Dazi e valore delle merci
LA VOCE DELLE INDUSTRIE DANNEGGIATE
A) Perchè mai proprio sulla materia prima, che le nostre acciaierie e fonderie acquistano per lo più all'estero, si sia aumentato il dazio in
una proporzione così enorme, non si comprende. Per le ghise di affi-nazione è evidente, che si è voluto favorire la produzione nazionale delle miniere dell' Elba, danneggiando così le acciaierie non apparte-nenti al gruppo Ilva ; ma per le ghise fosforose, domandate per lo più dalle fonderie e officine meccaniche e che in Italia non si producono, chi si è voluto proteggere? Si dovrebbe dire che in questo caso il dazio lia uno scopo puramente fiscale, col risultato di aggravare le condi-zioni delle nostre fonderie e delle nostre officine meccaniche. Si dovrebbe cioè pensare che le pressioni di un singolo gruppo industriale hanno vinto contro l'interesse di tutta l'industria nazionale e che gli autori della nuova tariffa erano di una incompetenza madornale.
Sui laminati il dazio base di L. 6,50 è stato aumentato a L. 7 e sottoposto ad un coefficiente di maggioranza di 0,8, ciò che al cambio attuale corrisponde a L. 48,25 per 100 Kg., un salto cioè da L. 24,90 a L. 48,50, equivalente al doppio circa.
Il prezzo estero attuale dei laminati si può calcolare in circa L. 75; mentre prima dunque si poteva acquistare frauco sdoganato frontiera a L. 100, oggi si deve pagare L. 125.
Le ferriere nazionali che vendevano prima a L. 95, per difendersi dalla concorrenza estera hanno già aumentato il prezzo a L. 100, e già stanno decidendo di aumentare ancora sino ad un limite di poco inferiore alle L. 125.
Sui piccoli laminati, sulle lamiere sottili, sui tubi di ferro, gli aumenti di protezione, dato il sistema di maggiorazione e di appli-cazione del cambio dollari, si moltiplicano in modo fantastico. Per esempio, sui tubi trafilati per impianti di riscaldamento di un pollice, il dazio era prima di L. 15, al cambio di 383 pari a L. 58 per 100 Kg.; ora è aumentato a L. 50, coefficiente di maggiorazione 0,3 cambio 383 pari a L. 250 per 100 Kg. Un costruttore di case quindi dovrà pagare questi tubi per i propri impianti quasi L. 200 di più al quintale per favorire l'industria siderurgica. Se questo significa incoraggiare le costruzioni di nuove case per risolvere la crisi degli alloggi, giudichi il pubblico.
Milano, ottobre 1921. R a g . INVERNICI ENRICO.
B) Questa ghisa colle vecchie tariffe pagava, fino al 30 giugno u. s.,
L. o. 1 per quintale, e cioè, al cambio attualmente in vigore, L.3,83 carta. Colla nuova tariffa il dazio è stato portato a L.o. 1,25, con un coeffi-ciente di maggiorazione di 2,50, il quale porta il dazio effettivo a L. o. 4,37, che al cambio attuale fanno L. 16,737 carta.
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Il dazio è quindi quasi quadruplicato, producendo come conseguenza un aumento di oltre il 31 % SU1 prezzo franco Modane, dazio com-preso, che i venditori facevano fino a fine giugno u. s. per le ghise grigie di Lorena e Lussemburgo, le quali sono ora le più consumate in Italia
In Italia pressoché tutta la ghisa grigia consumata dalle fonderie di ghisa è di provenienza estera. Credo che gli Alti Forni dell'Uva non abbiano mai prodotto, o pressoché, ghisa per conto terzi, limi-tandosi a fabbricare solo per conto proprio; vi è poi qualche altro alto forno che produce solo ghise speciali in piccoli quantitativi.
Praticamente non esiste quindi finora una industria paesana della ghisa per conto terzi, e, allo stato delle cose, la ghisa estera è una materia prima di assoluta e vitale necessità.
Prima dell'andata in vigore delle nuove tariffe il mercato di ven-dita dei getti fabbricati colla ghisa e quello delle macchine in genere erano molto contratti, perchè i consumatori aspettavano nuovi ribassi; da ciò una delle ragioni della crisi delle fonderie e delle officine meccaniche, colla conseguente disoccupazione.
