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2.1 L’ istituzione dell’ente Parco Naturale Regionale dell’Aveto

2.1.1 Gli obiettivi dell’Ente Parco

 La salvaguardia dei valori antropologici, archeologici, storici e architettonici e delle attività agro-silvo-pastorali e tradizionali;

 La promozione d’attività di educazione, formazione e di ricerca scientifica;  La difesa e la ricostruzione degli equilibri idraulici e idrogeologici, con

particolare riguardo alla promozione di interventi igienico-idropotabili;  La valorizzazione di attività produttive compatibili;

 Il recupero degli edifici di rilevante valore storico e culturale nonché dei nuclei abitativi rurali142.

Il Piano del Parco dell’Aveto si focalizza in seguito in tre obiettivi specifici: incentivare lo sviluppo turistico, incentivare la produttività e l’occupazione, proteggere l’ambiente e rendere possibile lo sviluppo sostenibile.

Per quanto riguarda lo sviluppo turistico, la base di partenza per una buona strategia, secondo il Piano, dev’essere uno sviluppo integrato e dev’essere di tipo sia economico che culturale di tutti e cinque i Comuni che compongono il territorio del Parco. Vi è la necessità di uscire dalla marginalità montana e di risollevare l’economia in crisi integrando tra di loro vari settori. Bisogna valorizzare l’identità locale, la qualità della natura e del paesaggio nonché gli insediamenti storici. Per rendere possibile uno sviluppo turistico oculato, bisogna individuare dei target ai quali rivolgere l’offerta turistica e non accontentarsi delle “briciole” lasciate dal turismo di massa costiero; vi è la necessità dunque di creare una meta di qualità che a sua volta attiri un turismo di qualità. Infine, per rendere possibile uno sviluppo turistico intelligente, uno degli obiettivi è il recupero dell’edilizia rurale ai fini turistici.

Il secondo obiettivo è incentivare la produttività e l’occupazione. Questi due elementi, che logicamente vanno messi sullo stesso piano, possono essere incentivati attraverso il controllo delle attività silvicole e della filiera del legno, ottimizzando la gestione delle foreste demaniali e ricostituendo foreste ad alto fusto. Bisognerebbe sostituire le conifere

con il faggio ed attivare una nuova filiera del legno mettendo a disposizione strumenti per il taglio del legno andando ad ampliare l’attività lavorativa già esistente ed inserendo manodopera giovane nella filiera del legno. La produttività si incentiva anche attraverso le risorse faunistiche privilegiando gli aspetti scientifico- educativi e regolamentando la caccia, gestendo il tutto in maniera integrata. Altri due canali attraverso i quali si va ad incentivare la produttività sono quello delle attività agricole e pastorali e quello delle attività artigianali. Per quanto riguarda il primo ambito, ovvero quello agricolo-pastorale, bisognerebbe ideare delle soluzioni per migliorare la qualità di pascoli e colture, riprendere la coltura dei prodotti del sottobosco e quella delle piante officinali facendolo sempre con l’utilizzo di nuove tecnologie utilizzate dalle nuove generazioni143.

Nell’ambito agricolo pastorale inoltre, vi è la necessità di ottenere certificazioni di qualità (che oggi ci sono) e vi è la necessità secondo il Piano di un ricambio generazionale. Per quanto riguarda invece le attività artigianali e di trasformazione dei prodotti agro-silvo- pastorali, occorre valorizzare la lavorazione casearia e rilanciare la manodopera edile per recuperare l’edilizia tipica rurale del territorio che si sta perdendo144.

Per quanto riguarda il terzo punto, ovvero la protezione dell’ambiente e lo sviluppo sostenibile, le finalità del piano vengono a loro volta suddivise in 4 argomenti: la biodiversità, la sostenibilità, la valorizzazione delle aree rurali e l’educazione ambientale. Per quanto concerne la biodiversità, il Piano del Parco è in linea con la Conferenza di Rio de Janeiro del 1992 (diversità biologica) e con la Conferenza COP-3 che si è tenuta a Buenos Aires nel 1996 (biodiversità agricola e delle foreste). In seguito a queste conferenze si è deciso di creare una Lista Rossa del patrimonio floristico partecipando al progetto Bioitaly145 e come obiettivo del Parco per la tutela della biodiversità vi è il desiderio di essere parte attiva nella ricerca scientifica organizzando convegni o stage di studi per accreditarsi a livello internazionale come sede di studi e diventare anche, a sua volta, oggetto di studi. Per la sostenibilità si riporta un comma dell’Art. 2 della

143 Gaita L., “Agricoltura 2.0: droni, sensori e tecnologia a servizio dei contadini. Che sono sempre più

giovani, social e hi-tech”, Il Fatto Quotidiano, 09/03/2016,

http://www.ilfattoquotidiano.it/2016/03/09/agricoltura-2-0-droni-sensori-e-tecnologia-a-servizio-dei- contadini-che-sono-sempre-piu-giovani-social-e-hi-tech/2510635/

144 Come evidenziato già nel primo capitolo, vi è la necessità di recuperare l’edilizia rurale tradizionale

per valorizzare il territorio, mantenere le peculiarità edilizie tipiche della zona del Parco e ricostruire strutture atte alla ricettività senza consumare ulteriore territorio. V. Supra alla pag. 33.

