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1.3 L’identità Territoriale: l’uomo e il territorio

1.3.3 L’edilizia rurale

L’architettura sul territorio è molto variegata: si passa dalle rovine del Castello di Santo Stefano, alle chiese e ai monasteri fino ad arrivare alle abitazioni o agli edifici di servizio dei contadini che erano soliti spostarsi tra le valli percorrendo mulattiere delimitate da muretti a secco che indicavano la via. L’architettura tipica di questi territori è uniforme con qualche piccola variazione in base alla zona o in base al paese in cui si trovano le costruzioni. Le peculiarità prevalenti comunque sono abbastanza omogenee nell’insieme: la maggior parte degli edifici si presenta come edificio rurale formato da uno o più nuclei

uniti tra loro, che presentano a volte criptoportici e che presentano uno spazio di pertinenza esterno delimitato da muretto a secco. Le coperture degli edifici sono di fattura piuttosto omogenea, fatta eccezione per i barchi a tetto mobile. La maggior parte degli edifici presenta come tetto una struttura lignea102 che supporta lose di pietra scistosa o di arenaria locale dallo spessore di quattro centimetri circa che vengono appoggiate sulle assi come tegole (Fig.9).

Figura 9. Esempio di tetto con lose di pietra – Foto di Martina Dal Bello.

I muri degli edifici sono con facciata di pietra a spacco leggermente intonacata con calce di cemento spesso impura o intonacate con qualche elemento lapideo che spicca in parete. Tutte le aperture nelle facciate presentano elementi lapidei a sostegno con il sistema di architrave. Le abitazioni tipiche del territorio sono di tipo rustico a pianta unica o formate da aggregazioni di cellule funzionali103. Il primo tipo di abitazione è composto da due

piani con un lato addossato ad una parete di terreno e presenta al piano terra la stalla e al primo piano l’abitazione o, viceversa, al piano terra l’abitazione e al primo piano un fienile. Il secondo tipo di edificio adibito a casa è più slanciato e presenta tre livelli con aperture sul fronte a sud disposte in maniera parallela. Questo edificio, su tre livelli, presenta al piano terra la stalla, al primo l’abitazione e al secondo piano il fienile nel sottotetto (Fig.10).

102 La struttura lignea che sorregge la copertura del tetto è ricavata da castagneti o altri alberi locali.

Musso S.F., Franco G., Guida alla manutenzione e al recupero dell’edilizia e dei manufatti rurali, Venezia – Marsilio, Genova – Ente Parco dell’Aveto, 2000.

Figura 10. Tipico edificio rurale a tre piani con aperture a sud – Foto di Martina Dal Bello.

Un terzo tipo di abitazione presenta un solo nucleo disposto su due piani collegati da una scala esterna di pietra sorretta da un muro. Solitamente questo tipo di edificio veniva usato come stalla al piano terra e come abitazione al primo piano. Case simili sono di uguale forma a due piani ma con scale interne. Il quarto e ultimo tipo di abitazione tende invece allo stile alpino: presenta una pendenza maggiore sul tetto per favorire lo scivolamento delle precipitazioni nevose e presenta anche elementi lignei sulla struttura esterna104. Questo tipo di edificio è disposto su tre livelli: al piano terra la stalla, al primo piano l’abitazione collegata con la stalla e collegata con l’esterno da una scala in muratura e da un ballatoio in legno e, infine, al secondo piano vi è il fienile. All’interno di alcune case sono stati rinvenuti i seccherecci dove si seccavano castagne e nocciole ponendole sopra ad una “grè” ovvero una grata posta sopra la cucina, l’unico locale della casa riscaldato con la stufa (Fig.11).

104 Gli edifici rurali della Val d’Aveto presentano strutture lignee esterne come ballatoi, strutture esterne

che non sono presenti nelle altre valli.

Figura 11. Il Secchereccio o Grè dove si seccavano le castagne – Foto di Paolo de Lorenzi.

