CRONACHE E RASSEGNE
I. Economia e Finanza
Simon Zagorsky : La Bépublique dea Sovieta. - Bilan iconomique. (Un volume in-8*. Prezzo 15 fra. Payot & C., 106, Boulevard Saint-Oermaiu, Paris).
L'autore, professore di Economia politica all'Università di Pietrogrado, che ha passato due anni e mezzo sotto il regime bolscevico in Russia ed ha potuto osservare personalmente il regime soviettista, dà un quadro suggestivo della politica economica di questo regime. I fatti che egli espose sono tratti, come l'A. afferma, esclusivamente da fonti soviettistiche, perchè in Russia non ai trova alcun scritto di carattere scientifico, politico, economico e statistico all'infuori di quelli pubblicati dai Soviets.
Di proposito l'autore tratta esclusivamente dei fatti economici, evita di parlare delle questioni politiche che riguardano in special modo la legittimità o meno del potere dei Soviets e del loro regime di fronte alla Russia ed all'Europa.
La conoscenza dei risultati economici del regime soviettistico è della mas-sima importanza ; inquantoché, più che altrove, la politica economica del potere soviettista è intimamente legata alla sua politica generale interna ed estera.
In Italia ed all'estero, sia per la difficoltà, specialmente nei primi tempi, di avere notizie errate, sia per opera dei Governi, i quali, con fini diversi ed opposti, cercavano di falsare le poche notizie che si avevano, si sono avuti dei denigratori come degli esaltatori fanatici del bolscevismo: e lo spasmo sia dell'esaltazione, sia della denigrazione per alcuni era in proporzione inversa dell'ignoranza che essi delle cose russe avevano.
Il Zagorsky in questo volume espone dei fatti, delle cifre eloquentissime, corredandole da considerazioni e da acute osservazioni ; di modo che il lettore può farsi un concetto delle vere condizioni della Russia e dei suoi gravissimi problemi.
Esposte a rapidi tratti : la politica economica della Repubblica dei Soviets, la dittatura del proletariato, la istituzione e abolizione del controllo operaio, organizzazione e costituzione dei frtute e dei Sindacati, l'A. passa ad esaminare la produzione e la politica della nazionalizzazione delle industrie. L a produ-zione dal 1917 in poi è andata spaventosamente diminuendo, e in notevolissima parte ciò è dovuto alla nazionalizzazione delle industrie, le quali non vivono, afferma l'A., che dalle risorse dello Stato, consumano molto di più di quanto non producano.
Le intraprese industriali della Repubblica dei Soviets costituiscono, più che un processo di produzione, un processo di consumo; l'A. tratta quindi dello scambio, dei trasporti, del lavoro, delle finanze e infine delle conseguenze sociali. Nel capitolo che riguarda il lavoro, l'A. afferma, e ne dà la dimostrazione, che dal regime soviettista la classe operaia non ha migliorato le sue condizioni ;
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un miglioramento invece l'ha ottenuto quella parte degli operai ai quali furono affidate delle funzioni soviettistiche nei differenti servizi dello Statò.
Tutte le funzioni dello Stato, scacciati i funzionari del vecchio regime, furono affidate, nella massima parte, agli operai, i quali vennero ad avere cosi una situazione privilegiata; formandosi un'aristocrazia operaia interessata all'esistenza ed alla consolidazione del potere soviettista, in contrapposto alla massa dei lavoratori che non coprono alcuna funziono, ma che vivono del lavoro manuale. Le conclusioni dell'A. sono che questa gran massa di lavo-ratori, già torturata sotto il regime zarista, hA peggiorato grandemente le sue condizioni eia morali che materiali.
Per ogni questione che J'A. tratta dà un'ampia documentazione.
11 libro, condotto con scrupolo e con metodo scientifico, merita di essere letto da chi desidera avere una seria conoscenza delle condizioni della Russia.
F. A. RsPAcr. On. Prof. Achille Loria: Perso la giustizia sociale. Voi. I. Nel tramottte di
un secolo (1880-1004), 3» edizione riveduta. (Milano, Società Editrice Libraria,
1921, pag. 614. Prezzo L. 70).