145 Il progetto Bioitaly consiste nella creazione di un database comune tra tutti i parchi d’Italia con

all’interno la catalogazione di Flora e Fauna nella Rete Natura 2000.

http://wwwbioitaly.casaccia.enea.it/wwwbioitaly/

Convenzione sulla diversità biologica elaborata durante la Conferenza di Rio de Janeiro del 1992146:

[…] L’espressione «uso durevole» significa l’uso dei componenti della diversità biologica secondo modalità e ad un ritmo che non comportino una depauperazione a lungo termine, salvaguardando in tal modo il loro potenziale a soddisfare le esigenze e le aspirazioni delle generazioni presenti e future. […]147

Dopo l’attivazione dell’Agenza XXI in seguito alla Conferenza di Rio, in Italia vennero avviate delle Agende XXI a livello regionale. L’Agenda XXI della Regione Liguria fu emessa nel 1998 e prevedeva, oltre alla tutela delle specie animali e vegetali, anche lo sviluppo sostenibile delle aree montane in maniera integrata migliorando le condizioni abitative nelle zone montano- rurali rendendo possibile lo sviluppo attraverso la sinergia di ambiente, la partecipazione del Pubblico e dei principali gruppi sociali del territorio148. La sostenibilità passa anche attraverso il recupero edilizio149 e attraverso la gestione intelligente delle risorse naturali salvaguardando gli ecosistemi. Il terzo argomento trattato sono le aree rurali: il piano del Parco fa riferimento al Reg. CEE 2078/92 e alla Conferenza di Cork del 1996150. L’obiettivo di migliorare le aree rurali nel Piano del

Parco era perseguito come un lavoro dall’approccio bottom-up da svolgere a più mani con l’aiuto anche della Comunità Montana (che però non è più esistente in Liguria dal 2011). Il quarto e ultimo focus riguarda l’educazione ambientale: senza educazione ambientale non può essere raggiunto nessuno degli obiettivi precedenti perché, attraverso l’educazione ambientale, si educa la collettività alla sensibilizzazione ambientale e alla

146 Convenzione ratificata dall’Italia nel 1992 con la Legge 124/1994.

147 Art.2, Convenzione sulla diversità biologica, Conferenza sull'ambiente e lo sviluppo delle Nazioni

Unite, Rio de Janeiro 3-14 giugno 1992. Per il testo intero:

http://www.naturaitalia.it/static/temp/allegati_natura_italia/biodiversita/normativa/convenzione_sulla_bio diversita_it.pdf

148 Un esempio di ciò è la conformazione del Consiglio del Parco.

149 Il recupero edilizio, soprattutto nel caso del Parco Naturale Regionale dell’Aveto, dev’essere portato

avanti nell’ottica di uno sviluppo turistico sostenibile affinché si incrementi il numero dei posti letto, andando conseguentemente ad aumentare i flussi turistici non andando però a sovraccaricare il territorio e l’ambiente preservando così anche il paesaggio.

150 La Conferenza di Cork nel 1996 stabilì che l’Unione Europea doveva puntare sullo sviluppo rurale. La

Dichiarazione di Cork manifestò in dieci punti gli obiettivi per lo sviluppo rurale

http://ec.europa.eu/agriculture/rur/leader2/forum/forum2/corde-it.htm.

Dopo vent’anni dalla prima conferenza di Cork, nel 2016, si tenne la Conferenza Cork 2.0 con lo scopo di discutere sulle nuove sfide dell’agricoltura e con lo scopo di elaborare una nuova Dichiarazione di Cork aggiornata e al passo coi tempi.

sostenibilità. L’educazione ambientale è stata trattata alla Conferenza di Belgrado (1975), alla Conferenza di Tbilisi (1977), alla Conferenza di Mosca (1987), alla Conferenza di Toronto (1992) e alla Conferenza di Salonicco (1997)151 ma ancora oggi se ne parla e c’è da fare ancora molto.

In Italia fu organizzato il Seminario di Fiuggi nel 1997 dove nacque la Carta di Fiuggi la quale riteneva indispensabile l’educazione ambientale come base per lo sviluppo sostenibile, come mezzo necessario per comprendere le complessità dei rapporti tra natura e attività umane e come mezzo per conoscere l’evoluzione degli ecosistemi. Necessariamente, i programmi educativi devono essere sviluppati per tutte le fasce d’età in modo da ricostituire il senso d’identità dei singoli gruppi attraverso norme semplici che portino alla valorizzazione delle risorse umane e naturali. Il Parco, per perseguire al meglio gli obiettivi prefissati nell’ambito dell’educazione ambientale, ha progettato e realizzato strutture educative come l’Orto Botanico e il Museo del Bosco espletando ciò che si era progettato nei Documenti Guida delle Infrastrutture e dei Sentieri.