Per quanto riguarda invece gli edifici di servizio come fienili, stalle o depositi degli attrezzi che sorgono staccati dalle abitazioni e sovente sono posti nelle prossimità delle attività lavorative contadine105, possiamo identificare vari tipi di costruzioni. Primo fra tutti è il “Barco” ovvero un fienile tipico del territorio avetano con tetto mobile di paglia: la copertura mobile e leggera veniva alzata o abbassata con il sostegno di quattro perni lignei per adattare la copertura alle quantità variabili di fieno stoccate nel fienile. Il secondo tipo di edificio di servizio è il fienile a copertura fissa che si presenta costruito su uno zoccolo di pietra e perimetrato e coperto da assi di legno locale o anche coperto da ardesia con tetto spiovente e costruito con assi di legno. Il terzo tipo, oggi ormai scomparso, è a due piani con copertura di paglia di segale sorretta da graticcio ligneo. Questo fienile di solito è addossato ad un terrazzamento e al piano terra ospita una stalla mentre al primo piano il fienile vero e proprio. Vi sono fienili di questo tipo più recenti con copertura in lamiera zincata che presentano una scala di legno esterna che collega i due piani. Il quarto e ultimo tipo di edificio di servizio è un piccolo edificio a pianta rettangolare dalle piccole dimensioni che al suo interno generalmente ospita stalla e deposito attrezzi (Fig.12)106. Alcuni edifici presentano davanti all’entrata principale delle antiche aie usate per i lavori dei contadini107.

105 Chiamati “casùn” nel dialetto locale.

106 Musso S.F., Franco G., Guida alla manutenzione… op. cit.

Figura 12. Edificio di servizio adibito a deposito attrezzi – Foto di Martina Dal Bello.

Da segnalare come curiosità architettonica sono le Teste Apotropaiche di Borzone (Fig.13) che sono blocchi di pietra con volti scolpiti posti nell’elemento lapideo trasversale all’entrata principale dell’abitazione o della stalla108.

Figura 13. Testa apotropaica a Borzone – Foto di G.A. Turco reperita su Panoramio.com

Oggi le costruzioni tipiche della zona sono poche e alcune di esse sono in stato di abbandono. Oggi purtroppo i territori presentano alcuni edifici dal carattere generico e

anonimo109 perché negli anni passati si tendeva a ristrutturare abbandonando le tecniche

e i canoni estetici tradizionali forse erroneamente ritenuti espressione di una passata cultura contadina da dimenticare (Fig.14).

Figura 14. Un edificio rurale tipico abbandonato addossato ad una casa di costruzione più recente – Foto di Martina Dal Bello

Andando oltre l’architettura tipica abitativa e di servizio, spiccano nel territorio opere architettoniche che sono l’orgoglio del territorio come ad esempio l’Abbazia di Borzone (Fig.15). L’Abbazia di Borzone è un complesso monumentale - architettonico risalente al XII secolo, costruita su ordine del re Longobardo Liutprando che fece costruire l’Abbazia con mattone cotto e non con pietra locale in uno stile a cavallo tra il Bizantino e il Romanico110. L’Abbazia presenta delle similitudini con il Monastero di Bobbio111 dei monaci di San Colombano che si insediarono in seguito nell’Abbazia di Borzone. La particolarità della Chiesa di quest’Abbazia è che le arcatelle disposte su due file all’esterno dell’edificio non sono tutte uguali; non vi è una curva uguale all’altra, forse le arcatelle sono state modellate a mano per dare l’idea della varietà umana? Si nota anche che la facciata esterna composta dalle due file di arcatelle è più irregolare nelle altezze mentre, le arcatelle interne sono simili nelle altezze e abbastanza simili nelle curvature:

109 Per la maggior parte condomini e villette a schiera. 110 Alcuni sostengono con influenze mudéjar.

Cervini F., Liguria Romanica, Milano, Jaca Book, 2002.

s’intendeva così far capire che chi è all’esterno della chiesa sia diverso da coloro che invece ricevevano la benedizione di Dio all’interno? Ancora oggi vi sono dibattiti.