Il rapido esaurirsi delle precedenti edizioni dimostra l'interesse e la simpatia con cui il pubblico ha seguito e segue questi sludi del Loria. Come egli dichiara nella sua prefazione, i saggi che furono per la prima volta raccolti 17 anni fa, furono da lui assoggettati ad una accurata revisione, nella quale però, salvo errore, non han posto la letteratura e le esperienze di questi ultimi anni. In questo primo volume sono riprodotti i saggi compresi nelle precedenti edizioni: critici, su economisti, statistici, sociologi; economici, eu problemi speciali dell'economia (effetti dei dazi, fenomoni monetari) e finanza (es. imposta progressiva) e rapporti tra economia e problemi sociali; sociologici, sia relativi a teorie socialiste sia a scrittori ed argomenti diversi. Il Loria promette di raccogliere in un successivo volume gli altri saggi suoi più recenti. Gli attuali fa precedere da una introduzione intitolala: Vi ha una giustizia socialeP L'esistenza di un assetto sociale giusto e definitivamente adeguato, di cui le fasi sociali fiu qui percorse rappresentano solo le dolorose preparazioni, sarebbe il concetto dominante di queste pagine in apparenza diverse e sparse.
È evidente che a questa domanda la scienza non può rispondere; entriamo nel campo delle valutazioni soggettive e la scienza può precisare la forma che nei diversi ambienti storici il concetto arbitrario di giustizia può assumere. Ad illuminare con la cultura e le nozioni scientifiche il sentimento si indirizza quindi in parte il volume, che pure reca trattazioni oggettive di molti fatti e problemi.
Anselmo Bernardino: Socialismo e Finanza. Critica di una teoriadi E. RIQNANO
intorno alia trasformazione dell'imposta successoria. (Palermo, A. Trimarchi, editore, 1921, pag. 158. Prezzo L. 10).
Anselmo Bernardino: Tributi e bilanci in Sardegna nel primo ventennio della sua annessione al Piemonte (1721-1740). Contributo alla illustrazione
della finanza sabauda nell'isola. Con prefazione di G. PRATO. (Torino, Fratelli Bocca, editori, 1921, pag. 120. Prezzo L. 15).
Il secondo di questi volumi è anch'esso, come la monografiadel Pino-Branca, un contributo alla corrente di sludi storico-economici che si va svolgendo
in Italia sotto la direttiva dell'Einaudi e del Prato. Dopo un rapido cenno delle vicende politiche e delle condizioni generali della Sardegna nella prima metà del secolo XVIII, l'A. esamina analiticamente i principali tributi orga-nizzati o modificati sotto l'amministrazione sabauda: il donativo, le entrate regalistiche, il tributo delle estrazioni, le gabelle del sale e del tabacco. Nella seconda parte esamina sinteticamente le entrate e le spese dell'ammi-nistrazione finanziaria sarda dal 1721 al 1740 con vari commenti e spiegazioni dei dati esposti ; dà un cenno della contabilità finanziaria applicata in Sardegna in base alle norme vigenti in Piemonte e conclude con rilievi generali sul valore economico e finanziario della Sardegna di quel periodo, sui caratteri medioevali della finanza di quel tempo e situazione economica della Sardegna.
Il primo volume invece è una nuova critica alla nota proposta del Rignano per una imposta progressiva nel tempo sui beni caduti in eredità. Esposta la teoria del R., considera i principi scientifici generali in base ai quali il problema deve essere studiato. Connessione tra diritto ereditario e distribu-zione dei redditi, fundistribu-zione dell'imposta successoria, limiti alla sua concreta azione. Una piena applicazione della teoria del R., ritiene l'A., sboccherebbe nel Socialismo di Stato con tutti i danni di una vasta nazionalizzazione delle produzioni. Lo Stato proprietario rappresenta una forma di organizzazione tributaria superata. Le concrete applicazioni dei principi, come dimostra ia nostra e altrui esperienza tributaria, non possono avere decisive influenze sulla concreta distribuzione delia ricchezza, data la esigua proporzione che, anche nei regimi a più alte aliquote, i gettiti della imposta successoria rappresentano sul totale delle entrate e, più, sulla ricchezza di ciascun paese.
Rosse! Rea: The Triwnph of Free Ir ade and other Essays and Speeches. (London, Mac Millan & Co., 1920, pag. 385. Prezzo 16 scellini, net).
