aggiungiamo, dei brusii a cui non si presta certo molta attenzione … Se oggi i segni della trascendenza sono diventati dei brusii, allora ci resta la possibilità di farvi attenzione e di vedere che cosa essi

significhino; e, forse, di risalire alla sorgente da cui provengono»128. Sabino

Acquaviva nel 1979 129, enunciava l’ipotesi che «la religione istituzionale è in crisi,

l’individuo tende sempre più spesso a vivere una religiosità intima, ad avere una maniera personale di essere religioso, che è anche difesa contro un mondo irreligioso, consumistico, per certi versi oppressivo della personalità e delle aspirazioni». Secondo questo sociologo emergeva nella società, insieme all’irreligione, una religione prevalentemente soggettiva e non formale, una nuova maniera di dare significati ultimi alla vita: spuntava nella vita il seme religioso della rivolta contro una società che non dava respiro al desiderio di vivere significati e bisogni assoluti. «Università. Gruppi di amici marxisti con incrollabili certezze. Preferisco l’esaltante vitalità di questa mia maniera di credere, un credere sempre perduto e riconquistato»; 31 marzo 1972: «L’esigenza di un Dio “radicalmente altro” riemerge di continuo»; 26 giugno 1973: «Assenza di Dio e desiderio di un suo ritorno»; 6 giugno 1976: «Ritrovare l’infinito e l’eterno. La presenza assoluta di un

Dio negato»130.

Dagli anni ’80, poi, c’è una ripresa del tema dell’esperienza religiosa: si guarda al fenomeno religioso, nella situazione socio-culturale, in termini più aperti, con maggior attenzione alle istanze dello spirito. P. Berger scrive: «Durante questi ultimi

128 P. Berger, Il brusio degli angeli, Il Mulino, Bologna 1969, pp. 155-157. 129 S. Acquaviva, Il seme religioso della rivolta, Rusconi, Milano 1979. 130 Id., Dio dopo Dio. Diario 1964-2005, Ancora, Milano 2007.

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anni sono giunto alla convinzione che la maggior parte degli osservatori del campo religioso (tra i quali ci sono io) ha sopravvalutato la portata e l’irreversibilità della secolarizzazione. Esiste un certo numero di indizi … per pensare che le notizie riguardanti la morte della religione siano state esagerate. Vi sono anche i segni di una ripresa vigorosa della religione … mi sembra più probabile che la secolarizzazione abbia dei limiti … Io sono impressionato dall’incapacità intrinseca del mondo

secolarizzato a rispondere alle domande più profonde della condizione umana». 131

Secondo Berger è diffusa la sensazione che il secolarismo abbia fallito nel dare risposte alle domande basilari della vita umana. Egli ci ha offerto molti contributi per illustrare l’apporto che la religione può dare per i soggetti: rappresenta un principio di ridefinizione dell’identità personale e sociale: offre la possibilità di una miglior

comprensione di sé, della propria vocazione e collocazione nel mondo132.

R. Inglehart, fa notare che nella nostra società, soddisfatti i bisogni materiali della sopravvivenza, emergono i bisogni post-materiali, i bisogni dell’anima, si ricerca la soddisfazione di valori espressivi della personalità, l’auto-realizzazione personale,

con l’esplicazione di esigenze artistiche poetiche, morali e religiose133. La religione

può essere in grado di rispondere a tutte le attese umane e divenire fattore importante di maturità della persona.

Giorgio Campanini «Una tesi largamente condivisa, e documentata (su di una piano sociologico), è quella che interpreta in particolare l’ultimo decennio del Novecento e i primi anni del Duemila come una fase di passaggio da quella che era stata negli anni ’60 definita l’eclissi del sacro “a un movimento di “ritorno del

sacro”134. Il processo di secolarizzazione, che sembrava destinato a concludersi con

131 P. Berger, Affrontées à la modernité, la société, la politique, la religion, Centurion, Paris 1980, p.

198; cfr. pure Id., Una gloria remota, Avere fede nell’epoca del pluralismo, Il Mulino, Bologna 1994.

132 Cfr. F. Garelli, L’Italia cattolica nell’epoca del pluralismo, Il Mulino, Bologna 2006, p. 23. 133 R. Inglehart, La rivoluzione silenziosa, Rizzoli, Milano 1983.

134 G. Campanini, Il tempo della fede. Le nuove vie della testimonianza cristiana, Paoline, Milano 2007,

p. 42; sulle ambiguità di questo ritorno si può fare riferimento alla ricerca di AA.VV., La religiosità in

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la pressoché completa scomparsa del fenomeno religioso, non è giunto alle estreme

conseguenze: non ha distrutto la religione, anzi ha finito per rinvigorirla»135.

