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SCENA III Sala per regie nozze.

40. V.2 E V EN «Taci, amor; cedi, natura»

41. V.3 E CAS. «Vado costante a morte» 32. V.3 E CAS. «Vado costante a morte»

42. V.6 E VEN. «L’arte, sì, del ben regnar» 33. V.6 E VEN. «L’arte, sì, del ben regnar»

43. V.7 E ERE. «Può languir l’ira nel petto» 34. V.7 E ERE. «Può languir l’ira nel petto»

44. V.8 S

CORO e

LUC. «Viva e regni Casimiro» 35. V.8 S

CORO e

LUC. «Viva e regni Casimiro»

45. V.8 E LUC. «Non mi dir di amarmi più» 36. V.8 E LUC. «Non mi dir di amarmi più»

46. V.9 M

CORO e

LUC. «Viva viva Casimiro» 37. V.9 M

CORO e

LUC. «Viva, viva Casimiro»

47. V.9 E CORO «Vivi e regna fortunato» 38. V.9 E CORO «Vivi e regna fortunato»

3 Tra quadre perché al termine dell’aria il sovrano rimane in scena e prende posto, come indica la didascalia scenica, «nell’alto dello steccato con tutto il suo seguito» per assistere al duello tra la regina, ancora per poco en travesti, e il principe.

A questo elenco vanno aggiunte:

1) le arie cantate dopo il coro finale dalla Fortuna e dai Quattro Elementi, cui segue la ripetizione del coro nella versione in scena nel teatro veneziano;

2) l’aria e la ripetizione del coro finale, con verso variato, contenuti nella Licenza destinata alla prima rappresentazione a corte.4

VE03 W25

EPILOGO LICENZA

48. V.9 FOR. «Sia trionfo ogni tua guerra» 39. V.9 «Regnasti sinora»

49. V.9 L’ARIA «Tuoi vessilli spiega ardito» 40. V.9 «Vivi e regna fortunato» var.5

50. V.9 IL FUOCO «Quel che t’arde, o re, nel core» 51. V.9 L’ACQUA «Per dar fregio al regal manto» 52. V.9 LA TERRA «Per far serto a le tue chiome»

La questione della quantità, della posizione, della distribuzione, della morfologia e della tipologia delle arie, come è noto, è cruciale nella storia del dramma per musica. Oggetto di lunghe riflessioni nelle trattazioni speculative sul teatro d’opera,6 il congegno drammatico-musicale dell’aria è stata indagato ed

esaminato a fondo da molti studiosi.7 I risultati ottenuti dall’esame delle arie di un

singolo dramma, scelto per il semplice motivo di aver subito una revisione d’autore a distanza di vent’anni dalla première e per il fatto che di questo testo si conserva una versione manoscritta autografa dell’autore, non possono essere considerati un campione statistico sufficientemente valido per affermare certezze assolute, tuttavia consentono di formulare diverse osservazioni su alcuni fenomeni.

Devo precisare che nelle considerazioni che seguono non ho tenuto conto dei seguenti brani:

1. pezzo d’assieme di II.1 e aria cantata dalla Pace in II.2 di VE03;

4 In una copia del libretto del dramma intitolato Lucio Papirio dittatore di Zeno, destinato alla rappresentazione viennese del 1719 e conservato presso la biblioteca Marciana di Venezia, vi sono alcune annotazioni autografe del poeta aggiunte in carte interfoliate che offrono preziose informazioni; tra pp. 70 e 71 si legge: «Segue il ballo dei popolani romani, la prima sera dopo la

Licenza e le altre dopo il coro», cfr. G. POLIN, Nell’officina del librettista cit.

5 W25, p. 72: «Vivi e regna fortunato | nostro augusto e nostro re. | Te si unisca a far beato | tempo e sorte, amore e fé».

6 Cfr. G. G. SALVADORI, Poetica cit., pp. 74-80; P. J. MARTELLO, Della tragedia cit., pp. 181-191; F. S.

QUADRIO, Della storia e della ragione cit., vol. III, parte II, distinzione IV, capo II, particella V, pp. 443-

448.