Questa raccolta postuma di scritti, discorsi, polemiche di Russel Rea è stata curata e scelta da un amico del R., Ch. F. G. Masterman, che riassume pure in un'interessante introduzione i tratti essenziali della vita, delle lotte, delle opere di questo tipico radicale liberista dei nuovi tempi, strenuo difen-sore del libero scambio, ma favorevole, benché egli stesso industriale ed imprenditore, al nuovo diritto operaio, a certi tentativi di statizzazione, alla tassazione progressiva. Certo la parte più importante dell'azione parlamentare e polemica del R. fu dedicata alla difesa dei principi e della pratica della libertà commerciale, contro le nuove correnti protezioniste che s'andavano negli ultimi vent'anni delineando ed accentuando in Inghilterra; e la prima e maggior parte del volume è appunto occupata da saggi su questo argomento, scelti tra quelli di carattere più generale e duraturo, tra i numerosi già pub-blicati nel volume British Free Trade. 11 R. visse nel periodo in cui al vecchio protezionismo agrario si aggiungevano in Inghilterra nuove correnti protezionistiche di carattere industriale. In taluni punti di questi saggi egli mette in rapporto il fenomeno protezionista col fatto guerra. Considerando la reazione protezionista accentuatasi nel 1880 nel continente europeo ed in America, mette in rilievo la convenienza pratica per l'Inghilterra della fedeltà al libero scambio, trattando in vivace polemica di numerosi problemi connessi : interdipendenza tra esportazioni ed importazioni, jdumping, libertà commer-ciale e sviluppo della marina mercantile, protezione e disoccupazione, influenza degli investimenti dei capitali all'estero, ecc. Di fronte ai sostenitori delle
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cosidette « tariffe scientifiche », che ammantano la tendenza protezionista sotto pretesti tecnici, il R. ricorda il sistema di tariffa scientifica proposto dalla Commissione parlamentare presieduta da J. Hume e adottata da Peel nel 1842. Quella tariffa si dimostrò inadatta, tanto che poco dopo Peel e Gladstone ai convertivano al principio della piena libertà commerciale, ed egli non trova che le condizioni siano oggi cambiate.
In una seconda parte dal volume sono contenuti alcuni recenti discorsi, parlamentari e non, del R. : egli mori nel gennaio 1916, vide quindi solo la prima parte della guerra, che, malgrado i suoi sentimenti democratici, corag-giosamente accettò, come dimostrano i suoi discorsi qni contenuti. Non si rassegnò però allo sfruttamento protezionista e militarista della guerra, ehe anche tra i colleghi radicali del Parlamento inglese si preparava e si stava facendo. Cosi egli parlò contro i proposti dazi sul grano e Bullo zucchero, nell'interesse delle masse consumatrici più povere e meno organizzate ed espresse i suoi dubbi sull'opportunità di rinunciare in Inghilterra al sistema volontario e adottare anche nel dopoguerra la coscrizione obbligatoria.
In uno di questi suoi discorsi mette in rilievo il significato della vittoria radicale che portò Aequitb e Lloyd George al Governo, ricordando l'Home
Rute Bill che nel 1914 parve chiudere la secolare contesa tra irlandesi ed
inglesi e far trionfare i principi di governo liberale sostenuti da GladBtone. La storia ci ha dimostrato che quell'atto unilaterale non bastò a risolvere il problema e che all'accordo siT doveva giungere solo più tardi e dopo un periodo di violenti lotte sanguinose.
Nell'ultima parte sono raccolti saggi vari, che meglio caratterizzano il pensiero del R. specialmente nel campo dei problemi sociali. Cosi egli vi si addimostra contrario all'arbitrato obbligatorio applicato in alcune colonie inglesi, ma non reciso avversario della nazionalizzazione delle miniere, costatando come il trasformare la massa dei lavoratori di esse in dipendenti dello Stato non presenti i pericoli politici che presenta la nazionalizzazione delle ferrovie; si mostra contrario al socialismo, ma non alle riforme sociali. È una figura storica di un tipo forse destioato a scomparire, se la conversione di tanta parte dei « radicali della coalizione » si manterrà nel futuro. Il tipo dell' industriale e commerciante inglese, colto, operoso e maschio, che non ha bisogno per vivere e lavorare degli aiuti e favori dello Stato ed è la prova pratica della concreta utilità del libero scambio.
F. Carli: Le esportaeioni. (Milano, Fratelli Treves, 1921, pag. 140. Prezzo L. 4). L Giusti : I prestiti pubblici contratti all'estero. (Milano, Fratelli Treves, pag. 264. Prezzo L. 8).
R. Ciasca: Il problema della terra. Con prefazione di G. PRATO. (Milano, Fratelli Treves, pag. 288. Prezzo L. 8).
A. Pino-Branca: Fatti di ieri e problemi d'oggi. Con prefazione di G. P R A T O .
(Milano, Fratelli Treves, pag. 168. Prezzo L. 4).