Naturalmente, nei riguardi dell'entità dei consumi, le cose vengono gravemente peggiorate ora col nuovo dazio, che va poi automatica-mente aumentando col quotidiano inasprimento del cambio.
Va notato anche che, salvo errore, proprio solo la ghisa gode il singolare privilegio del massimo coefficiente di maggiorazione, mentre si sarebbe potuto ingenuamente pensare se, per favorire la fabbrica-zione di prodotti grezzi o lavorali, non convenisse l'esenfabbrica-zione totale o quanto meno un dazio minimo.
Milano, 12 luglio 1921. OFFICINE DI FORLÌ.
Forbici, Lame da coltello, Apparecchi ortopedici, ecc.
Il N. 338 specifica le Forbici alla lettera b):
N. 1. — Per uso industriale o agricolo al Ql. L. 50, c. m. 0,2. N. 2. — Non nominate (cioè : non del N. 1).
a) Brunite, nichelate, dorate, platinate, ecc. b) Altre (cioè: non della lettera a).
Evidentemente tanto al N. 1 quanto al N. 2 si tratta di forbici finite. Ma al N. 1 precisa le « Forbici per uso industriale o agricolo ». Le forbici per uso agricolo, cioè da vigna, da giardiniere, da gregge, ecc., possono facilmente distinguersi dalla loro forma da quelle per altri usi; ma delle altre forbici, tranne quelle per uso sanitario o da manicure, in generale non sono da escludersi di « uso
industriale ». Perchè, se prendiamo quelle di forme le più comuni,
sono sempre applicabili all'industria del ricamo, tessitorie, industrie del vestiario, lavori in pelle, ecc., ecc,, e le altre ancor più evidenti da lattoniere, elettricisti, ecc., ecc.
Secondo la voce di tariffa, le forbici per « uso industriale o agricolo » pagano la stessa tassa anche quando sono nella condizione di quelle al N. 2, lettera a): « Brunite, nichelate, dorate, platinate, argentate », e ciò è logico?
Ma dopo al N. 339 specifica le Lame da forbici -di ferro o acciaio : lettera b) non nominate (cioè: non a pettine).
N. 1. — Greggie (sottinteso a qualunque uso servano), al Ql. L. 50, c. m. 0,6.
Dunque, anche le Lame per forbici, greggie, ed anche se servono per « uso industriale od agricolo », sono tassate di più che non quelle
comunque finite?...
N.2.— Altre (cioè: non « greggie»),dazio delle forbici secondo la specie.
Cosicché le Lame da forbici anche brunite, nichelate, dorate, pla-tinate, argentate, se per uso industriale od agricolo (che in generale sono tutte), debbono essere considerate al tasso di L. 50, c. m. 0,2, e quindi meno che le stesse lame greggie?...
Lo stesso pei coltelli.
Il N. 340 specifica le Lame da coltello di ferro od acciaio, anche greggie. tasso al Ql. L. 50, c. m. 0,6.
Quindi brunite, nichelale, dorate, ecc., pagano lo stesso dazio come quelle « greggie ». Ciò anche quando le stesse lame servono per « Col-telli per arti e mestieri e per agricoltura »!...
Ma al N. 474 è specificato « Coltelli e Trincetti per arti e mestieri per agricoltura » (sottinteso in qualunque modo finiti), al Ql. L. 30,
c. m. 0,8.
E questa tassa per coltelli finiti come sta in relazione con quella sopra fissata per le lame greggie che servono per gli stessi coltelli?...
Al N. 392, lettera b), N. 1, « Coltelli col manico formante un solo pezzo colla lama ».
Quelli greggi sono quotati lo stesso come quelli finiti, puliti, bruniti, nichelati, al Ql. L. 40, c. m. 0,5.
Perchè pari trattamento greggi o finiti?... N. 393, lettera a). Rasoi comuni e loro parti.
Ma le lame di rasoi comuni, solamente « forgiate greggie », vanno assoggettate al medesimo tasso?
N. 479, Apparecchi ortopedici e loro parti anche greggie.
Ed i pezzi solo forgiati o stampati, di ferro od acciaio, greggi, debbono pagare quanto le altre parti e gli stessi apparecchi completi e finiti?