7 Cfr. almeno E. ROSAND, L’opera a Venezia nel XVII secolo. La nascita di un genere, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2013, pp. 311-358; A. VENCATO, Morselli, Stampiglia e Vivaldi: tre rivali al soglio ovvero L’incoronazione di Dario, «Atti dell’Istituto Veneto di Scienze, Lettere ed Arti», CLV, pp. 415-506; A. L.

BELLINA, Ripresa e isometria a Venezia dal 1680 al 1690, «Musica e Storia», XVI/3, 2008, pp. 533-548; N.

USULA, Il carceriere di sé medesimo di Lodovico Adimari e Alessandro Milani, Firenze 1681. Dalla «comédia» di Pedro Calderón de la Barca al «drama per musica» italiano di fine Seicento, dissertazione dottorale, Alma Mater Studiorum, Università di Bologna, 2014, pp. 65-68; cfr. anche H. LÜHNING, voce Da-capo-Arie und Generalbaßsatz, in Die Musik in Geschichte und Gegenwart, Sachteil 1, Kassel, Bärenreiter, 1994; J. WESTRUP e M. P. MCCLYMONDS, voce aria, in Grove music on line, Oxford Music Online, accesso del 5 aprile 2017;.

2. distici cantati da Lucinda e dal coro in V.8-9 e coro finale presenti in entrambe le versioni;

3. arie dei personaggi allegorici in V.9 di VE03; 4. aria e coro compresi nella Licenza di W25.

Si tratta o di brani presenti solo in una delle due versioni che non hanno ricadute sullo svolgimento della narrazione o di brevi distici che contengono espressioni di esultanza e acclamazione: «Viva, viva Casimiro. | Viva, viva». I pezzi chiusi presi in esame sono: quarantadue per VE03 e trentacinque per W25.

IV.1 La quantità e la posizione

Occorre innanzitutto ricordare qualche numero, benché approssimativo, sull’entità del contenuto delle due redazioni del Venceslao.

VE03 contiene circa 1659 versi di cui approssimativamente 1360 di recitativo e 299 nelle arie; trasformando i numeri in percentuali si ottiene che i versi sciolti coprono l’82% del totale e i versi strofici il rimanente 18%. Il remake viennese riduce il numero complessivo dei versi a 1505, di cui 1275 di recitativo e 230 nelle arie; aumentano del 3% i versi del recitativo, 85%, mentre si riducono al 15% quelli delle arie. W25 contiene 156 versi in meno di VE03: 87 di recitativo e 69 nei pezzi chiusi. La forbice di Zeno sfoltisce il dramma soprattutto a livello delle arie: gli 87 versi di recitativo omessi in W25 corrispondono infatti al 6% circa dei 1360 di VE03, mentre i 69 delle arie corrispondono al 23% circa dei 299 versi dei pezzi chiusi veneziani.

Il quoziente ottenuto dividendo il totale dei versi tagliati nelle arie, 69, per 6, numero corrispondente a una media dei versi contenuti nelle arie del Venceslao, risulta 11,5 all’incirca il numero complessivo di arie omesse in W25.

La riduzione del numero va interpretata, con buona probabilità, in rapporto alla crescente dilatazione musicale dell’aria che assume dimensioni via via sempre maggiori. Il confronto compiuto sul piano della consistenza del testo musicale di alcuni pezzi chiusi del Venceslao, consentito dall’esistenza di copie di arie staccate intonate da altri compositori prima di Caldara, sembra confermare il processo di espansione subito dalla struttura drammatico-musicale dell’aria col da capo. Disseminati per le biblioteche d’Europa, sono conservati alcuni manoscritti musicali di arie del Venceslao attribuiti a Carlo Francesco Pollarolo e quindi destinate alla

première, al figlio Antonio, a Giovanni Porta e al «sig.r Capelli» composte per la

ripresa veneziana del 1722.8 Nella tabella ho riportato i seguenti dati: incipit, piazza e

anno di rappresentazione, autore, tempo, numero delle battute della prima strofa, della seconda e numero complessivo.

