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Contro dello emisfero morto lanciavo sassi nell’acqua Contro [V, 144]

Da Variazioni (1960 – 1961), in Variazioni Belliche, in A. Rosselli, L’opera

poetica, Milano, Mondadori, 2012. Tre strofe di tre versi, di cinque versi e di due versi.

La lunghezza varia dalle diciotto sillabe (i versi 1, 2, 5 con sinalefe), alle ventuno del verso 6, sino al trisillabo del verso 10.

1 Contro dello emisfero morto lanciavo sassi nell’acqua. Contro del prosaico avvenire riempivo tasche vuote. Verso la cima trovavo il canto dell’usignolo: riposo sotto gli elmi.

Contro il terrore di ogni adolescenza il mio corpo si levava 5 gridando! evviva la libertà! Contro del terrore del corpo

adolescente si levava il grido unanime abbasso la libertà. Contro della noia ogni ragionamento era superfluo. Contro dell’abisso si stancava. La luce era un terrore.

La luce era una promessa! Lo sbaglio una ricevuta con la 10 imposta.

v. 1, contro dello emisfero morto lasciavo sassi nell’acqua: la /k/ accentua «il rigetto, la pulsione di distruzione»1. La /l/ indica ristagno, il nesso /f – r/ lotta o

avversione2. La /ʃ/ indica euforia, piacere3. La /s/ tensione, aggressività4. L’Io lirico è il

protagonista dell’enunciato. La struttura sintattica è formata da SN + SV + SN. Gli

1 Ivi, p. 234. 2 Ivi, p. 228. 3 Ivi, p. 232. 4 Ibidem.

impulsi sono legati all’emisfero – forse nel senso dell’altra metà del mondo, quella distinta dai vivi, cioè i morti, i matti, i disadattati, i psicopatici.

v. 1, acqua: secondo Freud, simbolo dell’amplesso sessuale.

vv. 1 – 2, Contro del prosaico avvenire riempivo tasche vuote: il prosaico

avvenire è il destino. La /k/ accentua «il rigetto, la pulsione di distruzione»1. La /v/ e

la /m/ «fanno sì che domini la quiete e impongono una connotazione di godimento»2. Il

soggetto rimane l’Io lirico, che riempie tasche vuote, forse riempie di ricordi la memoria, per affrontare il destino banale, quotidiano, noioso, forse addirittura meschino: un futuro fatto di pazzia, di psicosi, di paranoia, di schizofrenia. La struttura sintattica è formata da SN + SV + SN.

vv. 2 – 3, verso la cima trovavo il canto dell’usignolo: riposo sotto gli elmi: La /ʧ/ e la /v/ fanno dominare la tranquillità, la /s/ riporta l’impulso contrastante di aggressività. Anche in questo enunciato è l’Io poetico a calcare la scena e ad essere il protagonista. Nella perenne battaglia contro la psicosi, si trova ogni tanto un attimo di quiete, come se si sentisse il canto idilliaco dell’usignolo. In questo frangente, l’Io poetico può permettersi di riposare sotto gli elmi, sotto le armature, come se fosse in battaglia e avesse ottenuto una sosta – rappresentata dalla laterale. La struttura sintattica è formata da SN + SV + SN + SV + SN.

vv. 4 – 5, Contro il terrore di ogni adole sc enza il mio corpo si levava gridando! evviva la libertà!: le /r/ indicano elevazione, le /d/ arresto, stallo. La /ʃ/ indica euforia,

piacere3. Il verbo levava è sottolineato proprio dalle numerose polivibranti. La /g/

accentua «il rigetto, la pulsione di distruzione»4. L’Io lirico si sdoppia nell’egli, il mio

corpo. La struttura sintattica è formata da SN + SN + SN + SV + SV. Gli impulsi qui

rappresentati possono quindi essere ricondotti ai referenti terrore, adolescenza e corpo. vv. 5 – 6, Contro del terrore del corpo adolescente si levava il grido unanime

abbasso la libertà: in contrapposizione al verso precedente, non è più l’adolescenza a

1 Ivi, p. 234. 2 Ivi, p. 236. 3 Ivi, p. 232. 4 Ivi, p. 234.

essere terrificante, ma è il corpo adolescente. Se prima si gridava evviva la libertà, ora si grida abbasso la libertà. È proprio nella contraddizioni che si esprime la condizione dell’Io lirico: vertiginosa, complicata, dubbiosa, psicotica. La /k/ accentua «il rigetto, la pulsione di distruzione»5. Il protagonista è il grido unanime, che si levava, azione

sottolineata dalle numerose polivibranti. La struttura sintattica è formata da SN + SN + SN + SV + SN + SN: gli impulsi espressi sono collegabili ai referenti terrore, corpo, adolescenza, grido, umanità, libertà.