Vi è poi una quantità di articoli, sempre di ferro o acciaio fucinati o stampati a caldo « greggi », come ad esempio:
Strumenti chirurgici;
Trinciapolli a forbice, Schiaccianoci, Tritacarne masticatori, For-chette e Forchettoni, di un solo pezzo, o la sola lama per tavola e
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Molle per coltelli (pezzi tranciati o stampati che servono da
molla ai coltelli colla lama da chiudere, coltelli da tasca, da industria, da agricoltura, ecc.);
Utensili in genere, per arti e mestieri, come tenaglie, pinze per
ogni uso, ecc.;
Punte da compassi ed altri pezzi per articoli da disegno; Morsi da cavallo e simili;
Teste di stadera ed altre parti per stadere ad una leva, ecc., ecc.;
i quali non hanno una giusta voce di riferimento, nè si possono riman-dare alle rispettive voci (per quelli che l'hanno), perchè non sarebbe logico pagassero quanto i medesimi finiti.
Nè tutti si possono rimandare alla voce generica:
N. 314, Ferri e Acciai, in pezzi fucinati o stampati a caldo, non nominati, classificati al dazio secondo il peso ; perchè, essendo questi pezzi di peso da un minimo inferiore ai 100 grammi ad un massimo di meno di 1 chilo, potrebbero venire a pagare un tasso più elevato di quello alla rispettiva voce per intieramente finiti.
Prendiamo, ad esempio, al N. 450, Stadere ad una sola leva (tutte finite), dazio al Ql. L. 25, c. m. 0,8.
Le teste ed altre parti delle medesime, solo forgiate o stampate,
greggie, secondo la voce N. 314, pagherebbero, se inferiori ai gr. 100,
al Ql. L. 35, c. m. 0,7; se fino a meno di 1 chilo L. 28, c. m. 0,8; quindi pagherebbero di più che le stadere tutte finite.
In questa nuova tariffa molti articoli si vedono assoggettati ad un tasso pari tanto greggi quanto i medesimi in qualunque modo finiti, e ciò non è da ritenersi logico e nell' interesse dell' industria interna.
Milano, 30 luglio 1922. PRIMO BARTOLINI.
Molla per forbice da vignaiuolo.
Si tratta di un articolo che, per quanto mi risulta, non è fabbricato
in Italia, o, se vien fabbricato, lo è in sì minima quantità, da non
poter soddisfare la richiesta del mercato, visto che, solo da parte dello scrivente, ne vengono ogni anno inviati in Italia decine di migliaia di pezzi.
Intendo riciiiamare l'attenzione sull'oggetto Molla per forbice da
vignaiuolo, ed è costruito in lamiera d'acciaio bleu, in lunghezze
variabili da 30 a 90 mm. La misura maggiormente richiesta è 80 mm. Questo articolo è contemplato dalla voce N. 324, lettera d) 5) della
Tariffa Doganale, che dice precisamente:
324. — Molle d'acciaio:
c) per busti da donna, al Ql. L. o. 80, coeff. 0,5. d) di qualsiasi altra specie del peso per pezzo:
La molla di mm. 80 pesa 15 grammi al pezzo; essa paga quindi L. oi 520 al Ql., cioè, al cambio di questa quindicina, L. carta 2397, vale a dire L. carta 0,35 al pezzo di sola dogana. Quindi questo oggetto, che costerebbe marchi 33 al cento, in Italia quindi L. 8 circa, vede il suo-prezzo di costo quintuplicarsi per effetto del solo dazio d'entrata. Probabilmehte il legislatore ha inteso colpire, con un dazio cosi elevato, le piccole molle per orologieria, giudicandole oggetti di lusso, ma la molla per 8vettatoio non è .certo un oggetto di lusso da giusti-ficare l'applicazione di una si elevata tariffa.
10 ottobre 1921. GuST. HUTTEBRÀUCKER.
Scaldabagni, Rubinetteria.