Incipit Piazza Anno Autore Tempo Battute Ia

strof

a II

a strofa total e

«Ti consiglio a far ritorno»9 Venezia 1703 C.F. Pollarolo 3/4 3110 16 47

«Ti consiglio a far ritorno»11

Vienna 1725 A. Caldara 3/8 60 19 79

«D’ira armato il braccio forte»12

Venezia 1703 C.F. Pollarolo 4/4 28 12 40

«D’ire armato il braccio forte»13

Vienna 1725 A. Caldara 4/4 30 11 41

«Da te parto e parto afflitto»14

Venezia 1703 C.F. Pollarolo 4/4 9 6 15

«Da te parto e parto afflitto»15

Vienna 1725 A. Caldara 4/4 14 7 21

«Parto amante e parto amico»16

Venezia 1703 C.F Pollarolo  2017 10 30

«Parto amante e parto amico»18

Vienna 1725 A. Caldara  71 26 97

«Non dir d’amarmi più»19 Venezia 1703 C.F. Pollarolo 4/4 37 6+9 rit. 52

«Non mi dir d’amarmi più»20

Venezia 1722 G.M Capelli 3/8 59 16 75

«Non mi dir d’amarmi più»21

Vienna 1725 A. Caldara 3/8 65 44 109

«Aveva l’idol mio»22 Venezia 1722 [A. Pollarolo] 4/4 21 7 28

8 Ho potuto consultare: per le arie di Pollarolo di VE03 l’antologia manoscritta Venceslao 10 Italienische

Arien und Teuzzone 14 Ital. Arien, D-SWI Mus. 5534 (d’ora in poi D-SWI Mus. 5534) e per le arie di VE22

la raccolta di arie conservate alla segnatura Correr Busta 125.86 (d’ora in poi I-Vc Correr B. 125.86). 9 D-SWI Mus. 5534, pp. 50-52.

10 Con ritornello delle prime 14. 11 A-Wgm A 370, pp. 59-63. 12 D-SWI Mus. 5534, pp. 52-63. 13 A-Wgm A 370, pp. 146-150. 14 D-SWI Mus. 5534, pp. 72-73. 15 A-Wgm A 370, pp. 206-209. 16 D-SWI Mus. 5534, pp. 74-75. 17 Con ritornello delle prime 4. 18 A-Wgm A 370, pp. 129-134. 19 D-SWI Mus. 5534, pp. 79-84. 20 I I-Vc Correr B. 125.86, cc. 4v-5r. 21 A-Wgm A 370, pp. 325-330. 22 I-Vc Correr B. 125.86, cc. 1v-2r.

«Aveva l’idol mio»23 Vienna 1725 A. Caldara 2/4 71 29 100

«Parto; non ho costanza»24 Venezia 1722 G.M. Capelli 4/4 24 13 37

«Parto. Non ho costanza»25 Vienna 1725 A. Caldara 4/4 30 10 40

«Vado costante a morte»26 Venezia 1722 [G.M. Capelli] 4/4 18 9 27

«Vado costante a morte»27 Vienna 1725 A. Caldara 4/4 15 12 27

«Vaneggia la speme»28 Venezia 1722 [G.M. Capelli] 12/8 35 10 45

«Vaneggia la speme»29 Vienna 1725 A. Caldara 12/8 42 14 56

A parte qualche coincidenza, come l’aria patetica di Casimiro, «Vado costante a morte» (V.3), concepita nello stesso ritmo e con lo stesso numero complessivo di battute nelle versioni di Capelli e di Caldara o quella di furore di Lucinda, «Vaneggia la speme» (IV.8), anch’essa composta dai due musicisti nello stesso ritmo e con un numero di battute finale non molto divergente, la tabella conferma il fenomeno della dilatazione del testo musicale dell’aria col da capo. Balza agli occhi molto evidente il caso dei due brani destinate alla prima donna, Lucinda:

1. l’aria patetica, in settenari con un endecasillabo, «Aveva l’idol mio» (I.7); nella versione di Antonio Pollarolo del 1722 per Vittoria Tesi ha ventotto battute complessive che vengono triplicate nella versione di Caldara per Faustina Bordoni (cento battute);

2. l’aria di furore, anisometrica, di cui si conservano ben tre versioni, «Non mi dir di amarmi più» (V.8); il brano cresce di dimensioni e passa dalle cinquantadue battute di Carlo Francesco Pollarolo per la Scarabelli nel 1703, alle settantacinque di Capelli per la Tesi nel 1722, alle cento di Caldara per la Faustina nel 1725.

