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6. La coscienza come mistero

6.5 Emergentismo, fenomenologia e neurofenomenologia

La nozione di emergenza si pone come alternativa sia al dualismo sia al riduzionismo e attualmente trova sostenitori sia nell’ambiente scientifico sia in quello filosofico. Secondo l’emergentismo la realtà è strutturata secondo livelli crescenti di complessità, caratterizzati dalla presenza di nuove proprietà che non possono essere ridotte alle parti costituenti né dedotte in base alle leggi che governano i livelli più semplici. Queste proprietà emergenti hanno efficacia causale e sono in grado di influenzare anche ciò che riguarda i livelli sottostanti. Andy Clark, il cui libro Dar Corpo alla Mente è citato molto frequentemente negli articoli di Freeman, pone l’accento sul fatto che l’emergenza si dà in due sensi. Per quanto riguarda il primo senso di emergenza, Clark porta l’esempio di un fluido posto in un tegame e riscaldato dal basso. Dopo un certo tempo le molecole del fluido cominciano a muoversi ordinatamente in circolo a causa della differenza di temperatura tra il fondo e la superficie. Clark commenta questo fenomeno evidenziando che

«[…] le strutture osservate sono largamente spiegate dal comportamento collettivo (sotto specifiche condizioni) di un largo insieme di componenti semplici (le molecole), nessuna delle quali sta giocando alcun ruolo speciale o trainante, nel controllare o nell’orchestrare il processo di formazione della struttura. Infatti, una volta che il movimento di rotazione comincia, si alimenta e si mantiene in un modo che è caratteristico dei sistemi “auto-organizzanti”. Questi sistemi sono tali che è contemporaneamente vero dire che le azioni delle parti generano il comportamento complessivo e che il comportamento complessivo guida le azioni delle parti. Per un esempio famigliare di quest’idea (chiamata talvolta “causazione circolare”) si consideri il modo in cui le azioni di una folla si combinino per dar luogo a un movimento di gruppo in una direzione […]»164

Questa descrizione riguarda il primo senso dell’emergenza, ed esprime l’idea che, grazie alle interazioni tra i componenti semplici di un sistema, si sviluppi spontaneamente un certo comportamento o un certo fenomeno senza l’intervento di un controllo centrale.

Come vedremo meglio tra breve, quest’idea, applicata al tema della coscienza, è ciò che permetterebbe di porre fine al dibattito mente/corpo dichiarando che i fenomeni mentali non sono che proprietà emergenti del sistema cerebrale. Intenzionalità, coscienza, volontà, continuità, ecc. da questo punto di vista sono considerabili per l’appunto proprietà emergenti.

Un secondo senso di emergenza è relativo ai fenomeni “collaterali” ma funzionalmente apprezzabili che hanno origine dall’interazione fra sistemi di comportamento e la struttura dell’ambiente in cui tali sistemi sono inseriti. La struttura ad archi di un termitaio, ad esempio, è il risultato emergente dell’attività spontanea ma inconsapevole delle termiti. Esse infatti preparano palline di fango e le depositano a caso. Poiché ogni pallina di fango porta con sé una traccia chimica le altre termiti, che da tale traccia sono attirate, tendono a depositare su queste palline di fango ulteriori palline di fango, che via via danno origine a delle colonne e poi agli archi.

Questo esempio di emergenza indiretta rende evidente una seconda caratteristica cruciale della proposta emergentista, vale a dire la valorizzazione delle componenti ambientali con cui gli individui interagiscono. Tale aspetto è sottolineato da alcuni versanti della fenomenologia, in particolar modo dalla neurofenomenologia, che rappresenta in qualche modo una seconda cornice in cui è possibile inserire Freeman.

Inaugurata da Edmund Husserl, la tradizione fenomenologica è stato uno dei movimenti filosofici dominanti in tutto il Novecento ed include personaggi di spicco come Heidegger, Sartre e Merleau-Ponty. Pur non addentrandoci in una digressione approfondita sull’argomento, possiamo evidenziarne alcuni punti fondamentali. Innanzitutto è bene chiarire che la fenomenologia si pone in un piano un po’ differente rispetto alla schematizzazione che abbiamo presentato, nel senso che in linea generale i fenomenologi non si preoccupano di schierarsi

con il fronte materialista o con quello dualista. Come osservano Gallagher e Zahavi, il vero interesse dei fenomenologi non è la determinazione del rapporto di causazione tra mente e corpo bensì, più semplicemente, l’esperienza cosciente in prima persona, a cui mirano ad avvicinarvisi con un metodo controllato. Un elemento chiave della proposta fenomenologica è il non considerare la mente come un qualcosa che si trova esclusivamente nel cervello, internamente, e che si oppone a ciò che è esterno dividendo il mondo tra un dentro e un fuori. Una simile scissione secondo la prospettiva fenomenologica non può essere tracciata: essa ha origine da una metafisica ingenua ma inadatta alla comprensione della coscienza165. Merleau-Ponty riassume:

«Il mondo è inseparabile dal soggetto, ma da un soggetto che altro non è se non una proiezione del mondo; il soggetto è inseparabile dal mondo, ma da un mondo che il soggetto stesso proietta»166