Scaldabagni: Numero 440 della nuova tariffa. Dazio di entrata L. o. 60; coefficiente di maggiorazione 1, uguale L. o. 120 per quintale, pari a lire italiane 480. Uno scaldabagno, che in media pesa 25 Kg., paga di solo dazio doganale L. 120, senza contare l'enorme spesa di tras-porti ed addizionali. Gli stessi apparecchi pagavano avanti guerra L. 18 oro per quintale, oggi invece pagano L. 120. Che l'industria nazionale abbia bisogno di tale enormità per reggersi pare impossibile, e pensi che i buoni apparecchi costano, o meglio si vendono agli installatori circa L. 500, se si tiene calcolo delle altre spese accessorie cui ho sopra accennato, ogni apparecchio costa per farlo venire in Italia lire italiane 190, le pare, illustre Senatore (1), che un apparecchio che si vende L. 590, in Italia, perchè l'industria nazionale possa vivere
ha bisogno di una protezione simile?
Che dire poi del dazio sulle rubinetterie? Sulla ghisa lavorata? Aumenti pazzeschi I In Italia i getti di ghisa fusi, piccoli si fanno male, e per riferirmi al caso mio, le dirò che ho brevettato un brùleur a gas, ho trovato di potere fare economizzare circa il 30 °/0 di gas, otte-nendo naturalmente lo stesso effetto, ebbene ho girato per otto mesi, da una fonderia all'altra, per ottenere i miei getti fusi, ho sempre avuto delle vere porcherie, e chiesti prezzi impossibili, sono andato in Germania ed ho ricevuto in questi giorni i campioni; vorrei Lei esaminasse le due fusioni, e poi certamente non potrebbe che conside-rare nella sua vera portata le mie osservazioni I
Con la nuova tariffa 311 b, meno di un Kg. detti getti pagano L. o. 20 coefficiente di maggiorazione L. o. 0,8; sicché pagano per quintale L. o. 3 6 X 4 pari a lire italiane 144! Con la vecchia tariffa si pagava L. 10 oro pari a L. 40 per quintale!
Milano, 27 luglio 1921. ATTILIO LISI. (1) Ricordiamo che una buona parte di quanto stiamo esponendo non sono che lettere indirizzate al Senatore Prof. Einaudi. Questo per spiegare la forma dell'esposizione. (N. di F. A. R.).
— 514 -i Porcellane, Maioliche, Cristallerie, eco.
Porcellane. — La produzione nazionale è minima. Abbiamo in Italia
ima sola fabbrica, la Richard Ginori a Doccia, la quale vende diret-tamente al consumatore una metà della sua produzione. Il restante, cosa insignificante in confronto al consumo, va al negoziante. Non si esagera nell'asserire che l'attuale produzione nazionale non copre un quarto del consumo.
Maioliche. — Assai più importante di quella delle porcellane ne è
la produzione, ma sempre alquanto al disotto del consumo.
Le tre fabbriche che abbiamo in Italia: S. G. Richard Ginori, Ceramica Italiana, Laveno, Società Ceramiche Lombarda, Milano, che fino al 1915, epoca in cui si entrò in guerra, si movevano vivissima concorrenza, si accordarono ai primi del 1915 e si vincolarono i patti coll'unico e troppo evidente scopo di sfruttare fino all'estremo limite del possibile, valendosi della posizione privilegiata creata loro dalla guerra e ne sortirono gli stupefacenti aumenti qui appresso.
Ai primi del 1915 : modificazione della tariffa e aumento dal 5 al 10% di tutti gli articoli di maggior consumo.
Su questa tariffa modificata seguirono i seguenti aumenti:
3 marzo 1915 aumento 10% 28 giugno 1917 aumento 300 o/„ 21 novembre 1915 » 33 % 18 aprile 1918 » 400 % 31 dicembre 1915 » 5* o/o 10 giugno 1919 » 500 o/0
6 lùglio 1916 » 76 °/o 5 marzo 1920 » 700 o/0
23 dicembre 1916 100% 10 ottobre 1920 740 o/o 16 febbraio 1917 140 % 1 febbraio 1911 800 o/o
I dazi doganali attuali assicurano poi in modo assoluto la possi-bilità dello sfruttamento, e benché oggi non vi sia motivo di mantenere aumenti cosi gravosi, perchè il carbone, massimo coefficiente che grava per assai più della metà sulla produzione, sia oggi, come ognuno sa, ribassato oltre il 50%, pure le dette fabbriche non intendono cedere in modo alcuno, mentre all'estero si ricevono offerte continue di ribassi. Quale sia la protezione delle nuove tariffe, qui ne abbiamo uno specchietto :
Dazi fino al 30 giugno 1021 : dal 1» luglio 1921 : porcellane bianche L. o. 25 — p. 100 Kg. L. o. 87,50 p. 100 Kg.