Occorre precisare inoltre che il numero complessivo riportato nella tabella non tiene conto del “da capo”; al totale indicato vanno aggiunti i valori corrispondenti alla prima strofa. La consistenza finale del brano potrà dunque raggiungere estensioni molto ampie.

Incipit Piazza Anno Autore Tempo Battute Ia

strofa II

a

strofa totale Totale finale «Parto amante e parto

amico»30

Venezia 1703 C.F Pollarolo

20 10 30 50

«Parto amante e parto amico»31

Vienna 1725 C. Caldara

71 26 97 168

«Non dir d’amarmi più»32 Venezia 1703 C.F. Pollarolo 4/4 37 6+9 rit. 52 89 23 A-Wgm A 370, pp. 66-72. 24 I-Vc Correr B. 125.86, cc. 2v-3r. 25 A-Wgm A 370, pp. 268-272. 26 I-Vc Correr B. 125.86, cc. 3v-4r. 27 A-Wgm A 370, pp. 300-303. 28 I-Vc Correr B. 125.86, c. 5v-6r. 29 A-Wgm A 370, pp. 274-281. 30 D-SWI Mus. 5534, pp. 74-75. 31 A-Wgm A 370, pp. 129-134.

«Non mi dir d’amarmi più»33

Venezia 1722 [G.M Capelli] 3/8 59 16 75 134

«Non mi dir d’amarmi più»34

Vienna 1725 C. Caldara 3/8 65 44 109 174

«Aveva l’idol mio»35 Venezia 1722 [A. Pollarolo] 4/4 21 7 28 49

«Aveva l’idol mio»36 Vienna 1725 C. Caldara 2/4 71 29 100 171

Per quanto riguarda la posizione, il confronto tra i due testimoni consente solo un’analisi superficiale e restituisce risultati assai parziali, cui non è possibile attribuire valori assoluti.

Lo schema seguente riporta il numero e il posizionamento dei pezzi chiusi nelle due versioni del Venceslao, segnalando separatamente i pezzi a solo e i duetti.

Entrata Mediane Sortita

arie a solo duetti arie a solo duetti arie a solo

VE03 33 2 4 1 2

W25 27 3 3 1 1

Le oscillazioni, sebbene modeste, sono riassunte nel grafico qui allegato, dove i pezzi solistici e quelli d’assieme sono stati riuniti.

In entrambe le versioni emerge la netta e indiscussa predominanza dell’aria di entrata che supera l’80% del totale. Va sottolineato il leggero incremento in W25, dovuto alla proporzione che risulta tenendo conto anche delle soppressioni compiute a livello delle arie di sortita e mediane. Per quanto riguarda queste ultime due 32 D-SWI Mus. 5534, pp. 79-84. 33 I I-Vc Correr B. 125.86, cc. 4v-5r. 34 A-Wgm A 370, pp. 325-330. 35 I-Vc Correr B. 125.86, cc. 1v-2r. 36 A-Wgm A 370, pp. 66-72.

tipologie, si nota, nel passaggio da VE03 a W25, una moderata flessione. Per motivi di ordine emendativo e drammaturgico, diffusamente analizzati in precedenza, sono state tagliate due arie, una per ogni tipologia:

1. l’aria mediana «Lo sdegno e ‘l brando» cantata da Ernando in IV.1; 2. l’aria di sortita «Torna al lido la navicella» intonada da Lucinda in I.5.

Sebbene con cautela, si può affermare che la tendenza diffusa a eliminare, o almeno a contenere, i brani di sortita non potesse che colpire, tra le due del Venceslao, l’arietta di paragone cantata dalla regina en travesti, benché fosse la sua aria d’esordio. L’altra, il pezzo trionfale di Ernando che fa il suo ingresso in città vittorioso, collocato in apertura del dramma, ovvero in una delle posizioni considerate più appropriate dai teorici dell’epoca per i quali «ne’ soli cominciamenti degli atti comparisce bene l’escita»,37 aveva minori probabilità di venire soppressa.

Sottolineo la necessità di affermare con cautela questa ipotesi, poiché la collazione dei testimoni del Venceslao, in scena tra il 1703 e il 1725, attesta un’interessante oscillazione della presenza di queste due arie di sortita, dovuta presumibilmente alle esigenze del teatro o alla volubilità dei cantanti.

Anno Piazza Aria di sortita 1 Aria di sortita 2

1704 Firenze «Torna al lido la navicella»

1705 Milano «Abbiam vinto, amico regno» «Come di fronda in fronda»

1708 Bologna «Abbiam vinto, amico regno» «Come di fronda in fronda»

1708 Palermo «Abbiam vinto, amico regno» «Come di fronda in fronda»

1708 Verona «Torna al lido la navicella»

1714 Napoli «Abbiam vinto, amico regno» «Quest’aura che respira»

1716 Roma «Quest’aura che respira»

1717 Genova «Abbiam vinto, amico regno» «Quest’aura che respira»

1721 Torino «Comun bene, amica diva»

1722 Venezia «Abbiam vinto, amico regno» 1723 Venezia «Abbiam vinto, amico regno» 1724 Pesaro «Vinto abbiam; quel teschio altero»

1724 Parma «Abbiam vinto, amico regno» «Come di fronda in fronda»

1725 Monaco «Abbiam vinto, amico regno»38

1725 Praga «Abbiam vinto, amico regno» «Torna al lido la navicella»

IV.2 La distribuzione

Primieramente dovrai avvertire quanti sieno i principali cantanti per farli operare egualmente, altrimenti quai liti invincibili fra quelle balde fanciulle e que’ rigogliosi castrati! [...]

Queste ariette, o sian canzonette si debbono compartir di maniera che i cantanti di maggior credito ne abbiano numero uguale, essendo invincibili e puntigliose le competenze de’ musici ed essendo ancor utile al recitamento del dramma che le migliori voci facciano pompa eguale di sé medesime all’orecchio dell’uditorio.39

37 P. J. MARTELLO, Della tragedia cit. p. 182.

38 In D-M25 precede l’aria di Ernando un coro: «Inalzi Roma i duci suoi». 39 P. J. MARTELLO, Della tragedia cit., p. 178, 182-183.

Zeno, che conosce bene il teatro e ne rispetta le regole, non esita a distribuire le arie in base all’importanza di ciascun cantante.

Considerate separatamente e tenuto conto delle ricadute dei tagli compiuti dal poeta a livello dei pezzi chiusi nel rifacimento viennese, le due versioni del Venceslao restituiscono un quadro abbastanza preciso: i personaggi principali, in entrambe le redazioni, cantano un numero cospicuo di brani solistici e duetti, mentre i secondari ne intonano un numero decisamente inferiore.

VE03

Atto I Atto II Atto III Atto IV Atto V Totale

Ern. 3 2 1 2 1 9

Ven. 1 1 2+1 duetto - 2 6+1 duetto

Luc. 2 1 1+2 duetti 2+1 duetto 1 7+3 duetti

Cas. 2 2 2+1 duetto 3+1 duetto 1 10+2 duetti

Aless. 1 - - - - 1

Ere. 1 1 1 - 1 4

Gis. 1 1 - - - 2

W25

Atto I Atto II Atto III Atto IV Atto V Totale

Ern. 3 1 1 1 duetto 1 6+1 duetto

Ven. 1 1 1+1 duetto - 2 4+1 duetto

Luc. 1 1 1+2 duetti 2+1 duetto 1 6+3 duetti

Cas. 1 1 2+1 duetto 2+1 duetto 1 7+2 duetti

Aless. 1 - - - - 1

Ere. 1 1 1 1 duetto 1 4+1 duetto

Gis. 1 1 - 1 - 3

Pur assegnando anche a Vienna ai cantanti principali un numero sempre elevato di pezzi chiusi, il poeta appare in realtà più equilibrato nella distribuzione, destinando alla sfortunata principessa un nuovo duetto con il generale e al fedele confidente del principe un’aria patetica nella quale discettare sulle sorti della corte.

