• Non ci sono risultati.

IV.III Un nuovo paradigma: la “sostenibilità ecosistemica” 104

IV.III.III Ecologia superficiale ed ecologia profonda 111

Parallela alla distinzione, giocata principalmente sul piano economico, tra sostenibilità debole e sostenibilità forte è la distinzione, essenzialmente filosofica, tra ecologia superficiale ed ecologia profonda (in inglese shallow e deep ecology) proposta da Naess negli anni settanta631 (c’è però chi data l’inizio del movimento dell’ecologia profonda nel

1962, facendolo coincidere con la pubblicazione del libro Silent Spring di Carson).632

Naess ha usato per la prima volta la distinzione shallow-deep ecology in un discorso tenuto nel 1972 alla Conferenza The World Future Research.633 Secondo l’ecologia

superificiale, l’ecologia non può essere considerata la fonte di un nuovo sapere: la crisi ambientale è soltanto un problema di inquinamento e sfruttamento delle risorse, da affrontare in vista della salute e benessere della popolazione umana “con strumenti analitici e criteri assiologici già perfettamente noti, un nuovo oggetto cui applicare regole e principi (siano essi etici, economici o giuridici) consueti”.634 In base all’ecologia profonda,

invece, la crisi ecologica non può essere semplicisticamente vista come uno dei tanti problemi, piuttosto rappresenta “la sfida che rende evidente come le premesse cognitive ed etiche sulle quali poggia il pensiero occidentale siano inadeguate a garantire la sopravvivenza dell’uomo e della natura”.635 Meglio di qualsiasi spiegazione, la seguente

frase di Naess può dare l’idea del significato di ecologia profonda: “Ecologically

responsible policies are concerned only in part with pollution and resource depletion. There are deeper concerns which touch upon principles of diversity, complexity, autonomy, decentralization, symbiosis, egalitarianism, and classlessness [...]the norms and tendencies of the Deep Ecology movement are not derived from ecology by logic or induction. Ecological knowledge and the life-style of the ecological field-worker have suggested, inspired, and fortified the perspectives of the Deep Ecology movement. […]the significant tenets of the Deep Ecology movement are clearly and forcefully normative.”636

631 A. Naess, The Shallow and the Deep, Long-Range Ecology Movement. A Summary, cit.; A. Naess,

Ecology, Community and Lifestyle, Cambridge University Press, 1989. Sulla vita e il lavoro di Naess si veda

D. Rothenberg, Is It Painful to Think? Conversations with Arne Naess, University of Minnesota press, 1993.

632 A. Drengson e B. Devall, The Deep Ecology Movement: Origins, Development & Future Prospects, in

The Trumpter, 2010, vol. 26, n. 2, pp. 48-69, p. 50.

633 A. Drengson e B. Devall, The Deep Ecology Movement: Origins, Development & Future Prospects, cit.,

p. 52.

634 M. Tallacchini, Diritto per la natura. Ecologia e filosofia del diritto, cit., p. 55. 635 M. Tallacchini, Diritto per la natura. Ecologia e filosofia del diritto, cit., p. 55.

Secondo Naess l’ecologia profonda si compone dei seguenti sette elementi strutturali: la relazione intrinseca tra uomo e natura, che sostituisce l’idea dell’uomo nella natura;637 un

“egualitarismo biosferico di principio” (“Biospherical egalitarism – in principle”), inteso come uguale diritto (non soltanto umano) di vivere e di realizzare se stessi; un principio di pieno accoglimento delle diversità e di simbiosi tra i viventi; un (connesso) rifiuto di atteggiamenti classisti; la lotta contro l’inquinamento e lo sfruttamento delle risorse; un principio di complessità (e non di complicazione) della realtà, dal quale discende, oltre che il riconoscimento dell’ignoranza umana di fronte alla relazioni biosferiche, anche una differenziazione (e non frammentazione) del lavoro; autonomia locale e decentralizzazione.638 Naess ha inoltre proposto i cosiddetti “platform principles of the

deep ecology movement”, secondo i quali tutti gli esseri viventi hanno un valore intrinseco;

la diversità e la ricchezza della vita hanno un valore intrinseco; l’umanità, tranne che per soddisfare i propri bisogni vitali, non ha il diritto di ridurre tale diversità e ricchezza; sarebbe meglio per gli esseri umani, e molto meglio per le altre creature viventi, se vi fosse un numero più contenuto di persone; il livello dell’interferenza umana nei vari ecosistemi non è sostenibile e l’insostenibilità sta aumentando; un miglioramento decisivo richiede dei cambiamenti sociali, economici, tecnologici e ideologici rilevanti; un cambiamento ideologico dovrebbe essenzialmente consistere nella ricerca di una migliore qualità della vita piuttosto che in un più alto tenore di vita; coloro che accettano i summenzionati punti sono responsabili per provare a contribuire, direttamente o indirettamente, alla realizzazione dei necessari cambiamenti.639 Tali principi tracciano, con le parole di

Drengson, una strada per promuovere una convergenza internazionale che incoraggi la co- operazione multiculturale per conto della Terra e delle sue comunità ecologiche.640 Oltre a

Naess, anche Commoner ha contribuito al dibattito sull’ecologia profonda dando un contributo prescrittivo attraverso l’enunciazione delle seguenti leggi:641 ogni cosa è in

relazione con tutte le altre (“Everything is connected to everything else”); ogni cosa va in qualche direzione (“Everything must go somewhere”); la natura sa cosa è meglio (“Nature

637 Sul tema della connessione con la natura si vedano A. Leopold, A Sand County Almanac and Sketches

Here and There, Oxford University Press, 1949; G. Bateson e M. C. Bateson, Angels fear: Towards an epistemology of the sacred, Macmillan, 1987; J. B. Callicott, My Reply, in W. Ouderkirk e H. Jim (a cura di),

Land, value, community: Callicott and environmental philosophy, State University of New York Press, 2002, pp. 291-331.

638 A. Naess, The Shallow and the Deep, Long-Range Ecology Movement. A Summary, cit., pp. 95 ss.

639 A. Naess e P. I. Haukland, Life’s Philosphy: Reason and Feeling in a Deeper World, University of

Georgia Press, 2002, pp. 108-109.

640 A. Drengson, The Life and Work of Arne Naess: an Appreciative Overview, in The Trumpeter, 2005, vol.

21, n. 1, pp. 27-47, p. 33.

knows best”); non esistono in natura consumi gratuiti (“There is no such thing as a free lunch”).642

Ancora a Naess si deve l’elaborazione del concetto di ecosofia (“ecosophy”), una filosofia dell’armonia ecologica o dell’equilibrio, globale più che di dettaglio, che nasce dalla fusione tra ecologia e filosofia.643 Il filosofo ha invitato a creare ognuno la propria

ecosofia ispirandosi ai compiti previsti dai principi della piattaforma. Si registra infatti una diversità di ecosofie che riflettono la diversità ecologica e individuale del potere creativo che si trova in ogni essere.644

Hargrove, in riferimento all’opera di Naess, ha parlato di principio di “non-interferenza” o “nichilismo terapeutico”,645 evidenziando come il filosofo introduca un principio in base

al quale l’uomo non dovrebbe interagire con i processi naturali poiché “ogni cambiamento importante introdotto dall’uomo in un sistema naturale va probabilmente a detrimento di tale sistema”.646 Secondo Tallacchini è questo uno dei punti più controversi dell’ecologia

profonda per le “conseguenze antiumaniste che esso sembra implicare”.647 Come

lucidamente rilevato dalla giurista, “l’interferenza dei sistemi umani con quelli naturali è ormai così capillarmente diffusa sul pianeta da rendere almeno dubbia la naturalità di molti assetti ecosistemici”.648