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Fui, volai, caddi tremante nelle [P, 14]

Da Poesie (1959), in Variazioni Belliche, in A. Rosselli, L’opera poetica, Milano, Mondadori, 2012. Una sola strofa di dodici versi: i vv. 1 (con dialefe), 2 (con sinalefe), 3, 4, 5 (con sinalefe), 6, 9 e 10 (con sinalefe) sono endecasillabi, i versi 8 e 11 sono settenari. Il verso 7 ha quindici sillabe.

1 Fui, volai, caddi tremante nelle braccia di Dio, e quest’ultimo sospiro sia tutt’il mio essere, e che l’onda premi, stretti in difficile unione, il mio sangue, 5 da quell’inganno supremo mi si renda

la morte divenuta vermiglia, ed io

che dalle commosse risse dei miei compagni staccavo quell’ansia di morire

godrò, infine, – l’era della ragione; 10 e che tutti i fiori bianchi della riviera, e

che tutto il peso di Dio battano sulle mie prigioni.

v. 1, Fui, volai, caddi tremante: le tappe della vita dell’Io lirico. L’Io è esistito, si è innalzato attraverso l’arte ed è caduto nella morte, una morte spaventosa che fa tremare. La /f/ «indica di per sé una stretta forte e fissa»1. «le labiali e labiodentali /f/

e /v/ […] fanno sì che domini la quiete e impongono una connotazione di godimento»2.

Le dentali sorde e sonore /d/ e /t/ rendono lo stallo, mentre la /k/ accentua «il rigetto, la

1 J. Kristeva, La rivoluzione del linguaggio poetico, p. 228. 2 Ivi, p. 236.

pulsione di distruzione»3. La /m/ indica il poter fare, la gioia maschile e materna,

l’incontro, la fusione, il termine medio. Può anche voler dire a seconda del contesto inferiorità, debolezza, collera.4 L’io lirico è il primo attore della scena: è il protagonista

indiscusso di questo componimento.

vv. 1 – 9, Fui, volai, caddi tremante nelle / braccia di Dio, e quest’ultimo

sospiro / sia tutt’il mio essere, e che l’onda premi, / stretti in difficile unione, il mio sangue, / da quell’inganno supremo mi si renda / la morte divenuta vermiglia, ed io / che dalle commosse risse dei miei compagni staccavo / quell’ansia di morire / godrò, infine, – l’era della ragione: un lunghissimo enunciato che si ferma solo con un punto e

virgola: si parla della morte e dell’ultimo sospiro di vita dell’Io lirico. L’io è esistito, si è innalzato attraverso l’arte ed è caduto nella morte. Una morte spaventosa, che fa tremare. L’ultimo respiro conserverà tutta la vita dell’Io, e la morte le regalerà la libertà, scioglierà l’Io dall’inganno della vita. La frase inizia con tre sintagmi verbali (SV), che trasportano sulla pagina una motilità inespressa, un atto mancato. Il resto della frase è ricolmo di sostantivi, di sintagmi nominali (SN). I sintagmi nominali riproducono sulla carta «la pulsione, […] il desiderio»5. Proprio come i primi sintagmi articolati dai

bambini, i sostantivi designano gli impulsi reconditi, esprimono cioè un desiderio privo di quella fase successiva che è «il […] concatenamento lineare»6 tra SN e SV. Perciò gli

impulsi diretti trasportati sulla pagina sono riconducibili ai referenti braccia, sospiro, essere, unione, sangue, inganno, morte, risse, compagni, ansia, era, ragione. Da una apertura con forti legami sintattici, si passa a un loro graduale allentamento fino alla nominalizzazione – l’era della ragione.

L’Io lirico si sdoppia al secondo verso in egli: ultimo sospiro, onda.

v. 5, da quell’inganno supremo: la vita. La morte scioglierà l’Io dall’inganno della vita. /l/ indica un desiderio istintivo che si rallenta, ristagna7

vv. 6 – 7, ed io […] staccavo: l’Io lirico si riappropria della scena.