» decorate » 36 — » » » 112,50 » » maioliche bianca » 1 5 — » » » 60 — » » » decorata » 25 — » » » 8 0 — » •
Dati questi prezzi moltiplicati per il cambio oro che si aggira su L. 440 a L. 450°/0 non è difficile farsi un concetto a quale enorme dazio vada soggetto quest'articolo, che, fatta eccezione per i metalli, riteniamo sia il più pesante fra tutti i manufatti.
— 515 —
Vetrerie. — Si può ripetere quanto sopra si è detto per le
maio-liche, e la produzione potrà coprire */« del consumo circa.
Cristallerie. — Non se ne fabbricano affatto.
Enumerare gli aumenti avvenuti non è possibile, perchè le fabbriche hanno agito ognuna per suo conto secondo la propria discrezione, ma certo gli aumenti non sono stati meno gravosi di quelli delle ceramiche ed anche questi industriali si sentono troppo protetti dai nuovi dazi per concedere ribassi.
I dazi doganali attuali, in confronto a quelli al 30 giugno 1921, risultano come segue:
Dazi fino al 30 giugno 1921 : al 1° luglio 1921 : Vetro soffiato L. o. 8,50 p. 100 Kg. L. o. 28 — p. 100 Kg.
» arrotato » 1 5 — » ». » 40 — » » » colorato » 1 8 — » » » 32 — » » » decorato » 18 — » » » 60 — » »
Si può avere a cuore l'industria del proprio paese, ma purtroppo quando le cose stanno in questo termine, non si fa che favorire l'in-gordigia di pochi ed il Governo non fa che rendersene complice con i dazi che crede di imporre a proprio vantaggio.
Quanto ai molti altri articoli del nostro commercio non possiamo fornire dati specifici, perchè occorrono troppi elementi, ma in buona parte può valere quanto si è detto sopra.
Roma, 25 agosto 1921.
CONFEDERAZIONE GENERALE DEL COMMERCIO ITALIANO.
Porcellane elettrotecniche.
Premettiamo, che nel campo della produzione delle porcellane
elet-trotecniche, montate e non montate, ed isolatori, l'Italia non si è finora
affermata, inquantochè dobbiamo in buona parte dipendere dall'in-dustria estera, non bastando, nò mai è stata sufficiente la produzione
limitata interna, ai fabbisogni ed alle richieste.
Fin dai tempi normali, prima della guerra, le nostre scarse industrie del genere, pur essendo in piena efficienza di produzione, non basta-vano a coprire la metà del fabbisogno, e questo possiamo documen-tarlo, essendo noi a continuo contatto esclusivamente con la sola • clientela grossista.
Ancora tre mesi fa circa ci siamo sentiti rispondere ad una nostra domanda di fornitura, dall'unica grande fabbrica di porcellane, che
questa era impegnata per oltre sei mesi, e che quindi per il momento
non poteva assumere alcun impegno di fornitura.
Nel campo quindi delle porcellane, che avvi in Italia una sola grande fabbrica, e due o tre di molto minore importanza, ma nessuna
v * " : ' - . *r.
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esclusivamente fabbricante di porcellane elettrotecniche, e nessuna in grado di espletare, in breve tempo, forti ordinativi, abbiamo un dazio protettivo quattro volte superiore alle vecchie tariffe, cioè da una quota
di L. o. 25, oggi pagano L. o. 97,50 o poco meno se i pesi unitari sono eccedenti i 100 gr. o da 100 a 500, o fino al Kg. ed oltre.
Glie cosa vogliamo quindi proteggere, quello che non si è mai riu-scito a fabbricare anche in tempo normale? Oppure è stata fatta per permettere che i prezzi subissero un sensibile rialzo, cosa che si è già
avverata? Difatti qualche articolo che costava L. 3,50 pochi giorni fa, oggi lo si offre a L. 6,00 per 100 pezzi, e con le vecchie tariffe invece
dalla Germania se ne è sempre importato forti quantitativi, pur lavo-rando sempre in pieno le nostre fabbriche.