Rimanendo nell’ambito dell’edificio sacro, un'altra struttura che salta immediatamente all’occhio del visitatore sono i vari campanili delle vallate che svettano in altezza e sormontano i paesini e le varie frazioni come se al tempo della loro costruzione ci fosse stata una gara sulle altezze dei campanili: quelli più particolari si trovano in Val d’Aveto e sono di pietra e a volte prevaricano la chiesa stessa come bellezza e come imponenza (Fig.16)112.

112 Un campanile particolarmente suggestivo è quello della chiesa di San Martino di Liciorno, nei pressi

di Zolezzi, non tanto per la sua altezza ma in quanto fa parte di una chiesa abbandonata che ora si presenta inghiottita dal fitto bosco della Val Penna. Questo edificio è stato gentilmente segnalato da Alice Signaigo, residente a Prato Sopralacroce. Foto in Appendice (Fig. 2).

http://www.aliceapartmentsliguria.it/escursione-liguria-liciorno/

Figura 15. L’Abbazia di Borzone e il Cipresso Monumentale – Foto di Martina Dal Bello.

Figura 16. Il Campanile di Rezzoaglio – Foto di Martina Dal Bello.

Lasciando gli edifici di prestigio si passa a degli edifici che non presentano sacralità ma un tempo erano assai importanti per la comunità: i mulini. Il territorio è ricco di mulini, data la ricchezza idrica e le pendenze favorevoli all’attività della macinatura delle farine. In località Belpiano, frazione di Borzonasca, sorge un mulino unico nel suo genere nella Regione Liguria e unico forse anche in Italia113. Il mulino di Belpiano – Ra Pria (Fig.17) è stato ristrutturato dalla signora Maria Grazia Sbarboro e dal marito che, per amore del territorio in cui vivono, hanno ristrutturato il vecchio mulino del Settecento ormai in via di decadimento salvando, quando era possibile, le parti originali e sostituendo con copie fedelissime quelle ormai troppo danneggiate dal tempo. Questo mulino è unico perché non presenta la solita ruota esterna che costeggia il fiume o il torrente ma prende l’acqua che cade dall’alto e l’incanala con un sistema a imbuto giù per una torretta, facendo arrivare l’acqua su delle pale in ferro che con la forza motrice girano e fanno a loro volta girare le macine. L’acqua in eccesso era deviata o in una grande vasca che era svuotata poi per abbeverare i campi o era deviata con un sistema di beui verso il castagneto e non quindi verso il centro abitato di Belpiano. Questo mulino non è molto conosciuto forse perché si trova in una località raggiungibile solo in auto o mountain bike o forse perché non è indicato dalla segnaletica stradale pubblica.

Vi sono altri mulini sparsi qui e là nel territorio ma sono per la maggior parte abbandonati o crollati come i mulini di Villa Cella, Sbarbari, Farnafanosa e Cabanne. Altri mulini ancora “in piedi” sono quelli di Gramizza, di Molini, di Santo Stefano e di Alpepiana114.

La Regione Liguria per quanto riguarda l’edilizia e l’architettura tipica di salvaguardare mette in atto il Piano territoriale di coordinamento paesistico (Ptcp) che prevede il recupero o la manutenzione straordinaria con tecniche innovative di edifici tipici o anche di natura storica che servono a ricreare un assetto territoriale che stava andando perso e perché no, divenire patrimonio culturale e creare interesse turistico115.

113 Si crede che vi siano delle strutture simili in Calabria ma sono in stato d’abbandono o presentano solo

alcune similitudini con il mulino Ra Pria.

114 Calcagno D., Cavana M., Sbarbaro S., Canto di un patrimonio silente – pietre disposte a suggerir

cammino, Rezzoaglio e Santo Stefano d’Aveto, 2003.

115http://www.regione.liguria.it/argomenti/vivere-e-lavorare-in-liguria/pianificazione-e-urbanistica/piani-

Figura 17. Il Mulino di Belpiano Ra Pria, Interno ed Esterno – Foto di Martina Dal Bello.