Le soppressioni concepite dal drammaturgo per la versione viennese hanno infatti investito le arie destinate ai personaggi primari. Con buona probabilità, si tratta di tagli migliorativi volti a non trasgredire le buone regole della composizione dei drammi per musica e a perfezionare, ad esempio, la sequenza sovrabbondante di

pezzi destinati a un medesimo personaggio. Così avviene per i brani intonati da Borosini, l’interprete di Ernando, al quale vengono sottratte tre arie che in VE03 precedevano o seguivano un’altra aria cantata sempre dal generale. La soppressione dei due brani all’inizio del quart’atto viene tuttavia compensata dal nuovo duetto cantato con la principessa Erenice.

ATTO II ATTO II

II.6 E ERN. «Mio cor piagato»

II.7 E ERN. «Parto amante e parto amico» II.3 E ERN. «Parto amante e parto amico»

ATTO III ATTO III

III.14 E ERN. «Speranze più liete» III.14 E ERN. «Speranze più liete»

ATTO IV ATTO IV

IV.2 M ERN. «Lo sdegno e ’l brando»

IV.2 E ERN. «Sarà gloria a la costanza»

IV.4 E EERE. ed

RN. «Ricordati. |Lo so»

A Casimiro, il fratricida, vengono sottratte ben tre arie. Non si può escludere che per motivi di bienséance e per una sorta di moralizzazione del testo, Pietro Casati debba rinunciare alle due ariette di entrata, «Beltà che più non piace» (I.12) e «Vo gustando più veri piaceri» (II.5), in cui si esaltano gli amori volubili e le virtù dongiovannesche del giovane erede al trono; nella scena del carcere all’inizio del quart’atto, perde infine l’aria di entrata «Ombre squallide, furie di amor» (IV.3), conservando l’arietta mediana «Dure ritorte». Il ritocco alle arie destinate al sovrano avviene nel terz’atto. A Venezia, in questo segmento drammaturgico, Venceslao canta due arie, una rivolta a Casimiro «S’errasti, o figlio» (III.1), la prima dell’atto, una a Lucinda «Nel seren di quel sembiante» (III.5), e il duetto «Sì, sì ,godi, che il dolce tuo sposo» (III.13) sempre con la regina; a corte conserva solo l’aria di minaccia destinata al figlio presunto fedifrago e il pezzo d’assieme con Lucinda. Il terzo brano sottratto al monarca è l’aria «Taci, amor; cedi, natura», già virgolata in VE03 e dunque, con buona probabilità, non eseguita nemmeno in laguna.

La Faustina, quasi intoccabile, rinuncia soltanto alla famosa arietta «d’escita» «Torna al lido la navicella».

La distribuzione delle arie, non solo dal punto di vista del numero ma anche dell’alternanza dei personaggi, uno dei principi fondamentali per creare l’effetto di «chiaroscuro» richiesto all’opera in musica, appare più equilibrata nella versione viennese. Nella tabella allegata è riportata l’«inanellatura», per dirla con Noris, delle arie nel rifacimento del 1725; sono indicati l’atto e la scena, la posizione scenica, il nome del personaggio e l’incipit.