Che avvi ingerenza partigiana è indiscutibile, inquantochè le
por-cellane montate hanno avuto un aumento leggerissimo, in proporzione
a quelle non montate. Difatti pagavano L. o. 75 oggi invece pagano
L. o. 120 per 100 Kg.
In questo articolo che forse era veramente il caso di protèggere, in-quantochè abbiamo moltissime fabbriche specializzate, il dazio è stato un aumento di circa il 00 % contro un aumento del 380 % dei precedenti articoli.
Anche queste ultime fabbriche hanno sempre lavorato in pieno, escludendo bene inteso l'attuale periodo di crisi. Hanno sempre lavo-rato in pieno, ripetiamo, pur importando fortissimi quantitativi già montati dall'estero.
Conclusione: Dato che con le vecchie tariffe le fabbriche nazionali
non sono mai state danneggiate, domandiamo eque tariffe di dazio d'importazione, sia anche per non danneggiare un vastissimo com-mercio di importazione, e di riesportazione nel medesimo tempo.
Milano, 18 luglio 1921.
CAUGNANO & C.
Prodotti ohimicl.
Con l'applicazione delle attuali tariffe doganali, noi perdiamo con-tinuamente denaro nel campo commerciale, e perdiamo terreno nel . campo industriale, ciò che è naturalmente ben più grave.
Effettivamente le tariffe doganali non dicono all'industriale la verità della situazione che deve affrontare, sono come bottes à surprise! Troviamo dei prodotti, che si dicono favoriti, essere tassati in ragione di tariffa per una cifra X, ed in linea pratica la tariffa, per un giro di articoli e di interpretazioni, non è X, ma X moltiplicato 2 o 3, quando non minaccia di diventare un X al quadrato.
A questo si aggiungano le delizie della gretta interpretazione che viene fatta dagli uffici doganali, che si trincerano dietro le istruzioni avute, e la situazione diviene presso che insopportabile.
Ecco qualche caso pratico:
La nostra Società ha ricevuto in questi giorni Ql. 100 di Bromo, materia prima che si vuole protetta per incoraggiare l'industria dei prodotti chimici nazionali. La tariffa dice: Bromo L. 5 oro al Ql. e sta bene! Ma il Bromo deve, per misura di sicurezza, essendo un corrosivo potente, viaggiare in flaconi immersi nella terra, e allora troviamo che, avendo nella spedizione di Ql. 100 di Bromo, aggiunti complessivamente Ql. 165 di terra semplice, in cassette, la terra viene tassata in pieno. E paga L. 5 oro al Ql. per */3 e per l/3 L. 40 oro al Ql., perchè considerata imballo dei vetri in cui è contenuto il Bromo. L'industriale che dalle tariffe crede di dover pagare L. 5 oro, nel caso nostro L. 500 oro e cioè L. 2250 sia pure con una equa percentuale di aumento per l'imballaggio, si trova di dover pagare L. 15.182,25 di dogana, come abbiamo pagato noi ! E i preventivi industriali ? Ma, si potrà obbiettare, che, sapendo che tale enormità è legge normale, si dovranno fare i conti secondo l'enormità. Ma vi è una conse-guenza immediata ben grave e cioè che il prezzo minimo del nostro bromuro prodotto con tale bromo, risulta di molto superiore a quello del bromuro germanico, che viene normalmente offerto a miglior mercato, nonostante il dazio protettivo a nostro favore. E ciò non per manchevolezza o deficienza industriale, ma precisamente per il prezzo enorme della dogana.
Basta infatti considerare che Ql. 100 di Bromo sono costati
Mk. 175.000, oggi L. 20.000 circa, e il dazio, grazie all' interpretazione
a cui accennavo, è salito artificialmente dalle L. 2250 di dogana do-vuta a L. 15.182,25 di dogana pagata! Donde una logica deduzione: chiudere il riparto delle lavorazioni relative.
" Altro caso caratteristico di questa specie di manìa di applicare la tariffa più onerosa senza alcuna ragione: