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Policy sull’Economia Cir

E) Mercato delle materie prime secondarie: ! Miglioramento della legislazione in

1.3. Le policy sull’Economia Circolare in contesti extra-UE:

1.3.3. L’Economia Circolare in Giappone

A partire dagli anni '90, costretto a dover fronteggiare il problema della scarsità delle risorse naturali e della tutela dell'ambiente,

minacciata da un consumo cresciuto note- volmente a partire dagli anni ’70 con la con- seguenza di una sempre maggiore quantità di rifiuti da smaltire e un territorio limitato in quanto insulare (Ministry of Enviroment of Japan, 2014), il Giappone ha spinto no- tevolmente verso la costruzione di una so- cietà basata sull'Economia Circolare.

Il Giappone è diventato il primo paese ad esplorare il tema dell'Economia Circolare e uno dei paesi – insieme all’Unione europea – ad avere la più alta produzione normativa in materia (Ji et al., 2012).

I primi provvedimenti in tema di gestione di rifiuti e di salvaguardia dell’ambiente fu- rono emanati a partire dagli anni ’70 e nel 1991, all’interno del “Waste Management

Act”, fu inserito l’obiettivo della riduzione

della generazione dei rifiuti, insieme agli obiettivi di raccolta differenziata e riciclo dei rifiuti.

Tuttavia, il provvedimento principale, al quale sono seguiti altri provvedimenti set- toriali, è il “Basic Act for Establishing a Sound

Material-Cycle Society” del 2000. La legge si

pose l'obiettivo di una società in cui il con- sumo di risorse naturali fosse limitato e l’im- patto ambientale ridotto. Tutto ciò attraverso, rispettivamente, la promozione di un uso efficiente delle risorse e una di- versa e migliore gestione dei rifiuti e del- l’igiene pubblica.

La città-pilota di Xiongan

Per dare contezza delle dimensioni dell’investimento del governo cinese, basti pensare che il numero totale di progetti pilota dagli anni 2000 ad oggi è superiore ai 2300. Un esempio tra questi – e forse il più ambizioso – è Xiongan, una nuova città che verrà costruita a 100 chilometri a sud-ovest di Pe- chino, nella provincia di Hebei. Fin dal suo concepimento, la città adotterà gli standard internazionali e intende utilizzare le ultime tecnologie previste per le smart-cities. La costruzione della città richiederà

l'uso di soluzioni sostenibili su scala senza precedenti in Cina. Questa nuova città è destinata a svolgere un ruolo di modello per l’attuazione dei principi di sostenibilità, implementando un'Economia Circo- lare su larga scala.

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La legge ha inoltre fissato obiettivi quanti- tativi per tre indicatori: produttività delle ri- sorse, tasso di utilizzo ciclico e quantitativo di smaltimento finale (Sakai et al., 2011). Al- l’interno di questa legge fondamentale è presente il tema delle 3R (Riduzione, Riuso, Riciclo), per promuovere lo sviluppo su ampia scala della Sound Material-Cicle So-

ciety, così come anche il tema della Gerar-

chia dei Rifiuti (Riduzione, Riuso, Riciclo, Recupero di energia, Smaltimento).

Negli anni successivi, altre leggi sono inter- venute su temi specifici: riciclaggio degli im- ballaggi (2000), che per la prima volta in Giappone introduce il concetto di respon- sabilità estesa del produttore; riciclo degli elettrodomestici (2001); riciclo dei materiali inerti ed edilizi (2002); riciclo dei rifiuti ali- mentari (2007); riciclo dei veicoli a fine vita (2005).

In conformità con il Basic Act del 2000, i tre Piani Fondamentali (emanati nel 2003, 2008 e 2013), hanno trattato globalmente la gestione dei rifiuti, includendo metodi per la loro riduzione. Con specifico riferi- mento al terzo (2013), questo prevedeva la promozione del piano per le 3R e l'uso avan- zato delle materie riciclate e la promozione del recupero dei metalli rari (Sakai et al., 2017).

Per quanto riguarda la raccolta e riciclo dei rifiuti, il Giappone ha investito durante gli anni ’90 sia con campagne e iniziative a li- vello nazionale, sia a livello locale. Nel 1993 fu lanciata una strategia apposita- mente dedicata ai rifiuti con il fine di pro- muovere la riduzione e il riciclo dei rifiuti a livello locale, sovvenzionando la raccolta differenziata e favorendo la costituzione di gruppi residenti nei comuni che si sareb- bero occupati direttamente di questa. Al contempo, fornì sussidi per la costruzione di strutture che avevano il compito di ri- parare i prodotti a fine vita e favorirne il loro riutilizzo.

Inoltre, per favorire la comprensione delle regole di raccolta dei rifiuti, le amministra- zioni locali, negli stessi anni, hanno tenuto riunioni aperte alla cittadinanza dove si spie- gavano sia le regole di raccolta, sia le moti- vazioni dell’importanza della raccolta dei rifiuti e come le leggi erano state ideate ed emanate.