3 Ivi, p. 234. 4 Ivi, p. 228. 5 Ivi, p. 253. 6 Ivi, p. 252. 7 Ivi,p. 228.

v. 9, godrò, infine – l’era della ragione: la morte è godimento, è riappropriazione della ragione. La /g/, esattamente come la /k/, accentua «il rigetto, la pulsione di distruzione»8. La /f/ indica una stretta forte e fissa9. L’io lirico è ancora il

protagonista.

v. 11, tutto il peso di Dio, pompose onoranze funebri. /d/ e /t/ denotano stallo, arresto, sosta10. La /p/ indica accumulo, ricchezza11.

v. 12, battano sulle mie prigioni: il corpo. La /b/ esprime fecondità, ampiezza, ampollosità, parto. La dentale /t/ denota stallo, arresto, sosta. La laterale /l/ indica un desiderio istintivo che si rallenta, ristagna12. La speranza è offerta dalle /ʧ/, che riportano

l’impulso di quiete e tranquillità dato dall’idea della cessazione della vita.

vv. 10 – 12, e che tutti i fiori bianchi della riviera, e / che tutto il peso di Dio /

battano sulle mie prigioni: predominanza quasi assoluta di SN. Sono trasportati nel

componimento gli impulsi legati ai referenti fiori, riviera, peso e prigioni. L’Io lirico si sdoppia in molteplici egli: i fiori bianchi, il peso di Dio, facendo così entrare sul palcoscenico personaggi inanimati – i fiori – e entità mistiche.

Il componimento appartiene alla raccolta Poesie, edita nel 1964, in cui «assistiamo a un corpo a corpo con la logica, a un dionisiaco magnetismo della parola che assorbe il mondo esterno per portarlo a vorticare nella propria monade psichica. I componimenti bruciano in una stanza, in spazi chiusi, producendo il ruotare bacchico della lingua intorno al proprio smarrimento.»13 Poesie è composta per lo più da «tagli,

frammenti, residui di un discorso fluviale tentato e subito interrotto.»14 La raccolta

presenta una tensione non risolta, come se si trattasse di un work «in progress»15.

8 Ivi, p. 234. 9 Ivi, p. 228. 10 Ivi, p. 227. 11 Ibidem. 12 Ivi, p. 228.

13 A. Baldacci, Amelia Rosselli, Bari, Laterza, 2007, p. 61. 14 Ivi, p. 59.

La lirica è un faticoso e lungo cammino verso la richiesta della morte: la quiete e la tranquillità sono date dall’idea della cessazione della vita. La morte sola riesce a portare con sé il godimento, mentre la vita terrena è una prigione, segnata dalla malattia psichica. C’è un’evidente predominanza di SN: impulsi di morte, preghiera affinché la vita cessi. La situazione in cui l’Io lirico vive è così drammatica da costringerlo a chiedere incessantemente la morte. La sofferenza portata dalla malattia psichaitrica è insopportabile. Nell’ultimo sospiro si racchiude tutta la sua esistenza, come a rivivere la terribile esperienza della vita e ad ottenere finalmente il premio tanto ambito: la sua fine, la liberazione dalla psicosi. Questo componimento è l’annuncio di un suicidio, esito che avrà poi la vita di Amelia Rosselli. Ad aspettare nell’aldilà l’Io lirico saranno le braccia di Dio, come se fossero le braccia materne pronte a cullare il neonato: ed è proprio questo che diventerà l’Io lirico con la morte: un nuovo nato, privato del corpo, capace di godere e privo di ogni ansia, privo della malattia. E il suo cadavere, la sua prigione, incastrata nella schizofrenia, rimarrà sulla terra, ricoperta di crisantemi e di pompose onoranze funebri. L’Io lirico è il protagonista del componimento: questo è il sogno della sua morte e della liberazione dalla psicopatia. Le tappe della sua vita aprono la poesia (fui, volai, caddi), e quel che chiede è la risoluzione della sua vita, la gioia della morte. Il suo corpo, la sua bara sono le prigioni sulle quali si poseranno i fiori bianchi.