È a partire da questi presupposti che recentemente è nata in America e in Europa la neurofenomenologia, una ramificazione dell’embodied approach che mette insieme fenomenologia e scienze cognitive. Il nocciolo dell’embodied

approach è che la cognizione sia innanzitutto l’esercizio del saper fare, delle

competenze che necessarie per approcciarsi alle situazioni in maniera pratica. La diretta conseguenza di questa visione è che l’esperienza non è considerata un epifenomeno bensì un elemento centrale per poter comprendere la mente. Partendo da queste premesse la neurofenomenologia considera la fenomenologia e le scienze cognitive come complementari per poter comprendere la natura della mente e della soggettività e il modo in cui queste si relazionano al cervello e al corpo167. L’idea è che non si possa limitare la nozione di coscienza al cervello dell’organismo, perché questo è in costante relazione con il corpo, con gli altri

165 Cfr. Gallagher-Zahavi 2009, pp.12, 31, 34. 166

Merleau-Ponty 1965, p.19.

organismi e con gli oggetti del mondo in un’interazione continua a ciclica, ed è da questa interazione che, si può dire, la coscienza emerge.168

In questo filone emergentista-fenomenologico possiamo includere una serie piuttosto eterogenea di ricercatori e filosofi che continuamente rimandano l’uno all’altro. Tra i principali troviamo A. Clark, F. J. Varela, E. Thompson, E. Rosch, J. Searle, H. L. Dreyfus. Naturalmente tale raggruppamento deve essere accettato con una certa cautela, tuttavia il semplice fatto che tre di queste figure – Rosch, Searle e Dreyfus – insegnino a Berkeley insieme a Freeman suggerisce che effettivamente lo sfondo in cui Freeman lavora sia influenzato in maniera consistente da questi pensatori.

Ricapitolando quanto detto, i concetti chiave che possiamo estrapolare dalla breve panoramica sull’emergentismo appena svolta sono:

- l’attività degli elementi semplici è spontanea e auto-organizzante;

- i fenomeni che risultano da tale attività sono spiegabili tramite la causalità circolare;

- l’individuo e l’ambiente interagiscono all’interno di uno stesso sistema.

Dovrebbe essere evidente già da ora che si tratta di tre concetti che abbiamo incontrato più volte nell’analisi di CPC. Come abbiamo visto, infatti, Freeman sostiene che già a partire dal cervello è possibile individuare livelli diversi: lo studio in scala microscopica dei singoli neuroni non permette di individuare le

168 Varela spiega così l’importanza di non concepire la coscienza come una struttura isolata e spiegabile solo in termini di sistema neuronale: «Perché quando dico che la coscienza è il vissuto, non parlo di qualcosa che esiste solo nella mia testa. Non posso mettermi alla ricerca della coscienza a partire da un tratto di circuito cerebrale. La coscienza non appartiene, per così dire, a un gruppo di neuroni, appartiene a un organismo, appartiene a un essere umano, a un'azione che si sta vivendo. Non è proprio la stessa cosa. Che cosa vuol dire precisamente? Vuol dire che non si può avere una nozione della coscienza e della maniera in cui emerge, se non si prende in considerazione il fatto che il fenomeno della coscienza appare in un organismo ed è legato ad almeno tre cicli permanenti di attività. In primo luogo è connesso in permanenza con l'organismo.[…] In secondo luogo è evidentemente in collegamento [couplage] diretto col mondo, o in interazione col mondo, attraverso tutta la superficie sensorio-motrice.[…] Ma c'è ancora una terza dimensione, valida soprattutto per l'uomo - ma anche per i primati superiori - il fatto di essere strutturalmente concepiti per avere rapporti con i nostri congeneri, con individui della stessa specie, l'abilità innata, di un'importanza assolutamente centrale, che costituisce l'empatia, di mettersi al posto dell'altro, di identificarsi con l'altro» (Varela 2010)

proprietà che presentano gli insiemi di neuroni interagenti in una popolazione neurale (cioè in scala macroscopica) perché i neuroni delle popolazioni, nella loro attività spontanea, si influenzano vicendevolmente e ciò che ne risulta è un sistema auto-organizzato stabilizzato su un equilibrio dinamico che vincola a sua volta tutti gli elementi da cui è stato generato. Un sistema di questo tipo, in cui gli elementi agiscono simultaneamente l’uno sull’altro, non è descrivibile tramite catene di causazione lineari, ed è per questo che Freeman sottolinea più volte come la causalità non-lineare permetta un’analisi più adeguata delle dinamiche cerebrali. Infine, dal momento che le popolazioni neurali interagiscono tra di loro, Freeman individua un livello ulteriore, cioè quello dell’intero cervello. Questo però non è autonomo, nel senso che si relaziona con l’intero corpo. Il corpo, a sua volta, è inserito all’interno di un ambiente e con esso intrattiene innumerevoli scambi, grazie ad una continua formulazione di ipotesi e verifiche. Il ciclo intenzionale di Freeman, insomma, non è che il livello più complesso di una serie di attività che cominciano dall’interazione tra neuroni.