v. 7, Contro della noia ogni ragionamento era superfluo: la noia, la malattia, la pazzia è inarrestabile. Non c’è ragionamento valido che possa impedire il flusso del delirio. La /l/ restituisce l’impulso di ristagno. La /ʤ/ e la /ɲ/ «fanno sì che domini la quiete e impongono una connotazione di godimento»6. Il soggetto dell’enunciato è la

razionalità, la ragione. La struttura sintattica è formata da SN + SN + SV. Gli impulsi qui espressi sono collegabili ai referenti della noia – forse più in specifico la malattia, e della ragione – l’opposto della psicosi.

vv. 7 – 8, Contro dell’abisso si stancava la luce: la /k/ accentua «il rigetto, la pulsione di distruzione»7, la /b/ restituisce l’impulso di fecondità, ampiezza,

ampollosità, parto8. La sibilante rispecchia la sensazione di aggressività. La /ʧ/ fa «sì

che domini la quiete e impone una connotazione di godimento»9. Il protagonista del

verso è la luce, che si stanca a lottare contro l’abisso. La contrapposizione tra malattia e normalità è costantemente presente nella poetica di Rosselli, è il fulcro attorno al quale si sviluppa al sua opera. La struttura sintattica è formata da SN + SV + SN: gli impulsi sono riferibili all’abisso, alla voragine della schizofrenia, il baratro della psicosi, e alla malattia, alla chiarezza della ragione, alla razionalità.

vv. 1 – 7, Contro […] Contro […] Contro […] Contro […] Contro […]

Contro: sembra essere la parola chiave dell’intero componimento. Tutta l’esistenza

dell’Io lirico sembra ostacolata, atta a combattere contro qualcosa, qualsiasi cosa che

5 Ibidem. 6 Ivi, p. 236. 7 Ivi, p. 234. 8 Ivi, p. 227. 9 Ivi, p. 236.

comporti un impedimento alla serenità, della luce. Si tratta di un Io lirico che vorrebbe esistere, ma che lotta contro la sua stessa esistenza, in un movimento di «oscillazione. Oscillazione di un dire che non si fa linearmente, non procede per stazioni fisse e in un’unica direzione, ma tende a stratificarsi in un lavorio di andata – ritorno – andata e così via... indefinitivamente»10.

v. 8, la luce era un terrore: in contrapposizione ai versi 4 – 5, dove il corpo e l’adolescenza erano un terrore, ora è la luce, la ragione, la razionalità ad essere un terrore. Il protagonista è la ragione. La struttura sintattica è equamente formata in SV + SN + SV.

v. 9, La luce era una promessa!: il protagonista è ancora la ragione. Se prima era un terrore, ora è una promessa. Raggiungere la ragione sembra essere una impegno vitale per l’Io lirico. Anche qui la struttura sintattica è equamente formata in SV + SN + SV.

vv. 9 – 10, Lo sbaglio una ricevuta con la imposta: la sibilante restituisce aggressività, la /b/ fecondità, ampiezza, ampollosità, parto1. La /ʧ/ fa «sì che domini la

quiete e impone una connotazione di godimento»12. Il protagonista è qui lo sbaglio, che

fa pagare cara la sua apparizione: la psicosi ha degli effetti devastanti sull’Io poetico, come un’imposta altissima, il cui prezzo da pagare è altissimo: la ragione, forse la vita stessa.

L’Io lirico sembra voler seguire un diverso destino da quello che ha seguito l’umanità, forse una disperata ricerca di serenità. Nella lirica è descritto il processo formativo fisico e psichico dell’Io lirico: uno sviluppo fisico che sembra non essere accettato da una psiche che soffre di noia. La strada segnata sembra quella verso l’abisso, la malattia, e la vita socialmente accettabile è panico, angoscia. La serenità sembra solo una promessa, mentre l’errore reca un danno ancor più grave dell’errore stesso.

10 A. Amoroso, op. cit., p. 75.

1 J. Kristeva, La rivoluzione del linguaggio poetico, p. 227. 12 Ivi, p. 236.