Un’altra novità importante riguardo alla raccolta, è stata la costituzione di gruppi di raccolta formati da semplici cittadini, che si impegnavano a raccogliere i rifiuti deposti davanti alle porte dai loro vicini e deposi- tarli in un luogo dove sarebbe poi avvenuta la vera e propria raccolta da parte degli ope- ratori del settore.

Questi gruppi di raccolta erano incentivati economicamente dal governo, che conce- deva benefici alle comunità locali che or- ganizzavano tali associazioni. I benefici dei

gruppi di raccolta erano, in primis, econo-

mici per gli operatori (e quindi indiretta- mente per gli stessi cittadini), ma anche in termini sociali e individuali, in quanto si facilitavano le relazioni interpersonali e si favorivano i cittadini che non erano obbli- gati ad esporre i rifiuti solo in determinati giorni previsti dal calendario di raccolta.

Al momento, sono previste altre iniziative sia nazionali che locali, tra le quali:

! il mese della promozione delle 3R (otto- bre), per aumentare la sensibilità dei consumatori e degli operatori sull’im- portanza delle 3R;

! premi rilasciati dal Ministero dell’Am- biente per quei cittadini, quelle imprese o quelle comunità che si sono distinte nella contribuzione all’implementa- zione della “Società Solida del Ciclo dei Materiali” e premi alle città degne di merito “Città del Riciclaggio pulite” – si- mili iniziative sono attuate anche dalle municipalità locali;

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! la “Campagna per un consumo amico dell’ambiente”, che si tiene ogni anno durante il mese della promozione delle 3R, e prevede delle attività in collabora- zione tra Governo, amministrazioni lo- cali, associazioni di produttori, rivenditori e consumatori, per sensibiliz- zare sia i consumatori sia i produttori e rivenditori sull’importanza di un con- sumo amico dell’ambiente;

! sulla scia di una conferenza tenutasi nel 1992 e ripetutasi periodicamente, nel 1993 il Governo stabilì che la settimana a partire dal 30 maggio di ogni anno sa- rebbe diventata la Settimana della Ridu- zione dei Rifiuti e della Promozione del Riciclo, prevendendo una programma- zione televisiva ad hoc e numerose ini- ziative ed eventi per sensibilizzare la popolazione sul tema dei rifiuti.

L’esperienza più che trentennale del Giap- pone in tema di gestione efficiente delle ri- sorse e dei rifiuti lo porta ad avere alcuni punti di forza, tra i quali:

! I tassi di riciclo giapponesi sono straordi- nari: il paese raggiunge il 98% nel riciclo dei metalli e, se paragonati ai paesi euro- pei, sono quasi nulli gli abbandoni di ri- fiuti e gli smaltimenti illegali. La legge sul riciclaggio degli elettrodomestici garanti- sce che la maggior parte dei prodotti elet- trici ed elettronici venga riciclata, rispetto al 30-40% in Europa. Di questi apparec- chi, tra il 74 e l’89% dei materiali in essi contenuti sono recuperati. La loro reim- missione nel ciclo produttivo è testimone di un’Economia Circolare che funziona (Benton and Hazell, 2015). Le motiva- zioni di questi alti tassi di riciclo risie- dono sia in ragioni storiche (un’alta densità abitativa che rese presto imper- corribile la strada delle discariche), sia in interventi normativi, che hanno previsto grossi investimenti in educazione am- bientale già a partire dai primi anni sco-

lastici, sia infine in una predisposizione culturale innata e “coltivata” verso la col- laborazione;

! le infrastrutture dedicate al riciclaggio sono in comproprietà, attuando nella pratica la responsabilità estesa del pro- duttore. La legge richiede, infatti, ai con- sorzi dei produttori di gestire gli impianti di smontaggio, assicurando che benefi- cino direttamente del recupero di mate- riali e parti recuperate. Le aziende sono quindi obbligate ad investire a lungo ter- mine nelle infrastrutture di riciclaggio. E, poiché possiedono sia impianti di pro- duzione che di recupero, inviano i pro- gettisti di prodotti alle fabbriche di disassemblaggio per sperimentare le fru- strazioni derivanti dall'aver smontato un prodotto mal progettato. Alcune aziende, in fase di progettazione, inviano gli stessi prototipi alle stazioni di disassemblaggio per assicurarsi così che siano facili da smontare e che facilitino il recupero di materie prime;

! Raccolta consumer-friendly: il sistema di raccolta di apparecchi obsoleti è così completo e facile da usare che è quasi im- possibile non riciclare. I vecchi apparec- chi sono raccolti dai rivenditori direttamente in negozio o al momento della vendita di un nuovo prodotto, così come avviene anche in Italia. Per i pro- dotti tecnologici obsoleti, il produttore può sia richiedere alle autorità locali di ri- tirarlo direttamente presso il domicilio del consumatore, sia può essere lasciato dal consumatore a qualsiasi ufficio po- stale, così da recapitarlo successivamente al produttore. Così come avviene anche in Italia, è richiesto un contributo ai con- sumatori al momento dell’acquisto, con- tributo che poi servirà per il servizio di raccolta e smaltimento. Facendo così, si disincentivano gli abbandoni dei pro- dotti arrivati a fine ciclo.

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