C. E. Ferri: Il pensiero economico del Conte di Cavotir. (Milano, Fratelli Treves, pag. 150. Prezzo L. 4).
G. Mann: Problemi e tecnica dell'esportazione d'oltre mare. (Milano, Fratelli Treves, pag. 190. Prezzo L. 4).
La letteratura italiana continua copiosa sui problemi economici del dopoguerra; questi volumi monografici, che costituiscono i N. 14-21 della
« Biblioteca di scienze economiche » del Treves, ne sono una interessante prova. Scritti in parte di giovani, non si possono dire generalmente studio approfondito dei problemi che trattano, ma rilievo di dati e aspetti dei problemi stessi e mentre recano materiale che un giorno potrà anche riuscire prezioso, presentano spesso una inevitabile fretta se non superficialità.
Due di questi volumi sono dedicati ai problemi dell'esportazione italiana nel presente periodo. Il Carli, rilevando l'importanza che l'esportazione può avere come fattore di ricostruzione postbellica, osserva anzitutto il bisogno di libertà che la nostra esportazione ha, dimenticandosi di osservare che non basta la libertà dell'esportazione, ma è indispensabile anche quella delle importazioni, se si vogliono espandere le merci inviate all'estero.
Lo studio del Carli si ferma maggiormente su mercati la cui importanza è relativamente secondaria in confronto dei nostri maggiori clienti: Francia, Svizzera, Inghilterra, ex-Imperi Centrali, Stati Uniti, ecc. Lo studio delie possibilità delle esportazioni verso mercati relativamente da noi poco sfruttati, come la Russia, la Penisola Balcanica, il Brasile, l'Estremo Oriente, può essere interessante, ma portare ad una inesatta valutazione delle prossime convenienze del nostro commercio estero. Noi dobbiamo basarci anzitutto su quei prodotti, agricoli e semilavorati, che necessariamente per molti anni costituiranno ancora la gran massa delle nostre esportazioni. I guadagni che possiamo fare con queste esportazioni sono superiori a quelli che possiamo fare in mercati per noi secondari con esportazioni industriali, specie di industrie non ancora a noi naturali, con tutto l'armamentario di mezzi artificiali, come credito all'esportazione, premi, sviluppo delia tecnica della esportazione specializzata, ecc., che sembrano preoccupare specialmente gli scrittori sulla nostra esportazione. Non dico con questo che non abbiano importanza i diversi mezzi per l'aumento dell'esportazione, cui il C. dedica l'ultimo capitolo della sua monografia; notevole parte della nostra esporta-zione non utilizza ancora la vendita all'estero con quei prezzi ed in quella estensione che potrebbe assumere se meglio organizzata e meglio diretta.
Ma l'attuale movimento non sembra quello capace a compiere ancora questa trasformazione, che sarà necessariamente lenta e graduale e, comunque, dovrà anzitutto verificarsi in quei gruppi che già oggi dànno la porzione maggiore dei prodotti italiani esportati all'estero.
Essenzialmente invece dedicata alla tecnica delle esportazioni è la mono-grafia del Mann, che si occupa specialmente dell'esportazione nei mercati di oltre mare. Il Mann tratta degli organismi e metodi dell'esportazione, degli enti ed individui specializzati nella esportazione e del modo con cui devono operare, richiamando numerosi esempi offerti da altri grandi mercati. Alla tecnica del commercio di esportazione corrisponde la necessità di un opportuno adattamento delie imprese produttive, i cui prodotti sono destinati alla esportazione. Studio accurato degli usi, abitudini di consumo, ambiente sociale in cui i prodotti devono essere venduti. Il produttore italiano ha troppo spesso trascurata questa necessità ed esportato come se i consumatori esteri avessero gli stessi bisogni dei nazionali.
È curioso come, trattando della politica doganale nei rapporti dell'espor-tazione, questi tecnici dell'esportazione non tengano conto della enorme influenza che sulle condizioni dell'esportazione ha la politica protezionista. La quale si riflette per molte vie sull'esportazione. Non solo essa l'ostacola
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coi dazi, che gli altri mercati pongono o mantengono sulle importazioni straniere, ma carica (e questo d un punto essenziale trascurato) i produttori delle merci esportate di costi diretti ed indiretti che non possono non ridurre la massa dei prodotti esportabili. Il protezionismo grava su tutti i costi più visibili; ma, rialzando il costo della vita delle masse tecniche lavoratrici, rialza anche i salari e stipendi pagati dai produttori e commercianti, accre-scendo in corrispondenza il loro costo d'origine. Il Mann infine d i alcuni interessanti particolari dell'organizzazione di Case straniere di esportazione.
Il Giusti considera il problema dei prestiti all'estero dai principali punti di vista; richiama brevemente dati e forme dell'esportazione dei capitali all'estero prima della guerra, diffondendosi maggiormente sopra procedimenti, cambiamenti di direzione, mutamenti che la politica dei prestiti esteri ha subito durante la guerra.