Atto I

I.1 S ERNANDO «Abbiam vinto. Amico regno»

I.1 E ERNANDO «Se ti offendo, tacerò»

I.3 E VENCESLAO «Se vuoi dar leggi al mondo»

I.5 E CASIMIRO «Ti consiglio a far ritorno»

I.7 E LUCINDA «Aveva l’idol mio»

I.8 E ALESSANDRO «Col piacer che siate miei»

I.9 E ERNANDO «Bocca bella, del mio duolo»

I.11 E ERENICE «Non amarmi»

I.13 E GISMONDO «Minor pena di un’alma fedele»

Atto II

II.1 E LUCINDA «Sapesti lusinghiero»

II.2 E VENCESLAO «Armi ha ’l ciel per gastigar»

II.3 E ERNANDO «Parto amante e parto amico»

II.4 E ERENICE «Non credo a quel core»

II.5 E CASIMIRO «D’ire armato il braccio forte»

II.6 E GISMONDO «Dovea di amor geloso»

Atto III

III.3 [E] VENCESLAO «Se errasti, o figlio»

III.4 M LUCINDA e

CASIMIRO

«Cara parte di quest’alma »

III.6 E LUCINDA «Egra e languente»

III.8 M CASIMIRO «Dolci brame di vendetta»

III.10 E ERENICE «Ricordati che padre»

III.11 E CASIMIRO «Da te parto e parto afflitto»

III.13 E VENCESLAO e

LUCINDA

«Sì, sì, godi, che il dolce tuo sposo | Sì, sì, godo, se trovo quel bene»

III.14 E ERNANDO «Speranze più liete»

Atto IV

IV.1 M CASIMIRO «Dure ritorte»

IV.2 E CASIMIRO e

LUCINDA

«Stringi. Abbraccia Questo»

IV.3 E GISMONDO «È la corte qual ciel nubiloso»

IV.4 E ERENICE ed

ERNANDO

«Ricordati. Lo so»

IV.7 M LUCINDA «E se teco io non vivrò»

IV.7 E CASIMIRO «Parto. Non ho costanza»

Atto V

V.1 E ERNANDO «Spunta su que’ begli occhi»

V.3 E CASIMIRO «Vado costante a morte»

V.6 E VENCESLAO «L’arte, sì, del ben regnar»

V.7 E ERENICE «Può languir l’ira nel petto»

V.8 S CORO eLUCINDA «Viva e regni Casimiro»

V.8 E LUCINDA «Non mi dir di amarmi più»

V.9 M CORO eLUCINDA «Viva, viva Casimiro»

V.9 E CORO «Vivi e regna fortunato»

IV.3 La morfologia

Dal punto di vista morfologico le arie del Venceslao, pezzi solistici e d’assieme, si possono articolare in tre categorie:

1. arie col da capo;

2. arie senza da capo effettivo o apparente; 3. arie con particolarità formali.

Prevalgono in modo netto e inequivocabile, in entrambe le redazioni, le arie concepite nella forma standard del capo. Le altre due tipologie si spartiscono l’ultima fetta di torta, inferiore a 1/5 del totale, in modo più disomogeneo in VE03, più equilibrato in W25.

VE03 W25

Occorre precisare che nella macro-area delle arie semplici di VE03 sono confluite alcune brani che, pur presentando le caratteristiche formali dell’aria col da capo, nel libretto sono stampati senza il solito segno di ripresa; l’assenza della partitura di Pollarolo non consente di verificarne la forma.

È necessario ora distinguere in ciascuna macro-area alcuni sotto-insiemi che evidenziano la varietas della struttura delle arie zeniane.

1. Le arie col da capo

All’interno di questa sezione di arie, tutte bistrofiche, ho individuato le seguenti tipologie:

a. arie isometriche;

b. arie anisometriche apparenti; c. arie anisometriche effettive; d. arie isonumeriche;

e. arie anisonumeriche. a. Arie isometriche

I pezzi chiusi isometrici del Venceslao sono diciannove in VE03, diciassette in W25. Il verso prediletto da Zeno è il «sonoro» ottonario che su tutti, non c’è dubbio, trionfa40 sia nelle acque della laguna che in quelle del Danubio. Delle diciannove arie

col da capo isometriche del Venceslao di VE03: dieci sono in ottonari, tre in settenari, tre in senari, due in quinari e una in decasillabi; delle diciassette di W25: sette sono in ottonari (tutte arie mantenute di VE03, a eccezione della seconda strofa dell’aria di Erenice «Può languir l’ira nel petto»), tre in settenari (tutte arie mantenute di VE03),