J. Casanova parla esplicitamente della riconquista della sfera pubblica da parte delle religioni. Secondo il sociologo americano, oggi è diffusa la tendenza di tradizioni religiose diverse a uscire dai confini della sfera privata, nella quale sembravano relegate dalla secolarizzazione, e a rivendicare un ruolo pubblico

significativo nei vari «ambienti», in cui esse sono presenti136. Tre interviste rilasciate

da F.Garelli, P.Berger e M.Walzer pubblicate dal giornale Avvenire testimoniano le linee di tendenza

F. Garelli, dichiara che tra i sociologi c’è una linea di tendenza ad ammettere che in occidente la secolarizzazione si è fermata. La fede oggi è considerata una possibilità, una risorsa, magari declinata nell’individualismo. La religione è uno dei pochissimi sistemi di significato, d’identificazione collettiva rimasti alla fine del XX secolo, alla fine delle ideologie. Da anni si assiste a una collettiva rivalutazione della religione: questa ha ripreso voce. Dietro le battaglie pubbliche di questi anni, dall’ecologia al pacifismo, alla globalizzazione, c’è dietro la dimensione etica, un’innegabile matrice religiosa. Dopo decenni di tentativi per relegare la religione nel «privato», oggi si registra un ritorno, una riscoperta pubblica della religione.

P.Berger afferma: «c’è indubbiamente un (ancora assai moderato) ritorno della religione, sia nelle aree cattoliche dell’Europa sia in quelle protestanti». M. Walzer dichiara che in Europa, ma ancora più negli Usa, la religione riconquista lo spazio pubblico: invero, specie per gli Usa, non c’è stato un declino della fede per

l’addietro137.La sociologa francese D.Hervieu-Léger sostiene che la religione, lungi

dallo scomparire, conserva nella nostra società un ruolo importante. Le persone in regime di cambiamento vivono paure e incertezze e cercano risposte alle loro

135 G. Campanini, ivi.

136 J. Casanova, Oltre la secolarizzazione. La Religione alla riconquista della sfera pubblica, Il Mulino,

Bologna 2000. Per quanto riguarda Casanova e altri autori citati nell’articolo come Bauman, Taylor, è interessante l’opera di P. Giovanetti, Europa Religioni Laicità (dieci interviste), Ancora, Milano 2007.

137 Intervista a F. Garelli, Dio non è più morto, in Avvenire, Agorà, 22-7-2003; cfr. intervista a P.

Berger, Se la fede non è più una scelta «scontata», in Avvenire, Agorà, 29-9-205; cfr. intervista a M. Walzer, Ma non siamo postcristiani, in Avvenire, 22-10-2005.

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esigenze. Ciascuno sceglie le sue credenze e inventa da solo la propria filiazione religiosa. Crescano sempre più quelli che si dedicano a una sorta di «bricolage» religioso, che attinge a varie fonti, c’è poi la figura del pellegrino, che rappresenta il nomadismo religioso, del convertito per un’adesione intima alla fede religiosa, c’è il

credente autentico e il non credente138.

P. Berger invece dice che la secolarizzazione e la concorrenza tra credi antichi e moderni hanno fatto in modo che l’individuo ai nostri giorni debba fare delle scelte: sceglie di aderire o non aderire a date tradizioni. Pure il professarsi cristiani significa compiere una propria scelta. La fede non è più «data per scontata»: la fede diventa

una questione di decisione consapevole139. Z. Bauman in merito alla presenza della

religione nella società contemporanea afferma «Cento anni dopo che Max Weber aveva dichiarato la scomparsa della religione, denunciando la caduta irrimediabile

del mondo in uno stato di disincanto, credo si debba parlare di “reincanto”»140.

Il mondo attuale si presenta con un pluralismo religioso, in una società che è «fuoriuscita» da una certa religione tradizionale come fattore di identificazione, ma

non è «fuoriuscita» dal problema di Dio141. Poi il cristiano sa come non vi sia nessun

tempo-nemmeno il tempo della post-modernità abbandonato da Dio142.Un Dio che

pare cammini sempre a fianco dell’uomo, al di là delle sue incertezze e del suo peccato un cristianesimo più convinto, come scrive Poulat, «la secolarità moderna si dedica, anima e corpo alle proprie occupazioni secolari senza nasconderlo: esso non

ha obiettivi religiosi, senza interdirli a nessuno»143.

138 D. Herveu-Léger, Il pellegrino e il convertito, Il Mulino, Bologna 2003. 139 P. L. Berger, Questioni di fede, Il Mulino, Bologna 2005.

140 Z. Bauman, Una nuova condizione umana, Vita e Pensiero, Milano 2003, p. 82.

141 G. Campanini, Il tempo della secolarizzazione. Il tempo della fede, in O. Svanera (a cura di), Il

tempo tra inquietudine e responsabilità, Messaggero, Padova 2000, p. 16; riesce utile la lettura di F.

Garelli, Forza della religione e debolezza della fede, Il Mulino, Bologna 1996, in cui si coglie la situazione attuale della religione cattolica.

142 G. Lorizio, Rivelazione cristiana. Modernità. Post-Modernità, San Paolo, Cinisello B. 1999. 143 E. Poulat, L’era post-cristiana. Un mondo uscito da Dio, SEI, Torino 1996, p. 198;R. Scruton, in

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Il modello antico era legato a un mondo «incantato», in cui la presenza di Dio era ineludibile, poi si è passati alla società del «disincanto», per conoscere negli anni più

recenti ancora un mondo reincantato attraverso il sacro144.