Ottimo contributo al problema della terra in Italia, come scrive il Prato nella sua succosa prefazione, è quello del Ciasca, che affronta direttamente il mito della terra ai contadini nelle tendenze con cui è uscito dalla guerra e nei provvedimenti che sono stati, sotto la pressione di queste tendenze, presi in questi ultimi anni. Il C., che è uno studioso storico e conoscitore tecnico del Mezzogiorno, opportunamente si indugia sopra le condizioni della fertilità nel passato e nel presente delle terre meridionali ; ampiamente tratta del problema delle cosidette terre incolte, latifondi e piccole proprietà, dimostrando anche con nuovi elementi.come il latifondo sia una formazione economicamente corrispondente a determinate condizioni dell'economia agri-cola e consenta una produttività, rebus sic stantibus, più alta di altre forme. II problema del latifondo e delle piccole proprietà è un problema di graduale trasformazione non di istituti giuridici, ma di condizioni materiali: creazione di case coloniche, opere d'irrigazione continua, appoderamento e attrezzamento dei poderi dei lavoratori, ecc.
Anche la presentazione che il Prato fa dei contributi storici dei Pino-Branca è meritata, perchè veramente interessanti elementi e raffronti sono offerti nel suo volume, contributo a quella feconda corrente di studi storici sull'economia e finanza delie vecchie terre sabaude di cui sono a capo l'Einaudi ed il Prato. ' I problemi e fenomeni che l'A., in parte su documenti inediti, considera, sono tre: le vicende e gli effetti delia introduzione della carta moneta in Sardegna nel periodo della dominazione sabauda, particolarmente dal 17S0 in poi, e fermandosi sopra i risultati di queste emissioni cbe offrono interes-santi confronti coi fenomeni di inflazione monetaria dell'attuale periodo. Negli altri studi l'A. considera il comunismo e cooperativismo agrario in tipici istituti sardi dei secoli x v n e xvm e infine la politica annonaria degli spagnoli in Sardegna, particolarmente nelle città (Cagliari), attraverso dispo-sizioni emanate in tempi diversi (secoli xvn e xvm) e nelle resistenze e reazioni che determinarono tra la popolazione sarda.
Malgrado le numerose pubblicazioni già uscite in argomento, è utile leggere in modo sintetico raccolte le diverse manifestazioni del pensiero economico di Cavour nel volume del Ferri. Risale il pensiero degli italiani d'oggi a questo grande costruttore della patria, la cui figura col trascorrere del tempo si libera delle scorie e delle passioni dei contemporanei e si precisa. In questo volume è ricordata la letteratura che su Cavour economico è recentemente venuta a sfatare sciocche leggende ed imprecise nozioni. La mentalità di
Cavour lo deviò dallo studio scientifico, in cui pure poteva recare alti con-tributi. Giustamente l'A. risale alla genesi del suo pensiero scientifico, che gli consente mostrare com'egli, malgrado le sue tendenze all'azione pratica, non fu mai un empirico. Seppe con mirabile intuito staccarsi dalle scuole economiche italiane e compiere la sua preparazione scientifica risalendo ai classici inglesi allora in pieno fiore, che pure ebbero in Italia non indegni discepoli. Studiò la scienza economica e la pratica economica inglese in modo da poter basare la sua azione di statista sopra solidi e limpidi principi scientifici.
Alberto Pirelli: Appunti economici intorno alla Conferenea della pace. Dalla « N u o v a Antologia», 16 maggio 1990. (Roma, Direz. della «Nuova Antologia», 1920, pag. 10).
Rilievi critici sull'opera della Conferenza di Parigi dal punto di vista italiano e generale, per le sue deficienze nei riguardi della restaurazione economica dell' Europa, sistemazione dei debiti interalleati, enorme indennità imposte al nemico, problema delle materie prime.
Prof. Giuseppe Prato: Pagine disperse di Francesco Ferrara. Estratto dagli « Atti della Reale Accademia delle Scienze di Torino », voi. LVI, 1921. (Torino, Tip. Bona, 1921, pag. 16).
Il Prato anticipa in questa nota una parte dei risultati di una sua inda-gine su scritti del Ferrara apparsi sul quotidiano « La Croce di Savoia » dal 22 giugno 1850 al 5 maggio 1852, scritti in gran parte dissimulati sotto l'anonimo di articoli di fondo o note di cronaca e rassegne. Riproduce pure la lezione di chiusura del corso di pconomia, tenuta dal Ferrara il 22 giugno 1852.